domenica 28 novembre 2010

La montagna, come una sposa vestita di bianco.

Questa mattina così si presentava il nostro eremo-marga del Tracciolino. Un risveglio particolare. La neve durante la notte, e il mattino, ha continuato a cadere. Fiocchi freddi, minuti, destinati a rimanere, gelati sul terrreno.


Alessandro parla nel suo intervento, più poetico del mio, della Dama Bianca. Preferisco l'immagine della sposa in bianco. Un vestito immacolato, simbolo della purezza dovrebbe serbare gelosamente come supremo dono e sacrifico al suo amante per la vita. A quelli della mia generaazione la Dama Bianca ricorda irrimediabilmente la storia privata del Campionissimo e le polemiche di un'Italia, che uscita dalla guerra persa non sapeva ancora bene in che storia buttarsi per il suo futuro. Alla fine sceglierà la svendita antropologica di una nazione. Dopo la veste bianca indossera altri colori, altri vestiti, mai uguale a se stessa, la montagna ha una parola per tutti coloro che mano un po di silenzio e un po di riflesssione interiore, poi i più qualificati verrano scelti e rapiti, e quella sposa non lo lascerà più andare. "Di dì in dì l'amò più forte", così l'abbraccio di Madonna Povertà al suo amante Francesco nelle parole di Dante.
Il comignolo fuma, la casa è calda, accogliente e protettiva come il grembo di una madre.
E' solo un anticipo. L'inverno presenta le sue credenziali.

Per Vrill, è la prima neve. Sembra perplessa e un po' stupita. La sua pelliccia la protegge e le consente un sicuro divertimento sul vestito della Sposa. Pare che il Tracciolino eserciti anche su di lei il suo fascino. Mi invita a seguirne il percorso. Sicchè stamattina non siamo stati capaci di resistere una passeggiata nel bianco silenzio ovattato. Fanno pensare ai colori del perdono e della riconciliazione, alla bontà e alla catarsi di cui l'uomo è sempre assetato.
Seguo l'invito di Vrill e lo seguo. Abbiamo percorso il Tracciolino trasfigurato, sembravo un cammino nuovo, e mai prima percorso. Vero e falso insieme. Le certtezze si declinano e sembrano svanire nella più totale indifferenza. Il mondo e le sue logiche ha deposto le armi, l'assedio razionalista si è preso una pausa.
Di ritorno. Le capre si fanno sentire. Un po' deluse perchè non possono uscire, come facevano di solito. Salgo con un borsone al fienile, che nel frattempo è stato eletto da Vrill e a suo caldo rifugio notturno. Faccio un carico di fieno. Lo porto alle capre, mostrano di gradire.


Qui il contrasto non può essere più forte: bianco e immacolato fuori, scuro, umido e ricco ddei profumi necessari nella stalla. E la mente corre al ricordo estivo, quando abbiamo tagliato il fieno con Gigi, e l'abbiamo fatto essicare, il sole ha distillato tutte le esssenze dei fiori e delle erbe, ed inebriati lo abbiamo ammassato nel fienile. Ora lo si riscopre, biondo come l'oro, luminoso come la luce, profumato come incensi d'Oriente. Caldo e umido l'interno, freddo ma stimolante e attraente l'esterno. Un interno-esterno primordiale, quasi impossibile tradurre in parole. La stalla mi appare come qualcosa di ben più di un ricovero, una calda e umida cavità uterina. Dove persino gli odori sono orgnici, autentici, umorali.
Venite a toccare, a sentire i suoni dei campanazzi, e i silenzi esterni, a odorare, a patire il freddo, e a toccare il caldo della bestia. Siete invitati. Non tutto si può dire perchè non tutto è dicibile, bisogna viverlo. Un mondo frivolo e suerficiale deve morire dentro di noi, affinchè il nuovo (ri)nasca...



Il Diritto di non sapere e il Dovere di ignorare.


Schiacciati e sopraffatti dalle vagonate di sterco riversate dal mezzo televisivo, riguardo a fatti di cronaca la cui violenza efferata viene minuziosamente analizzata e indecentemente presentata ad un pubblico sempre più avido di particolari morbosi e aspetti torbidi, si rischia di perdere ogni senso della misura e del limite, chiedendo sempre di più e non accontentandosi oramai dell’allusione appena accennata all’atto cruento, che fu proprio della tragedia greca.
.....
Se è vero, com’è vero, che “dietro ogni violenza esiste il male”, il lenzuolo steso sulle vittime riverse nel loro sangue sul selciato, riveste quell’atto di umana pietà di un significato anche protettivo e difensivo per colui che assiste alla scena. Un vero e proprio gesto rituale, paragonabile ai riti di preparazione alla guerra o alla caccia che caratterizzano tutti i popoli la cui esistenza veniva ritmata dal sacro.
Di fronte a questo bombardamento mediatico, il cui risultato finale non può che essere quello di lasciare indifesa ed esposta ad ogni tipo di influenze la coscienza degli esseri umani, risultano preziose le parole di Solzenicyn ricordate nello scorso numero di Heliodromos: «“Tutti hanno il diritto di sapere tutto” (slogan menzognero per un secolo di menzogna, perché assai al di sopra di questo diritto ce n’è un altro, perduto oggigiorno: il diritto per l’uomo di non sapere, di non ingombrare la sua anima divina di pettegolezzi, chiacchiere, oziose futilità. Chi lavora veramente, chi ha la vita colma, non ha affatto bisogno di questo fiume pletorico di informazioni abbrutenti)».

http://www.heliodromos.it/

Senza nulla togliere a meriti di Solzenicyn, cui si spalancarono le porte delle migliori università americane quando si giocava la carta della (falsa) opposizione tra capitalismo e comunismo, e a quelli di Heliodromos, che gli dedicano un numero monografico della loro Rivista, il tema è tutt'altro che nuovo.
Questa ridondanza nella comunicazione sociale e il correlato terrore per il silenzio. Un po' frettolosamente, ma mi sovviene un testo di qualche anno addietro di Elemire Zolla, su L'Eclisse dell'intellettuale. Praticamente tutto dedicato a questa tematica. Forse sulla scorta delle riflessioni di Guénon, su ciò che ha da intendersi per 'intellettuale' e per'intelletto', ricordo le pagine appassionate di Zolla sulle democrazie televisive e i mille quiz di 'cultura generale'. Chi ha vinto il campionato di calcio nel 1983? Battendo in finale quale squadra? E giù di questo passo con i moderni eroi 'intellettuali' e a denunciare le mille scorie con cui viene si infarciscono le menti delle masse.
A livello più sofisticato, Martin Heidegger parlava di costantemente del vaniloquio-sproloquio del linguaggio ordinario. Tant'è che si sentì costretto a scrivere un libro, per cercare ddi riportare il discorso sui retti binari, più o meno lasciando le cose come stavano, da buon filosofo. Ritenne che occorresse ridefinire "Che cosa vuol dire pensare?". L'Essere non vuole sponsor, non dà introiti pubblicitari!
E a dirla tutta, non mi stupirei che anche dalle parti di Marcuse e della Scuola di Francoforte potremmo senza difficoltà trovare osservazioni simili. Il che la dice lunga sulla confusione sotto il cielo. La dice lunga sulla distanza tra lo sproloquio e il soliloquio.
Il silenzio del vento lo potreste rirovare in quel monastero a cielo aperto che è la montagna, specialmente in questa stagione... distanza abbissale che, è d'obbligo, tiene lontani escursionisti, sciatori, ski-boards, e fuoristrada, e il corteo di chiassosi vacanzieri di massa e eteroguidati dai media.
Abbiamo il sacro dovere di ignorarli.


La Dama Bianca





Come ogni anno sei arrivata silenziosa ed elegante, ti sei adagiata nella notte dolce sui pendii e rimarrai qui sino a primavera inoltrata, la natura si è fatta silenziosa ed ovattata per non disturbare il tuo riposo. Trascorrerai il Natale e la Pasqua qui con noi per poi lasciare spazio ai primi fragili fiori. Non badare a chi non ti vuole è solo perchè ti teme e non ti conosce, ma tu proteggi la terra e gli animali del bosco durante il letargo e ogni anno arrivi per rassicurarci che le stagioni esistono ancora...Ben arrivata Dama Bianca!

sabato 27 novembre 2010

Un pezzo del Tracciolino



E' sabato mattina e la sveglia suona, ma oggi ha un suono più gradevole perchè non devo andare nella giungla bancaria ma posso finalmente tornare a casa. Raduno velocemente due o tre cose e con la gioia di un bambino che va a scartare i pacchi sotto l'albero di Natale prendo l'autostrada e via, senza pensare più a nulla. Finalmente alla mia sinistra vedo scintillare le cime cariche di neve e tutto ad un tratto il paesaggio cambia. La grigia monotonia lascia il posto alle tanto agoniate distese di verde. Oggi però prima di andare a casa ho deciso di passare a salutare i miei amici Franco e Bea e mentre la strada si stringe non vedo l'ora di poterli rivedere e riassumo mentalmente tutte le cose che devo raccontargli per non rischiare di dimenticare qualcosa. Ora sono sulle pendici delle mie montagne e curva dopo curva raggiungo l'eremo felice dove l'inverno è alle porte molto più che in pianura. L'accoglienza è la solita e si respira l'aria di festa solo perchè sono andato a trovarli, mi sento a casa e i vizi si susseguono fino a regalarmi la pace dei sensi. Dopo pranzo per digerire una bella passeggiata con le caprette che sembrano riconoscermi e anche per loro è subito festa. Mi seguono, cercano attenzioni e mi siedo con loro intorno guardando la pianura sconfinata immersa in una nube grigia, che tristezza non mi appartiene proprio quel mondo. Fino a ieri sera ero solo una pecora del gregge bancario e ora sono il bambino che c'è in me, ancora vivace e spensierato. Mi arrampico su un albero per cogliere due mele e penso se mi vedessero i miei clienti. Il sole è caldo e due ore scorrono in fretta tra i discorsi più vari... quanto è bello chiaccherare con Franco, capirsi e non giustificarsi. Ad un tratto una lama gelida sfiora il mio collo. Cos'era? mi domando sorpreso e la risposta è davanti ai miei occhi. Il sole è tramontato, l'inverno non è alle porte...è arrivato. Il cielo si fa scuro e l'aria profuma di neve, meglio rientrare, qui non si scherza. Le bestie sono in stalla e felici entriamo in casa. Il calore della stufa ci accoglie meglio di una banda trionfale e una tazza di tè preparata da Bea ci scalda le ossa.
Ora devo proprio tornare a casa, accendere la stufa e prepararmi alla prima di tante notti gelide e come trofeo porto con me uova fresche e del pane fatto da un panettiere vero, non di un rivenditore al dettaglio, squisito!
Grazie della bella giornata ma soprattutto grazie di darmi ogni volta la possibilità di vivere anche se per poco la vita che mi appartiene, fatta di cose concrete che odio quando vengono definite semplici e di emozioni vere che solo chi sa ascoltare davvero la natura può capire.
Metto sul fuoco la minestra, la notte è calata è ora di rintanarsi fino all'alba e spegnendo il computer guardo quella pietra che ho raccolto per portare con me un pezzo di Tracciolino, un pezzo di me, un pezzo delle mie montagne dove anima e corpo si uniscono sempre in una danza che ha un nome solo :vita, non sopravvivenza.

venerdì 26 novembre 2010

Il Diavolo fa le pentole ma...

A volte le lezioni di storia si prendono dai luoghi più insoliti e dai docenti più inaspettati.
Cosi leggendo di un ascoltato consigliere editorialista del celebre Washington Post, ascoltato dai Presidenti della Casa Bianca fin dai tempi di Nixon, tale David Broder, leggo da wikipedia, ebreo, Premio Pulitzer per il giornalismo, conferenziere presso svariate università degli States, giornalista in parecchie famose testate di quotidiani, si apprende che in data 31 ottobre 2010, dalle pagine del suddetto giornale, si preoccupa di dare un importante consiglio al Presidente Obama, anch'egli Premio Nobel, per la pace, in crisi per il trend elettorale negativo e incontrollabile di mid-term, con un articolo dal titolo How Obama might recover [Come Obama può recuperare].
Premesso che l'economia non dà segni di ripresa e la Borsa, segna una discesa in caduta controllata ma inesorabile ormai da tempo, risollevare le sorti politiche di Obama equivarrebbe a risollevare l'economia.
Dunque Broder si chiede: "What else might affect the economy? The answer is obvious, but its implications are frightening. War and peace influence the economy" [Cos'altro condiziona l'economia? La risposta è ovvia, ma le implicazioni sono tremente. La guerra e la pace influenzano l'economia]. Fin qui siamo d'accordo, nell'ambito delle ragioni di cause-effetto a livello esclusivamente materiale, difficile dargli torto. Dopo le distruzioni si passa alle ricostruzioni, due operazioni entrambe redditizie.
Dopo la premessa, un esempio storico a veridicità: "Look back at FDR and the Great Depression. What finally resolved that economic crisis? World War II" [Guardiamo a Roosvelt e alla Grande Depresione. Alla fine cosa ha risolto la crisi economica? La Seconda Guerra Mondiale]. Guerra di successo, economia brillante.


Il ragionamento non fa una grinza. Verrebbe da dire 'guerra vincente, guerra che rende'. Sarà cinico, ma indubitabilmente vero. La guerra cui qui si allude sarebbe quella contro il nemico globale Iran.
Broder suggerisce i vantaggi politici di una simile impresa, e i positivi effetti economici fin a partire dal 2011 e 2011. Poi, come di fronte ad una remora moralistica, si cautela: "I am not suggesting, of course, that the president incite a war to get reelected. But..." [Naturalmente non sto suggerendo al Presidente di istigare a una guerra per essere rieletto. Ma...].
Questo ma, avversativo retorico, la dice lunga sulla soluzione a portata di mano. Il discorso possiede una sua geometria. Ciononostante un'alzata di scudi più che prevedibile, di falsi moralisti e ipocriti che poi son pronti ad approntarsi al desco, come si diceva una volta "per sedersi al tavolo dei vincitori", si è levata contro questa ipotesi, guerrafondaia e nel solco del New Order World. Nella Patria di Macchiavelli, Broder non dovrebbe destare scandalo.

Dovrebbe destare sorpresa, invece, queste motivazioni a spiegazione delle cause del Secondo conflitto mondiale. Ma come, più di una generazione del nostro Bel Paese è stata 'educata' a pensare, con dotte argomentazioni di storici e cattdrattici, giornalistiche e televisive, ancora oggi propinate a piene mani alle masse, che fu il conflitto delle democrazie libere contro gli oppressivi sistemi dittatoriali, grassatori e diabolici, e ora, da così autorevole sede, si viene candidamente a dire che fu un affare unico, gigantesco e grandioso, per tirarsi fuori dalla grande crisi del '29.
La crisi attuale è paragonata da molte parti, se non peggiore, a quella del '29. Cosa dobbiamo aspettarci allora? Per le stesse ragioni, potremmo pensare che esista una continuità tra il crollo delle Torri Gemelle e l'attacco di Pearl Harbour. Dobbiamo pensare che da due falsità nasca una verità, oppure una nuova falsità allargata a comprende anche la prima? Dobbiamo pensare che tutti i discorsi sulla libertà democratica e le dittature, non importa se nazifasciste o comuniste, altro non siano che coperture propagandistiche per far uscire da un vicolo cieco le economie occidentali? Vicolo cieco che ora si è riaperto e richiamo di farci inghiottire una voltadi più?
Un grande interrogativo che proponiamo alla riflessione di tutti.
Una potenziale grande lezione di storia contemporanea e attualità. A modo suo, Broder pare possa annoverarsi tra i revisionisti storici, involontariamente, per ironia della sorte. Proprio vero che il diavolo fa le pentole, ma... non i coperchi!

Scampoli di modernità



La cantante senese, appena diventata madre a 54 anni, aveva cosi' risposto alle critiche: "All'improvviso tutti si sono dimenticati della liberta' e del diritto che ha ciascuno di noi di fare quello che vuole, quando e con chi vuole". Così disse la milionaria ribelle, ora anche primipara attempata sui generis.
Rimanendo incinta 'da sola', in una sfrenata corsa a competere in ermafroditismo con la lumaca, pare che con una lettera indirizzata alla neonata, abbia segnato un punto a suo vantaggio con una citazione classica che ha sbalordito per acume: "Ti chiamerò Penelope, mi hai aspettato tanto!"
E questo dopo aver affidato alla sua t-shirt un messaggio di imperitura saggezza, come si vede dalla foto, "Dio è una donna". Come i presidenti delle più avanzate democrazie occidentali si affida totalmente alla pubblicità, altrimenti detta, propaganda. Lucifero ringrazia.
Una volta ad una certà età, si acquisiva saggezza e rispettabilità... ma sapete, poi, col progresso...
Nonostante tutto, la neonata è una creatura di Dio e sia la benvenuta! Il guaio vero per lei comincerà quando conoscerà sua madre senza mai conoscere il padre... Non resta che un'unica soluzione: o suicidarsi in una delle tante forme offerte dalla presente civiltà o diventare una rochettara trasgressiva, profumatamente pagata dal sistema per il suo insegnamento anti-sistema, specialmente presso le giovani generazioni.
Che è la stessa cosa, un'unica soluzione appunto...



mercoledì 24 novembre 2010

Pini cembri, cirmoli e Cembri.

Abbiamo messo a dimora cinque pini cembri, una buona notizia. Abbiamo pensato di distribuirli lungo la strada del Tracciolino, due da una parte e tre dall'altra dell'ingresso della nostra marga-eremo.



Sono stati forniti gratuitamente, insieme con cinque frassino e cinque faggi, dal Corpo Forestale. Chiunque abbia un po di terreno ne può richiedere. Una buona notizia, qualcosa che funziona, finalmente! Ma bisogna andarseli a prendere al vivaio di Albano Vercellese, e non è proprio dietro casa.
Ma ora sono arrivati al Tracciolino, e anche mentre noi parliamo, le radici, nell'orcura, umida e fredda terra di montagna, stanno cominciando ad abituarsi alla loro nuova casa. Come noi si preparano a far fronte al gelo invernale. A rinascere, presto. Con il risveglio primaverile, ci scopriremo un'unica famiglia.
Il pino cimbro non viene altissimo, portamento più cilindrico che conico. Dunque un pino, ma non una conifera. Pianta longeva.
Diversamente dai faggi e dai frassini che abbiamo pensato per il bosco, il cirmolo è disposto lungo la strada provinciale del Tracciolino, li abbiamo pensati come antichi guerrieri posti a presidio di un luogo dello Spirito, difensori muti, forti e vigilanti su qualcosa di impalpabile. Avamposti dell'Infinito.
La guerra e i guerrieri in certi casi ci vogliono, non siamo pacifisti a senso unico, o ad oltranza.
La Pace si addice, quando la vita cerca di porsi sopra il Tempo. Quando si compie un gesto, o si dice una Parola contro il Tempo, allora la Guerra è Sacrosanta, e a combatterla con cuore puro, la si vince anche quando si perde.
I Cimbri erano un'antica stirpe di guerrieri scesi, con i loro cavalli, dal lontano nord danese nel II secolo a.C. Mezzi celti e mezzi germani, venivano dall' Himmerland, quasi una 'terra celeste', Himmel, ed Himmelsrichtung, punto di orientamento, punto cardinale, nel caos della Babilonia moderna.
Si sa poco di loro. Alla fine delle loro peregrinazioni scelsero di vivere sulle Alpi, come noi. Esseri eletti, aristocrazia dello Spirito, casta di valore, come guerrieri iniziati conoscono bene la morte e non la temono, terra e cielo circolano nella loro linfa. Di essenza spirituale, il loro corpo non dà legna da ardere, come gli altri pini, o da costruzione. Diventa creta, nelle mani dell'artigiano che lo modella in forme amabili, forme adatte a rendere visibile lo Spirito per cui hanno vissuto e si sono sacrificati.





Ora spuntano appena dall'erba. Si sono uniti al nostro esercito celeste. Speriamo che Dio voglia concederci il tempo di vederli crescere, almeno un po', giovani speranze non rassegnate, a testimoniare le lontane origini indoeuropee.
Porteranno le insegne e i vessilli antichi sul Tracciolino, con la consueta fierezza, anche quando le nostre bocche saranno mute. E i viandanti udiranno queste voci misteriose, parleranno loro di fascino e nostalgia per una lontana Patria cui faremo ritorno, noi viandanti, su cavalli alati, tra terra e cielo.



Il danno e le beffe!


L’anno prossimo dovremo pagare, di soli interessi, 250 miliardi di euro e la metà di questi soldi andrà a speculatori esteri, detentori dei nostri titoli pubblici. Nessuna prospettiva di ripresa è possibile con questa macina da mulino al collo.

Ci sono persone cui la banca ha sospeso il rateo del mutuo della casa, a data indefinita. Pagano solo gli interessi, il capitale resta a debito perenne. La moderna schiavitù.

Ora vi chiedo, andate ad indagare da chi sono gestite le banche finanziarie mondiali, le banche private d'affari, a partire da quelle americane prontamente soccorse dalle casse statali dello pseudo-socialista Obama. Non vi sarà difficile fare scoperte sorprendenti... ma non troppo!
Se è vero, come dice Alessandro, che il Dio-denaro riduce l'uomo ad un lacchè. Leggete la poesia di Ezra Pound, Usura. E' altresì vero, che ha un figlio altrettanto, se non più crudele: l'interesse. Degrada non solo l'essere umano, ma le nazioni intere!
E dico interesse, il prestito ad interesse, e non usura, per sgombrare il campo da posibili equivoci.
Una volta i Papi si preoccupavano di proteggere il gregge cristiano dai lupi (i soliti noti) da tale piaga, bandendo rigorosamente la pratica del prestito ad interesse... ora si preoccupano di preservativi...
E pensare che c'è chi vorrebbe farci credere nel progresso, e nutrire ottimismo per il futuro. Il danno e le beffe!
Riflettiamo su ciò che ci aspetta. Credete che politici, economisti o sociologi abbiamo una soluzione? Ciechi che brancolano nel buio, si ripagano, da buoni roditori quali sono, dando l'assalto costante al formaggio. Sorci bottinatori!




martedì 23 novembre 2010

Aboliamo le vacanze scolastiche


Eh si ormai è ora di rendersene conto, bisogna aggiornare il calendario scolastico, le vacanze dei bambini vanno eliminiate.
Ieri sera dopo una giornata immerso nel caos cittadino ma soprattutto nel caos della vita moderna, sono finalmente arrivato a casa anzi nel posto in cui devo dormire 5 giorni a settimana per poter lavorare perchè la Casa con la "C" maiuscola per me fa rima con Cuore e sono lontani da qui ma non divaghiamo...! Mi sono seduto per mangiare e ho sfortunatamnete sintonizzato il tv sul notiziario delle 20...ed ecco la notizia del giorno: quest'anno le vacanze natalizie sono troppo lunghe e per i genitori intervistati questo è un serio problema o forse dovrei dire fastidio. Troppi giorni questi bambini tra i piedi incidono sulla produttività, sul lavoro, sulla carriera, che problema! E' ora di smetterla, tutte queste vacanze che poi ricordo ancora con la tristezza nel cuore di non poter andare a scuola, aboliamole...bisogna lavorare, fare strada e diventare importanti manager, anzi ho un'idea migliore non facciamo più figli, sono una perdita di tempo, autoestinguiamoci come un fuoco di paglia che brucia in un attimo le sue risorse e non rimane che cenere, buon lavoro a tutti e mi raccomando niente più figli, si rischia di averli a casa da scuola per troppo tempo!

domenica 21 novembre 2010

Il passato che non passa..

Germania. Paziente neonazista? Il chirurgo è ebreo e non lo opera.

Un chirurgo ebreo ha abbandonato la sala operatoria dove si preparava a operare un paziente quando ha scoperto che l’uomo aveva lo stemma del Terzo Reich tatuato su un avambraccio. Secondo quanto scrive il tabloid Bild, il chirurgo, 46 anni, si è accorto del tatuaggio del paziente (36 anni) – l’immagine di un’aquila imperiale sopra una svastica – quando era già tutto pronto per l’intervento.
A quel punto, il chirurgo ha spiegato che la sua coscienza non gli permetteva di eseguire l’intervento, ha lasciato la sala operatoria e ha detto alla moglie dell’uomo: ”Non operero’ suo marito, sono ebreo”. L’operazione è stata eseguita da un altro chirurgo, conclude il giornale.



http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/germania-paziente-neo-nazista-chirurgo-637617/











sabato 20 novembre 2010

L’80% dell’acqua del pianeta è contaminata


Le cifre sono allarmanti: l’80% delle acque dolci del pianeta sono già contaminate o a rischio contaminazione. Da questa minaccia sono toccati circa 3,4 miliardi di persone, quasi la metà della popolazione mondiale. E la situazione rischia di peggiorare nei prossimi anni, a causa dei danni provocati dal cambiamento climatico e dalla costante crescita della popolazione.

L’allarme lo lancia un articolo scientifico pubblicato sulla rivista Nature e firmato da un’equipe di studiosi guidata da Charles Vorosmarty della City University di New York e da Peter McIntyre dell’Università del Wisconsin. Lo studio è importante perché può essere considerato quello che “per la prima volta raccoglie tutta la nostra conoscenza sotto un unico modello globale di sicurezza delle acque e perdita della biodiversità”, secondo Gary Jones, direttore dell’eWater Co-operative Researce Centre di Canberra, in Australia.

Pubblicità e Progresso.

Sembrerebbe questa quasi una immagine della sensibilità moderna. Una icona civile, un gesto di coraggio verso i più deboli e fatti, persone e cose che non riescono a farsi largo nel gran baillamme quotidiano dei media.
Raramente si potrebbe trovare un binomio più rappresentativo dei principali cardini su cui regge la mentalità moderna. Infatti, si può ben far riferimento a questi due pseudo-ideali come a due dei pricipali elementi portanti, senza il cui contributo è difficile pensare che possa oggigiorno reggersi la democrazia di massa.


La pubblicità è tutto, parola di Oliviero Toscani, e dunque a noi sembra logico concludere che il "tutto", un 'tutto' moderno e parodistico del Tutto, si identifica con la pubblicità.
Fino a qualche decennio fa, la pubblicità doveva cercare una sua legittimità che la giustificasse. Era quella di svolgere il 'servizio' di portare a conoscenza di tutti dell'esistenza e delle qualità un un certo prodotto. Un 'servizio' dunque. Successivamente, parve diventare un mezzo per conculcare bisogni artificiali, al fine di collocare prodotti. Era il momento del consumismo e dei "persuasori occulti", una definizione eccesiva poichè sembra del tutto evidente che tali agenti fossero assai palesi e ben poco occulti. Una necessità per la societa dell'abbondanza, come si diceva, "affluent society", per contiuare ad alimentare la macchina del ciclo produttivo.
Passata in secondo ordine questa funzione, negli attuali tempi di crisi economica, ma non solo, mondiale, ora ci appare chiaro come la pubblicità svolga un insieme di funzioni, e meno rassicuranti di quanto normalmente si voglia ammettere.
Quantomeno, appare chiaro che i cosidetti "persuasori occulti" ben lungi dall'occuparsi di basse questioni marketing teso al condizionamento subconscio del 'consumatore', circoscritti dunque ad una sfera inferiore, in realtà, sviluppano il potenziale pubblicitario negativo in ambiti vari alquanto più sottili.
Fuori di dubbio che vi sia nella pubblicità anzitutto una valenza non trascurabile di 'manipolazione'. La formazione e la gestione del consenso, nel regime politico democratico, risulta una questione cruciale, essendo la cosiddettà "volontà generale", espressa infine nel "suffragio universale" mai data in condizioni di assoluta libertà, come i teorici politici hanno creduto. Al contrario, "si può facilissimamente dirigere e modificare per mezzo di adeguate suggestioni si possono sempre provocare delle correnti nell'uno o nell'altro senso". Parole semplici di un uomo semplice, René Guénon, che non hanno minimamente perso di valore, ma anzi veicolano il fascino segreto della profezia considerando gli anni in cui furono scritte.
Questa necessità manipolatoria non è peculiare di questo o quel regime politico, bensì trasversale tanto a quelli democratici che a quelli dittatoriali. E il fatto di crederli tipici di un sistema, dimostra puntualmente quello che quì si vuol affermare: l'attribuzione manipolatoria all'avversario. Cosicchè, pur astenendoci dall'insistere, non si può fare a meno di riconoscere come questa necessità stia alla base dei continui depistaggi, dossieraggi, operazioni sotto copertura, dispute sui controlli dei mezzi di comunicazione, false flags, montature giornalistiche, provocazioni, terrorismo mediatico, ecc., così tipiche della vita politica moderna. La stessa espressione "dietrologia", in tutta evidenza, appare come un estremo tentativo, creando una situazione simile alla notte 'in cui tutte le vacche sono nere', di negare l'innegabile: che democrazia e manipolazione sono fatti consustanziali. Ciò era già vero nella pòlis ateniese, nella contesa tra democratici e aristocratici. Il teatro, perso il senso rituale originale, vi svolgeva una funzione 'videocratica', analoga a quella moderna. Lo stesso dicasi per i sofisti ed i politici.
Se uno stato vuole offendere un altro, è chiaro che dovrà avere o creare dei validi motivi. Impossibile dimenticare la questione delle armi di distruzioni di massa, oppure il crollo delle Twin Towers quale premessa per ogni reazione "antiterroristica". Direi di più, la stessa teoria del clash of civilization, lo scontro di civiltà, l'idea dell'attacco all'Occidente è di per sè una costruzione artificiale in quanto ciò che in questo caso si intende per Occidente è qualcosa di affatto estraneo alla tradizione dell'Occidente stesso, bensì frutto novativo della modernità.
Accanto a questa manipolazione del presente, vi è da ricordare anche la parallela manipolazione del passato, della storia, di norma una versione ad usum Delphini, nonostante tutte le rassicurazioni accademiche di obiettività.
Si è giunti addirittura, in alcuni casi, su argomenti particolarmente scottanti, a stabilire delle verità per legge. Alludo alle normative introdotte in molte, per non dire quasi tutte, le legislazioni europee che recepiscono le condizioni stipulate nei trattati di pace dell'ultima guerra mondiale, creando un vasto ambito di reati di opinione.
Un fatto particolarmente significativo, ma a pensarci bene abbastanza 'normale', quando la legge proviene dai parlamenti, e quindi da compromessi materialistici, anzichè da una posizione veramente super partes, posizione esclusa poichè nulla si suppone esista sopra la dimensione puramente umana. Anche su questi punti i sistemi democratici e dittatoriali non si differenziano affatto.
Ricordiamo, a titolo di eloquente esempio, la vicenda del libro di Ariel Toaff "Le Pasque di sangue", costato censure, minacce, proscrizioni e licenziamento dalla cattedra universitaria all'autore. Ma se dovessimo inseguire tutti i possibili e pur necessari "revisionismi storici" dovremmo dilungarci oltremodo in un lungo discorso che ci porterebbe assai lontano.
Varrà solo la pena di ricordare come tutto ciò non debba spingerci su posizioni scettiche nei riguardi della possibilità di ammettere non solo l'esistenza, ma anche la necessità, di una Verità superiore. Ricordo, en passant, che nella tradizione islamica la Verità (al-Haqq) è uno dei nomi di Dio.

Il dubbio, sistematico o iperbolico, nel linguaggio di Cartesio, rappresenta la caratteristica del pensiero moderno, purtroppo però esso non è inteso come termine per la ricerca del suo superamento, bensì come una condizione stabile e permanente della conoscenza umana. Se poi Cartesio può parlare di nozioni "chiare" e "certe" è perchè ormai la conoscenza si è collocata in un ambito puramente profano, circoscritta entro la sfera empirica, ad esclusione di ogni possibile verità di natura metafisica. Essendo le acquisizioni metafisiche inattingibili dalla sfera empirica, per definizione stessa, il dubbio non avrebbe potere alcuno di incidere sul supernaturale, ma solo proponendosi come suo sostituirlo, quello di scalzarlo.
Ed è precisamente per questa ragione, cioè che gli Antichi era più preoccupati di proteggere la verità superiore, che non di controbattere sul piano dell'argomentazione retorica. Lo strumento più efficace a proteggere la Verità, senza rischio di compromissioni degradanti, era quello di circondarla con il segreto. Così protetta, essa poteva trasmettersi solo per via iniziatica. Così nell'orfismo e nel pitagorismo. Ancora Platone, attraverso tutta la sua diffidenza nei riguardi della scrittura, che può passare di mano in mano senza riguardo per le qualificazioni di chiunque potesse entrare in contatto con la conoscenza, si poneva in una esclusiva modalità maestro, nel senso di profondo del termine, e discente con cui si realizza quell'esperienza incomunicabile del vero che il segreto custodisce in rebus, corrispondente ad uno stato superiore dell'essere. Una necessità esoterica oggi inconcepibile, in un'epoca in cui la volgarizzazione e la divulgazione scientifica presso le masse è costante e pressante, indispensabile per creare quel clima di ignorante superiorità che sempre più caratterizza il comportamento moderno.
Da qui nasce quell' "odio per il segreto", come lo chiama Guénon, che richiede come imprescindibile la comunicazione dell'esperienza, la sua ripetibilità, la sua pubblicazione, in altri termini, è qui che ha inizio l'idea di pubblicità, e la "cultura umanistica" una formula pubblicitaria, uno slogan corrosivo.



venerdì 19 novembre 2010

Il fruscio del nuovo Dio


Chi mi conosce lo sa già, ho iniziato da pochi giorni il mio nuovo lavoro in banca.
L'emozione dei primi giorni per il posto tanto ambito ha lasciato rapidamente spazio alle mie solite considerazioni fredde e ciniche su ciò che mi circonda.
Da fuori, da cliente mi sembrava un luogo dove fare prelievi e versamenti ma è molto di più, è un luogo di culto. Qui il nuovo Dio denaro è venerato e rispettato come nulla al mondo. Incredilbili il rispetto, la devozione e l'attenzione dedicati ad ogni singolo rituale che lo riguardi.
Tutto avviene con scrupolo e in modo meticoloso e il fruscio delle banconote riecheggia nell'aria come un canto gregoriano durante tutta la giornata lavorativa. Sembra ieri che mi chiedevo se esistessero ancora il rispetto, l'attenzione e il riguardo nei confronti di qualcosa. La mia risposta è affermativa ed univoca ora: si per il denaro, per quelli stupidi pezzi di carta che ci rendono tutti più cattivi. Ma non sarebbe più semplice vivere di crediti generati dalla propria attività e scambiati su un libero mercato di scambio di prestazioni?
Il baratto, roba medievale...beh a volte quando il rumore della città mi rovina i timpani vedo l'epoca che viene definita buia come un sollievo da quello che mi circonda.


mercoledì 17 novembre 2010

L'uguaglianza va a puttane


Nel nostro Bel Paese circolano teorie veramente progressiste senza destar meraviglia o scandalo, ma anzi sono un vanto e segno di modernità. Tanto a destra quanto a sinistra. Beh, del resto, lo si è ammena visto di recente anche a Mamma TV, con Fini e Bersani, il gatto e la volpe! Che fatica a trovar le differenze!
In nome di quale principio, se veramente conosciamo ancora il senso di questa parola, un Capo politico, una autorità massima di governo dovrebbe poter godere di una vita privata assolutamente al di sopra di ogni considerazione etica ed unico suo limite dovrebbe essere quello di far attenzione a non infrangere la legge?
Può un dirigente politico andare a trans, ma non con l'auto blu. Un ministro puttaniere è in piena regola. Una ministra potrebbe tranquillamente esercitare la prostituzione. E il Capo di Stato un dissoluto, si fa per dire, ovviamente.
L'importante è che non intrallazzi con bugie per fare dei favori alla sua preferita. Questo no. Questo supera ogni giudizio morale. Non tutte le femmine pubbliche possono essere sponsorizzate passando per "nipoti di Mubarak". In tal caso, si violerebbe un sacrosanto tabù democratico: il principio di uguaglianza, universale, valido anche per le prostitute. I "martiri nostri" non si sono sacrificati per tutti?
Non è giusto che una povera puttana qualunque non possa godere degli stessi diritti o privilegi; o tutte o nessuna.
La morale privata non interferisca con la politica! Che dire di quei poveretti cui fotografavano, in orario non di servizio, le targhe auto ferme a contrattare il prezzo della prestazione, per recapitare poi a casa la multa?

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

Tener fede ai principi? Ma che centra quando si è fuori servizio? Tra le quattro mura domestiche... Ipocrisia? Ma fatemi un piacere! Moralisti! Parrucconi! Nessuno si arrischia più a tanto, almeno pubblicamente: che mica vorrai mettere in ddiscussione anche la laicità dello Stato?
Tenere a freno gli appettiti? Ma vuoi scherzare? Siamo nel Medioevo? Vuoi forse che ci si fustighi e si indossi il cilicio?
Resa incomprensibile alla mentalità moderna la sacralità del potere, imperium, per forza di cose, all'uguaglianza non resta che andare a puttane... a pensarci bene non è che possa fare molto di più o di meglio...
"Siamo uomini o caporali?" - Chiedeva Totò, maschera da commedia dell'arte.



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Manifesto dell'antimodernità


Un Modello di sviluppo atroce, sfuggito dal controllo anche di chi pretende di governarlo, ci sta schiacciando tutti, uomini e donne di ogni mondo. Proiettandoci a una velocità sempre crescente, che la maggioranza non riesce più a sostenere, verso un futuro orgiastico che arretra costantemente davanti a noi - perchè è lo stesso modello che lo rende irraggiungibile - crea angoscia, depressione, nevrosi, senso di vuoto e inutilità. In occidente questo modello paranoico è riuscito nell'impresa di far star male anche chi sta bene (566 americani su mille fanno uso abituale di psicofarmaci). Esportato ovunque, per la violenza dei nostri interessi e quella, ancor più feroce, delle nostre buone intenzioni, il modello occidentale ha disgregato popolazioni, distrutto culture, identità, specificità, diversità, territori, tutto cercando di omologare a sè.

Il marxismo si è rivelato incapace di contenere e di sconfiggere il capitalismo. Perchè non è che una variante inefficiente dell'Industrialismo. Capitalismo e marxismo sono due facce della stessa medaglia. Nati entrambi in occidente, figli della Rivoluzione industriale, sono illuministi, modernisti, progressisti, positivisti, ottimisti, materialisti, economicisti, hanno il mito del lavoro e pensano entrambi che industria e tecnologia produrranno una tale cornucopia di beni da far felice l'intera umanità. Si dividono solo sul modo di produrre e di distribuire tale ricchezza. Questa utopia bifronte ha fallito. L'Industrialismo, in qualsiasi forma, capitalista o marxista, ha prodotto più infelicità di quanta ne abbia eliminata. Per due secoli Capitalismo e Marxismo, apparentemente avversari, in realtà funzionali l'uno all'altro, si sono sostenuti a vicenda come le arcate di un ponte. Ma ora il crollo del marxismo prelude a quello del capitalismo, non fosse altro che per eccesso di slancio.

Su questi temi fondanti però si tace o li si mistifica. Anche le critiche apparentemente più radicali si fermano di fronte alla convinzione indistruttibile che, comunque, quello industriale, moderno, è 'il migliore dei mondi possibile'. Sia il capitalismo sia il marxismo, nelle loro varie declinazioni, non sono in grado di mettere in discussione la Modernità perchè nella Modernità sono nati e si sono affermati. Danno per presupposto ciò che deve essere invece dimostrato.

Stanchi di subire la violenza dell'attuale modello di sviluppo e il silenzio complice o la sordità di coloro, politici ed intellettuali, che dovrebbero farci da guida e invece ci stanno portando all'autodistruzione, in una società che non è più capace di recepire argomenti ma solo 'coup de theatre' abbiamo quindi pensato, recuperando una antica tradizione, di ricorrere ad un MANIFESTO in 11 punti che traccia le linee ideali e culturali di un programma che intendiamo portare anche in campo politico, extraparlamentare e parlamentare. Vogliamo passare all'azione .

Levate la testa, gente. Non lasciatevi portare al macello docili come buoi, belanti come pecore, ciechi come struzzi che han ficcato la testa nella sabbia. Infondo non si tratta che di riportare al centro di Noi stessi l'uomo, relegando economia e tecnologia al ruolo marginale che loro compete. Chi condivide in tutto o in parte lo spirito del Manifesto lo firmi. Chi vuole collaborare anche all'azione politica, nei modi che preferisce e gli sono più congeniali, sarà l'arcibenvenuto. Abbiamo bisogno di forze fresche, vogliose, determinate, di uomini e donne stufi di vivere male nel "migliore dei mondi possibili" e di farsi prendere in giro. Forza ragazzi: si passa all'azione.

MASSIMO FINI



“Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mi
o nome" (Luca, 25,10-12)

lunedì 15 novembre 2010

Una castagnata sui generis !

Ciao Elisa,
bello il tuo post!! Sai che possiedi una facilità di comunicare e una freschezza straordinarie? Ma ti ringrazio soprattutto perchè hai saputo farci condividere il piacere della gita tra i boschi e il tepore della casa al rientro. Mi sembrava di esere li con voi, e quasi sentivo il profumo delle caldarroste.
Oggi che vi scrivo penso che sarete a Torino, in una umida giornata nebbiosa e trista. La vivacità della vita cittadina certo è in grado di vincere sui silenzi lunghi e profondi che si vivono in montagna. Neanche un'automobile...accipiacchia, e come si fa? Si, certo, c'è sempre la televisione, ma è talmente una metafosa di se stessa he alla fine nausea solo l'apparecchio spendo nelle cucine o nelle sale. I cali di ascolto sono una realtà, oramai. Si, si fano guerra per l'audience, per le tariffe pubbicitarie, ma c'è tanta rassegnazione e senso triste di vuoto, privo di vita. Come la nostra politica, diciamo, si combattono sempre ma sempre meno persone se ne interessa veramente. I cuori rassegnati e stanchi, si intristiscono e muoiono. Non si vota quasi più. Alla faccia di quando si dice, un moderno mantra massmediatico, che 'democrazia è partecipazione', perchè sappiamo che il prosieguo della tiritera potrebbe essere: e se c'è partecipazione c'è caos babelico e allontanamento. Un cane che si morde la coda.
Beh certo, in città trovate diversivi di ogni genere. Il lavoro, lo studio, il solleticamento delle curiosità e vanità culturali, tanti discorsi che son presto destinati a traiettorie labirintiche. Oppure a durare ben poco. E subito se ne cerca un altro. I bar, i negozi, gli happy hours, forse i cinema e i teatri. Gli amici, con cui magari temi di raccontare le gioie di una scampagnata umida e del fruscio delle foglie che tapezzano il bosco, per paura che non ti capiscano, e possano allontanarsi, e tu resti sola con emozioni che pochi o pochissimi sanno condividere.
Allora ricordati che hai amici anche in montagna che non si spaventano del silenzio, amici per cui la solitudine montana è una dolce amica e confidente che trovi sempre al tuo fianco, che ti offre semre la sua vicinanza e mai ti delude. Ti dice che se sei iniziata al soliloquio del montanaro e se assaggi il profumo intenso delle castagne stai percorrendo una Via per la valle ch'è senza ritorno, talmente intensa, nonostante quel che si vuol far credere, cioè sia tuo dovere di diventare un'aspirante ed entusiasta consumista di cose inutili o quasi, un a Via intensa e dolce che, dopo, lo sferragliare caotico del centro, i volti nervosi di un'umanità che a fatica si regge in piedi senza alcol e pasticche varie, ricerche spasmodiche di trasgressioni a ogni costo, le mille luci, la gente felice e in movimento ti sembreranno una farsesca messa in scena per ingannarsi reciprocamente, rassicurarsi che tutto va per il bene, sse non proprio per il meglio, mentrein fondo noi stessi una voce convinta parla il linguaguaggio inquietante di che ha la certezza di vivere sul Titanic, che, non si sa quando e come, ma che così non può continuare troppo a lungo... che prima o poi andremo a sbattere! E poi alcuni diranno la sorpresa, altri un 've l'avevo detto', allora noi potremo dire: una castagnata avrebbe potuto salvarvi!
Ne abbiamo raccolte anche noi di castagne, le abbiamo messe a bagno, poi asciugate secondo una ricetta, credo antica, per conservarle. Una ricetta che sembra aver risvolti magici, degni di un antro fiabesco. O di arretratezza, secondo i punti di vista. Ma siccome non ci piace stare dalla parte del relativismo razionalista, preferiamo stare dalla parte della magia montana e pensare che la ricetta funzionerà.
Intanto una cosa certa. Le diamo alle capre, come dessert, e sinceramente, sembrano apprezzarle! E' bello sentirle sgranocchiare tra i denti la leccornia, ti ripaga di aver chinato la schiena ogni volta per raccoglierla. Mai nulla è vano qui; tutto è vano (e vanità) altrove.
Ciao Elisa. Ti e vi aspettiamo quanto prima. Trovarci tra di noi, raccolti intorno alla stufa, e parlarci, è come per gli altri subire mediaset e rai... solo che non è affatto la stesa cosa! Una castagnata delle 'nostre' - non le tante ma poco sentite fatte dalle Pro-loco, tanto per fare 'turismo' - li seppellirà!
Grazie ancora per il tuo contributo di gioia fresca.

domenica 14 novembre 2010

Castagne a volontà


Cari amici, sono veramente contenta di poter condividere con voi il ricordo di un momento a me tanto caro, che aspetto tutto l'anno....ovvero la prima castagnata!
La scorsa domenica, Alessandro ha voluto regalarmi, a tale proposito, una giornata davvero speciale.
Ci siamo svegliati nel silenzio e nella pace della Valle, dopo una settimana di vita frenetica e rumori ostili, abbiamo indossato stivali comodi e dopo pochi secondi eravamo già immersi nei colori del bosco, il rosso e il giallo delle foglie apparivano ancora più caldi in contrasto con quel cielo bianco, che dall'alto della valle sembra così vicino da poter essere sfiorato.
Non vi nego le mie difficoltà nell'arrampicarmi su per sentieri pieni di foglie bagnate, buchi e alberi caduti, ma la soddisfazione di arrivare lì dove l'aria profuma di vita e di natura non ha prezzo. Il mio sorriso si è fatto ancora più radioso quando abbiamo finalmente raggiunto il castagneto, quanto è stato bello aprire i ricci caduti e scovare le castagne nascoste dalle tante foglie a terra, raccoglierle per riempire insieme il nostro sacchetto, guardarci negli occhi e cogliere l'uno nell'altra la gioia di un momento tanto semplice, ma così ricco di significato.
Dopo una discesa altrettanto difficoltosa e quasi tre ore di gita nell'autunno del bosco è stato ancora più bello entrare nella "tana", sedersi vicino alla stufa e osservare i movimenti sicuri e allo stesso tempo eleganti di Ale mentre l'accende. Il caldo che saliva poco a poco nella stanza, accompagnato dallo scoppiettio del legno e dal profumo del fuoco mi ha permesso di vivere emozioni che solo lontano dalla città si possono incontrare.
Finalmente, dopo aver preparato la stufa, ecco le castagne sul fuoco...non vi dico quanta dolcezza nell'assaggiare la prima castagna. Un antico luogo comune dice che abbiamo diritto a un desiderio quando mangiamo la prima castagna della stagione, ho deciso di svelarvi il mio...rivivere ogni anno un momento così, ricco di quelle piccole gioie, a cui troppe volte non diamo la giusta importanza e che solo la natura e le persone che amiamo ci possono regalare.
Elisa

Un ricordo dovuto...


Questo è un post che poco riguarda le tematiche di discussione del blog ma è un pensiero che mi sembra giusto dedicare a una delle nostre lettrici, Eva. Tutto quello che andava detto è stato già ampiamente detto insieme a tutto quello che invece era da evitare ma ormai è acqua passata.
Nella tristezza della giornata di ieri sono stato attraversato da mille riflessioni come se non bastasse guardare la Valle per perdersi in mille desiseri e progetti. Mi ha commosso tanto e l'ho sentito uno di noi tuo Nonno che ha voluto, dopo una vita passata altrove, tornare qua a casa sua e starci per sempre.
E' stato bello e mi ha dato sicurezza comprendere di non essere il solo ad avere questa malattia inguaribile, questo sentire il cuore che soffre quando mi allontano.
Ho sentito frasi come :"Quella di Quittengo era casa sua più di tutte" oppure "...piangeva quando doveva andare via..." e siccome lo ricordo così forte e sicuro mi ha dato la misura di quanto ogni singola pietra della Valle valesse per lui.
Nonostante il dolore ho visto quella sua stessa forza vivere nei vostri occhi che avete compreso che nel bene e nel male ora lui è dove i malati come noi vogliono stare, a Casa.
Un abbraccio grande alla nostra lettrice e a presto.

sabato 13 novembre 2010

Grazie per l'iscrizione di Indio.

Il Tracciolino ha un nuovo, che poi tanto nuovo non è, amico e iscritto al nostro punto di incontro sulla rete: Indio. Lo ringraziamo, e se vorrà contribuire ne saremmo felicissimi. Una sorta di gemellaggio tra il Pollino, la più grande area naturalistica protetta d'Italia ed il Tracciolino, luogo dello Spirito, a due passi dalla Serra e dall'imbocco della Val d'Aosta, con il suo anfiteatro morenico che sta lì a ricordarci che i tempi dello spirito hanno dimensioni non afrettate, se non proprio geologici.
Questo breve intervento glielo dedichiamo con piacere, Indio sa cosa significa vivere la montagna in inverno.
Si approssima l'inverno. Lo spaventoso inverno. Giorni corti e notti lunghe. I prati diventano sterili, gli animali anch'essi vanno verso stalle fredde e foraggio non più sovrabbondante. Ora si tende a risparmiarlo, e viene perciò razionato. La legnaia profuma dei castagni e faggi accumulati in buon ordine. Ed il fienile è pieno. Arriverà il gelo. E rimarrà fino febbraio o marzo. Come l'estate ebbra il tempo fugge veloce, così l'inverno lo dilata, lo rallenta. E' come se il metabolismo della natura rallentasse fino rasentare la morte. Comunque della morte ne è l'immaggine, altrimenti come potremmo gioire della primavera?
Lo spavento per la morte c'è. Il Walmaennchen, gli uomini del bosco, nella vicina Svizzera, si precipitano fuori dai loro boschi e raffigurano questo spavento. I campanazzi fanno un baccano indiavolato che squarcia i religiosi e aqquietanti silenzi montani. Sorprendo alle spalle. Inattesi, come la morte, l'inverno che essi annunciano coglie sempre ddi sorpresa e on siamo mai del tutto preparati.


Da questo nasce lo spavento. Il ciclo stagionale, rammemora il Grande Vortice dell'universo, il Mulino, il gorgo della Gorgone. La Trottola degli Dei, in eterno movimento. Galassie che disgnano con le stelle la croce rotante intorno ad un Punto supremo, Polare. I Walmaennchen non sono del tutto creaure umane. Popolano i boschi con Elfi, Troll e altri fiabesche figura dell'immaginario.
Sia chiaro. Non cose per bmbini, ma per uomini. Non cose per studiosi del folclore, eruditi universitari, ma per intelletti ancora sensibili al canto della natura, disposti a mettere in gioco le cose più preziose, a partire dalla propria vita.
Appena sopra di noi, abita un vecchio margaro, dagli occhi vispi e indagatori, sveglio, curioso, forte nello spirito. Vive solo. Con le sue sei vacche. Ogni tanto, quando scende a prendere il paane fresco, si ferma a salutarci. Beviamo un bicchierino. Poi se ne torna su. Nel suo silenzio.
In questi giorni penso a lui. Non lo vedo fragile. Prende una pillolina per la pressione e alza le spalle se gli parli di colesterolo. intanto lui del burro e formaggio è fatto...per quale ragione non dovrebbe esserci nel suo sangue. Ma il montanaro vero, tra le prime cosa che impara, è a cconoscere i suoi limiti e a non abusarne.
Andro a restituirgli la visita quando la montagna si farà bianca, e il vento ed il sole scolpiranno nel cielo turchese emozioni vive riservate solo che in montagna ci sta. Fisicamento o col rimpianto di non esserci.
Sono certo che nelle sue orecchie risuona il frastuono dello spavento per la morte, freddi i corpi come la coltre gelida dell'inverno in montagna. Terribili! Sentiamo carambolarci addosso, travolgente ci atterrisce (ci fa terra) la loro immagine vecchia, sono i Waldmaennschen! Promessa di Resurrezione certa, promessa di discorsi che si intrattengono con l'Eterno. Discorsi aperti a tutti coloro che la modernità non ha ancora accecati completamente, sanno ancora volgere lo sguardo fermo e deciso alla Tradizione immutabile.
Per noi in montagna è più facile... lei ha selezionato i nostri cuori e messo a prova le nostre carni. Ci insegna costantemente i Misteri.
Ora vado in lavorare, la stalla è da pulire ... così anche mi scaldo.



mercoledì 10 novembre 2010

martedì 9 novembre 2010

il dito e la luna


Ho un sassolino nella scarpa. Non abbiatene.
A proposito dei cattivi consiglieri, e pessimi maestri.
Scrive sul The Washington Post, editorialista recitano le biografie


I sufi chiamano ishara la storia che ha la funzione di indicare un insegnamento particolare e prolungato. Così come ishara è l'indicazione fatta col dito per mostrare qualcosa. Questo è il senso delle storie qui contenute: mostrare. In Oriente si dice: «Se qualcuno vi indica la luna, guardate la luna e non il dito puntato a indicarla». Questo detto vale anche per queste storie: non si può comprendere la luna analizzando il dito. Ma seguendo la direzione del dito si potrà giungere a vedere la luna. Il dito non è la luna. Tuttavia può indicare la via.

Pastorale.

Stiamo inoltrandoci dolcemente nel terzo inverno che passo con le capre e altri piccoli animali. Il tepo sembra clemente, per ora, nelle nostre valli. Piove meno che altrove; le brume non sono ancora gelide. E l'inverno mette a prova animali e uomini. La capretta si scalda col tepore della madre, un manto regale per la piccola: riesce ad addolcirle il mondo che si fa ostile, freddo. I piedi che si muovono lenti e a volte stazionano sull'erba del pascolo umida e fredda. Così passano le ore.


E nelle lunghe ore trascorse fuori, la mente non sta mai ferma. Corre ai primi inverni passati in montagna con le bestie.
Il mio primo inverno con le bestie l'ho passato in Val Cervo. Molte erano le insicurezze. Ora, al Tracciolino, le cose vanno molto meglio. Nel frattempo sono cambiato. Ho persorso un bel tratto sulla Via.
Ho visto animali morire e nascere, ammalarsi e guarire. Abbiamo trepidato e gioito con e per loro. Mi hanno forgiato il carattere e l'animo. La capra è caparbia e testarda. Cerca la contesa, è provocatoria. La sua arma migliore è l'avidità. Arma molto adatta, in fatto di eloquenza, in tempi di società consumistica e sprecona. L'avidità crea nervosismo, agitazione, irrequietezza. Sembrano diventare difficili da governare, ribelli. Un cane? Si, forse potrebbe essere la soluzione. Solo dopo si scopre che la cosa non è senza contropartite.
Ho imparato che non bisogna cedere alla provocazione. Non si deve perdere la calma, l'equilibrio. In Val Cervo potevamo contare sul conforto di amici, idealisti come noi. Qui siamo più isolati, ma arricchiti dall'esperienza acquisita in Val Cervo e poi ancora a Naulit, un grumo di case disabitato che pare uscito da una fiaba. Qui le cose sono più semplici. La cultura margara, nel bene e nel male, è ancora sentita e viva. Abbiamo dei prati e boschi in proprio. La natura svolge ancora un ruolo importante. Non è solo qualcosa da cui difendersi o da godere esticamente. Qui continua il suo ancestrale ritmo e nutre, almeno in parte, viste le abbondanti sovvenziani ad un'agricoltura virtuosa e dura ma refrattria ad industrializzarsi. Nutre, ma corre il rischio che i proventi la vizino e le corrodano le basi. Spiacevole a sentirsi dire, impopolare, ma sussidi se, da una parte, aiutano nella sopravvivenza, dall'altra corrompono ed inducono comportamenti da 'mantenuti'.
Noi non corriamo questo rischio. I nostri obiettivi sono altri. Sia la nostra malattia che la nostra cura hanno radicci ben più lontane.
La prossimità con le bestie si è fatta quotidianità. Il dialogo più disteso. Reciprocamente piùrispettoso. Anche se sono consapevole che volto ci sia ancora da imparare su questa Via orfica. La disciplina a cui bisogna soggiacere mette, più o meno, alla prova. Le pulizie delle stalle, la coltivazione dell'orto, e molto altro ancora, sono tutte altrettante incombenze e, spesso, inprocrastinabili. Ma ripagano.
Ripagano sul piano della contemplazione, ripagano sul piano della vita come potrebbe essere e non è. Ripagano con i colori e le emozioni di una natura che sembra assorbirti e deliziarti. Ripaga con momenti di quiete e serenità incomparabili. Negli animali si rivedono le incertezze e le fragilità comuni a tutti gli esseri, e le loro gioie. Si è ripagati da una vita che si moltiplica in molti esseri. La mia che diventa anche la tua, e la sua e di altri ancora... Si rispecchia, reincarna, negli altri esseri che ti seguono al pascolo, anche Minnino il gatto e Vrill la piccola cagnetta, in fase di apprendista cane pastore d'Oropa.




Ripaga nel veder crescere dentro la speranza che gli esseri possano parlarsi e possanoconvivere pacificamente. Possano riconoscersci in Unico trascendente che permea e attraversa tutto.
Mentre la "vita ordinaria", con tutti i suoi confort, ci mostra quotidianamente l'imbarbarimento verso cui stiamo inabissandoci ogni giorno di più. L'avvilimento costante della Natura in tutte le sue forme. Prima quella umana.
Non riusciamo a sopravvivere ad un'assemblea di condominio, figuriamoci di cosa ne è della cossiddetta convivenza o 'scietà civile'.
Facendo il pastore ho appreso che la evangelica separazione delle capre dalle pecore, funzione cristica, non pare corrispondere al rignificato di quello che ci è stato insegnato. E cioè che rappresenti una saparazione del bene dal male, il Discernimento ultimo e la remunerazione del Giudizio finale. Questa sembrerebbe più la funzione dell'Arcangelo Michele, con le sue spade e le sue bilance. A lui spetta, tradizionalmente, pesare le anime. Le bilance di San Michele forzano la mano all'uomo che, pigro, rimanda il momento del 'bilancio' della sua vita. Questa funzione per noi la svolge il Tracciolino, non sofferta lontananza dalle turbolenze della modernità, angoscia di un vuoto inesistente, qui il 'tempo non scorre invano'.
Mettere le capre da una parte e le percora dall'altra, potrebbe voler rappresentare la conciliazione e l'armonizzazione della parte caprina con quella ovina della nostra anima. La parte attiva, umanistica, irreqiueta ed indagatrice con quella meditativa e contemplativa, aquiesciente, appagata seppur gregale. Noi qui non è che si faccia molto esteriormente, di certo siamo lontani dal 'produrre reddito', e neanche autosussistenza. Con le nostre striminzite forze non si può fare molto, ma meditazione pastorale si. Quando si è circondati dalla natura provvida e complice basta lasciarsi assorbire dal suo fascino. Le premure materne della Bruna contro i primi tentativi di Vrill di imporsi. Il meno caricodi frutti pesanti incurva i rami che si offrono come i seni colmi di latte di una donna. Il noce eleva i suoi rami come le braccia drammatiche a zg-zag; il frassino imploranti e diritti. Le capre brucano silenziose, voraci, testarde e 'capricciose', dispettose come monelli inguaribili. Ma fragili allo stesso tempo: con un pezzo di pane tel le trascini dove vuoi, fosse anche all'inferno. Al di là dei dualismi si fa largo una presenza comune, una logos, un discorso che circola tra animali, vegetali, pietre e umani. Per metterla in termini mistici, qui agli eremiti del Tracciolino non è impossibile vedere"l'azione nell'inazione e l'inazione nell'azione". Tant'è che a volte gli amici scambiano l'inazione per fatalismo e rassegnazione. Invece è solo la disueffazione ai silenzi. Baghavat-gita, Vangelo ed Eraclito nunzi (angeli) di un'unica eterna verità.
La massima gratificazione sta nella realizazione di questa suprema sintesi di veder realizzata quell'Unità trascendente, viva, accogliente, al di là di questo dualismo che domina le nostra anime e le condanna ad un conflitto permanente.
Tutto ciò un giorno potrebbero non apparirci più come astruserie metafisiche. Qui al Tracciolino quel giorno è già arrivato. Qui la con-versazione con gli elementi imperituri è possibile, medicamentosa sia per lo spirito che per il corpo, si parva licet, amando le piccole cose...