Mi fa sempre tanto piacere leggere le riflessioni dell'amico Indio, anche se prevedere, come spesso esistano divergenze, anche profonde, che tuttavia non sono tali da impedirci di parlarne, non ia scosa difficile.
Forse, sarà lo spirito benefico della Madre nera montana, 'antiborghese' per eccellenza', ma preferirei chiamare 'a-borghese'. Giacchè essere contro, 'anti', esprime una certa vaghezza propositiva. La Madre nera montana è un culto e come tale relativamente indifferente all'andamento delle cose terrene, i 'proessi storici' come un po' pomposamente li chiamamiamo. Il fatto che Evola, come altri, ad esempio Daumal lo stesso Nietzsche e chissà quanti altri che ometto di elencare, solleciti il tuo spirito lo considero di buon auspicio.
Spesso l'ascesa da Petrarca sul Monte Ventoso, dal Carmelo, all'Olimpo, anche qui per limitarci, da Bonatti o Messner in tempi vicini a noi, spesso si avvalgono di un linguaggio quasi inconsapevolmente carico, più o meno consapevolmente allegorico, di una sorta di forza ascendenza, che è di più di una consonanza linguistica. Sembra rispondere ad un bisogno ineludibile. E di ciò me ne rallegro.
Mi pare che, se capisco bene, voglia riconoscere alcuni punti di tangenza tra forse che obiettivamente si collocano in campi opposti.
Il riconoscimento dei limiti che Marx riconosce al materialismo borghese, va, per essere corretti, inserito nel contesto di uno suo fondamentale e sperticato elogio del ruolo che ha avuto nel liquidare il mondo medievale, inteso come il culmine dell'involuzione dei rapporti sociali (di produzione) umani. Se si pensa che il Medioevo fu per eccellenza l'epoca della massima fioritura europea della cristianità (e non età di buia superstizione, come molti cristiani moderni, con vergogna, sono indotti a credere e perino a scusarsene), non sarà difficile scorgere da parte di un ebreo come Marx, il motivo di tale l'esaltazione dei valori della Rivoluzione borghese francese. E di pari, il rancore ottuso contro i socialisti utopisti e cosiddetti ‘reazionari’, nostalgici, che “volevano - a suo dire – far girare le lancette dell’orologio della Storia all’indietro”.
Nelle intenzioni nefaste che poi si sono pure parzialmente realizzate sul piano storico, tale valore positivo era inteso valido fino al sopraggiungere della Rivoluzione comunista proletaria, che avrebbe fatto sembrare obsoleta, ma propedeutica, alla modernità.
E di fatto, non si riesce ad immaginare come le masse russo-slave ed asiatiche occidentali potessero rivoltarsi contro le loro stessa millenarie tradizioni senza questa 'ventata ideologica', tanto da apparire come premeditata a molti.
Coloro che tu chiameresti i complottisti. Ma il ruolo dell'ebraismo sull'Occidente non è argomento chei possa affrontare in poche righe. Tranne che poter affermare con certezza assoluta che il negare o il minimizzare questo condizionamento costituisce solo prova di ignoranza profonda della nostra storia medesima, o di ingenuità superficiale.
Sulle apparenti convergenze di superficie ma profondi nella sostanza, cui tu accenni, mi ha richiamato alla mente una valutazione che fece il Fuhrer a proposito delle forze in campo negli eventi bellici spagnoli degli anni '30, che precedettero il conflitto vero e proprio. Detto per inciso, scusami se ti chiedo un piccolo sforzo di immaginazione, visto il processo di denazificazione e di defascistizzazione che, come in tutti i conflitti, i vinti sono costretti (democraticamente) a subire, beninteso dopo essere caduti in disgrazia, perchè prima valutazioni e giudizi sono ben diversi (per memoria fresca, ricordiamoci di Gheddafi, ad esempio), e che è ancora pienamente in corso, il solo parlare che il Capo del governo tedesco di allora possa aver fatto delle 'valutazioni', e non corrisponda all'immagine del pazzo sanguinario che si vuol far credere, assume ipso facto un sapore vagamente sospetto, complice e criminale, folle, da respingere a priori.
Dicevo, la considerazione di Hitler, tratta da documenti storici, che mette in luce quelli che forse ti potrebbero apparire forse come 'paradossi storici':
"Nell'aprile del 1938, Hitler così si era espresso in presenza di Reinhard Spitzy segretario personale di Ribbentrop: - "In Spagna abbiamo puntato sul cavallo sbagliato. Avremmo fatto meglio ad aiutare i repubblicani. Sono loro che rappresentano il popolo. In seguito avremmo potuto convertire questi socialisti in eccellenti nazionalsocialisti. Gli individui che circondano Franco altro non sono che reazionari clericali, aristocratici e benestanti che niente hanno in comune con noi nazisti!" (cit. in D. Irving, “La guerra di Hitler”, vol. I, pag. 109-110).
Desidero infine ricordarti, che in tutte le Rivoluzioni moderne, compresa quella che direi giustamente a suggello fu detta la celebre frase "L'Italia è fatta ora sono fare gli italiani", detta da loro sembra ancor èpiù rivelatrice di quanto tale Rivoluzione fosse estranea al popolo in nome del quale veniva combattuta, Rivoluzione che sembra piccola cosa se paragonata a quella americana, inglese, francese, russa, ma grande se si pensa che, gioco forza trascinava nel turbinio della distruzione la massima potenza spirituale dell'Occidente. Mica male. In tutte queste Rivoluzioni che plasmarono definitivamente la modernità, a distanza di poche settimane, a volte pochi giorni, tra i primi atti legislativi promulgati dalle nuove istituzioni rivoluzionarie, immancabili erano le leggi in favore degli ebrei, cui si concedeva mano libera in tutti i campi sociali e politici, ed economici, nei paesi in cui erano ospitati. Ogni forma di restrizione abolita, in nome o col pretesto dell’universalità dei diritti umani. Difficile non pensare ad una ricompensa per quanto da essi tanto prodigato in idee, uomini e mezzi nell'ordire tali Rivoluzioni. Dati alla mano.
Spero di non aver abusato della tua pazienza e di quella degli altri lettori, in termini di tempo, ma, ancor più, in termini ideologici.
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