La fortuna di Francesco Bernardone di Assisi, il Poverello, è universalmente riconosciuta, in tutto il mondo occidentaale, ma non solo. Parlando di lui, difficile sfuggire alla retorica che sembra separarlo dal sentire semplice e diretto.
Visitò la Terra Santa, ne uscì protetto e indenne, fors'anche un poco deluso, se è vero che vi si sia recato anche "per la sete del martiro,/ne la presenza del Soldan superba/predicò Cristo e li altri che ’l seguiro" (Paradiso, CantoXI, vv. 100-102) - detto per inciso, predicò Cristo: pur con tutta la sua mansuetudine, proprio gli era estranea l'idea, tanto cara alla gran parte dei cattolici e alla Chiesa giudea di Roma, di 'dialogare'. Forse assomigliava troppo, o di più, ad un sufi che ad un crociato.
Nel tratteggiare alcuni episodi più o meno veritieri fioriti intorno alla sua leggenda, Alfredo Cattabiani ha la sensibilità, che non ci stupisce, di osservare che "il suo gusto per gli atteggiamenti paradossali... ricordano quelli dei sufi musulmani o dei monaci zen" (Santi d'talia, vol. I, pag. 394).
Il Santo di Madonna Povertà. Madonna rimasta vedova per mille anni, dopo la morte apparente di Kristo, per usare l'efficace immagine dantesca.
Francesco, dunque, come secondo Cristo. "E' più facile che un cammello...". Si denudò "coram populo". Secondo Cristo anche per le stigmate.
Ripercorrerne la biografia, le opere, e le vicende dell'Ordine da lui fondato, le Vite e i Fioretti,i significati più alti del Santo, e soave cantore delle creature, sarebbe di per sè un'impresa oltremodo impegnativa. La sola bibliografia richiederebbe un lavoro immane. Tutto ciò esula dal nostri intendimenti.
Ma le parole udite ultimamente a proposito del Santo Patrono d'Italia e la personalità importante di chi le ha pronuncite, ci hanno alquanto stupito e successivamente, spinti ad una riflessione.
Risalgono alla metà di settembre del corrente anno. Un noto personaggio della politica, ministro della Repubblica, e accademico economista, pronuncia giudizi sul Santo alquanto stupefacenti. Secondo questo personaggio Francesco d'Assisi sarebbe stato colpevole di aver diffuso la povertà, o di averla considerata come una virtù cristiana. “L’uomo che ha diffuso la povertà”.
Ci si era quasi abituati a critiche il più delle volte in senso contrario. Cioè l'accusa alla Chiesa di ostentare ricchezza, e di essersi allontanata assai da quelli che sarebbero gli ideali evangelici.
Il noto peronaggio rincara la dose, pare mai raggiunta neppure dai protestanti calvinisti anticattolici più accaniti, a suo dire il padre di Francesco, il ricco mercante sarebbe ben più meritevole. Lui più del più celebre figlio avrebbe fatto del bene ai poveri. Per concludere lapidario: “la Chiesa fallisce i suoi obiettivi da duemila anni”.
Un rovesciamento di un giudizio così consolidato e universalmente condiviso indubbiamente sorprende. Sorprende meno il silenzio della Chiesa, che ormai non reagisce più neppure agli insulti più abominevoli.
Tanta virulenza con Francesco, un'opposizione che neppure evava sperimentata durante la sua vita. Perchè oggi tanto livore contro la povertà?
Visto da un certo angolo di vista, la vulnerabilità di chi ostenta ricchezza e potenza sembra accresciuta. Nel momento dell'apogeo della dominio della finanza su tutto, valori morali, religiosi, politici e sociali, appare sempre più chiaramente il tallone d'Achille del sistema.
Il rischio di farne un Santo anti-sistema incombe su Francesco da sempre, non da oggi. Un po' eretico, contestatore, un po' anti-global, ecologista e anticonformista. Insomma di imbastirgli addosso una immagine gauchiste.
Minor voleva che si chiamassero i suoi seguaci, e non voleva accettassero il sacerdozio, per essere veramente tra gli ultimi. Un atteggiamento simile a quello sviluppato da certi sufi, detti malamattyya la gente del biasimo, dell'umiliazione. Paupertas et simplicitas, humilitas, doti francescane, sono disvalori nel mondo moderno, ma attenti alle ambiguità. Il terreno è scivoloso, e facili le ambiguità.
La critica al capitalismo di Marx era altrettanto materialistica, se non più, del capitalismo stesso. Gli 'indignati' contro il cosiddetto strapotere della finanza, in genere giovani animati da propositi di voler cambiare il mondo, che riempiono le cronache in questo periodo, ne sono un esempio.
Non si scagliano contro la finanza, ma solo il suo strapotere. Le parole che più ricorrono nei loro proclami sono 'diritti', 'benessere', 'avere', 'dateci' (futuro, garanzie, ecc.). Non parlano di lavoro sapiente o di responsabilità, di volontà di guadagnarsi uno stato superiore dell'essere.
Se parlano di lavoro, lo fanno nel linguaggio contrattualistico ed economicistico. Ancora una volta la 'critica' è figlia dell'oggetto criticato e ne porta tutta l'eredità, a fuorviare dai veri tentativi di liberazione, l'incondizionato, il disinteressato, si finisce per rafforzarne la modernità.
Diversamente dal 'contestatore' Francesco, l'ultramondano viene trascurato, sembrerebbe appannaggio di una parte politica.
E' cosi, nel linguaggio che ci si smarrisce, nella lingua perduta, articolati segni del divino che sta il segreto. Non si riesce a sfuggire al linguaggio e alla mentalità moderna, materialistica e scientifica, se non con grande difficoltà.
Solidificatosi intorno al manifestato, all'evidente, al tangibile, al palpabile, al concreto, all'utile e agli interesi, funziona come un anti-Centro di attrazione.
Non a caso si dicce che i mistici conoscono l'altra lingua, quella con cui si parla della trascendenza. Alcuni parlano la lingua del paradiso, o se volete di uccelli, fiere e lupi, Krishnamurti con Francesco.
Così lo coglie Giotto. Noto come la 'predicazione' agli uccelli.
Impropriamente. A loro modo sono già perfetti gli animali, così come sono. "Guardate gli uccelli del cielo... Dio non provvede loro?"
Scrisse Francesco ad un responsabile dell'Ordine: "non esigere da loro altro e non quello che il Signore darà a te. E in questo amali; e non pretendere che diventino cristiani migliori".
Poichè ognuno di noi ha la sua cura di anima, non la sua rivendicazione sociale.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
de la quale nullo omo vivente po' scampare...
Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati,
ca la morte sseconda no li farrà male.
Ci si era quasi abituati a critiche il più delle volte in senso contrario. Cioè l'accusa alla Chiesa di ostentare ricchezza, e di essersi allontanata assai da quelli che sarebbero gli ideali evangelici.
Il noto peronaggio rincara la dose, pare mai raggiunta neppure dai protestanti calvinisti anticattolici più accaniti, a suo dire il padre di Francesco, il ricco mercante sarebbe ben più meritevole. Lui più del più celebre figlio avrebbe fatto del bene ai poveri. Per concludere lapidario: “la Chiesa fallisce i suoi obiettivi da duemila anni”.
Un rovesciamento di un giudizio così consolidato e universalmente condiviso indubbiamente sorprende. Sorprende meno il silenzio della Chiesa, che ormai non reagisce più neppure agli insulti più abominevoli.
Tanta virulenza con Francesco, un'opposizione che neppure evava sperimentata durante la sua vita. Perchè oggi tanto livore contro la povertà?
Visto da un certo angolo di vista, la vulnerabilità di chi ostenta ricchezza e potenza sembra accresciuta. Nel momento dell'apogeo della dominio della finanza su tutto, valori morali, religiosi, politici e sociali, appare sempre più chiaramente il tallone d'Achille del sistema.
Il rischio di farne un Santo anti-sistema incombe su Francesco da sempre, non da oggi. Un po' eretico, contestatore, un po' anti-global, ecologista e anticonformista. Insomma di imbastirgli addosso una immagine gauchiste.
Minor voleva che si chiamassero i suoi seguaci, e non voleva accettassero il sacerdozio, per essere veramente tra gli ultimi. Un atteggiamento simile a quello sviluppato da certi sufi, detti malamattyya la gente del biasimo, dell'umiliazione. Paupertas et simplicitas, humilitas, doti francescane, sono disvalori nel mondo moderno, ma attenti alle ambiguità. Il terreno è scivoloso, e facili le ambiguità.
La critica al capitalismo di Marx era altrettanto materialistica, se non più, del capitalismo stesso. Gli 'indignati' contro il cosiddetto strapotere della finanza, in genere giovani animati da propositi di voler cambiare il mondo, che riempiono le cronache in questo periodo, ne sono un esempio.
Non si scagliano contro la finanza, ma solo il suo strapotere. Le parole che più ricorrono nei loro proclami sono 'diritti', 'benessere', 'avere', 'dateci' (futuro, garanzie, ecc.). Non parlano di lavoro sapiente o di responsabilità, di volontà di guadagnarsi uno stato superiore dell'essere.
Se parlano di lavoro, lo fanno nel linguaggio contrattualistico ed economicistico. Ancora una volta la 'critica' è figlia dell'oggetto criticato e ne porta tutta l'eredità, a fuorviare dai veri tentativi di liberazione, l'incondizionato, il disinteressato, si finisce per rafforzarne la modernità.
Diversamente dal 'contestatore' Francesco, l'ultramondano viene trascurato, sembrerebbe appannaggio di una parte politica.
E' cosi, nel linguaggio che ci si smarrisce, nella lingua perduta, articolati segni del divino che sta il segreto. Non si riesce a sfuggire al linguaggio e alla mentalità moderna, materialistica e scientifica, se non con grande difficoltà.
Solidificatosi intorno al manifestato, all'evidente, al tangibile, al palpabile, al concreto, all'utile e agli interesi, funziona come un anti-Centro di attrazione.
Non a caso si dicce che i mistici conoscono l'altra lingua, quella con cui si parla della trascendenza. Alcuni parlano la lingua del paradiso, o se volete di uccelli, fiere e lupi, Krishnamurti con Francesco.
Così lo coglie Giotto. Noto come la 'predicazione' agli uccelli.
Impropriamente. A loro modo sono già perfetti gli animali, così come sono. "Guardate gli uccelli del cielo... Dio non provvede loro?"
Scrisse Francesco ad un responsabile dell'Ordine: "non esigere da loro altro e non quello che il Signore darà a te. E in questo amali; e non pretendere che diventino cristiani migliori".
Poichè ognuno di noi ha la sua cura di anima, non la sua rivendicazione sociale.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
de la quale nullo omo vivente po' scampare...
Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati,
ca la morte sseconda no li farrà male.
Vincenzo A.: Caro Franco, ti segnalo questo piccolo articolo di M. Veneziani
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/fraticelli_ditalia_torniamo_san_francesco/04-10-2011/articolo-id=549839-page=0-comments=1
A presto,
Vincenzo.
Grazie Vincenzo.
RispondiEliminaVeneziani si rivela per quello che ho sempre sospettato che sia.
Nonostante il panorama culturale lo faccia apparire un gigante, a me dù l'impressione che sia più dovuto alla piccolezza e inanismo dell'intellettualita che lo circonda.
Un umanista di destra.
Nietzsche ha insegnato di andare al di lù del bene e del male, ma lui pare non se ne sia accorto. Ci propina quindi un ideale umanistico anzichè un suo superamento, una transumanazione. La destra banalizza, eccome! Il cosiddetto oltreuomo, non superuomo.
Francesco come suoperuomo è inarrivabile, e spaventosamente irragiungibile.
Penso che anche un minuto gesto quotidiano apparentemente insignificante e noioso possa trasformarsi in un immenso attimo infinito e magnificarci.
Grazie per lasegnalazione. A presto
Franco.