Peace Reporter
Bin Laden - Geronimo, protestano i nativi americani
Il nome in codice scelto per il capo di Al Qaeda probabile paragone con il condottiero Apache. L'indignazione delle popolazioni native dell'America - I nativi americani, tramite la loro rappresentante al Senato Usa, Loretta Tuell, hanno protestato, esprimendo indignazione per il nome in codice "Geronimo" utilizzato dai militari statunitensi per indicare Osama Bin Laden nell'operazione in Pakistan, che ha portato all'uccisione del fondatore di Al Qaeda.
Una scelta che al momento non è ben chiaro a chi possa essere attribuita, Esercito, Navy o Cia, ma che sembra delineare un inadeguato paragone con il capo Apache del XIX secolo, condottiero delle ultime tribù native americane che si rifiutarono di riconoscere il governo di Washington. Geronimo lottò per anni contro l'esercito americano prima di arrendersi definitivamente nel 1886 in Arizona, dopo una latitanza durata cinque anni. Secondo la Tuell è inappropriato il collegamento tra "uno dei più grandi eroi dei nativi americani e uno dei più grandi nemici degli Stati Uniti". Geronimo, costretto in vecchiaia a rappresentare il Wild West, morì nel 1905 a 102 anni, ricordato come un prigioniero di guerra cui non fu mai permesso di tornare nella propria terra.
Penso a Indio, al suo turbamento - che è anche il nostro - e ai suoi pugni in tasca, nel leggere certe notizie. Ma forse non è una novità. Cerchiamoci una riflessione.
La lotta sacra - sacra non per legittimismo giurisprudenziale tra chi invade e chi subisce lo sterminio, ma per la lotta, forse anche inconsapevole, nei termini a noi famigliari, contro l'invasione materialista e ostile alla spiritualità indigena - la sacra guerra degli indiani, legittima ed eroica, che assicurato l'immortalità ai suoi Condottieri, ha fornito il pretesto, come è noto, un gran materiale alla propaganda hollywoodiana, un 'revisionismo storico' che ancora si può discutere senza timore di infrangere le leggi liberticide adottate da quasi tutti paesi occidentali per 'altri' revisionismi.
Inevitabile riscontrare una vena patetica nell e parole delportavoce degli indiani nordamericani, incapace o impotente, di far passare nei media i sottili ma necessari distinguo che il caso richiedeva. Ground zero non è affare indigeno, ma tutto yankee. Perché solidarizzare con i carnefici?
Non mi risulta che che gli indigeni praticassero o amassero le moderne pratiche 'democratiche', dei loro carnefici, ma anzi seguivano i loro grandi Capi, come appunto Geronimo - con assoluta fedeltà di guerrieri, e ancora oggi sono circondati da un'aura di prestigio, forza carismatica, simboli di orgoglio e fierezza, come quando erano in vita, per l'intera nazione dei popoli nativi. Jihad, guerra santa; e mujahidin, guerrieri e non soldati (al soldo).
Un filo comune unisce tuttavia, nel marasma babelico delle comunicazioni, i due personaggi ed è appunto la loro virtualità mediatica. In entrambi i casi, inaccostabili per più aspetti, si dimostra che i grandi manipolatori della comunicazione di massa, stanziati nel nordamerica, sono ancora più che mai attivi ed operosi.
Una scelta che al momento non è ben chiaro a chi possa essere attribuita, Esercito, Navy o Cia, ma che sembra delineare un inadeguato paragone con il capo Apache del XIX secolo, condottiero delle ultime tribù native americane che si rifiutarono di riconoscere il governo di Washington. Geronimo lottò per anni contro l'esercito americano prima di arrendersi definitivamente nel 1886 in Arizona, dopo una latitanza durata cinque anni. Secondo la Tuell è inappropriato il collegamento tra "uno dei più grandi eroi dei nativi americani e uno dei più grandi nemici degli Stati Uniti". Geronimo, costretto in vecchiaia a rappresentare il Wild West, morì nel 1905 a 102 anni, ricordato come un prigioniero di guerra cui non fu mai permesso di tornare nella propria terra.
Penso a Indio, al suo turbamento - che è anche il nostro - e ai suoi pugni in tasca, nel leggere certe notizie. Ma forse non è una novità. Cerchiamoci una riflessione.
La lotta sacra - sacra non per legittimismo giurisprudenziale tra chi invade e chi subisce lo sterminio, ma per la lotta, forse anche inconsapevole, nei termini a noi famigliari, contro l'invasione materialista e ostile alla spiritualità indigena - la sacra guerra degli indiani, legittima ed eroica, che assicurato l'immortalità ai suoi Condottieri, ha fornito il pretesto, come è noto, un gran materiale alla propaganda hollywoodiana, un 'revisionismo storico' che ancora si può discutere senza timore di infrangere le leggi liberticide adottate da quasi tutti paesi occidentali per 'altri' revisionismi.
Inevitabile riscontrare una vena patetica nell e parole delportavoce degli indiani nordamericani, incapace o impotente, di far passare nei media i sottili ma necessari distinguo che il caso richiedeva. Ground zero non è affare indigeno, ma tutto yankee. Perché solidarizzare con i carnefici?
Non mi risulta che che gli indigeni praticassero o amassero le moderne pratiche 'democratiche', dei loro carnefici, ma anzi seguivano i loro grandi Capi, come appunto Geronimo - con assoluta fedeltà di guerrieri, e ancora oggi sono circondati da un'aura di prestigio, forza carismatica, simboli di orgoglio e fierezza, come quando erano in vita, per l'intera nazione dei popoli nativi. Jihad, guerra santa; e mujahidin, guerrieri e non soldati (al soldo).
Un filo comune unisce tuttavia, nel marasma babelico delle comunicazioni, i due personaggi ed è appunto la loro virtualità mediatica. In entrambi i casi, inaccostabili per più aspetti, si dimostra che i grandi manipolatori della comunicazione di massa, stanziati nel nordamerica, sono ancora più che mai attivi ed operosi.
Grazie del pensiero, Franco. Avevo appreso ieri della notizia ed è vero, un po' mi ha turbato. Penso che gli Indiani abbiano fatto bene a protestare, ma è ovvio che non tutti gli indiani abbiano coscienza della loro situazione che li vede sotto scacco di governi tutt'altro che amici (pensiamo agli attivisti indiani detenuti nelle loro galere). La questione è di correttezza, perchè due personaggi così non possono essere accomunati. Ma è una vecchia storia. Gli indiani sono stati usati da sempre come mascotte, per le più svariate operazioni, e anche le loro tradizioni vengono svendute ai turisti (pensa che c'è gente che organizza cerimonie della capanna sudatoria a pagamento per i turisti). Non parliamo del cinema, poi, che li ha rappresentati prima come belve feroci, poi li ha rivalutati(è questo fu anche un bene, perchè il cinema è veicolo di valori), ma idealizzandoli un po' troppo.
RispondiEliminaP.S
Un appunto sulla "democrazia": La democrazia fra quei popoli esisteva, ma era diretta, e i capi emergevano spontaneamente, per le loro qualità e saggezza e non per imposizione violenta, per ricchezze materiali o per un qualche diritto ereditario. Grande autorevaolezza avevano gli anziani... (altro che nella nostra società, dove l'anziano è solo un oggetto da rottamare o da relegare ai margini della vita "giovanile"...)
Ciao e a presto...
Caro Indio,
RispondiEliminaBen d'accordo con te su tutto quanto dici. Ci sarebbe da riempire volumi sull'argomento.
Un'osservazione a margine e una noa piccola nota di dissenso.
Ancora oggi, in Nord America, ci sono persone e grandi grupi di pressione che sostengono che ne sia valsa la pena l'eleminazione delle civiltà autoctone, vista poi ciò che è sorto in quel continente. Roba da far impallidire il Klu Klux Klan. Lascio a te di individuare di chi eventualmente sto parlando.
La nota di dissensi invece mi viene dal tuo post scriptum. E cioè affermare che fossero civiltà democratiche ci vuole una certa dose di idealizzazione magica del termine "democrazia"; hai mai sentito di elezioni, di paritti, di cariche elettivi, di suffragio universale e simili ammennicoli, in una qualsiasi 'nazione' indiana? Eppoi, mi pare che tu ti contraddica, in verbis, proprio quando affermi, giustamente dell'anziano come capo, autorità in campo guerriero e in campo di gestione degli affari 'sociali'. Il principio di anzianità non è certo un principio democratico, egualitarista per sua natura. Ch poi in Occidente sia invalso l'uso della loro rottamazione (in parallelo a quella dei feti, per onestà bisogna dire), beh questa è un'altra storia!
Va da sè, che non ho alcuna pretesa di convincerti, di distoglierti dalle tue convinzioni. La democrazia è il fulcro ideologico delle menzogne in cui noi, nati nel dopoguerra, siamo cresciuti e educati, con dovizia di propaganda mediatica. Una menzogna covata in Occidente per un bel paio di secoli, fino a diventare come tu sai, un prepesto di distruzione di massa.
Il pregiudizio democratico va di pari passo con il crescere di una coscienza antimodernista e antiprogressista. Ma a volte, a parecchi, torna comodo, come dire, tenere il iede in due scarpe...
Con immutato affetto.
Scusami ancora volevo segnalarti, qualora non li conoscessi, uo scritto di un certo interesse sull'argomento:
RispondiEliminahttp://civiumlibertas.blogspot.com/2009/03/genocidi-dimenticari-gli-indiani-del.html
Raffaele d'Aniello.. o un suo libro. Grazie, lo leggerò con attenzione. Sulla democrazia volevo dire solo che tra gli Indiani d'America, come tra tutti ipopoli tribali, le decisioni venivano discusse e prese collettivamente (consiglio degli anziani), in questo senso parlavo di democrazia diretta. Il Capo era un punto di riferimento per le sue abilità e saggezza, e non imponeva le decisioni dall'alto. Almeno questo è quello che ho capito dalle mie letture... Ovviamente è un discorso che pone in paragone società completamente diverse, e forse nemmeno ha senso voler riadattare concetti occidentali a quelle realtà.Poi sicuramente non sono io a idealizzare la nostra democrazia "capitalistica". Io stesso non voto da un bel po' di tempo.
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