Avevo tra le mani un testo di un mistico medievale musulmano.
Mi colpì il fatto che nell'introduzione pregasse Dio, affinché non fosse ritenuto l'autore 'vero' del libro, contrariamente a quanto accade oggi che agli 'autori', con rarissime eccezioni, viene data addirittura garanzia e copertura legale a tutela dei famosi 'diritti d'autore'.
Un simile analogo pudore a riconoscersi come gli effettivi autori di una certa opera, si ritrova, sotto varie forme, nell'escamotage da parecchi autori, anche molto noti, ad attribuire la loro fatica ad un fittizio manoscritto antico, o ad un sogno o a visioni ed apparizioni. Abbiamo già avuto occasione di parlare di ciò.
In alcuni casi, potrebbe trattarsi non di pudore, ma di falsa modestia. In altri, legati maggiormente a preoccuazioni di autenticità derivante dalla precisa convinzione che la verità metafisica non possa e non debba subire alterazioni e deviazioni soggettive o individualistiche, poichè ciò evidentemente ne minerebbe il carattere di sacralità, a legittime attenzioni ad una dottrina politica, che non può non apparire desueta e vetusta agli occhi infatuati della mntalità moderna. Che ne sarebbe di certe narrazioni, autentiche o inventate consciamente, se non fossero attribuite a visioni o a sogni?
Sarebbero trattate alla stregua di invenzioni arbitrarie, se non folli elucubrazioni. d'altro canto, non è che si possa aderire a qualsiasi 'autorità' che si proponga in un campo spirituale, giacchè molteplici 'errori dello spiritismo' infestano
Sono poco interessato in fondo, a derimere le questioni di veridicità storica. Ma non si può non essere in qualche modo incuriositi da questo cambiamento di mentalità i cui estremi si collocano tra la ricerca dell'anonimato (o altra attribuzione del merito) e la sua rivendicazione, dimostrato attraverso una genesi, un processo creativo, tutelato per legge, quasi l'opera del genio, come si dice, potesse venir scippata e diffusa sotto mentite spoglie. Non è solo una questione di meri interessi economici, né forse anche di fama e gloria personali. Cerchiamo di andare oltre.
Le diverse e opposte preoccupazioni degli autori sembrano riferirsi a princìpi diversi. La trascendenza e l'individualismo, che si rifà all'immanenza.
L'idea di autore è indissolubilmente legata a quella di auctoritas, ed in un quadro dottrinario tradizionale l'auctoritas, in fatto di testi e di libri, di scrittura e mitologia, è come se ripercoressimo una risalita dellla corrente verso la Fonte prima della Verità, il Principio Supremo, Dio. La rivelazione è garanzia di somma auctoritas. L'Autore del Tutto, di tutto ciò che ci circonda per antonomasia è un termine di paragone veramente insopportabile.
E non è questione di lana caprina, poiché un aspetto dell' 'autorità spirituale' poi si colloca in parallelo nel 'potere temporale'. Fuor di dubbio, del resto, che l'etimo evidentemente ricopre significati caratteristici della sfera politica e del potere. E non si tratta di lana caprina non si tratta, anche perché la questione è ben presente anche oggi, nel mondo moderno, che nelle forme esteriori sembra tanto diverso, ma nella sostanza, in modo più diffuso e frammentato e dislocato si ritrovano,nell'attualità. La questione non si pone più nei termini territoriali e militari di un tempo, ma vista la perdita del potere temporale della Chiesa, dopo i noti fatti 'risorgimentali'. Ma su alcuni argomenti, scuola, etica, sessualità, ad esempio, potere temporale 'laico' e autorità spirituale tradiscono l'antica rivalità.
Il sistema delle caste era tale per cui 'sacerdoti' e 'cavalieri', 'monaci' e 'nobili' questo genere di conflitti e rivalità non avrebbero dovuti originarsi, dato che la divisioni degli ambiti erano ben delimitati. Non potevano esserci, come da noi in Occidente nè 'Principi Vescovi', nè 'Papa-Re', nè Imperatori carichi di funzioni e simboli religiosi.
A Bisanzio, gli Imperatori e le consorti, godevano di una sacralità molto più integra ed il conflitto derivante dalla confusione delle caste e delle razze, meno rissosa., con effetti forse un po meno devastanti. A Ravenna , sono ritratti con l'aureola della Santità. i loro volti non sono ancora aflitti dall'individualismo moderno, cosi ci appaiono ieratici e fissati in una dimensione aptemporale. Un po' come i busti, tutti uguali o quasi, degli Imperatori-Pontefici Romani.Una qualità che trasluce nelle tradizioni liturgiche e teologiche della Chiesa Ortodossa d'Oriente, e che non ha mancato di esercitare il suo fascino su personalità occidentali, predisposti a questo ascolto, come Cristina Campo.
Nel mondo Alto-Medievale non c'erano molti libri a causa di una presunta povertà culturale, le biblioteche benedettine si sono rivelate dei 'preziosi scrigni' del sapere che hanno custoditi dei tesori solo nella succesiva prospettiva, non certo nelle intenzioni propriamente religiose proprio dello spirito benedettino. La leggenda oscurantista ha scritto una storia diversa. Al religioso interessava solo un libro, il Libro. Per questo non sarebbe servita un'intera biblioteca.
La Scolastica medievale, con la fondazione delle Università, ampliò il significato dell'auctoritas. Aristotele e altri filosofi antichi erano considerati auctores insuperati nel sapere profano. Ma il Dio di Aristotele era un 'Dio dei filosofi', vista poi con immeritato sospetto fazioso ed exoterico di 'paganesimo'. E successivamente ancora, Galileo - anti-aristotelico per eccellenza dirà, convinto, che il suo Libro è quello della Natura. Una teologia scientifica che, oltre a celebrarlo come un martire della nuova fede, aprirà la strada a quel percorso positivistico della scienza, condurrà l'Occidente ed il mondo globalizzato al 'disincanto' disperato della modernità. Da 'Segno' manifesto della Creazione ad auctoritas, la Natura si appresta a fornire risposte che non può fornire. E il sapere che Essa insegna le si rivolge contro.
Nella più totale confusione, il Papa Paolo VI, colto ma vacillante su punti decisivi, affermerà che la perdita del 'potere temporale' della Chiesa è il dono dello Spirito Santo, che l'ha purificata dalle preoccupazioni mondane per meglio dedicarsi alla sua missione spirituale. Peccato che l' 'autorità spirituale', nel frattempo era totalmente scomparsa, tra divisioni, scandali ed errori pastorali e teologici, nonostante gli ingannevoli spettacoli mass-mediatici di una Chiesa che, per un giorno, raduna folle oceaniche che, per il resto dell'anno, si dileguano a far funzionare la secolarizzazione globale, la macchina infernale che alla fede al massimo concede risicati spazi di bonismo melenso e assistenza sociale. Spazi che nulla, a ben guardare, nulla, hanno a vedere con la dimensione 'oltremondana', la vetta cui tende ad assicurarci le certezze del 'Regno di Dio che sta dentro di noi'. Se ne sarà accorto?
Nell'Occidente, democratico e nichilista, (relativamente ancora) ricco e 'disincantato', votato al suicidio e alla distruzione, in cui trascinerà il resto del mondo, il Centro non può che essere celato alla luce mondana, occultato, ritirato, come i mitici Re dormienti, in attesa del risveglio, della Nuova Era, il Krita Yuga, l'Età dell'Oro, di cui ci parla anche Esiodo.
Spesso usiamo l'invocazione e l'auspicio alla 'coagulazione' delle energie spirituali disperse. Aggiungiamo ora, dietro suggermento dell'auctores medievale Ibn Arabì, Signore facci degni "eredi e 'coltivatori' in vista della vita futura". Intesa non come 'al di là', ma come 'Vita Nova'.
Mi sembra di percepire nel termine 'coltivatore' molte delle valenze metaforiche che andiamo sperimentando qui nella nostra vita sui monti del Tracciolino. Noi, 'coltivatori' del Tracciolino dello Spirito!
rif.: René Guénon, "Autorità spirituale e Potere temporale", Luni editore, 2005.
http://www.cristinacampo.it/
Un simile analogo pudore a riconoscersi come gli effettivi autori di una certa opera, si ritrova, sotto varie forme, nell'escamotage da parecchi autori, anche molto noti, ad attribuire la loro fatica ad un fittizio manoscritto antico, o ad un sogno o a visioni ed apparizioni. Abbiamo già avuto occasione di parlare di ciò.
In alcuni casi, potrebbe trattarsi non di pudore, ma di falsa modestia. In altri, legati maggiormente a preoccuazioni di autenticità derivante dalla precisa convinzione che la verità metafisica non possa e non debba subire alterazioni e deviazioni soggettive o individualistiche, poichè ciò evidentemente ne minerebbe il carattere di sacralità, a legittime attenzioni ad una dottrina politica, che non può non apparire desueta e vetusta agli occhi infatuati della mntalità moderna. Che ne sarebbe di certe narrazioni, autentiche o inventate consciamente, se non fossero attribuite a visioni o a sogni?
Sarebbero trattate alla stregua di invenzioni arbitrarie, se non folli elucubrazioni. d'altro canto, non è che si possa aderire a qualsiasi 'autorità' che si proponga in un campo spirituale, giacchè molteplici 'errori dello spiritismo' infestano
Sono poco interessato in fondo, a derimere le questioni di veridicità storica. Ma non si può non essere in qualche modo incuriositi da questo cambiamento di mentalità i cui estremi si collocano tra la ricerca dell'anonimato (o altra attribuzione del merito) e la sua rivendicazione, dimostrato attraverso una genesi, un processo creativo, tutelato per legge, quasi l'opera del genio, come si dice, potesse venir scippata e diffusa sotto mentite spoglie. Non è solo una questione di meri interessi economici, né forse anche di fama e gloria personali. Cerchiamo di andare oltre.
Le diverse e opposte preoccupazioni degli autori sembrano riferirsi a princìpi diversi. La trascendenza e l'individualismo, che si rifà all'immanenza.
L'idea di autore è indissolubilmente legata a quella di auctoritas, ed in un quadro dottrinario tradizionale l'auctoritas, in fatto di testi e di libri, di scrittura e mitologia, è come se ripercoressimo una risalita dellla corrente verso la Fonte prima della Verità, il Principio Supremo, Dio. La rivelazione è garanzia di somma auctoritas. L'Autore del Tutto, di tutto ciò che ci circonda per antonomasia è un termine di paragone veramente insopportabile.
E non è questione di lana caprina, poiché un aspetto dell' 'autorità spirituale' poi si colloca in parallelo nel 'potere temporale'. Fuor di dubbio, del resto, che l'etimo evidentemente ricopre significati caratteristici della sfera politica e del potere. E non si tratta di lana caprina non si tratta, anche perché la questione è ben presente anche oggi, nel mondo moderno, che nelle forme esteriori sembra tanto diverso, ma nella sostanza, in modo più diffuso e frammentato e dislocato si ritrovano,nell'attualità. La questione non si pone più nei termini territoriali e militari di un tempo, ma vista la perdita del potere temporale della Chiesa, dopo i noti fatti 'risorgimentali'. Ma su alcuni argomenti, scuola, etica, sessualità, ad esempio, potere temporale 'laico' e autorità spirituale tradiscono l'antica rivalità.
Il sistema delle caste era tale per cui 'sacerdoti' e 'cavalieri', 'monaci' e 'nobili' questo genere di conflitti e rivalità non avrebbero dovuti originarsi, dato che la divisioni degli ambiti erano ben delimitati. Non potevano esserci, come da noi in Occidente nè 'Principi Vescovi', nè 'Papa-Re', nè Imperatori carichi di funzioni e simboli religiosi.
A Bisanzio, gli Imperatori e le consorti, godevano di una sacralità molto più integra ed il conflitto derivante dalla confusione delle caste e delle razze, meno rissosa., con effetti forse un po meno devastanti. A Ravenna , sono ritratti con l'aureola della Santità. i loro volti non sono ancora aflitti dall'individualismo moderno, cosi ci appaiono ieratici e fissati in una dimensione aptemporale. Un po' come i busti, tutti uguali o quasi, degli Imperatori-Pontefici Romani.Una qualità che trasluce nelle tradizioni liturgiche e teologiche della Chiesa Ortodossa d'Oriente, e che non ha mancato di esercitare il suo fascino su personalità occidentali, predisposti a questo ascolto, come Cristina Campo.
Nel mondo Alto-Medievale non c'erano molti libri a causa di una presunta povertà culturale, le biblioteche benedettine si sono rivelate dei 'preziosi scrigni' del sapere che hanno custoditi dei tesori solo nella succesiva prospettiva, non certo nelle intenzioni propriamente religiose proprio dello spirito benedettino. La leggenda oscurantista ha scritto una storia diversa. Al religioso interessava solo un libro, il Libro. Per questo non sarebbe servita un'intera biblioteca.
La Scolastica medievale, con la fondazione delle Università, ampliò il significato dell'auctoritas. Aristotele e altri filosofi antichi erano considerati auctores insuperati nel sapere profano. Ma il Dio di Aristotele era un 'Dio dei filosofi', vista poi con immeritato sospetto fazioso ed exoterico di 'paganesimo'. E successivamente ancora, Galileo - anti-aristotelico per eccellenza dirà, convinto, che il suo Libro è quello della Natura. Una teologia scientifica che, oltre a celebrarlo come un martire della nuova fede, aprirà la strada a quel percorso positivistico della scienza, condurrà l'Occidente ed il mondo globalizzato al 'disincanto' disperato della modernità. Da 'Segno' manifesto della Creazione ad auctoritas, la Natura si appresta a fornire risposte che non può fornire. E il sapere che Essa insegna le si rivolge contro.
Nella più totale confusione, il Papa Paolo VI, colto ma vacillante su punti decisivi, affermerà che la perdita del 'potere temporale' della Chiesa è il dono dello Spirito Santo, che l'ha purificata dalle preoccupazioni mondane per meglio dedicarsi alla sua missione spirituale. Peccato che l' 'autorità spirituale', nel frattempo era totalmente scomparsa, tra divisioni, scandali ed errori pastorali e teologici, nonostante gli ingannevoli spettacoli mass-mediatici di una Chiesa che, per un giorno, raduna folle oceaniche che, per il resto dell'anno, si dileguano a far funzionare la secolarizzazione globale, la macchina infernale che alla fede al massimo concede risicati spazi di bonismo melenso e assistenza sociale. Spazi che nulla, a ben guardare, nulla, hanno a vedere con la dimensione 'oltremondana', la vetta cui tende ad assicurarci le certezze del 'Regno di Dio che sta dentro di noi'. Se ne sarà accorto?
Nell'Occidente, democratico e nichilista, (relativamente ancora) ricco e 'disincantato', votato al suicidio e alla distruzione, in cui trascinerà il resto del mondo, il Centro non può che essere celato alla luce mondana, occultato, ritirato, come i mitici Re dormienti, in attesa del risveglio, della Nuova Era, il Krita Yuga, l'Età dell'Oro, di cui ci parla anche Esiodo.
Spesso usiamo l'invocazione e l'auspicio alla 'coagulazione' delle energie spirituali disperse. Aggiungiamo ora, dietro suggermento dell'auctores medievale Ibn Arabì, Signore facci degni "eredi e 'coltivatori' in vista della vita futura". Intesa non come 'al di là', ma come 'Vita Nova'.
Mi sembra di percepire nel termine 'coltivatore' molte delle valenze metaforiche che andiamo sperimentando qui nella nostra vita sui monti del Tracciolino. Noi, 'coltivatori' del Tracciolino dello Spirito!
rif.: René Guénon, "Autorità spirituale e Potere temporale", Luni editore, 2005.
http://www.cristinacampo.it/
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