Tanti colori sgargianti. Sono i colori dell'arcobaleno. Colori ed allegria in mostra. Forse sarà a coprire la mestizia di fondo, il grigiore di una vita che si rappresenta omogenea e piatta, in cui le differenze si esaltano per ucciderle, annientarle. Dimentichi che l'arcobaleno è composto da colori 'diversi' che per rimanere tale devono rimanere 'diversi'. In realtà, il grigiore necrofilo dell'indaco incombe minaccioso, nascosto dietro gli specchietti per aòòodole della modernità nichilista.
Pisapia Giuliano e Alemanno Gianni - 'un vento nuovo sta soffiando' recitano i giornali - accolgono da sindaci delle loro città, Milano e Roma, le 'due' capitali, le 'manifestazioni' dell'orgoglio omosessuale.
L'antico e venerando simbolo dell'Alleanza tra l'Uomo e Dio, espressione 'ponteficale' della dignità umana e della sua nobiltà 'creata ad immagine e somiglianza' dell'Essere supremo, viene ora utilizzato per indicare la vera alleanza del dominio dell'immanenza. Il fatto che esponenti politici appartenenti a parti sedicenti contrapposte si trovino, assai giustamente in modo rivelatorio, unite dall'arcobaleno, fortemente marca il carattere sovvertitore e falsario delle rappresentazioni che i moderni si fanno della loro epoca.
Simbolo pressoché universale, gli antichi, ma contemporanei aborigeni australiani, credevano anch'essi nella loro nobile semplicità, che l'arcobaleno fosse un Serpente (rainbow snake), come un ponte tra Terra e Cielo, attraverso cui salire e scendere. Quando non, addirittura, questo coincideva con la 'volta' celeste, di cui si hanno testimonianze in Australia ed in America meridionale.
Una fune o una scala, una passerella per l'ascesi celeste. Genesi 28,12: “Giacobbe fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo". I maestri cabbalistici si fregiano col titolo di 'Padroni della Scala'.
Via, Cammino, per antonomasia, come bene insegna la simbologia costruttiva cristiana dei ponti, ci si imbatte nel Diavolo, la cui missione è quella di farci carambolare giù, rovinosamente. Più in alto si sale e più dolorosa è la caduta.
Fino a diventare un simbolo autonomo di ascesa.
Il maestro spirituale siriaco e santo cristiano S. Giovanni Climaco, klimax è appunto la 'scala', l'ha messa al centro della sua riflessione e della sua pratica. I gradini del cammino altrettanti livelli di conoscenza iniziatica, riverberi coltivati nell'esicastica 'preghiera del cuore'.
Ci si può collegare, non senza motivi, al Khan, inteso sia come Grand Khan mongolico, sia come Can Grande della Scala, presso cui godette ospitalità Dante. Forse preconizzando una via ghibellina della spada a spianare la strada all' 'Alto Arrigo', Imperatore e Chakravartin del medioevo kristiano, osteggiato tragicamente dalla Chiesa.
Chiesa in questi giorni vede sfilare il laico 'corteo arcobaleno' sotto le finestre dei 'sacri palazzi'. Non agisce o reagisce. Perchè? Mi sarei aspettato una pubblica posizione all'insulto della Città Eterna. alla sua missione mondana, col cristianesimo ed, anche prima, con la romanità latina. Neppure un rosario. Totalmente imbelle. Certo. Fu essa ad osteggiare la via della spada, quella spada affilata in un pericoloso equilibrio sull'abisso tesa a unire le 'due sponde', proprio come il ponte. La sponda maschile e quella femminile, dell'immanenza e della trascendenza, del Figlio della Donna e del Figlio dell'Uomo.
La tragica conseguenza è la femminilizzazione del clero, debole e spaurito, in preda ad abissali oscillazioni, che S. Giovanni conosceva bene per averli combattuti per una vita. E, sottolineo, combattuti, pugnati. Mi sarei atteso una reazione spirituale, con le armi proprie della Chiesa, magari un rosario di intercessione per i peccatori, che, oltre al peccato in sè, aggiungono l'orgoglio di difenderlo con dottrine contrarie ad ogni buon senso.
Solo la mentalità moderna può, in questa opera di annientamento, concepirlo come un 'avanzamento' sul piano civile e umano. Mentre è vero il contrario. Fare di una debolezza un motivo di 'orgoglio' è comunque un indulgere verso gli aspetti meno elevati dell'essere umano. Celebrare come una festa quello che sembra un eccesso di sessualità sfrenata, ma senza quella cornice rituale tipica dell'eccesso dionisiaco o dei saturnalia romani, all'insegna dell'uguaglianza - così si traduce il 'omo' -, farne una rivendicazione di diritto, ha senz'altro a che vedere con l'esaltazione del 'rovesciamento', l'ebrezza de-sacralizzata, la parodia carnevalesca del quotidiano.
Non può considerarsi un mero caso che il termine sanscrito per indicare l'ordine sociale tradizionale hindu, basato come è noto sulla casta sia varna, la cui traduzione letterale è appunto 'colore'. Il loro accostamento costituisce l'essenza del simbolo dell'arcobaleno.
Il silenzio della Chiesa è stato assordante. Proprio come una femminuccia (di altri tempi, forse), si raggomitola in un cantuccio e sta zitta. Come se, il pervertimento, reso possibile da un lungo processo di disgregazione, nel senso letterale di dipersione del greges, le greggi, del simbolo dell'arcobaleno abbia contaminato anch'essa. E' il 'vento nuovo che soffia' su Milano, parole del Sindaco Pisapia, che non ha perso tempo a condidare la sua città a sede del prossimo Euro-gaypride. Prim'ancora, ha 'rinnovato' la Chiesa. E che dire di Alemanno, che passa da una consacrazione in Vaticano ad una processione irridente e blasfema del carattere sacro e celeste, quella Città che Sant'Agositno vedeva erede di tutta la Tradizione occidentale?
Dopo tanto storicismo, culmine della scala rovesciata, c'è da stupirsi?
Via, Cammino, per antonomasia, come bene insegna la simbologia costruttiva cristiana dei ponti, ci si imbatte nel Diavolo, la cui missione è quella di farci carambolare giù, rovinosamente. Più in alto si sale e più dolorosa è la caduta.
Fino a diventare un simbolo autonomo di ascesa.
Il maestro spirituale siriaco e santo cristiano S. Giovanni Climaco, klimax è appunto la 'scala', l'ha messa al centro della sua riflessione e della sua pratica. I gradini del cammino altrettanti livelli di conoscenza iniziatica, riverberi coltivati nell'esicastica 'preghiera del cuore'.
Ci si può collegare, non senza motivi, al Khan, inteso sia come Grand Khan mongolico, sia come Can Grande della Scala, presso cui godette ospitalità Dante. Forse preconizzando una via ghibellina della spada a spianare la strada all' 'Alto Arrigo', Imperatore e Chakravartin del medioevo kristiano, osteggiato tragicamente dalla Chiesa.
Chiesa in questi giorni vede sfilare il laico 'corteo arcobaleno' sotto le finestre dei 'sacri palazzi'. Non agisce o reagisce. Perchè? Mi sarei aspettato una pubblica posizione all'insulto della Città Eterna. alla sua missione mondana, col cristianesimo ed, anche prima, con la romanità latina. Neppure un rosario. Totalmente imbelle. Certo. Fu essa ad osteggiare la via della spada, quella spada affilata in un pericoloso equilibrio sull'abisso tesa a unire le 'due sponde', proprio come il ponte. La sponda maschile e quella femminile, dell'immanenza e della trascendenza, del Figlio della Donna e del Figlio dell'Uomo.
La tragica conseguenza è la femminilizzazione del clero, debole e spaurito, in preda ad abissali oscillazioni, che S. Giovanni conosceva bene per averli combattuti per una vita. E, sottolineo, combattuti, pugnati. Mi sarei atteso una reazione spirituale, con le armi proprie della Chiesa, magari un rosario di intercessione per i peccatori, che, oltre al peccato in sè, aggiungono l'orgoglio di difenderlo con dottrine contrarie ad ogni buon senso.
Solo la mentalità moderna può, in questa opera di annientamento, concepirlo come un 'avanzamento' sul piano civile e umano. Mentre è vero il contrario. Fare di una debolezza un motivo di 'orgoglio' è comunque un indulgere verso gli aspetti meno elevati dell'essere umano. Celebrare come una festa quello che sembra un eccesso di sessualità sfrenata, ma senza quella cornice rituale tipica dell'eccesso dionisiaco o dei saturnalia romani, all'insegna dell'uguaglianza - così si traduce il 'omo' -, farne una rivendicazione di diritto, ha senz'altro a che vedere con l'esaltazione del 'rovesciamento', l'ebrezza de-sacralizzata, la parodia carnevalesca del quotidiano.
Non può considerarsi un mero caso che il termine sanscrito per indicare l'ordine sociale tradizionale hindu, basato come è noto sulla casta sia varna, la cui traduzione letterale è appunto 'colore'. Il loro accostamento costituisce l'essenza del simbolo dell'arcobaleno.
Il silenzio della Chiesa è stato assordante. Proprio come una femminuccia (di altri tempi, forse), si raggomitola in un cantuccio e sta zitta. Come se, il pervertimento, reso possibile da un lungo processo di disgregazione, nel senso letterale di dipersione del greges, le greggi, del simbolo dell'arcobaleno abbia contaminato anch'essa. E' il 'vento nuovo che soffia' su Milano, parole del Sindaco Pisapia, che non ha perso tempo a condidare la sua città a sede del prossimo Euro-gaypride. Prim'ancora, ha 'rinnovato' la Chiesa. E che dire di Alemanno, che passa da una consacrazione in Vaticano ad una processione irridente e blasfema del carattere sacro e celeste, quella Città che Sant'Agositno vedeva erede di tutta la Tradizione occidentale?
Dopo tanto storicismo, culmine della scala rovesciata, c'è da stupirsi?
Vincenzo A:Come sempre la tua analisi è lucida e profonda, poggia infatti sulle solidissime basi della Tradizione, attraversa sincreticamente le epoche per proporre una chiave interpretativa documentata e che vede ancora una volta debolissimo l’ unico potere tradizionale nominalmente ancora in vita: la Chiesa.
RispondiEliminaVolevo chiederti: cosa ne pensi delle teorie di quanti vedono nella crescente diffusione della omosessualità, specie nelle affollatissime aree urbane una sorta di reazione biologica inconscia della specie umana al sovraffollamento che spinge ad indirizzare la sessualità in chiave non riproduttiva?
Mi sembra una interpretazione venata sicuramente di positivismo scientista, ma con qualche elemento di suggestione.
In secondo luogo volevo sapere una tua opinione sulla crescente attrazione che tanti (vedi il caso dell’ ex governatore del Lazio) provano verso i cosiddetti transessuali: si tratta ovviamente soprattutto di bassi istinti tesi alla ricerca dell’ esotico nella perversione.
Tuttavia la lettura del testo di Julius Evola “Metafisica del Sesso” mi ha fatto conoscere l’ importanza del Mito dell’ Androgino come pulsione metafisica al ricongiungimento del maschile e del femminile in una superiore, originaria, divina Unità, e le forme di culto di questa figura che assommava in sé il maschile ed il femminile.
Pensi che in parte questa moderna figura del transessuale potrebbe essere l’ incarnazione, declinata nell’ era del Kali Yuga, di quella figura mitica dotata sia degli attributi maschili che di quelli femminili e che questo possa spiegarne, anche in una chiave di non esclusiva sessualità materialistica, la “popolarità” nel tempo presente?
Un caro saluto dalla ex Roma dei Papi e dei Cesari.
Vincenzo A.
Caro Vincenzo,
RispondiEliminagrazie per le tue parole. Sei sempre molto generoso nei tuoi giudizi, e nei miei riguardi. Apprezzamenti che non credo di meritare, almeno totalmente.
Scusami il ritardo con cui ti rispondo. Avrei voluto e dovuto farlo prima.
In questo periodo gli impegni sono parecchi ed anche alcuni di natura straordinaria, come i lavori di rifacimento del tetto della cascinetta-baita con tutto quello che comporta, impalcature, muratori,polvere, ecc.
Anche un lavoro di traduzione che mi stava impegnando, è stato momentaneamente sospeso (a meno che, l'amico che me lo ha affidato, non consideri di cambiare traduttore vedendo che va per lunghe).
Vorrei comunque che tu sapessi, tu ed anche Indio, che sento un forte legame di amicizia tra noi, durevole e solido perchè basato su convinzioni molto profonde, non improvvisate bensì maturate lentamente in crogiuoli alchemici misteriosi del destino che possono ben resistere a questi forzosi e momentanei silenzi.
I temi che suggerisci ed i quesiti che poni, nonostante tutto, non sono caduti nel vuoto. E mi hanno stimolato riflessioni. La prima delle quali è l'impressione che la loro importanza, il loro peso, particolarmente nel nostro contesto moderno. siano assolutamente degni di essere ripresi ed approfonditi in un momento più calmo. Considerando quindi il loro valore spero di poterli affrontamente, con più calma con uno scritto ad essi dedicato.
Non è un escamotage per scansare la questione. Mi devi credere.
Sono fiero di avere un amico come te e voi (a proposito quando mi venite a trovare?) che mi saluta "dall'ex Rona dei Papi e dei Cesari!" Mi ha fatto sorridere e donato un attimo di gioia pura.
Più che una nostalgia...un pensiero trascendente lo ha ispirato, ne sono certo conoscendoti. Totalente e fieramente incurante della sua 'inattualità', controcorrente col coraggioso piglio della sentenella che dai suoi bastioni veglia e scruta l'orizzonte. In segreto e duramente, lotta affinchè le tenebre non prevalgono nel suo cuore.
Un abbraccio,
Franco