mercoledì 7 settembre 2011

Tra Indio e Sibylle. Una considerazione.




Caro Indio,

ti ringrazio del tuo commento, pensavo che forse di avrebbe provocato un tantino. E scommetto anche che ti abbia messo un po' alla prova, sul piano 'ideologico'.
Trascurando quest'ultimo, che implicherebbe premesse molto ampie, sia sul piano storico che su quello dottrinale - giacchè come tu ben sai il termine 'ideologico' ha origini nell'humus culturale della rivoluzione francese, e trova il suo apice nel pensiero marxista -.
Accantonando quindi questi argomenti sui quali non potrei esimermi dall'esprimere valutazioni assai poco positive, se non una certa loro intrinseca necessità nell'adempimento di un ciclo, mi limiterò ad alcune brevi considerazioni circa l'animalismo e vegetarianesimo.

Convengo con te nel notare che spesso si sono manifestati con espressioni eccessive e talora fanatiche, da sembrare infantili. Infatti in questi casi, sembrano pratiche più che altro suggerite da una vaga moda ribellistica radicale, di arrabbiati sociali sempre in cerca di un pretesto. A volte ancora si sono viste come snobistiche e altolocate pratiche, altrettanto poco disinteressate, addirittura da parte di Ministri della Repubblica, come di preferenza nel caso degli animali domestici o dei delfini. Green Peace pacifica ipocritamente i cuori, come quando ai bambini di scuola fanno piantare alberi con una mano, e insegnare la necessità del nucleare con l'altra. Vedi i casi Brambilla e più di recente Alfano. Celebrità della televisone o del cinema che si ergono a paladini di foche e balene. E così via. In entambe le circostanze, che provengano da arrabbiati sedicenti antagonisti o da celebrità e alti funzionari dello Stato, poco importa, giacchè il loro risultato è nullo in ogni caso. E la ragione è semplice.

In tutti questi casi non si va colpire la intima causa di tale stato di cose, o che ha condotto a un simile stato di cose, che sta nella cultura moderna e che non riconosce non solo agli uomini, ma anche agli animali lo stato di esseri dotati di un'anima. E nonostante il termine stesso di animale derivi chiaramente da anima. Anima, fatta oggetto di una distruzione razionalistica secolare, come per il sacro e per la religione in termini generali. Alludo al processo di secolarizzazione e 'progresso' nato in Occidente e succesivamente mondializzatosi.
Da qui ai mattatoi e alle crudeltà gratuire, il passo è breve.

Se hai tempo, prova a dare un'occhiata a:
http://www.youtube.com/watch?v=ce4DJh-L7Ys

Le civiltà premoderne, specialmente quelle che noi chiamiamo 'primitive', non avrebbero mai concepito efferatezze a noi divenute famigliari. Non perchè fossero carenti dei necessari mezzi tecnologici e industriali per perpetrarle, bensì perchè la loro era, per essere brevi e necessariamente sommari, una civiltà animistica. Che, lungi dall'avere quel significato spregiativo che ha assunto in età moderna, divenuto sinonimo di ignorante, assegnava un posto ben preciso ed elevato ad ogni forma vivente, animale e vegetale. Possedevano un freno, per così dire, che era il 'sacrificio' - termine pressochè misconosciuto alla mentalità moderna - a volte anche cruento.
Non era infrequente, anche presso i tuoi amati indiani nordamericani, che venissero considerati dei parenti, dei progenitori, e molte storie, non fraintese come fantasiose leggende e miti, raccontavano di epopee fondanti la civiltà stessa. Ad essi si rifacevano, a quanto pare, per organizzare la società, riti, culti, matrimoni, le nascite e le morti, in guerra o in pace, e la vita spirituale umana in generale.
Anche solo a volerne accennare, per quel che vale, il sapere accademico, intrinsicamente distruttivo di quello tradizionale, ha individuato il termine 'totem', 'animale totemico' ecc. originario proprio dalle civilta indiane nordamericane.
Con quel rispetto per gli animali e le piante che possiamo solo rimpiangere, per essere andato tragicamente perduto.
Sia chiaro, tutto ciò senza nulla togliere alla violenza che possiamo trovare tra gli animali e tanto tra uomini che tra gli animali.
Ma non va dimenticato che tra la morte e il sacro esiste una stretta relazione.
Mi rendo conto di essere breve a scapito della chiarezza, ma va riconosciuto che l'espressione massima del sacrificio è appunto la morte. Nessun cacciatore mangia l'animale che ha ucciso e verso cui si trova imparentato per nascita, lo dona ai vicini e a tutti coloro per cui cibarsi di un tale essere sarebbe impuro e sacrilego. E così reciprocamente.
Concludendo, se animalismo e vegetarianesimo in effetti a volte assumono forme ridicole ed infantili, ciò è dovuto alla loro origine moderna e profana, che al pari dei più cruenti mattatatoi industriali e delle crudeltà gratuite, per ricavare pellicce considerate lussuose o un 'paté de fois', che è ormai incapace di cogliere l'anima, l'intelletto, la metafisica, il sacrificio, 'jayna', la fiammella che arde e ci eternizza, che soli consentono una comprensione degli argomenti di cui stiamo parlando.
Non casualmente, ma per una precisa ragione di capovolgimento, di roveciamento dei termini, spesso ciò viene giustificato come una sopravvivenza nell'uomo moderno di antiche e rozze abitudini arcaiche e primitive. Mentre è vero il contrario.

Simbolo arcaico riprodotto in un pavimento musivo, gioia di ogni archeologo che lo scoprisse, o propaganda?

Forse solo ignoranze nel valutare 'liberi di pregiudizi' il perenne linguaggio simbolico dell'umanità.
Quanto alla cosiddetta 'libertà' di stampa - che consentirebbe di uscire da queste 'secche', non mi spenderei in molte parole. Capisco il fascino che possa esercitare sulla mentalità moderna e democratica,. Quella che ritiene e propaganda l'idea che i popoli si possano autogovernare.

Si tratta di un'autentica menzogna, che come un pilastro dei più robusti dovrebbe reggere l'edificio traballante. Quando si impongono come vere visioni storiche, liberamente si intende attraverso leggi democratiche, significa che non si ha più molta fiducia che si possano reggere con le loro sole forze.

Con tutta la e le libertà che abbiamo raggiunto dovremmo aver raggiunto l'apice del perfettibile. Evidentemente le cose non stanno così. Nei più dei casi la libertà di stampa non è altro che uno scompenso basato su di un equilibrio di tacite menzogne sottaciute in cambio di una analoga omissione.
In ogni caso, si tratta di una coperta 'gattopardesca', di un necessario ingrediente, nella necessaria lotta mediatica, che rende più credibile e incontrovertibile il 'Big Game' infernale. Avete mai visto le trasmissioni sulle celebrazioni del 150° dell'unità d'Italia (terra di civiltà millenarie), oppure 'La Storia siamo noi'? Fa parte del gioco. Personalmente, evito di assistervi.

Non vi è una gran contraddizione. In ogni caso si tratta di propaganda. Eppure lo diciamo sempre, la storia la scrivono i vincitori. Poi, alla fine, soprattutto quando seppur erroneamente ci identifichiamo con questi ultimi, finiamo per non crederci più.

2 commenti:

  1. Grazie della risposta Franco...E' un intervento questo, almeno nella parte in cui parli di animali e modernità, del tutto condivisibile. Ti rispondo punto per punto. Forse non mi sono spiegato bene ed ho scritto il commento precedente un po' in fretta, perchè anch'io sono contro la sofferenza gratuita degli allevamenti industriali. Ci mancherebbe! Quello che non concepisco è solo il vegetarianismo radicaleggiante di cui parli anche tu. Questo mondo ha smarrito il senso di rispetto per gli animali e la loro "anima"...e condivido anche questo.

    E' vero che la libertà di stampa è spesso un inganno... Perchè controllata da grandi gruppi di potere. Ma più che di libertà di stampa io mi riferivo più che altro alla libertà di espressione. Di questa cosa sono fermamente convinto e penso che i sistemi totalitari non possano sopprimere quello che è un diritto di ogni persona: e questo non significa certo esaltare la libertà "borghese".

    Riconosco che la svastica è un simbolo che si ritrova in tante culture, dal profondo significato esistenziale, perchè rimanda alla ciclicità e alla relazione dell'uomo col mondo... ma è anche un simbolo che suo malgrado si porta dietro le nefandezze del nazismo (regime che per certi versi era tutt'altro che "antimoderno"). La storia certo non è mai obiettiva, è scritta dai vincitori; la storia è u nterreno di scontro ideologico e culturale... perchè è prima di tutto "punto di vista" sugli avvenimenti e "interpretazione"...ma ci sono cose che nessuno può mettere in dubbio: tali sono i massacri e i genocidi del Nazismo, i gulag di Stalin e anche i tanti massacri eseguiti dalle nazioni "democratiche" come in primis gli Usa nei confronti di vari popoli e culture... Alla spartizione della torta parteciparono varie potenze e anche la seconda guerra mondiale non fu altro che competizione imperialista tra Stati...
    Indio

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  2. P.S: ieri ho sfogliato in libreria un testo di Evola "Anticomunismo Positivo", che mi ha sorpreso per la conoscenza che l'autore aveva di saggi e autori marxisti. Il discorso sull'anticomunismo di Evola seppure molto confuso e recante le ricorrenti teorie del pensiero di destra sull'influenza ebraica (ma non del "complottismo", almeno nel suo caso),era coerente: dal suo punto di vista non si poteva combattere il comunismo senza combattere i valori borghesi , ovvero non si poteva combattere il comunismo non mantenendosi sul suo stesso terreno di scontro egemonico.Evola riconosceva come nello stesso Manifesto Marx avesse fatto una disamina del materialismo borghese, che aveva soppiantato tutti gli antichi valori, sostituendo il nudo interesse economico a tutti gli altri valori. La preoccupazione del degrado "spirituale" della condizione umana moderna è presente.. basti citare solo una frase tra tante: "Tutte le nostre scoperte e i notri progressi sembrano infondere una vita spirituale alle forze materiali e al tempo stesso istupidire la vita umana, riducendola a una forza materiale".Ovviamente per Evola il marxismo era esso stesso "materialista" (nel senso volgare e non filosofico del termine), perchè la sua lotta, attuata attraverso le sue organizzazioni, sarebbe stata puramente economica e legata solo a preoccupazioni d'ordine materiale. E qui si collega anche il suo discorso sul progressimo ebraico, teso ad abolire ogni tradizione nel nome del razionalismo (anche se qui i conti non tornano, visto che l'ebraismo è composto di tanti "tradizionalisti"... comprese le ali più radicali degli ebrei ultraortodossi.. e antisionsiti!). L'ideologia comunista e fascista come movimenti di pensiero si oppongono alla società borghese? Forse sì, ma l'uno nel segno del progresso e l'altro nel segno della reazione (ovvero attraverso la riscossa nazionalista). L'uno tendendo a superarla nelle sue condizioni materiali, l'altro nei suo aspetti "sovrastrutturali", per tornare a "superiori" valori preborghesi e premoderni: come il culto delle abilità guerriere, del sacrificio e della patria...A livello politico non sono mancati i tentativi di un superamento di destra e sinistra per un comune schieramento "antiborghese" che includesse esperienze di resistenza nazionalcomnitaria (vedi le teorie di C. Preve)
    Mi scuso se mi son dilungato, ma sono discorsi che mi hanno stuzzicato. Qualcuno potrebbe considerare questi confronti come folli dissertazioni... ma sono forse anche queste segnali di "libertà di pensiero"...
    ciao...
    indio

    Indio

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