domenica 27 giugno 2010

Non fare agli altri quel che...











Vi dò una notizia, non è recentissima, ma per altri versi, come tutte le notizie crepuscolari che ci parlano della decadenza modernista, potrebbe benissimo esserlo.

27 ottobre 2002 20:40
Un gruppo di ricercatori cinesi della provincia di Tianjin (a lato) sta tentando di clonare la capra boera. Se l'esperimento riesce, la nascita del primo esemplare dovrebbe verificarsi ad ottobre del 2003. "La Capra boera, originaria del Sud Africa, cresce molto in fretta" ha spiegato il direttore del progetto, Ding Boliang. La resa media in carne da mangiare e' del 50% del peso dell'animale vivo, contro il 20-30% delle razze piu' comuni. Una capra boera adulta pesa in media 100 kg e puo' quindi dare piu' di 40 kg di carne.

Commento:
Spero che se avevate ancora dubbi su cosa veramenti significhi, per il futuro della razza umana, il comunismo (teorico o reale, da rifondare oppure più o meno realizzato...) ed il materialismo che lo presuppone, ora possiate comprendere meglio il famoso detto "di buone intenzioni è lastrica la stada che porta al diavolo!" Mi rendo conto che non si tratta di un rilievo sul piano politico... ma meglio così!
Difficile sbagliare di quanto ci riporti "indietro" questo radioso, mitico "Sol dell' Avvenire"! Impressionante vedere come si somiglino tutti, destra e sinistra, conservatori e progressisti, oriente e occidente!
Quale futuro per l'inventore della capra boera?


http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/90/Boerbok.jpg

giovedì 24 giugno 2010

... fienagione al Tracciolino, e grazie a Gigi.

E' scoppiata l'estate qui sul Tracciolino! Maturano le messi...la messe più importante qui è il fieno per le bestie. Ma il caldo è questo. Non perdona. Il conflitto tra il far presto - un temporale lo potrebbe infradiciare - e il limite umano della resistenza al lavoro fisisico e all'arsura della stagione è sempre teso come una corda al diapason.
I più solerti si erano già portati avanti all'inizio di giugno. Naturalmente noi no. Un po' certo per pigrizia. E un po anche per inesperienza e mancanza di organizzazione e attrezzature. Noi siamo in ritardo.
Per fortuna vi ha sopperito l'amicizia e lo Spirito del Tracciolino: Gigi mi è venuto a trovare, con Elena e suocera, e ha voluto lavorare, anzi è venuto su appositamente per lavorare. Gigi è una persona decisamente controcorrente, vista l'aria che tira e i "favori" di cui gode il lavoro manuale. Questo post gli è dedicato per riconoscenza.
Abbiamo sudato insieme. E insieme abbiamo annusato il profumo del fieno. Un odore antico, pieno di suggestione. Di erbe e di fiori che seccano rilasciando quell'inconfondibile segno che marca la memoria nostra di bambini. E poi, grazie a queste occasioni, ritorna. Ritornano i ricordi degli anni teneri e dei volti di persone oramai scomparse. La magia della montagna e dell'estate aleggia su questi campi. I covoni di fieno, ma meglio sarebbe dire dilettanteschi (per diletto, non per necessità economica reale, ma un diletto dotato di una realtà non meno pregnante) mucchi di fieno radunato con una certa improvvisazione. Non è roba da malgari. A Gigi sfugge un "se ci vede un malgaro, si mette a ridere.." ma a ridere e a sudare siamo noi.
Il rastrello stenta a prendere un ritmo antico sul manto smeraldino del prato. L'erba non è ben rasata. Inceppato dall'inesperienza, il fieno dorato e biondo un po alla volta si accumula. Lo mettiamo in sacconi e lo facciamo sendere giù nel fienile. I sacchi sono più grandi dell'ingresso del fienile. Faticano ad entrarci: Li costringiamo. E il fienile, vuoto e polveroso, si anima di profumi di erboristeria , di drogheria e di cosmesi. E' l'immagine dell'abbondanza. Come dice una Upanishad, è l'immagine di un' "abbondanza che resta abbondante".
In apparenza è solo un pomeriggio di prima estate, sudati e ristorati da gigantesche bevute di acqua e limone praparataci da Bea. Tra un impegno ed un altro, tra un attimo e l'altro successivo, il tempo è come sospeso.
In fine, al primo imbrunire, Gigi e i suoi se ne vanno. Con i suoi occhioni che sembrano ancora ringraziare me! Ma come se sei venuto a sudare e a faticare e ringrazi ancora me? I suoi occhioni sono appena velati di tristezza per il pensiero di un nipote, una preoccupazione che lo attraversa come un dolore, speriamo passi veloce come i temporali estivi. Come il riposo restaura le forze dopo la fatica. La fresca sera guarisce dalla febbrile calura. Quegli occhi hanno l'energia vitale di soccorrere chi ne avesse bisogno! Lo so.
Spero solo che lo Spirito del Tracciolino possa averti dato un'emozione, che abbia potuto contribuire, almeno un pochino, a caricarti per le fienagioni dellle stagioni a venire!
Con il fienile pieno, nessun inverno è tanto rigido da far paura!
Grazie Gigi!


















domenica 20 giugno 2010

Smarrimenti antichi...

Vi è un fatto che non può non colpire ogni persona che studi seriamente la storia del cristianesimo, vale a dire l’assenza pressoché completa di documenti riguardanti l’uomo la cui importante religione porta il nome, e cioè Gesù Cristo.

Le origini di Gesù sono rimaste e, probabilmente sono destinate a rimanere, avvolte dal mistero. Ma a guardare bene, anche quelle che riguardano Maria, sono altrettanto misteriose o, se vogliamo, miracolose. Uno dei Vangeli canonici ci dice che fosse la figlia di Gioacchino e di Anna, quando aveva superato l’età della maternità; in altre parole, sarebbe, pure lei, nata miracolosamente – o molto semplicemente una ragazza adottata da Anna e Gioacchino nella loro vecchiaia – fatto che non chiarisce gran ché sulle sue origini.

Uno dei numerosi Vangeli “apocrifi” –rifiutati dalla Chiesa – attribuisce la paternità di a un soldato romano, distintosi per la sua bravura e soprannominato, per questo motivo, “Pantera”. Un “Ben Pantera” viene pure ricordato nei Toledot Jeshua, scritti ebraici polemici dei primi secoli e successivamente tramandati.

Ma vi è qualcosa di molto più sconvolgente. Si sono scoperti, non molto tempo fa, dei manoscritti d’un importante convento della setta degli Esseni, si trova appena a trenta chilometri da Gerusalemme. Queste manoscritti coprono un arco di tempo che va dall’inizio del primo secolo prima di Cristo alla seconda metà del primo secolo dopo.

Vi si parla, già sessanta anni prima della sua venuta, di un grande Iniziato o Maestro spirituale – un “Maestro di Giustizia” – di cui si attendeva un giorno il ritorno.

Della straordinaria carriera di Gesù, delle sue innumerevoli e miracolose guarigioni, del suo insegnamento durato tre anni in mezzo alle genti di Palestina, della sua entrata trionfale a Gerusalemme, ci si narra cosi brillantemente nei Vangeli canonici, del suo processo e della sua crocifissione (accompagnata, secondo i Vangeli canonici, da avvenimenti talmente sorprendenti, come un terremoto, come l’oscuramento del cielo alle tre del pomeriggio, e la volta del Tempio si sarebbe squarciata da sola in due), non viene detta una sola parola sulle testimonianze di questi asceti – uomini eminentemente religiosi che tali avvenimenti senz’altro avrebbero dovuto interessarli. Sembrerebbe che, secondo questi “manoscritti del Mar Morto”, dunque così importanti per la ricostruzione storia dell’ambiente culturale in cui nacque il Cristianesimo, che Gesù non avesse suscitato impressione alcuna su quegli spiriti del suo tempo, eppur così avidi di saggezza e così informati, come sembra si possa dire di coloro che vivevano nel monastero in questione. Oppure, se si ritiene improbabile questa ipotesi, si potrebbe anche pensare che … semplicemente Gesù non sia mai esistito!

Per quanto sconvolgente possa sembrare, questa conclusione deve essere posta al pubblico, in particolare al pubblico cristiano, dopo le recenti scoperte.

Per ciò che concerne la Chiesa cristiana, tuttavia, il cristianesimo in quanto fenomeno storico, e il ruolo che ha giocato in Occidente e nel mondo, la questione è importante come l’aria che respiriamo. Perché se Gesù è vissuto ed ha predicato, non è lui il vero fondatore del cristianesimo, come si presenta nel mondo. Se fosse veramente vissuto, Gesù sarebbe stato un uomo “al di sopra del Tempo” il cui Regno – come egli stesso ha detto a Pilato, secondo i Vangeli – non era “di questo mondo”; tutta la sua attività, tutto l’insegnamento, tendeva a dimostrare, a coloro che non sono soddisfatti di questo mondo, una via spirituale attraverso la quale potessero sfuggirne e trovare, nel loro paradiso interiore, in questo “Regno di Dio” che è in noi, il Dio “in spirito e in verità” che cercavano senza conoscerlo. Se è veramente vissuto, Gesù non si è mai sognato di fondare un’organizzazione temporale – e men che meno un’organizzazione politica e finanziaria – quale la Chiesa cristiana è divenuta nel tempo, e anche abbastanza in fretta a guardar bene.

La politica non lo interessava. E, odiava i ricchi, era un nemico così determinato di ogni commistione tra denaro e questioni spirituali al punto che certi cristiani hanno, a torto o a ragione, visto in ciò un argomento a sostegno della tesi secondo cui, contro tutti gli insegnamenti della Chiese cristiane, eccezion fatta per la setta dei Monofisiti che ammetteva la sola origine divina del Cristo, non fosse di sangue giudeo.

Il vero fondatore del cristianesimo storico, del cristianesimo quale lo conosciamo nella pratica, nel modo in cui ha giocato e ancora gioca un ruolo nella storia dell’Occidente e del mondo, questi non è né Gesù, di cui non sappiamo nulla, né il suo discepolo Pietro, di cui sappiamo che era nato in Galilea, di condizione un semplice pescatore, bensì Paolo di Tarso, di cui sappiamo che era giudeo di sangue, di formazione e di cuore e, fatto più importante, ebreo colto e “cittadino romano”, come tanti intellettuali ebrei sono oggi cittadini francesi, tedeschi, russi o americani.

Il cristianesimo storico – che non è affatto un movimento “al di sopra del Tempo” ma un’opera, in tutto e per tutto, “nel Tempo” – è l’opera di Saul chiamato Paolo, vale a dire l’opera di un ebreo, come doveva esserlo il marxismo duemila anni dopo.

Esaminando la carriera di Paolo di Tarso, gli Atti degli Apostoli ci narrano di profondi dissensi nati tra i seguaci di Gesù, in seno a quella che fu chiamata la Chiesa di Gerusalemme. Sulle diverse sensibilità tra Pietro e Paolo si è già detto, nonostante il quietismo imperante nella Chiesa cattolica e non, siano ricordati in una “gemellarità spirituale” inesistente, ed insieme siano i Santi patroni di Roma. Ricordiamo, en passant, che nonostante Paulo o Saulo, diversamente da Pietro, non conobbe e visse a stretto contatto con Gesù, sia abitualmente chiamato l’ “Apostolo delle Genti”. Lo stesso dicasi dei rapporti, mai sufficientemente approfonditi, con Barnaba, collega di Paolo. Rapporto travagliato, che si consumò in una rottura che li spinse a prendere letteralmente strade diverse nell’opera di predicazione e che prima avevano condotto insieme.

Si può di buon diritto pensare che i dissensi in seno al primissimo cristianesimo non avessero nulla a che vedere con gli insegnamenti di Gesù. Ma fossero tutti incentrati sul rapporto che la “Novella” – in realtà una riconferma dell’immutabile Verità, che a ben guardare, proprio perché “Parola (Verbum o lògos) eterna” non avrebbe neppure il diritto di essere chiamata nuova – dovesse prendere con il giudaismo. La forma di questo rapporto verteva essenzialmente sul grado di continuità o di rottura con la cosiddetta Vecchia Legge. Insomma tra Chiesa e Sinagoga.

Sant’Agostino, e con lui tutti i Padri e gli Apologeti, presero posizione naturalmente per la Chiesa, non contrapponendo la Chiesa alla Sinagoga, ma non privilegiando il Novus rispetto al Vetus, come si tende oggi erroneamente troppo spesso ad intendere, ma un Novus confluito in Antiquus. In altri termini, riportando la Verità nel luogo che le compete, “Al di sopra e Fuori dal Tempo”, che significa fuori dalla Storia, dalla società, dai sistemi economici, insomma da tutte quelle vicende e vicissitudini, comprese naturalmente quelle razziali, che ci appaiono, a noi che stiamo nell’agone, così drammatiche.

La teologia affermatasi negli ultimi tempi, con il Concilio Vaticano II, dominata dalla luce (luciferina, direi) dell’imperativo totalmente erroneo di adeguare la Verità alla Storia (e non il contrario, vedasi ad esempio le opere meticolose e puntuali di R. Amerio, Iota unumi e Stat Veritas), da cui proviene la teoria della visione del giudaismo come “fratelli maggiori”.

Fratellanza spirituale inesistente e contrastata per un paio di millenni dalla Chiesa romana (e non solo, da altrettante Chiese cristiane da pari o da meno tempo) e dalla sua Tradizione che col passare dei secoli è andata smarrendosi…

martedì 15 giugno 2010

Smarrimenti antichi...

Vi è un fatto che non può non colpire ogni persona che studi seriamente la storia del cristianesimo, vale a dire l’assenza pressoché completa di documenti riguardanti l’uomo la cui importante religione porta il nome, e cioè Gesù Cristo.

Le origini di Gesù sono rimaste e, probabilmente sono destinate a rimanere, avvolte dal mistero. Ma a guardare bene, anche quelle che riguardano Maria, sono altrettanto misteriose o, se vogliamo, miracolose. Uno dei Vangeli canonici ci dice che fosse la figlia di Gioacchino e di Anna, quando aveva superato l’età della maternità; in altre parole, sarebbe, pure lei, nata miracolosamente – o molto semplicemente una ragazza adottata da Anna e Gioacchino nella loro vecchiaia – fatto che non chiarisce gran ché sulle sue origini.

Uno dei numerosi Vangeli “apocrifi” –rifiutati dalla Chiesa – attribuisce la paternità di a un soldato romano, distintosi per la sua bravura e soprannominato, per questo motivo, “Pantera”. Un “Ben Pantera” viene pure ricordato nei Toledot Jeshua, scritti ebraici polemici dei primi secoli e successivamente tramandati.

Ma vi è qualcosa di molto più sconvolgente. Si sono scoperti, non molto tempo fa, dei manoscritti d’un importante convento della setta degli Esseni, si trova appena a trenta chilometri da Gerusalemme. Queste manoscritti coprono un arco di tempo che va dall’inizio del primo secolo prima di Cristo alla seconda metà del primo secolo dopo.

Vi si parla, già sessanta anni prima della sua venuta, di un grande Iniziato o Maestro spirituale – un “Maestro di Giustizia” – di cui si attendeva un giorno il ritorno.

Della straordinaria carriera di Gesù, delle sue innumerevoli e miracolose guarigioni, del suo insegnamento durato tre anni in mezzo alle genti di Palestina, della sua entrata trionfale a Gerusalemme, ci si narra cosi brillantemente nei Vangeli canonici, del suo processo e della sua crocifissione (accompagnata, secondo i Vangeli canonici, da avvenimenti talmente sorprendenti, come un terremoto, come l’oscuramento del cielo alle tre del pomeriggio, e la volta del Tempio si sarebbe squarciata da sola in due), non viene detta una sola parola sulle testimonianze di questi asceti – uomini eminentemente religiosi che tali avvenimenti senz’altro avrebbero dovuto interessarli. Sembrerebbe che, secondo questi “manoscritti del Mar Morto”, dunque così importanti per la ricostruzione storia dell’ambiente culturale in cui nacque il Cristianesimo, che Gesù non avesse suscitato impressione alcuna su quegli spiriti del suo tempo, eppur così avidi di saggezza e così informati, come sembra si possa dire di coloro che vivevano nel monastero in questione. Oppure, se si ritiene improbabile questa ipotesi, si potrebbe anche pensare che … semplicemente Gesù non sia mai esistito!

Per quanto sconvolgente possa sembrare, questa conclusione deve essere posta al pubblico, in particolare al pubblico cristiano, dopo le recenti scoperte.

Per ciò che concerne la Chiesa cristiana, tuttavia, il cristianesimo in quanto fenomeno storico, e il ruolo che ha giocato in Occidente e nel mondo, la questione è importante come l’aria che respiriamo. Perché se Gesù è vissuto ed ha predicato, non è lui il vero fondatore del cristianesimo, come si presenta nel mondo. Se fosse veramente vissuto, Gesù sarebbe stato un uomo “al di sopra del Tempo” il cui Regno – come egli stesso ha detto a Pilato, secondo i Vangeli – non era “di questo mondo”; tutta la sua attività, tutto l’insegnamento, tendeva a dimostrare, a coloro che non sono soddisfatti di questo mondo, una via spirituale attraverso la quale potessero sfuggirne e trovare, nel loro paradiso interiore, in questo “Regno di Dio” che è in noi, il Dio “in spirito e in verità” che cercavano senza conoscerlo. Se è veramente vissuto, Gesù non si è mai sognato di fondare un’organizzazione temporale – e men che meno un’organizzazione politica e finanziaria – quale la Chiesa cristiana è divenuta nel tempo, e anche abbastanza in fretta a guardar bene.

La politica non lo interessava. E, odiava i ricchi, era un nemico così determinato di ogni commistione tra denaro e questioni spirituali al punto che certi cristiani hanno, a torto o a ragione, visto in ciò un argomento a sostegno della tesi secondo cui, contro tutti gli insegnamenti della Chiese cristiane, eccezion fatta per la setta dei Monofisiti che ammetteva la sola origine divina del Cristo, non fosse di sangue giudeo.

Il vero fondatore del cristianesimo storico, del cristianesimo quale lo conosciamo nella pratica, nel modo in cui ha giocato e ancora gioca un ruolo nella storia dell’Occidente e del mondo, questi non è né Gesù, di cui non sappiamo nulla, né il suo discepolo Pietro, di cui sappiamo che era nato in Galilea, di condizione un semplice pescatore, bensì Paolo di Tarso, di cui sappiamo che era giudeo di sangue, di formazione e di cuore e, fatto più importante, ebreo colto e “cittadino romano”, come tanti intellettuali ebrei sono oggi cittadini francesi, tedeschi, russi o americani.



Il cristianesimo storico – che non è affatto un movimento “al di sopra del Tempo” ma un’opera, in tutto e per tutto, “nel Tempo” – è l’opera di Saul chiamato Paolo, vale a dire l’opera di un ebreo, come doveva esserlo il marxismo duemila anni dopo.

Esaminando la carriera di Paolo di Tarso, gli Atti degli Apostoli ci narrano di profondi dissensi nati tra i seguaci di Gesù, in seno a quella che fu chiamata la Chiesa di Gerusalemme. Sulle diverse sensibilità tra Pietro e Paolo si è già detto, nonostante il quietismo imperante nella Chiesa cattolica e non, i due Santi siano ricordati in una “gemellarità spirituale” inesistente, ed insieme siano i Santi patroni di Roma. Ricordiamo, en passant, che nonostante Paulo o Saulo, diversamente da Pietro, non conobbe e visse a stretto contatto con Gesù, sia abitualmente chiamato l’ “Apostolo delle Genti”. Lo stesso dicasi dei rapporti, mai sufficientemente approfonditi, con Barnaba, collega di Paolo. Rapporto travagliato, che si consumò in una rottura che li spinse a prendere letteralmente strade diverse nell’opera di predicazione e che prima avevano condotto insieme.

Si può di buon diritto pensare che i dissensi in seno al primissimo cristianesimo non avessero nulla a che vedere con gli insegnamenti di Gesù. Ma fossero tutti incentrati sul rapporto che la “Novella” – in realtà una riconferma dell’immutabile Verità, che a ben guardare, proprio perché “Parola (Verbum o lògos) eterna” non avrebbe neppure il diritto di essere chiamata nuova – dovesse prendere con il giudaismo. La forma di questo rapporto verteva essenzialmente sul grado di continuità o di rottura con la cosiddetta Vecchia Legge. Insomma tra Chiesa e Sinagoga.

Sant’Agostino, e con lui tutti i Padri e gli Apologeti, presero posizione naturalmente per la Chiesa, non contrapponendo la Chiesa alla Sinagoga, ma non privilegiando il Novus rispetto al Vetus, come si tende oggi erroneamente troppo spesso ad intendere, ma un Novus confluito in Antiquus. In altri termini, riportando la Verità nel luogo che le compete, “Al di sopra e Fuori dal Tempo”, che significa fuori dalla Storia, dalla società, dai sistemi economici, insomma da tutte quelle vicende e vicissitudini, comprese naturalmente quelle razziali, che ci appaiono, a noi che stiamo nell’agone, così drammatiche.

La teologia affermatasi negli ultimi tempi, con il Concilio Vaticano II, dominata dalla luce (luciferina, direi) dell’imperativo totalmente erroneo di adeguare la Verità alla Storia (e non il contrario, vedasi ad esempio le opere meticolose e puntuali di R. Amerio, Iota unum e Stat Veritas), da cui proviene la teoria della visione del giudaismo come “fratelli maggiori”.

Fratellanza spirituale inesistente e contrastata per un paio di millenni dalla Chiesa romana (e non solo, da altrettante Chiese cristiane da pari o da meno tempo) e dalla sua Tradizione che col passare dei secoli è andata smarrendosi…

lunedì 14 giugno 2010

Smarrimenti moderni....


San Tommaso d'Aquino spiega che, «se ci si oppone alla Fede non ancora abbracciata, si ha l’incredulità dei pagani. Mentre se la Fede era stata già accettata in modo figurale, abbiamo l’incredulità di giudei. Invece se era stata abbracciata in maniera piena e non solo figurata, si ha l’incredulità degli eretici» (a. 5, in corpore), la quale può diventare apostasia se si rinnega non solo un articolo di Fede ma tutta la Fede e se ne abbraccia un’altra. Per quanto riguarda l’apostasia, essa è una specie d’incredulità (II-II, q. 12, a. 1); nel corpo dell’articolo l’Angelico spiega che «l’apostasia in senso pieno consiste nell’abbandono di tutta la Fede e non solo di qualche dogma, ed è chiamata anche apostasia di perfidia o miscredenza». Perciò il peccato che Gesù rimprovera ai giudei che è quello di incredulità, perfidia (“per-fidem” = Fede falsa) o apostasia.
Posso capire che S. Tommaso sia un autore un po' demodé. Non lo vedo molto citato nei testi dei nostri maitre à penser moderni. Gli apologeti neotomisti sono più rari delle famose mosche bianche, quasi folclorici, forse patetici. Non vedo quale Summa oggigiorno possa destare un qualche interesse. Non abbiamo gran che da riassumere, sintetizzare. La mentalità moderna si è conformata in ogni campo a partire dal cosiddetto metotodo scientifico. La sua linea d'orizzonte non può impunemente essere valicata.
Tuttavia per chi si voglia richiamare alla Tradizione, potrebbe essere interessante mettere a confronto la classificazione tomista.
La tanto conclamata, ma non provata volontà di Ratzinger di “restaurare la Tradizione” è continuamente smentita da lui stesso sino agli ultimi suoi discorsi pronunciati a Fatima, ove l’11 maggio 2010 ha detto: «L’accoglimento delle migliori istanze della modernità, ossia la Riforma e l’Illuminismo, operato con il Concilio Vaticano II, ha fatto sì che la Chiesa superasse gli errori commessi nel suo passato e i vicoli senza uscita» (La Stampa, 12 maggio 2010).
Questa affermazione dell'attuale Pontefice in quale delle tre categorie verrebbe ad cadere? Come è possibile che un Vicario di Cristo, invece di custodire la Tradizione come gli è stata affidata dai suoi predecessori i quali l'hanno ricevuta da Pietro, esalta Riforma e Illuminismo, cioè due tra i principali momenti dell'innovazione e del pervertimento della Tradizione stessa?
Come è potuto accadere tutto ciò? Quale lezione trarre da questo smarrimento?



giovedì 10 giugno 2010

Rose in insalata...




Ieri sera un'edizione speciale televisiva di Santoro, Annozero, sulla questione del latte con annessi e connessi.
E' stato un incubo! Gli allevatori, spalleggiati dalla ideologia santoriana (sinistra sempre più "illuminata"), oggi piangono (a merenda, si dice da noi, ma ha ancora senso dire da noi? dove la dimensione globale è pressochè assoluta?), nel senso che sono sul lastrico, 0.26-0,30 euro al lt di latte per l'allevatore. Poi il latte mischiato a quello in polvere e acqua lo troviamo ad 1,50-1,80 sullo scaffale del supermercato. E vien dall'estero, e addio al made in Italy! E giù a piangere anche per quello. E chi se ne frega del made in Italy quando si fa tutto con usura? Quando tutto è industrializzato? Quando lo slow food assomiglia alla salvaguardia dei panda? Beh, che c'è di strano? Chi di spada colpisce di spada perisce. Tronfi e gloriosi di vivere in un'economia ricca, protetta, all'avanguardia, fatta di sussidi, quote latte e droghe chimico-tecnologiche di ogni tipo - dalla genetica alla forzatura alimentare (50 kg. di foraggio per vacco pro die) - sono in grado di produrre circa 60 lt di latte al giorno, contro i 12-20 di una volta. Le vacche vivono solo una decina di anni conto i 25 di una volta, da tanto che sono sfruttate. Si consuma "come una cinquecento che monti il motore di una Ferrari" dice una virile allevatrice con malcelata fierezza. Ed alla fine vengono smaltite, che non vuol dire macellate. Destinazione ignota, non certo bistecche, ma hamburger e fast food, si mormora sottovoce.
Chi si preoccupa di questo? Se ne sono mai curati delle loro "Ferrari"? ...Sono solo animali! Non se ne curano neppure oggi che stanno (stiamo) facendo la stessa fine! L'unico difetto che vi vedono è che 50 kg. di foraggio complesso al giorno è costoso e forse anti-economico! E il pascolo ridiventa interessante, ma non per un intra-essere, un ben-essere tra umani e animali...come si potrebbe pensare, ma sempre e solo per il portafoglio. Peccato che nel frattempo in pianura, nella Padania industrializzata ed urbanizzata ai massimi livelli mondiali, non ci sia più spazio per i pascoli...Capre e cavoli...
Ma anche se fossero bistecche sulle tavole degli umani, non mi stupirei più di tanto. E' chiaro che siamo coinvolti in questo meccanismo diabolico e infernale, dal cui razionalismo e illuminismo la "cultura di sinistra" si abbevere quotidianamente e ne è fiera erede. Coinvolti? Ma come, l'abbiamo congegnato, messo in moto, fatto funzionare, goduto ed ora vorremmo predetendere di esserne le vittime? E no. Non è onesto. Non funziona. Adesso (adesso, ma non da oggi) dobbiamo pagarne il conto! E se sarà salato, sarà quello che sarà. Non siamo in grado di valutare il danno prodotto, e quindi neppure di valutare quanto il conto sarà salato. A volte conviene rimanere ciechi davanti ai nostri stessi orrori, per questo "da sinistra" o "da destra" non si capirà mai. Non si vuol capire. Come un bambino, vorremmo cancellare una cosa brutta chiudendo gli occhi!
La crudeltà del sistema profitti-crudeltà tecnologica è tale da far apparire il Dr. Mengele, sadico scienziato dei lager, un birbantello un po' vivace che per una volta l'ha fatta grossa! Come quando i padri sono, sotto sotto, felici quando i figli cominciano a ringhiare, a mostrare i denti e a fare i cattivi. Così sapranno difendersi nel mondo! Tra essere delfini o squali, la risposta è squali. Beh di che ci lamentiamo? Se non vogliamo stare 'sopra' al mondo, ci stiamo 'dentro'.
L 'amico Gigi mi parla sempre più spesso di cannibalismo. Ha ragione. Con la differenza che il cannibale immetteva nella sua pratica elementi rituali e di culto a noi sconosciuti e di cui abbiamo orrore! Ci fanno orrore a noi! Loro ci fanno orrore! La nostra è autofagia globale, un enorme unico Conte Ugolino di massa.
Ma l'apice dell'assurdo coccodrillismo degli allevatori, ma tramite loro la cosa è estendibile all'intero o quasi affaccendarsi dell'operosità umana, quando si mettono a piangere (verrebbe da dire 'sul latte versato') sulla perdita della tradizione. Quando si sentono discorsi del tipo "questa azienda l'ha ingrandita mio padre, già mio nonno vi lavorava, io l'ho portata avanti, ma a mio figlio che gli lascio? I mutui? No! Vendo e gli dico di cambiare mestiere! Come se a cambiare mestiare cambiasse qualcosa. Ecco il bambino che chude gli occhi. In caduta libera, si chiudono gli occhi, e i mostri scompaiono. No, i mostri, il monstruum, ce li portiamo dentro. E' per questo che si "mostrano" sempre, anche ad occhi chiusi.
Ma se si dice questo della (una volta) rigogliosa Padania, dove tutto è più piatto e comodo, cosa dovremmo dire dello spospolamento montano?
Beh, cerchiamo di cambiare discorso, siamo positivi, ottimisti (ottusi?). Ma non troppo, noi non ce la facciamo a cambiare discorso. Anzi dalle alture del Tracciolino, il tragico appare in tutto il suo spaventoso essere. Ciò che ci rende grande noi che si vive in questi luoghi, è proprio il fatto che 'magnifica' la vista, amplia lo sguardo. E chi ha detto che debba essere un bello spettacolo? Come farebbe allora l'uomo a spingersi oltre?
Spingiamoci a bearci dei colori che la tavolozza di Dio ci elargisce! E a ringraziarLo sinceramente dentro i nostri cuori per tutti i giorni che abbiamo a disposizione per vedere i segni della Sua presenza vivente nei colori e nei profuni delle rose.
Ma anche di odorare gli escrementi delle galline senza le quali non potremmo gustare queste piante, così rigogliose, di insalata! Nonchè donarci la sottile gioia tutta speciale dell'esimerci di andare presso un supermercato per comprare chimica di massa, e quindi dell'esimerci dal partecipare al "fiero pasto" (o 'pastone', come ai suini prima della macellazione?) di quel nuovo , tragico Conte Ugolino di massa!

sabato 5 giugno 2010

Ma vi sembra normale?




Sono capre di razza saanen, di orgine Svizzera. Sono geneticamente programmate a produrre un latte abbondante e senza quel (caratteristico) sapore selvatico e pungente, ma naturale, di capra. La deambulazione dell'animale viene compromessa, come si vede. La perversione tende sempre più a farsi "normalità". Ma vi sembra normale?


La democrazia dei colpi alla nuca
Maurizio Blondet
Nessuna solidarietà nè domanda sui corpi gettati a mare, sulla decina di scomparsi di cui non si sa più nulla, feriti lasciati dissanguare. L’aggressione israeliana è scomparsa dai notiziari, sicuramente da quelli in sciopero. Una classica storia di colpi alla nuca da KGB: i personaggi sono gli stessi (Nirestein, Ferrara) e la voglia è rimasta. La bandiera è cambiata, ma l’insensibilità e la crudeltà sono le stesse.
Il regime può rispondere con la solita arroganza alle «condanne» verbali della comunità internazionale, e ridere della rottura con la Turchia. Ci sono forti sospetti che la strage sia stata un atto deliberato, non una sbavatura o una reazione, ma un'azione programmata di criminalità internazionale che ha reso possibile alcuni successi politici di Netanyahu.

http://www.effedieffe.com/





E tutto questo per prevenire e scoraggiare ogni possibile futuro tentativo di portare soccorsi alle popolazioni di Gaza. Ma vi sembra normale?




mercoledì 2 giugno 2010

POVERA PATRIA, ma che c'è da festeggiare?


Oggi è il 2 giugno, si festeggia la ricorrenza dell'affermazione della forma repubblicana italiana, nata sull'onda della "rossa primavera", più realisticamente dalla sconfitta dell'Italia monarchica e fascista nella tragica Guerra Mondiale. Nessun sconto abbiamo ottenuto dagli "Alleati" (tra loro, si intende, non con noi), perchè ai perdenti non si fanno sconti.
L'americanizzazione del paese non poteva essere più totalizzante e onnipervasiva. Perdita della libertà di una politica autonoma, legati sempre al carro dei vincitori americani in primo luogo. imposto una ricostruzione ed un boom economico basato sul debito che ora sta cominciando a mostrare il suo vero volto. La sesta potenza industriale del mondo (ahimè! l'ebbrezza degli scarpari di Vigevano, del tessile biellese, la Manchester d'Italia, migrazioni bibbliche, saccheggi urbanistici, ebbrezza da mattone facile), il suo ingresso tra i popoli piu progrediti occidentali (ma ci pensate l'Italia che entra in Occidente grazie ai vincitori della Grande Guerra! Vedete la Grecia di oggi, dicono che si potrebbe farla uscire dall'Europa! Ma vi sembra normale tuttto ciò?), il cui costo in termini di civiltà ce l'ha spiegato bene P.P. Pasolini, ora è chiamato a guardarsi allo specchio, e ciò che vi vede è di quelle che mettono paura, un terrore, un panico da paralisi, come lo sguardo di Medusa. Politicanti pavidi e servili, curanti solo di se stessi, sempre pronti a lasciare la "nave sanza cocchiere" con la scusa della democrazia o proni come lacchè a servire il potente di turno e a reclamare servigi indebiti dal sottoposto. Vili senza alternative. Non avere alternative, in un mondo sempre più globalizzato, può essere l'invevitabile; lo stare a gioco è vile, se lo fa lucrandoci è colpevole obbrobrio.Epurazione da una parte e massificazione democratica, dall'altra. La retorica della Resistenza, che di per sè non avrebbe spostato una virgola il destino del conflitto mondiale, pretenderebbe addirittura di aver riscattato, salvato l'onore della patria! Inutile sprecare troppe parole. L'Italia del dopoguerra, l'Italia democratica, fiaccata da generazioni di politici infami, prezzolati senza dignità, ladri e boiardi di Stato, lenoni e meretrici del potere economico fine a sestesso, è diventata l' "Azienda Italia"! Azienda, capite? Ma cosa centra l'amore per il patrio suolo, che ci ha visti nascere nei, i nostri padri, e in cui ahimè vivranno i nostri figli, il nostro sangue i nostri idiomi, i comuni sentimenti, con l'Azienda?
Terra di ogni sopruso, ricettacolo di arbitrio. Terra devastata dal dolor, dove gente di potere grossa e senza finezza interiore fa il bello e il brutto tempo, e tutto gli va bene, tutto gli permesso. Bell'esito questo riscatto della Patria! Da rimpiangere che sia avvenuto un simile riscatto.
D'altro canto, non siamo certo qui a sostenere le posizioni monarchiche, a maggior ragione quelle sabaude. Che dell'unificazione, non vedeva altro che un'opportunità di allargarsi territorialmente e accrescere il prestigio dinastico. Campione di un tempo in cui i connubi innaturali, frutto della confusione e dell'ignoranza dei princìpi anche più elementari che caratterizza l'epoca moderna. Un Papato che si allea ad un fantomatico e neonato Regno d'Italia, a dispetto della potenza austriaca, erede del grande Impero, paladino millenario della Cattolicità. Una monarchia quella sabauda modernista, illuminista, alleata ai poteri massonici internazionali, dei giacobini, figli dei livorosi rancori della rivoluzione francese, pur di ottenere le sue ambizioni "gli gitta dentro". Da queste alleanze contronatura cosa pretendete potesse nascere? Uno spirito adamantino di assoluta dedizione alla Patria o piuttosto una sordida bettola in cui si incontrano furfanti della peggiore risma per concordare i loro progetti criminaloidi in tutti i campi, da quello economico a quello morale , religioso e spirituale?
Ma che le monarchie nazionali fossero "picciol cosa" era già chiaro a Dante, il quale con chiaroveggenza di iniziato aveva esposto i principi dei due "Soli", nel suo De monarchia. Ancora oggi negletto ai nostalgici della monarchia ciascuna intenta a praticare il suo egoismo famigliare, ed inviso, in quanto ghibellino, da quelle ambizioni innaturali neoguelfe, che non sembrano mai morire. Dino innaturali per non dire insane. Se l'Ordine spirituale attende "ai lor vivagni", alle questioni temporali, e il Potere temporale rinuncia alla giustizia più non bada e i potenti "come a la morte, la porta del piacer nessun disserra", il nostro destino è ormai segnato. Un dualismo che Dante auspicava complementare, ma che di fatto non ha fatto altro che vedere le due parti, più che partiti facolta dell'anima umana, il bene, la giustizia e la salvezza, in continua e tremenda lotta , sorda e senza regole, senza esclusione di colpi bassi, ambiguità doppi giochi e tradimenti dei più spudorati.
Quanto poi a vedere la Resistenza e la Repubblica come compimento del Risorgimento, meriterebbe da sola un serio approfondimento.

Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

non donna di province, ma bordello!

Perchè non è finita. Ora ci costringeranno ad assistere alle celebrazioni del 150 dell'unità d'Italia, sperperando denari per il Nulla. in non-Senso. Risorgimento a cui si sono interessate tante potenze europee, massoneria e finanza, per il solo motivo che ad esso si sovrapponeva un boccone prelibato: liquidare uno degli ultimi bastioni di presenza medievale in Europa, il potere temporale della Chiesa. Che i Poteri, secolare e spirituale, si fossero stati contrapposti e separati da tempo, era 'traguardo' raggiunto ormai da tempo. Ma in un Europa liberale, insofferente di ogni freno, si aggirava lo spettro di un'anacronistica sopravvivenza, antica e intollerabile alla modernità. Che da qualche parte potesse, o si presumesse potesse ancora governare in nome di una Legge divina: lo Stato Pontificio. Quale infamia! La Legge proveniente dall'Alto e non dal basso - come ci compiacciamo noi oggi noi di dire, meschini oppressi dalle idee democratiche. Inaccettabile! Ricordate quel feretro di un "porco di cento chili"che i nostri Eroi risorgimentali volevano buttare nel Tevere? Era Pio IX! Questo il clima.
Ma la vera questione non era e non è quella del se la Legge sacra vada abolita in favore di quella moderna, la di Legge divina e legge umana, ma di come attuare la Legge divina, superiore in tutto all'altra. Oppure, se la Chiesa Cattolica detenesse ancora la Legge divina, e a maggior ragione la detenga oggi, impegnata a trasmetterla immutata come l'ha ricevuta dalla Rivelazione divina e Apostolica. Se sia ancora parte della Tradizione, e in caso negativo, eventualmente, quale stadio la secolarizzazione si sia impadronito della Ciesa di Roma.
Ero fuori al pascolo con le mie capre e, riflettevo su queste cose. Una bella giornata di sole, sui prati del Tracciolino.
Ero incline a credere, come fanno molti, che la situazione del corso storico-politica sembrerebbe irrimediabilmente pregiudicata, insanabile. Una china storica di proporzioni tali da apparire al di là della portata umana. E per certi versi è così. Ma a volte, certe pensieri si presentano come lampigigantescaalla misteriosa arte imperiale della politica, in senso dantesco. E cioè come il Potere potesse esercitare la sua forza senza che, ad arte o per destino delle cose, non finisse per suscitare quelle invidie, seti di giustizia artatamente o meno alimentate, ribellioni e disordine, infine. Facile soffiare sulle braci dell'inuguaglianza e della mancanza di libertà per attizzare il fuocoprima e appiccare incendi dopo. E' la nostra storia, della nostra Europa. Se poi anche questo sconquasso incendiario non funziona, allora vuol dire che è proprio colpa della natura umana ingestibile e totalmente refrattaria a ogni politica che non sia la dittatura...
Da un paio di giorni avevo un problema con il cane. Nulla a che fare con la Repubblica e con il Risorgimento, almeno in apparenza. Wolf, il nostro cane, un cucciolone grande e grosso di razza dicono. Pastore d'Oropa. Ci sono delle sue foto in uno dei precedenti blog. E' bello affettuoso e simpatico. Un giuggiolone. Pigro e sempre affamato, ma...Ultimamente ha mostrato, in più di un'occasione, lo hanno visto anche gli amici Elena e Gigi, una debolezza di carattere che sembra tipica delle persone, mi si passi l'espressione, timide. A volte, in certe circostanze, scatena una violenza incontrollabile. Con le capre dico. E in quei momenti a nulla valgono i richiami. Niente da fare. Diventa un altro. Dr Jekill e Mr. Hyde.
Certo ha fatto sanguinare due volte la stessa capra, Augusta, alla zampa posteriore, la stessa. Ma il danno maggiore, non era questo. Gli animali guariscono in fretta. L'ho capito i giorni successivi, quando le caprette terrrorizzate dopo aver trascorso la notte in stalla, fresca, ma non sembravano gradire il mattino di uscire a distendersi al sole e solcare il mare verde dell'erba.
Non capivo. Una spiegazione possibile, l'unica, era la paura per Wolf.
Tutti i tentavivi per spingerle fuori fallivano. Percosi cinquanta o cento metri, bastava un gesto improvviso, un rumore imprevisto che subito correvano a spron battuto a ripararsi in stalla.
Per giunta, anche Tito, l'altro nostro cane, che fino allora aveva tenuto un comportamento normale, collaborativo, obbediente e sempre in ascolto di ordini da parte del pastore, se posso fregiarmi del titolo. Anche lui, sembrava esser diventato agressivo, come liberato dalle inibizioni che gli avevo imposto per essere temuto senza essere violento. Era come se stesse pensando, se lo fa Wolf perchè non posso farlo io?
Ecco, in altri termini, mi resi conto che gestire la situazione era diventato complicato, terribilmente faticoso e frustrante. Mi venne spontaneo pensare di avere un probema politico nella mia piccola comunità, mi trovavo di fronte a disordine nel gregge e nei suoi custodi. ed a me nessuno pià mi obbediva. C'era anarchia. E l'anarchia non porta a nulla di buono.