domenica 28 febbraio 2010

Panoramiche e Tracciolini...

Dal Tracciolino, in una di queste giornate, in cui si alternano neve e sole, nubi e squarci di di sereno, ecco apparire inatteso un squarcio panoramico, una di quelle visioni cui sono abituati coloro che frequentano la montagna. Lo sanno beneGiustifica i camminatori solitari che le prospettive cangiano incessantemente. Anche dopo pochi passi ci si può trovare di fronte ad una visione nuova.
Gli alberi spogli lasciano intravedere la 'bassa', appena al di là della Serra, il lago di Viverone e oltre ancora la pianura purificata dal candido manto nevoso. Non si notano più i segni dell'affaccendamento umano. Capannoni industriali, strade di tutte le dimensioni, niente. Persino le case sembrano attenuare la loro presenza. La neve ha operato una catarsi. L'inquinamento stesso, che dall'alto ci appare come un mare brumoso, molecole malate pesanti di minacce per la salute di chi vive sul fondo di quel mare, sembra aver concesso una tregua.
Una sorta di Tregua di Dio, come si usava in altri tempi, quando le bellicosità venivano sospese (e non poste termine) per ragioni di Ordine Superiore, cioè trascendenti. In questo caso, la neve che ci ricorda che è sempre possibile tornare ad una pagina bianca e riscrivere il Tutto daccapo.

Ma questo, si dirà, è qualcosa che da sempre si verifica. Dove sta la novità? Ebbene, guardate con attenzione, dal mare bianco emergono due puntini scuri. Il mare bianco della bruma non è riuscito a imbiancarlo. L'hanno vinta loro. Per loro non c'è catarsi, possibilità di redenzione che tenga. Svolgono giustamente una funzione (nigra sum ricordate?) che deve essere adempiuta. Una nigredo che trafigge l'albedo. Un indomito prodotto umano, più pertinace e prepotente di ogni altro: sono le Torri nemiche, residenza del Male, secrezione maligna che si ammanta di progresso e mette un'ipoteca sul nostro futuro per millenni a venire...sono le ciminiere della centrale tremonucleare di Trino Vercelese. Tornata tristemente d'attualità.
Guastafeste queste Torri per chi vien quassù per godersi un panorama unico! Un po' di aria buona. Il fresco dei monti, quando giù è calura oppprimente. Invece ecco il Memento mori nascosto trale pieghe della boria tecnologica. Cerchiamo di allontanarcene, e ce lo ritroviamo anche qui. La nube nera ci segue. Qui, sulla Panoramica, non sul Tracciolino. La differenza è chiara.
Chi sa che non ci si può allontanare da ciò che si porta dentro, questi può percorrere la salita al Tracciolino. Gli altri fuggono in un disperato tentativo di lasciarsi indietro la contaminazione che erroneamente si crede non ci appartenga. E difatti, presto o tardi, torna a riaffacciarsi alla nostra coscienza. L'incubo si ripresenta. E' il sapore angoscioso della modernità. Sono gli scienzati stessi che ci prospettano continuamente, a volte senza neppure accorgersene, che non avremo futuro. Non si può chiudere fuori ciò che sta in casa nostra...tanti thrillers sfruttano questo seduceente equivoco.

Allora traghettiamo dalle 'Panoramiche' al Tracciolino! Si può! E non c'è altra strada per le nostre malattie morali, sociali, economiche, politiche ed anche ambientali.

Descrive bene questa situazione una litografia di Eric Gill, artista artigiano inglese dei primi decenni del Novecento. Non la voglio commentare oltre il minimo necessario, mi sembra di togliervi il gusto di osservarla nei suoi particolari. Non è una rivisitazione del più noto San Cristoforo. Richiama la simbologia delle due rive unite dal Pontefice, Pontifex, costruttore di ponti tra la Terra e il Cielo. Titolo di sommo sacerdote conferito alla Maestà Imperiale. Da una parte, le ciminiere industriali, luogo dell'abominio e teatro della corruzione dell'ora et labora, dall'altra l'Hortus conclusus, inquinamento e Spirito Santo.
Il Giardino o Roseto è la dimora divina, Cittadella turrita perchè va conquistata col percorso tortuoso del Tracciolino, e noi in cammino, sempre, carichi della Parola riportata nel cartiglio, un viatico, non molto leggibile: "Tu mi hai fatto"! Il sottinteso è: "E a Te ritorno"!

Da non dimenticare mai, neppure per un attimo.

sabato 27 febbraio 2010

Avviso ai Naviganti.

Non vorrei aver dato l'impressione al lettore che nei miei post abbia voluto far sfoggio di cultura, o addirittura, il che è peggio, che il blog stesso abbia finalità culturali, e quindi da una parte ci si rivolgerebbe ad un'élite (nel senso quantitativo nel termine) e, dall'altra, consisterebbe in un'accademico esercizio, che la scia il tempo che trova.

Ecco noi non vorremmo lasciare il tempo che abbiamo trovato. Ed è ovvio che questo 'modo di dire' non si riferisca, non solo almeno, al tempo meteorologico, ma, ci piace almeno pensare così, al tempo come 'segno dei Tempi'. Non vorremmo che tutto si esaurisse in parole, magari anche meravigliosamente disposte ad arte. Parole gettate nel mare magno del web.

Al contrario vorremmo che l'agire, il fare, non certo spontaneo ed anarcoide, ma ben meditato, retto ed efficace possa riassumere il senso di quante più esistenze possibili esplicantesi in attività, operosità, possa necessariamente seguire ma anche essere intriso da quelle valenze culturali, che cultura non vuol essere.

Il richiamo costante ad un centro ben definito, il Tracciolino, ha appunto questo significato reale, concreto. Lavorarci sopra con l'energia, la passione e l'anima. Sedimentare materiale che possa, in un momento successico, strutturarsi in un progetto fattibile di vita, di operosità, di condivisione. Una specie di Ora et Labora, sottratto ad un certo sequestro schizofrenico di autenticità. Sia detto senza irriverenze anti-ecclesiastiche o benedettine, ma vorremmo che ogni nostra attività fosse retta, e quindi una preghiera, in diversa forma. Chi lavora non dovrebbe essere esente di porsi nella sua azione in relazione al sacro. Quanto mai attuale è questo discorso penso ovunque, ma soprattutto in Occidente e nel nostro Paese in particolare che vediamo sprofondare in un abisso buio ogni gorno di più, lasciando in vedovanza la rettitudine e unendosi alle meretrici più corrotte...."povera Patria!"

Fin troppo ovvio che dovremo ritornare a ragionare su questi argomenti.

Per ora vi lascio ad un mio mosaico che cerca di lavorare intorno a questi problemi e i sentimenti che evoca. Il fatto che il monito venga da una capra (spiritualizzata) significa, tra l'altro, che noi non ci si identifica nelle posizioni degli animalisti e nemmeno in quelle degli ecologisti, di cui per altro li differenzia solo lievi sfumature, irrilevanti dal nostro punto di vista, poichè entrambe scaturiscono dal comune senso moderno di una mentalità macchinica priva di anima.
Vorremmo che il mosaico, di piccole dimensioni, possa porci interrogativi, far una minima breccia nell'orgogliosa ignoranza di voler essere, gli Occidentali moderni, la guida nella fase più inquietante di questa globalizzazione. Essenzialmente esprime un bisogno di reale comunicazione, per reale intendo disinteressata, onesta, recta, visto che anche e soprattuto della comunicazione nel mondo ordinario di oggi, si fa d'essa un business, uno dei maggiori e cinici busniss.

Capra ammonitrice, marmi e smalti, 2009, opera esposta all'ingresso del Bar Alimentari di Balma, Quittengo, Val Cervo (Prov. di Biella).



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venerdì 26 febbraio 2010

VI RACCONTO UN SOGNO...


Vi racconto un sogno...che ho appena cominciato a vivere nella realtà. Ma ho bisogno dell'intelligenza, del coraggio, della forza e della partecipazione di tutte le persone interessate per portarlo avanti.


Un sogno imperniato in un posto: il Tracciolino (Comune di Donato, Provincia di Biella); un sogno che affronti con coraggio una sfida, fondamentale, cimentarsi con la domanda: "E' ancora possibile lavorare 'come Dio comanda'?
Non c'è bisogno di dire, nei nostri tempi, quanto il lavoro occupi una parte importante nella vita pratica e quotidiana di tutti noi. Oggigiorno poi, con la crisi globale che si sta preannunciando - nonostante le rassicurazioni dei governanti, per loro un atto dovuto - la disoccuazione assume le forme evidenti della tragedia per molti individui e molte famiglie. Ed è solo agli inizi. Non è per fare del catastrofismo, ma per chi sapeva vedere la crisi era già ben evidente. Moltissimi ancora credono in rimedi che sostanzialmente, con lievi differenze, altro non sono che i mali che ci hanno condotto all'attuale penosa situazione. Alcuni di questi hanno interesse che l'Occidente si perpetui con i vecchi medoti, un'operazione di facciata e via! Un Presidente nero, socialistoide, guerrafondaio e premio Nobel per la Pace, alla guida di una super potenza che primeggia nell'indebitamento pubblico e privato, e con il più grande disavanzo mondiale nella bilancia import export. Evidentemente una marionetta. La finanza, e non distinguo tra quella speculativa e quella buona, che capitalizza le imprese ed il lavoro, è il vero Dominus. Questa via non può funzionare...anzi ci porta dritto ad una nuova ed ennesima operazione speculativa in grande stile, alla prossima bolla finanziaria dunque! Gli attori sono tutti ancora lì, pronti a scoperchiare una nuova pentola...magari una nuova guerra democratica!

Altri invece, e sono i più, ne subiscono pesantemente le conseguenze. Ma non voglio qui concentrare l'attenzione sugli effetti occupazionali in senso economico. La mancanza del lavoro umilia l'essere umano, rende la sua vita insignificante, priva della gioia fondamentale di poter dare un tetto e un pezzo di pane ai figli e alla moglie (prima che si perdesse sulla strada della "emancipazione"). E qui si profilano due possibili atteggiamenti.
Da un lato, ci si 'deve' accontentare di quel che si trova (se si trova), e quindi si accetta il lavoro che ci si può accapparrare, a qualsiasi salario, a qualsiasi condizione, anche la la più indegna dell'essere umano, degradandosi ad un tal basso livello (ciò che l'Alto Fattore fece "ad immagine e somiglianza" di Dio) che poi il pane che ne guadagna risulta dei più amari. Un lavoro indegno di figurare con orgoglio sul desco famigliare. La devastazione morale e spirituale di un pane di cui ci si vergogna, quasi fosse quello di un ladro, non porta alcuna gioia nella famiglia, ma perpetua la disgregazione da cui ci si voleva salvare.

Nelle parole di Marx, e poco importa se si tratta di lavoro alienato o lavoro assente (l'invenzione della disoccupazione nasce col mercato e si accentua con l'epoca industriale), si va a colpire l'essere umano nella sua essenza. La sofferenza è talmente profonda che spinge ancor oggi molti a non credere , nonostante tutte le evidenze, nel fallimento del comunismo reale. Lungi dal riconoscerne gli errori di base, cioè il materialismo storico (e dialettico), si affannano con linguaggi "nuovi" a restaurare il vecchio. Altri ancora, distinguendo tra un Marx giovane ed uno maturo e 'scientifico', pretendono di essere più marxisti di Marx!

Ma non dimentichiamo che il tragico XX sec. ha conosciuto regimi politici e ideologie che reagirono alla sofferenza del lavoro industriale. Utopisti e socialisti. Il Fascismo è nato in un alveo socialista, non di classe ma corporativo (almeno nelle intenzioni). Chi non ricorda la Rerum Novarum? Cioè il cristianesimo a fronte della disumanità dell'uomo asservito alla macchina nell'epoca moderna. L'hitlerismo si proclamava nazionale al pari di socialista. Per essere sintetici al massimo.

E oggi? Oggi non reagiamo più, la cangrena ci immobilizza. Come cani che mangiano le briciole che cadono dal banchetto dei crapuloni di ogni risma e livello, sociale e morale, ci si accontenta di tutto, purchè si mangi. Ghiande per i porci. Produciamo veleni e armi se questi creano posti di lavoro! Il nucleare darà posti di lavoro, dicono. E se la nostra coscienza si fa inquieta...disponiamo di mille modi per tacitarla. Schedine e lotterie statali, fabbriche di illusioni, servirebbero a restaturare opere d'arte, la finanza del non-sense si combina all'oppiaceo sogno del win for life. Montagne di psicofarmaci, alcool e droghe vengono ingurgitati quotidianamente da quel che resta di questa Imago Dei. E come non gli bastasse, vorrebbe ergersi ad esempio di civiltà da esportare, disseminando invece corruzione! Non c'è limite al peggio. E di fatto, la sua portata è tale da scuotere l'intero edificio su cui l'Occidente, da secoli anche se in modo contrastato, ha creato le sue certezze; in primis l'idea di progresso.

La questione è di quelle basilari. Talmente radicale che spesso si preferisce evitarla, con mille escamotages, che affrontarla. Un modo per disattenderla è quello di dire: 'Troppo grossa per essere credibile!' In altre epoche, non è mancato il coraggio di affrontarla. Sottoponiamo alla vostra attenzione un affresco proveniente dal Duomo di Biella. Dio, che ha assunto fattezze, immagine diremmo noi, umane soffre per gli attrezzi del lavoro e le attività umane. La denominazione di questo Uomo paziente divino correntemente impiegata è 'Cristo della Domenica'. Dio soffrirebbe per il lavoro, o il suo abuso, che impedirebbe la santificazione della Domenica, giorno dedicato al rito principale da sempre per il cristiano, la celebrazione della S. Messa. A parte il fatto che i Padri Conciliari, proni ai compromessi con la modernità, avrebbero provveduto a spostare la celebrazione del Santo Precetto al sabato e reso vano dunque questo monito, resta il dubbio che questa contrapposizione tra lavoro e domenica, tra profano e sacro, sia la più aderente interpretazione. Fortemente sospetta, troppo facile, immediata, riflette i pregiudizi della mondo moderno.
Questa iconografia del 'Cristo della Domenica' nel Medioevo doveva essere tutt'altra che rara. Lo sviluppo della borghesia e delle città nel Basso Medioevo, probabilmente, ha acutizzato la crisi e di conseguenza l'urgenza del monito della santificazione della domenica. Notiamo tuttavia che molti di questi lavori, cui afferiscono i relativi strumenti non tutti sono artigianali, nel senso borghese, molti, se non i più, sono contadini. Addirittura il 'Cristo della Domenica' di Biella porta una cesoia da tosapecore, usato fino a tempi recenti dai pastori di queste valli, secondo una proporzione ingrandita che di solito denota il rango e la significatività e non l'ingenuo realismo cui noi moderni siamo avvezzi. La posizione della cesoia poi ha qualcosa di molto simbolico, nel senso che occupa una posizione centrale dell'Uomo Perfetto (al-insan al-kamil direbbe la mistica islamica): le lame lungo gli arti inferiori e l'anello, impugnatura e 'motore a molla' dell'attrezzo è posto nel centro cardiolatrico. Nella caverna (nel segreto) del cuore, sede della conoscenza intellettiva.

Per cui, se si soppesano giustamente gli elementi interpretativi, diremmo volentieri che la denominazone del 'Cristo della Domenica' ci sembra viziata da un'impostazione sociologica e, in ultima analisi marxista, che vede nella 'contraddizione socio-economica' tra la nascente classe borghese e la classe delle forze clericali arroccate nella difesa del sistema feudale. Sappiamo come Marx elegga la borghesia a grande motore della Storia attribuendole una funzione rivoluzionaria, sia al suo sorgere nel Basso Medioevo, sia negli eventi del '1789'. Se cosi fosse, più che un 'Cristo della Domenica' si tratterebbe piuttosto di una teoria da 'cristiani della Domenica'!

Gli elementi simbolici di questo tipo iconologico indurrebero piuttosto a pensare ad una valutazione qualitativa del lavoro, alla distinzione teologica e Scolastica, reggentesi su elementi metafisici, secondo cui in discussione non è tanto il lavoro, in quanto tale, che offende la divinità. Fatto per altro al limite della credibilità questa vulnerabilità dell'Essere Supremo! Ma la Qualità del lavoro, o meglio il suo venir meno, a tutto vantaggio di una visione Quantitativa, insita nelle primi sistemi manifatturieri, con i relativi banchi di credito, ed il loro pervertito uso del denaro. Questi si che trasgredisce la regola del lavoro "fatto come Dio comanda", cioè quello eseguito a "Regola d'Arte". Non si tratta solamente della trasgressione della Regola della Corporazione, che sarebbe affare profano. si tratta piuttosto di un 'lavoro qualificato'. Il 'mestiere quantificato' e meccanico che sottopone l'artigiano alla macchina, offende la Legge divina del Lavoro ispirato a vocazione (su chiamata; quale lavoratore o mestiere moderno può misurarsi con la vocatio? La prospettiva moderna materialistica è incline a credere, addirittura, che la chiamata venga dal proprio interno 'io' psicologico!), ad imitazione del Grande Artigiano-Creatore dell'Universo.
Lo si vede bene in un particolare, qui evidenziato in riquadro, di un altro dipinto veneto del cosiddetto 'Cristo della Domenica'. Analogamente, qui sarebbe fuorviante pensare alla condanna ecclesiale verso il peccato di avarizia. Trattando di mestieri che seguono la immutabile Tradizione ispirata dalla natura divina dell'Uomo, e di mestieri profani tesi a quantificare profitti e metodi operativi prostituiti ad una cieca tecnica, la mano che maneggia il denaro è da ritenersi, a nostro avviso, segno di lavoro offensivo del Corpo cristico, cioè quello dell'usuraio.
Un mestiere che sotto alcun aspetto può riflettere il lavoro umano all'Opera Divina, ma viene compiuto a sua onta. Una innaturalità, quella di questo mestiere blasfemo che era nota fin dall'inizio dei tempi storici. Aristotele ne coglie un aspetto contro natura: il denaro che si autoriproduce come se fosse un armento. Gli esseri nimali si riproducono, non può l'inerte denaro, sosteneva Aristotele. Buon senso, solo buon senso. Le condanne e le discussioni teologiche e filosofiche non si contano, lungo il corso della storia occidentale. Ora non più. Da pratica immonda, addirittura qualcuno si è spinto a comporre un'apologia. Nonostante il tema sia alquanto caduto in oblio, colpevolmente, non ci fu Padre della Chiesa, Apologeta o Dottore della Scolastica, che abbia trascurato di farne oggetto di riflessione ed esortazione a respingere la pratica peccaminosa. Si fonda sulla prescrizione evangelica e testuale. Talmente contro natura, che Dante, che visse nell'epoca di sviluppo mercantile dei Banchi, cioè quella del cedere denaro a prestito, per finanziare attività economiche o strozzinaggio del bisogno o debolezza altrui ("offende Dibina Bontade"), Dante dicevo nella sua Opera accosta in comune condanna usurai e omosessuali. Pervetimenti entrambi della Legge, naturale e rivelata.

La cacciata dei mercanti o nummularios, i cambiavalute, non è più ritenuto tema cristiano su cui riflettere, nonostante i Vangeli e nonostante la voracità della finanza attuale su scala planetaria non abbia pari con il passato. Nonostante mai le banche e gli istituti finanziari siano stati siano state così impopolari. L'espressione "finanza etica" un ossimoro per ingenui. Il silenzio complice del cristianesimo di oggi ha i suoi motivi.

Se qualche pittore medievale oggi dovessse dipingere l'icona Giustificadel cosiddetto 'Cristo della Domenica' siamo certi aggiungerebbe un'altra ferita, quella dovuta al mestiere dei nuovi farisei in veste talare, i banchieri del Vaticano, l'Opus Dei. Eloquente segno dei Tempi di contro-Tradizione che stiamo vivendo. Ma se dalla Sinagoga ci pensò Cristo a scacciarli, chi pensa oggi alla medesima o simil bisogna? Chi avrà la forza sovrumana di scacciarli dal Soglio di Pietro? Tragica, ma condivisibile e attuale la valutazione di Dante "non siate come pecore matte". Purtroppo chi si guarda intorno ed ha occhi per vedere, vede solo "pecore matte" e pastori smarriti, che conducono il gregge a "pascersi di vento", incapaci cioè di sacerdozio (termine, ricordo, che viene da sacer ducere, condurre al sacro).

Concludo. In un mio mosaico, la cui composizione risale ormai a qualche anno fa, negli anni '90, che ho chiamato 'Autoritratto', riportavo la scritta "Ars sine scientia nihil". Rappresenta un mosaicista anonimo al lavoro, con alcuni dei suoi strumenti di lavoro. Dico anonimo perchè mi sono imposto di evitare qualsiasi rassomiglianza realistica con la mia persona fisica. La lezione è sempre la stessa: negandoci al visibile, all'inddividuale al sè corporeo, si avanza verso l'invisibile. E noi si perde i nostri connotati, perchè non ci hanno mai appartenuti, e come una 'goccia che raggiunge il mare' perdiamo la nostra precedente identità. Ci si deve estinguere per abbracciare l'Altro! I protagonismi dei nostri artisti contemporanei sono quanto di più contrario alla vera Arte, Ars o Mestiere, che richiede l'anonimato. "L'artista non è uno un genere speciale di uomo, ma ogni uomo (nel suo lavoro quotidiano) è un genere speciale di artista"! Faccia ciabatte, coltivi patate o intrattenga con canti e racconti!

Il motto, tardomedioevale, che si è voluto fissare sul mosaico si potrebbe tradurre così : "il mestiere senza intelletto non vale nulla". Qui scienza è reso con intelletto, perchè l'unica vera Via della Conoscenza del Sè Divino, ossia la Metafisica o anche la Teologia, richiede la facoltà dell'intelletto. Supera e comprende la Ragione. Essa non ha il senso moderno di intelligenza razionale o calculus. Come potremmo usarlo noi nelle correnti espressioni, di 'lavoro intellettuale' come contrapposto a 'lavoro manuale', altro non ci riferisce che la nostra difficoltà o, peggio, incapacità, tutta moderna, di coglierne il vero significato. Testimonianza del declino irreversibile, ma non incontrastabile, in cui si sta precipitando.

Se togliete l'intelletto, al lavoro, all'operosità umana, e vale la pena qui di ricordare che "non si vive di solo pane", come avviene nel nostro mondo ordinario profano, non resta che un'avvilente e degradante azione animalesca volta a procurarsi i mezzi per soddisfare bisogni materiali. Senza possibilità di risollevarsi da questi, inevitabilmente questi bisogni si trasformano in vizi che, simbolicamente, fan sanguinare l'immagine dell'Uomo Divino che è stato posto in noi.

Quindi ritorno alla domanda iniziale. Ho un sogno. Se qualcuno ha un sogno che anche solo per qualche aspetto assomiglia a quello che qui abbiamo cercato di delineare, perchè non unire le nostre forze e i nostri sogni per farli diventare più reali qui sul Tracciolino? Qui dove Terra, Cielo, Alberi, Vento, Animali, possono ispirarci a cose nuove?
Vi aspettiamo!


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P.S.: Colgo qui l'occasione per ringraziare per la sua cortesia Paolo Steffan che ci ha concesso di riprodurre sue foto, nonchè per le penetranti osservazioni su questo tema esposte nel sito:

lunedì 22 febbraio 2010

Suggerimento di un link

Visto che abbiamo parlato della decornificazione, che viene effettuata a poche ore dalla nascita, in un precedente post, suggerirei il seguente link:
mi incombe l'obbligo di avvertire che è il video è abbastanza crudo. Ferri arroventati, fumi di carne bruciata e strazianti vagiti di dolori innocenti non sono il massimo elogio della vita. Perciò si consiglia una visione guidata se sono presenti minori o comunque persone sensibili.
L'abisso di crudeltà che è in noi colpisce anche noi, oltre che i nostri simili e gli animali ed esseri viventi che ci circondano - la "giustificazione" del denaro, che non è tale, non deve prevalere sui prinicipi, in nessun caso! "Diligite iustitiam qui iudicatis terram" (Amate la giustizia voi che siete giudici in Terra!) esorta il Sommo Poeta: diamo solo seguito a questa esortazione dantesca.
Mi riprometto di passare presto ad argomenti più leggeri e gradevoli! Anche se...credo di poter affermare che questo blog non è adatto a persone che amano la superficialità e lo svago a costo di vivere nell'oblio della vera natura della realtà di oggi, di ciò che si intende con col termine 'modernità'. Spero anche che questo si sia già capito...

domenica 21 febbraio 2010

NIGRA SUM SED FORMOSA

In località 'il Sambuco', a due passi da casa nostra, lungo il Tracciolino, potete imbattervi in una normale cappelletta votiva, come se ne trovano tante lungo i perscorsi alpini.




A parte il fatto che se vi imbattete nel Sacro non vi è più niente di "normale", potete leggere la citazione latina: "NIGRA SUM SED FORMOSA".


Proviene dal Cantico dei Cantici, gli storici della religione la collegano alla Regina di Saba ed alla sapienza di Salomone - e quindi ai Salmi, a Davide ed alla Costruzione del Tempio di Gerusalemme - e viene "normalmente" tradotta con "moretta sono ma bella", dal sapore vagamente teso a prendere un certa distanza dall'aura "pagana" che irraggia e pure altrettanto vagamente allusiva ad un insolito 'politicamente scorretto' (bella nonostante sia negra!).


Ovviamente siamo a due passi da Oropa..e qui le Madonne Nere si sprecano praticamente ad ogni angolo di casa. Tuttavia la cosa, proprio per questo si fa interessante, e forse anche un poco pericolosa!


Mi piace pensare che siamo in terra di pastori, uomini in perenne contatto con la Vita e la Morte (non è spettrale questa Madonna tracciolinesca qui a fianco?), e ciò che ci sta in mezzo: la Giustizia.

Sembra Kali, la Dea Nera hindu, collaboratrice di Shiva, necessari nella distruzione quanto nella creazione. E difatti tiene in mano il Santo Bambino, la Forma di Vita rinnovantesi nel grande ciclo delle felicità e delle sofferenze, creazione e distruzione.

In quanto Regina di Saba, donna affascinata dalla saggezza (a buon diritto, salomonica), non quella astratta degli intellettuali, nel senso moderno del termine, ma quella molto intrisa di cavità oscure, uteri cavernosi e sanguinolenti. Viscerale, placentare, quello stesso che si saluta nel celebre 'modo di dire', che affonda nella notte dei tempi, nell'espressione "esser nato con la camicia". In quanto Regina (Salve Regina! Mater misericordiae...), dicevamo, e madre o materna a Davide, divino cantore dell'Amore Eterno, non meno di Orfeo, in un'Unità Perfetta con Salomone (la Saggezza), fonte d'ispirazione del Grande Costruttore del Tempio, nonchè modello massonico, Centro del Mondo, Asse di rotazione del Cosmo, ci riconduce alla Gerusalemme Celeste e al Paradiso Terrestre. Ce n'è abbastanza per far tremare le vene ai polsi...


E questo lo ritrovi sul Tracciolino, la strada che non va da nessuna parte, ma da cui guardiamo dentro e fuori di noi stessi. Odori di sacrestie e di Natura naturante, di Templi che cadono in rovina o vengono distrutti, Vestigia o Muri su cui piangere e da cui ripartire in un'Opera Perenne. Anche i 'Muri del Pianto' si sprecano...nel XV sec. vedete qui la Regina? Dona ancora l'ampolla della Saggezza a Salomone, ma è diventata bianca! Cosa pretendete... nel frattempo si è fatta Protestante! E non a caso, il nome 'umanistico' del pittore nordico è Conradus Sapientis! 'Umanisticamente' pieno di sè.


Per il momento, non trovo di meglio che offrirvi il filmato del parto di Pinta, una mia vecchia capra, che non ho più ma che non m'abbandona, che si mangia la placenta mentre il figlio si erige nei primi passi della nuova (Forma di) Vita. In simultaneità, sottolineo.


Buona riflessione! ..a proposito, questo sono io che abbraccio le Forme della Vita, nigra sed formosa renovatio. Ah!, forse non lo sapevate, ma in questo periodo ricorre ancora il Santo Natale dei Pastori sulle nostre montagne...specie di notte (nigra), nelle nostre stalle accadono misteriosi fatti...di rinnovamento!




Visita a Franco e Bea

In data 7 febbraio 2010 con Elena decidiamo di far visita ai nostri amici Franco e Bea (Beatrice).
Dopo una telefonata di conferma a Franco ci prepariamo.
Armati di maglie/maglioni e scarponi partiamo, consapevoli (Perchè avvisati) di trovare ancora parecchia neve.
Tutto bene sino alla Bossola, poi la neve, a dire il vero meno del previsto. Si viaggia bene senza grosse difficoltà c'è nebbia.
Mancano un paio di km alla casa di Franco quando in prossimità di una curva appare....

Ecco Bruna

Vi presento Bruna., una gentile capretta nataci quando stavamo a Rialmosso.


Ha un carattere vivace: una specialista del salto in verticale! Il nome datole si ispira al colore del suo manto. E' stata l'unica, delle nate la scorsa primavera, le altre erano tutte bianco candide.






Una mattina entro in stalla e vedo un batufolino scuro che scorrazza da un angolo all'altro, tentando di nascondersi negli angoli: coniglio non è; ratto (grande) neppure; era nata durante la notte una capretta scura. Una "diversa", come nella favola del "Brutto anatroccolo": era nata Bruna!





Anche se la madre è bianca, nessuna meraviglia per il suo colore... una volta visto il padre... un tal Nino, 'prestatomi' da un'amica di Andorno, che soggiornò per qualche tempo da noi. Un giovanotto prestante devo dire! E vi garantisco fiero del suo harem...posso testimoniarlo di persona!
Oltre al colore, si spiega anche dove Bruna abbia preso le sue belle corna che ora le ornano il volto, vista che la mamma sua ne era naturalmente sfornita. Dico "naturalmente", per rimarcare che era nata così, senza corna. Può succedere. Vista la pratica di decornificare i capretti alla nascita. "Cauterizzare" la chiamano, con termine quasi clinico. In realtà, una bruciatura con un ferro arroventato. Nonostante il termine clinico, vi assicuro che non si va certo in clinica ad eseguire anestesie... Non per cattiveria; il fatto è che tutto ha un costo! Una pratica barbara che viene messa in atto per lo più dalle tribù dei grandi allevatori per evitare quello che 'loro' ritengono possano essere degli incidenti di percorso. Ma in realtà si tratta 'solo' della solita pessima abitudine di turbare impunemente l'equilibrio o meglio, potremmo dire, l' Armonia del Grande Essere!
Esagero? Un malgaro, con faccia di rincrescimento e disprezzo, mi disse: "le corna sono la loro bellezza!" Non è la stessa cosa detta con altre parole?











sabato 20 febbraio 2010

Oggi vi voglio presentare Augusta.

Oggi vi voglio presentare alcuni membri della nostra "famiglia".
Iniziando da sinistra, Augusta, di razza valdostana, seminascosta da me, Bruna, e il piccolissimo Wolf, in veste di new entry.
Augusta ha una storia un po' triste...anche se a lieto fine. Ve la voglio raccontare.
Augusta è nata qui sul Tracciolino, prima che noi comprassimo casa e venissimo ad abitarci. A dire il vero, le cose sono andate così. Andiamo a vedere la casa con l'agente immobiliare. Era la prima visita. Siamo venuti via con Augusta in macchina.. della casa non ricordo di aver visto molto! L'anziano malgaro fu ben felice di vendercela. L'abbiamo chiamata Augusta, a ricordo di Aosta, essendo una valdostana. Sia detto per inciso, come Tito, che già dovreste conoscere, in onore dell'Imperatore Tito Vespasiano, glorioso guerriero.
Quindi, Augusta ha trascoro la sua prima infanzia a Naulìt, un posto che non trovereste mai sulle cartine, quattro baite isolate in Val Cervo. Purtroppo, l'allontanamento dalla madre, come sempre accade, non è stato indolore. Per un periodo relativamente lungo, si rifiutò di prendere il latte in polvere che le preparavamo. Ci vuole tutta l'ignoranza e la presunzione cieca della nostra epoca per credere che il latte in polvere o, come lo chimano alcuni, "ricostruito", possa sostituire quello materno, naturale.
Sulle prime, il fatto si poteva ritenere fisiologico. Vedendo che persisteva il suo rifiuto e nel timore per il peggio, vedendola apatica, l'alimentammo forzosamente. Tuttavia non cresceva come le altre caprette.
Quando la rivide, il malgaro mi disse: "E' la metà delle altre!"
La casa ci piaque, era quello che sognavamo. L'aquistammo. E quindi, anche Augusta ritornò 'a casa'. Fu come se sentisse la presenza della mamma. Cominciò a nutrirsi del fieno dei 'suoi' campi, a giocare, e alla fine riprese e superò in vivacità la Bruna. Era come se la mamma avesse ripreso a nutrirla, come una presenza invisibile.
Il paesaggio di casa fu la sua 'Traccia' per ritornare alla vita; ciò che per noi vorrebbe essere il 'Tracciolino'!

giovedì 18 febbraio 2010

A una fiera di paese guarda.....


18 febbraio 2010
Ad una fiera di paese guarda chi puoi ancora incontrare: una piccola capretta vallesana. Indifesa, suscita tenerezza solo a vederla. Dai! Non perdiamoci di animo! Non tutto è ancora perduto. Lasciamoci toccare il cuore da queste piccole cose…lasciamoci alle spalle l’homo oeconomicus, il Sole24Ore, le quotazioni di Borsa e l’indice Nasdaq (ma si chiama così?). Mi rendo ben conto, la cosa non è facile; ma siamo autorizzati a dire che è impossibile? Il mondo si colorerà all’improvviso di altre tinte…del resto, se fosse facile e privo di contrasti, di contrarietà, guerre più o meno guerreggiate, guerre sante o guerre miserabili e vigliacche, pòlemos nella parola di Eraclito, come potrebbe avere sapore la Vittoria, la Gloria e l’Irene?

Certe sere, da sopra casa nostra, il mondo assume queste tinte, questi colori. Le pendici, in primo piano, solcate dal Tracciolino, poi, più in là, la Serra, ed infine lì orizzonte delle Alpi occidentali, da dove troneggia, impavida e silenziosa la presenza del Re di Pietra, il Monviso. Il Cielo e le brume ci ricordano che siamo immersi in un Ordine Vivente, un Cosmo che pulsa ancora dei gesti del Creatore.
“E il Maestro mi ricorda come è difficile vedere l’Alba dentro l’Imbrunire …”
Non è una questione estetica, questa non è, e non vorrebbe essere una cartolina, non ha a che vedere col bello. Vorrei che fosse più un mandala, cioè un supporto grafico per la meditazione, un veicolo di pensiero. Un po’ come le fotografie dei sassi dell’amico Gigi che si possono ammirare nel libro I Custodi dell’acqua. E quindi mettiamolo in conto, non tutto è in discesa. Il Cammino non è cosparso di petali di rose. Difficoltà oggettive del vivere, della ‘conquista della pagnotta’ cui si aggiungono difetti di sollecitudine fraterna. Diffidate da chi sostiene facili elisir dai benefici immediati. Noi proponiamo la Via del Tracciolino. Una strada a volte asfaltata a volte sterrata, a volte secca e polverosa, a volte fangosa nei giorni piovosi, come accade in montagna, a volte ancora candida di neve o ghiacciata e pericolosa. Ma tutto qui è una metafora, su questa Via tortuosa. Tutto può diventare una metafora, una controparte visibile, burocraticamente è qualificata come una strada provinciale dopotutto, di ciò che in realtà è
invisibile.La Via del Tracciolino percorre un territorio metafisico. Non ha una meta. Beh certo, attraversa diversi Comuni da Andrate fino a Biella, passando da Donato, Netro, Graglia, Occhieppo ecc. Ma è sospesa tra terra e cielo.

A volte buona solo per i cani, a proposito quello che vedete è Tito, il nostro cane. Altre volte, calpestata da accaniti joggers più o meno ossessionati da manie persecutorie che chiamano fitness. Altre volte ancora, percorsa da minacciosi veicoli metà auto e metà motocicli, con tanto di bandierina sfrecciante, mostri tecnologici del non-sense della modernità che mascherano il loro vuoto con l’arroganza del loro rombo e l’insensibilità per le condizioni del fondo stradale, lasciano solchi che sembrano ferite. Che contrasto con i toppi di castagno e betulla, ben tagliati ed accatastati che i malgari con cura allineano come geometri senza tempo lungo il suo disnodarsi!