martedì 29 novembre 2011

Gendarmi d' Europa.


E pensare che c'è qualcuno che sostiene che la Germania, ancora una volta, ci impone la 'sua' volontà politica, i 'tedeschi' ci invadono ancora una volta, a sostituirci e limitare nelle nostre libere autonomie democratiche, come ai tempi delle dittature del secolo scorso.

Il passato che non passa mai, tutto chiaro no?




"L'alba dentro l'imbrunire".


Le previsioni del tempo ci dicono che presto l'inverno verrà a chiedere quel che gli spetta; verso il fine settimana dovremmo, il condizionale è d'obbligo, vedere la prima neve.
Quindi siamo alle ultime belle giornate di sole. Il sole ci entra in camera di buonora. Verso le sette e mezza. Comincia a scaldarci alle otto e ci lascia verso le quindici, quindicie trenta del pomeriggio. A quell'ora le capre rientrano praticamente da sole. Satolle. Pasciute. Erba e sole non ci mancano, a Dio piacendo. Qui e là scorrono rivoli di acqua sorgente, sicchè hanno anche più occasioni per abbeverarsi. Quando rientrano, le sistemiamo in stalla. Per un'ultima manciata di fioccato. Poi man mano che scende la sera, scende anche un silenzio, una pace ineguagliabile. Oltre il reale. Transumanizzante. Irreale, oltre il Tempo. Tangenza, punto di fuga verso il cielo. Ci siamo enza esserci, ex stasis, estasi.



Quando ci alziamo abbiamo già alle spalle, quotidianamente, una riflessione, sollecitata dal gallo, che col primo sole sciorina il suo più spettacolare piumaggio. La statura ieratica e imponente. Un richiamo, la sua voce ineludibile, da noi, qui sul Tracciolino. Nel silenzio dell'alba che ancora si trascina appresso le brume umide e oscure della notte, viene sistematicamente violato, destato, è il caso di dire, dal canto del gallo. Dolce pennuto elegante e canoro. Un fedele compagno. Chiama a lasciare le calde coperte per metterci in moto. Combattente contro la pigrizia, i nostri indugi vengono spezzati nel modo migliore, col suo canto. L'ingiustizia chiamata ad emendarsi.
Non ci sono cartellini da timbrare, sirene di fabbriche, orari stabiliti da chissà chi e chissà perchè, orologi da mettere un'ora avanti o indietro. Per noi è lui, il gallo canterino che allieta come una sentinella cantante, con note energiche che ricaricano allegre. Virile dice: "Dai, forza! Affronta la nuova giornata! E' bella, il sole già fin troppo alto, non farti sfuggire la grazia elargita dal nostro Signore! Ci dà a tutti un dono bellissimo: la giornata di sole da vivere. Su poltroni, cosa fate ancora a letto!"

Un privilegio avere di questi risvegli. Lontani dal senso del (dis)ordine sociale che violenta gli alienati cittadini - che parola detestabile, gicobina, sovversiva, diabolica - dallo sferragliare dei tram, delle nervose e scattanti automobili, tossiche, che girano intorno alle città, nella quotidiana danse macabre che si tiene su tangeniziali e circonvallazioni. Animali in gabbia che si dibattono in un mondo articifiale che assomiglia, ogni giorno di più, ad un incubo che siamo costretti a vivere. Scandito dai ritmi temporizzati delle varie forme di usure, interessi, debiti, crediti, quotazioni e indici, la sfera economica del linguaggio violenta senza neppure più che le vittime se ne accorgano, un linguaggio incivile e barbarico dello spred onnipervasivo oramai ha finito per costituire una seconda pelle, un fatto 'ambientale', una 'seconda natura', mentre quella vera è messa al bando come fosse una bestemmia totale. L'eresia della contemplazione oziosa nell'età del vacuo affaccendarsi.

I cieli nostri certe sere ci mettono in imbarazzo. Non siamo più abituati a descrivere di queste cose. Fenomeni naturali? A che pro. Quanto fruttano? Quando scadono? Quale banca, la più onesta, li potrebbe gestire? Erano nei miei ricordi di infanzia, quando la sera, certe sere, poteva accadere che, sgombrata la tavola dalle briciole e dalla tovaglia, i miei mettevano sul tavolo - prima i giocare alle carte una mezz'ora per poi coricarci, un rito - dei fogli in carte pergamenata, solenne, vi era disegnato un contadino, muscoloso ed energico, il viso serio, compunto, che con gesto sapiente allargava sulla umida terra la semente: i 'buoni fruttiferi', il sacro risparmio della famiglia povera, solida, onesta, il sudato gruzzolo guadagnato con travaglio fisico, un fortilizio imprendibile dalle forze del male. I suoi risparmi, sudore della fronte e sangue di vita, sembravano custodite nelle mani di quel virtuoso seminatore, lui si che isppirava fiducia. Ai bambini veniva insegnato a risparmiare, non a come fare per indebitari ulteriormente. I 'fenomeni naturali' suonano come etichette pubblicitarie, tipo il 'mulino bianco', parti di pubblicitari creativi suonati come pugili all'angolo per utenti ubriachi di altre mezzi e sostanze. Molto, molto stonati rispetto al nostro gallo!

La natura, nessuno si sogna più di vederla come un sacro libro, il segno che porta ancora l'impronta impresssa del suo Creatore. Scienziati ed econonomisti, tecnocrati e usurai, pervertiti seminatori, gatti e volpi, ci guardano come tanti 'Pinocchi' cui hanno raccontato che una natura da correggere, da migliorare e perfezionare (blasfemia), con chimica velenosa e vampiresca attitudine individualistica, può far fruttare euri dollari e marenghi, se seminati nel terreno dell'orto giusto! Quello dei 'Miracoli'. Alla rovescia, si intende, nella nostra epoca oscura.



Noi stiamo qui, sulle montagne benedette, nell'aria pura e frizzante, e ogni giorno ci fornisce il nutrimento dello spirito. Impariamo, caparbi, ostinati, che la notte avrà una fine, anche e ci siamo dentro; preluder - nel senso di giocarci prima del tempo, in anticipo, la certezza di una nuova alba.

Un nuovo Giorno in cui i galli dovranno cantare ad un cielo dorato e splendente, aurora aurea! A noi, per ora il dovere di vedere l'alba dentro l'imbrunire. E' un (in)canto!





domenica 27 novembre 2011

Il guardiano



Capita a volte nella vita di imbatterti in situazioni o persone inaspettate.

Capita che improvvisamente vedi lo stesso posto, la stessa circostanza da un punto di vista diverso, insolito, lontano dalla consuetudine.

Recentemente ho deciso di aprire un'attività nel centro di una grande città per cercare di arrotondare un po' il mio stipendio da dipendente.

No, non è vero, a voi bugie non ne racconto.

Sto cercando disperatamente di condurre una vita diversa, più serena, lontano dalle ansie moderne, lontano da una gabbia chiamata ufficio.

Vorrei dedicarmi alle cose care, alla riscoperta dell'antico, alla tradizione e perchè no, ad aiutare anche un po' gli altri. Non il terzo mondo, che ormai siamo noi, ma i miei amici, le persone care, per puro egoismo.

Si, lo ammetto, sentirmi in grado di aiutare qualcuno mi fa sentire importante.



Torniamo a noi.

Ho rilevato una piccola attività e ho dovuto risistemare un po' il locale.

Ho passato diversi giorni con Elisa a cercare di creare un futuro, una speranza, si la nostra speranza di vivere umanamente, cercare di guadagnare qualcosa, senza troppe ansie e preoccupazioni, onestamente e senza derubare il prossimo.

Giorno dopo giorno abbiamo avuto accanto una persona speciale. Si chiama Rosario, per gli amici Saro.

All'inizio sembrava solo un curioso, un impiccione e poi piano piano abbiamo capito che i sentimenti che lo muovevano erano assai più profondi.

Ha cercato di aiutarci in ogni modo, lui è un anziano, l'anziano del paese.

Certo il paese in questione è un quartiere di una grande città, un piccolo Borgo dentro un grande Borgo.

I suoi consigli ci sono stati preziosi,l'esperienza e la vita sono stati i suoi professori.

Ha con se un grande bagaglio, i sacchetti dentro cui c'è tutto il necessario per vivere e il grande fardello di una vita che non lo ha circondato di agi.

Mentre davamo il bianco ci rassicurava, lo controllo io i vostro negozio quando non ci siete, tanto sono sempre qui, anche di notte...

Aveva due aziende lui...

Parole che mi hanno fatto pensare tanto. Ecco il risultato di quello che abbiamo costruito in tanti anni di "sviluppo" e "progresso".

Ci telefona se c'è qualche problema e custodisce il nostro futuro, è un ruolo importante il suo, devo trovare il modo di aiutarlo.

Un giorno ci ha confidato di avere una sorella che un po' lo aiuta. Poco ho pensato io.

Non vuole soldi, qualcosa giusto per le sigarette e allora ci aiuta a tenere pulito il nostro negozietto.

Non è lavoro ci tiene a sottolineare, solo un aiuto e in cambio non vuole nulla.

Quel giorno mi ha insegnato cosa sia l'altruismo disinteressato.

Non vuole soldi, ma un lavoro notturno, per non dormire per strada e poi magari affittarsi una casa.

Non so se riuscirò a trovargli il lavoro e non so come andrà la nostra attività, ma dal momento che credo nel destino, penso solo che fino ad ora l'aver scelto di aprire un negozio proprio lì mi ha permesso di incontrare una persona speciale che ha tanto da dare.



Lui è il guardiano della Speranza, la speranza che le cose possano sempre cambiare e in meglio.






venerdì 25 novembre 2011

Pastori moderni.

Gesti che pesano più delle pietre. Sanciscono solo, ultimi gesti di un lungo processo degenerativo, l'eclisse, il tramonto. Da qui bisogna ripartire. Dalla ricerca di nuovi Pastori. Non da come colmare lo spread.






Anche "Se vi fate circoncidere Cristo non vi servirà a nulla"(Gal. V,4).



In vesta di pastor lupi rapaci
si veggion di qua sù per tutti i paschi:
o difesa di Dio, perché pur giaci?

Del sangue nostro Caorsini e Guaschi
s'apparecchian di bere...

(Dante, Paradiso XXVII, 55-59)


Disse loro anche una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca?” (Luca, 6, 39).










giovedì 17 novembre 2011

Santi moderni.

Il governo dl Paese è assicurato. Sugli esiti grandi e fondate perplessità. Governo dei banchieri e dell'usura, basta passare in rassegna alla lista dei ministri. Maestro camerlengo e orchestratore l'ineffabile Presidente della nazione sconfitta, il comunista americano, sarebbe meglio dire, USraeliano, che siede sul Colle.

L'impegno dei nostri politici si profila chiaramente. Il pensiero unico, assiomatico: far passare per medicina, per cura, quello che in realtà è la malattia.



Dire banchieri, business men, significa evocare la funzione materiale e le forze centrifughe, disgregatrici delle comunità locali, poste sotto atttacco da tutti i lati, avente come fine supremo l'annientamento dei caratteri nazionali dei diversi popoli. Traguardo finale raggiungibile attravero una ricomposizione mondiale, con organizzazione verticistica e globalizzata. Altro che economie a Km. 0. Pie illusioni! Il mondo, un'unico impero con una unica moneta, facilmente gestibile.

Se voglio agire sul gregge, per condurlo in stalla o dove desidero, agisco sui capi, gli altri seguiranno. E' esperienza di pastore. E' la legge del comportamento gregale. Una organizzazione acefala sfugge agevolmente al controllo. Se proprio dobbiamo tenercela una moneta, facciamo in modo che almeno sia locale. Rivalutiamo tutte le forme possibili di scambio di cose e servizi locali. Non è la 'decrescita felice', quasi un ossimoro laddove sono i valori materiali a dominare. Direi piuttosto paupertas cum laetitia, poichè v'è certezza che Altra è la vera ricchezza dll'uomo.

Se si esclude la soluzione più ovvia che sarebbe quella di disconoscere, ricusare il debito, che non è sovrano ma è il loro, di chi stampa cartamoneta, senza alcun obbligo di garanzia di corrispondenza all'oro, per il semplice fatto che non possediamo ancora nè gli uomini, nè le organizzazioni politiche in grado di condurre una simile battaglia. Almeno potremmo asseragliarci sulla linea del rifiuto della leggittimità degli interessi. Sono gli interessi a fare il problema. Tutti, a partire da coloro che ci quidano, ad essere più 'dis-interessati', in tutti i sensi.

In sè non complicata. Nessun può sottrarsi dal riconoscere come legittimo la restituzione del debito. Si gioca su un equivoco, che assume il carattere di un ricatto morale.

Un modo di dire recita: i debiti van pagati, i prestititi restituiti e i regali ricambiati. Giusto.

Ma tutto ciò nulla ha che vedere on gli interessi! Malgrado ciò siamo ossessionati dallo spread, che a sua volte dovrebbe stabilire la credibilità di una nazione, metro oggettivo universale e oggettivo di credibilità, altro non è che una questione di divario di interessi.

Tra gli avversari non solo coloro che storicamente da secoli hanno prosperato sull'usura, ma anche la Chiesa cattolica, una volta inimica di queste forze, purtroppo ora ufficialmente passata nelle fila dei nemici di Kristo. E dunque la sentenza, 'non so più a che Santo votarmi', ha conservato un mero significato di sopravvivenza di una massima un tempo non privo di fondamento.

Le banche dovrebbero tornare a prestare i loro denari a chi lavora, a chi suda, a chi espia con l'attività creazione, la sua funzione di essere sulla scia della Grande Crezione. Non altro. E quindi svolgere una funzione pubblica. La nazionalizzazione delle banche non è in agenda e non lo sarà. Neppure le banche centrali oggigiorno sono enti con scopo di interesse pubblico. Figuriamoci quelle private o d'affari. Osceno è trattare titoli di ogni genere, vendere rischi oltre invenzioni fantasiose di valori cartacei e nominali che nulla hanno a che vedere col lavoro e la fatica (secondo l'ordine divino impartito ad Adamo al momento della Caduta 'nell'ordine manifesto delle cose'). Le banche non devono entrare a far parte di industrie o struttura produttive di alcun genere, ma attenersi al loro compito vocativo. In passato questo era la normalità.

Ma potete pensare che i banchieri operino a danno di loro stesssi? O i politici riducano i loro privilegi? La disgustosa menzogna della politica come servizio... se così fosse non si accapiglierebbero da mane a sera per la quotidiana e indegna battaglia per la poltrona. I banchieri non possono partecipare agli utili industriali, i soldi non sono i loro. Ma quelli dei cittadini che li risparmiano. Il loro utile deve limitarsi al lavoro di gestione di un bene che non gli appartiene. Il vero oro di un popolo è la sua onestà.

E la democrazia?

Nulla di strano. E' stata momentaneamente sospesa; motivi di emergenza. Nessuno risentirà della mancanza per qualcosa che non è mai esistita, nè è possibile che esista.


martedì 8 novembre 2011

Cani e parassiti.



Per li occhi fora scoppiava lor duolo;
di qua, di là soccorrien con le mani
quando a’ vapori, e quando al caldo suolo:

non altrimenti fan di state i cani
or col ceffo or col piè, quando son morsi
o da pulci o da mosche o da tafani.


Con questi versi di terrificante realismo e forte impatto emotivo, Dante descrive nel III girone del VII cerchio dell’Inferno, si rappresenta la punizione degli usurai, di coloro che cedono denaro in prestito ad interesse (qualsiasi sia il tasso).
Un tormento che fa uscire di senno il povero animale che lo subisce. Può portarlo alla vera morte. Il morso o la puntura di un insetto, specialmente in estate può portare ad una sofferenza inemendabile. Nessun rimedio sembra più possibile.

Abbiamo perso anche noi sul Tracciolino una pecora questa estate a causa di una infezione. Il suo vello, vanto e gloria del suo essere, che candido punteggiava di un biancoimmacolato, spiccando ben visibile a distanza, ornamento del pasco, la rigogliosa erba smeraldina nella cristallina aria montana. Ezra Pound sembrava estasiarsi nel pensare alla funzione sana del denaro, cioè legato al lavoro, quando si rifaceva al 'monte dei paschi', toscano come la cambiale. I montani pascoli ricchi di erba.
Il suo vanto si trasformò nel suo tallone d'Achille. Come il cane sula cui simbologia bisogna soffermarsi - nel girone dantesco, l'infezione si moltiplicò a dismisura. Come in un incubo. Tagliavamo il vello e ripuntavano grappoli di uova dell'insetto infestante. Il calore della lana li incubva alla perfezione.

pompei


Come per i prestiti, che creano i debiti, creano altri debiti, nella speranza - antica virtù teologale surrogata e capovolta - di coprire il precedente, in una cascata a grappolo. Come nel gioco d'azzardo che spera la puntta successiva potrà ribaltare il suo destino. Per coprire il debito pubblico (chissà poi perchè lo chiamano 'sovrano'; forse per 'responsabilizzare' il cittadino che - si dice - essendo anch'egli 'sovrano' lo si convince più facilmente a riconoscerlo come suo, che ha vissuto 'al di sopra delle sue possibilità' e che ora 'giustamente' paghi) stiamo ansiosamente implorando che il F.M.I. ci degni una sua 'attenzione'. I politici fanno a gara, in una ridicola corsa a chi sgomita di più, per presentarsi come il debitore più 'credibile'. I più colti, gli 'intellettali' si lanciano in ardite speculazioni etimologiche: il termine credito risulta connesso alla credibilità.
Il denaro, come quelle larve non può stare fermo. Time is money. Ora assaporiamo bene, fino in fondo, il significato di questo detto. Un assioma. Il tempo, time, altro non è che lascadenza temporale di un prestito ad interesse. E poi? E poi, non resta che pagarlo o rinnovarlo. Sono stati inventati i mutui intergenerazionali.


Sfruttatori del lavoro altrui, avidi di denaro e di potere, se ne stanno - moltitudine indistinta e belluina - muti, racchiusi nel loro dolore espresso attraverso le lacrime che sgorgano dagli occhi. Come i cani d’estate dimenano il muso e le zampe quando sono tormentati dalle pulci, dalle mosche e dai tafani, così anch’essi agitano convulsamente le mani per pararsi dalle fiamme e dalla sabbia ardente.
Lo riecheggiano i predicatori, specialmente i francescani, creatori di infuocate quanto ispirate omelie, trattati di economia e attori socio-economici nei 'Monti di Pietà': "cani selvaggi e sporchi, che hanno succhiato e continuano a succhiare il nostro sangue". Concilii Lateranensi si occupavano della materia periodicamente e comminavano condanne, rifiutando i conforti religiosi e la sepoltura in terra consacrata ai cristiani che si dedicavano a questa pratica 'contro-natura'.
Il Corano assimila l'usuraio al cannibale che si nutre del fratello. La Bibbia, Deuteronomio XXIII, 19-20, proibisce l'usura da parte di un ebreo nei confronti di un altro ebreo, ma non rispetto ad un goym, un gentile.

Richiama alla mente il calco in gesso pompeiano. Bruciato tra i pormenti dell'ardente magma vesuviano. Bloccato da una catena. Una catena resistente all'infuocata lava. Un destino lega il debitore alla catena. Una catena invisibile, angosciosa. Un ricatto morale. O piuttosto una truffa? Una menzogna? Un inganno?

La condanna dell’usura faceva parte della la legislazione ecclesiastica del tempo. Paragonava l’usura all’eresia e condannava al rogo chi si macchiava di tale colpa. Ma ben presto cominciarono a crearsi una piccola falla. Il Vangelo era anche più drastico. Se dàì, non pretendere nulla indietro drastico, una spada affilata. Mutuum date, inde nihil sperantes (Lc, 6 35).
Pricolosissimo! Potrebbe rendere lecita l'insolvenza. Non sta forse scritto che "la Verità vi renderà liberi?"
Nel contempo, quel "nulla" ridesigna un nuovo profilo alla speranza, nihil sperantes. Non è questa la speranza per il kristiano. Per il kristiano, la spes è legato alla salus, la salvezza, non al rientro dello 'scoperto'. E poi, importante, in tempi come i nostri, alla salute, integrità armonica corpo-spirito. Al saluto, ave, accoglienza dell'Altro, il Nuovo, il Diverso, non nel senso sociale moderno e progressista del termine, bensì nel senso di Oltre-umano, il Divino.
E ancora la speranza, la prima vittima dell'usura "....a quibus speratis recipere, quae gratia est vobis?" (Lc, 6 -34). Che merito c'è a rivolere indietro ciò che si e dato? Ciò che si è dato è veramente donato, ci resta veramente ciò che si dona, l'Altra parte del mantello che San Martino si taglia, non quella che gli rimane, il 'tesoro nel Regno dei Cieli'. Pericolosissimo!


sabato 5 novembre 2011

Meritato riconoscimento.

Veniamo a conoscenza che il nostro amato Presidente Napolitano nel mese di maggio 2011 ha ricevuto dalla Fondazione Dan David Università di Gerusalemme, in Israele, il riconoscimento di un premio per un'intera vita spesa al servizio della democrazia, dalla sua partecipazione nelle fila del vecchio PCI ad oggi, ineguagliabile faro di moralità, e affidabilità.


Il riconoscoscimento di tale onorificenza comporta l'assegnazione di una borsa di studio di un milione di dollari (a noi sembrano tanti, ma basta stamparli, in fondo è carta).

Si accinge così, con rinnovate energie, a seguire in Italia il piano di 'rientro' dai debiti che i cittadini di questo Paese hanno incautamente contratto con la finanza internazionale (E.M.I. Ente Metafisico Impalpabile, che aleggia anonima per il mondo), affinchè meglio sopportino i traumi e i "suicidi per insolvenza" (patologia emergente), e si sia certi che i sacrifici saranno equamente suddivvisi tra la popolazione, all'insegna del motto: "Valli a prendere dove di pare, ma l'importante è che paghi!"

E con una certa urgenza (sennò qui ci scappa la solita guerra 'risanante', cioè di 'appianamento' del debito).

Al quotidiano Repubblica, pare abbia confessato: responsabilità "che ancora mi spetta esercitare e a cui non mi sottraggo - ha aggiunto Napolitano - operando e pensando per l'ulteriore marcia della democrazia".

Non si sottragga, mi raccomando. Un grazie di cuore!

Ah! Dimenticavo.
In precedenza, nel 2004, tale riconoscimento andò all'ineffabile e insostituibile giornalista 'Cristiano' Magdi Allan, dedicatosi pure lui alla politica, democratica, naturalmente, al punto anch'egli di ergersi a guida degli italiani.
Dimmi con chi vai..

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

Terzina che emerge dalle nebbie del buio medioevo ampiamente, per fortuna, superata.