venerdì 10 febbraio 2012

CAGLIARI - Un vecchio ostinato pastore contro un grande gruppo immobiliare che va a costruire albergo e ville sul mare rompendo la solitudine della sua casetta e cancellando anche il sentiero che il padre e i nonni hanno percorso per arrivarci. «Prima di fare l' albergo - si è ribellato Ovidio Marras, 82 anni, fisico asciutto come il ginepro piegato dal vento - dovranno passare sul mio corpo». E ha respinto tutte le offerte per farsi da parte: «Ci metto l' avvocato». La magistratura gli ha dato ragione; a maggio una prima ordinanza: l' albergo va demolito. Qualche settimana fa la conferma in appello. La guerra del pastore «ecologista» che si batte e per ora la spunta contro la Sitas (società alla quale partecipano colossi come Sansedoni-Montepaschi di Siena, Ricerca Finanziaria spa- Benetton, Claudio Toti e la famiglia veneta Toffano) è diventato un caso internazionale. Il quotidiano inglese The Guardian gli ha dedicato ieri un' intera pagina. La posta è altissima: il futuro della costa fra Capo Malfatano e Capo Spartivento, l' incantevole spiaggia di Tuerredda, 35 chilometri di litorale, Sardegna sudovest, arrivati fino ad oggi miracolosamente intatti. Vegetazione mediterranea millenaria, spiagge e scogliere che per le associazioni ambientaliste è indispensabile tutelare. Infatti parallelamente a Ovidio Marras si sono mossi il Gruppo di Intervento Giuridico Amici della Terra e Italia Nostra: una barriera di ricorsi giudiziari. Ambiente da tutelare? Il vecchio pastore, una vita quasi da eremita, non capisce o fa finta: «Questo è mio». Sono: sei pecore, un orticello con pomodori, un tetto per dormire. Si chiama «furriadroxiu», parola impronunciabile per chi non è sardo e che più o meno significa «casetta con intorno un cortile». Marras parla a stento l' italiano, gli anni hanno accentuato la sordità, il sole e il vento salmastro hanno scavato la faccia di rughe: «Qui sto bene da solo. Ho vinto la causa e rivoglio la strada dov' era prima. Ora è troppo vicina al fiume e devo fare un giro lungo» scandisce, deciso, in dialetto. Ogni tanto vanno a trovarlo i nipoti. «Lui sta bene qui, altrove proprio non ce lo vedrei - Maria Consolata gli è molto affezionata e traduce dal sardo all' italiano - al mattino bada alle sue cose, il pomeriggio fa un riposino e poi scende al mare. Ha una barchetta, ma non si spinge al largo. Ogni tanto prende qualche pesce e se lo arrostisce». Il furriadroxiu di Marras è nel comune di Teulada, a 400 metri dal mare e in mezzo a una grande proprietà passata di mano in mano negli anni fra diverse società immobiliari e finita alla Sitas, che sta cercando di realizzare un hotel 5 stelle (300 camere, centri termale, sportivo, piscine) e una trentina di ville, volumetrie per 140 mila metri cubi. Il progetto Sitas ha avuto un premio che fa inorridire gli ambientalisti, il «Mattone d' oro 2010», e ha ottenuto il via libera del comune di Teulada, dopo la promessa di 500 posti di lavoro. L' hotel dovrebbe essere gestito da Mita, gruppo Marcegaglia, che in Sardegna ha già Forte Village a Santa Margherita di Pula e a La Maddalena un resort extralusso con porto turistico costruito per il G8 poi dirottato all' Aquila. La Sitas ha realizzato il rustico dell' albergo, ma ha cancellato il sentiero sul quale Marras ha una sorta di diritto di copossesso. Il pastore si è ribellato rifiutando le offerte (in denaro) per cedere il terreno o almeno consentire lo spostamento del sentiero. Il giudice monocratico e il tribunale hanno deciso che ha ragione lui: la Sitas dovrà «reintegrare immediatamente Marras nel compossesso dello stradello che conduce alla sua casa - prescrive l' ordinanza - e al mare, demolendo cancelli e strade costruite sul tracciato originario e astenendosi in futuro nel turbare il ricorrente nel pacifico e pieno godimento». Il rustico dell' albergo è proprio sul sentiero: dovrà essere demolito. La Sitas ha confermato la validità del progetto: «Ordinanza sproporzionata, presenteremo ricorso». Le associazioni ambientaliste insistono e annunciano battaglia: «È un ecomostro, una speculazione immobiliare: non ci sarà tregua» afferma Stefano Deliperi, Gruppo di Intervento Giuridico. Marras tace e chissà se conosce la storia di Paolo Murgia, come lui pastore e ostinato, arrivato dalla Barbagia con le pecore nei terreni di Capo Ceraso (sud di Olbia) più di 40 anni fa e andato via dopo una lunghissima causa giudiziaria per usucapione soltanto quando Edilizia Alta Italia (gruppo Berlusconi) ha staccato un assegno di 891.812 euro. Alberto Pinna RIPRODUZIONE RISERVATA **** La vicenda La proprietà Il pastore Ovidio Marras, 82 anni, vive a trecento metri dalla spiaggia di Tuerredda (nella foto Rosas qui sotto è ripreso nella sua proprietà) . Da sempre lui, come avevano fatto i suoi avi, per arrivare al mare si serve di un sentiero che oggi non c' è più, cancellato dal rustico di un albergo in costruzione L' immobiliare Il terreno sul quale passava Marras è oggi di proprietà di una grande immobiliare, la Sitas (società alla quale partecipano colossi come Sansedoni-Montepaschi di Siena, Ricerca Finanziaria spa-Benetton, Claudio Toti e la famiglia veneta Toffano) La disputa Sul diritto di passaggio Marras ha aperto una lite giudiziaria e finora ha vinto in primo grado e in appello: il rustico va demolito Il progetto milionario
Pinna Alberto






E ora vi racconto una storia.
E’ la storia di Paolo Murgia, (W PAOLO MURGIA) il pastore sardo che da trent’anni fa impazzire Berlusconi.
Lui porta tutti i giorni da tutta la vita le sue pecore a pascolare su una parte dei terreni del premier dalle parti di villa certosa e, visto che fino a poco tempo fa nessuno le ha reclamate, sostiene (a ragione) di avere l’usucapione.
E non si sposta. E non cede ai soldi in contanti. Non se ne và. Potrebbe dormire fino a tardi la mattina, vendere le pecore e godersi la pensione per poter far costruire una nuova attrazione per divertire gli ospiti di villa Certosa sui terreni che da sempre danno da mangiare al suo gregge.
Paolo Murgia è l’opposto del pazzesco sistema finanziario del nostro paese e in generale del mondo occidentale.
Non liquida la sua attività, non accetta soci che portano capitale e si prendono i guadagni senza fare niente.
Speriamo che in tanti non cedano alle lusinghe dei pochi soldi maledetti e subito.

This entry was written by anonimo, posted on 25 marzo 2010 at 11:06

mercoledì 8 febbraio 2012

Liber notitiae sanctorum


E' noto come ogni periodo storico abbia i suoi santi. Anche noi abbiamo il nostro: ha nel cuore la Goldman's Sachs, in odio le ingiustizie come avere un posto fissso! Il suo verbo: indebitarsi per salvarsi! L'usura il suo pneuma! Una sola ambizione: un seggio da 'ravvicinato', detto altrimenti da cherubino, nel FMI, in modo di godere della vista beatifica e purificata degli 'invisibili' e degli 'innominabili' che seggono sull'elevato trono, tipo Rotschild, Rockfeller, Soros e chissà quanti altri  burattinai, o presunti tali, ignoti ai più. Amano trascorrere il loro tempo, fuori dal tempo, in un gioco eterno, eterni fanciulli con trastulli etici quali il denaro, virtuale (avete mai notato la parentela tra 'virtù' e 'virtuale', quasi a suggerire l'inconsistenza reale della virtù) o reale (come se ci fosse differenza!), o inventarsi valori dalle cose che non ne possiedono (per venderlo successivamente).


 

Se pensate che sia un'arguzia spiritosa, una gag umoristica, siete completamente fuori strada. Il lato parodistico della modernità è ben stato messo in luce da René Guénon. Non ricordate le parate dei cortei massonico-cosmunisti a mo' di processione, coi loro 'santi' portati come icone da milioni di fedeli compunti? Ecco ora possiamo aggiungerne uno nuovo.
Il discorso potrebbe forse avere dei risvolti umoristici, se non fosse tragico. Per distruggere la vera religione non occorrono solo picconi atei e disgregazione di tutto ciò che vi si oppone, occorre creare una 'nuova' religione, con i suioi dogmi e il suo clero (la storia della massoneria insegna) che riempia quel vuoto lasciato dalle macerie dei bombardamenti ideologici 'positivi' dei secoli dei Lumi. E i più devono continuare a credere che una 'nuova' schiera di salvatori (vedi la dicitura 'salva Italia' appioppata al loro operato) si stia profilando all'orizzonte, che le masse corrano loro incontro, agitando le palme.

Noi che riteniamo che non solo il posto di lavoro debba essere 'fisso', come nelle caste (l'India è ancora una fucina che non ha ancora perso, nonostante secoli di modernità, la sua pericolosità tradizionale) e nelle corporazioni artigiane di medievale memoria, ma anche ereditario (non sono loro a raccomandarci: facciamo scarpe da tre generazioni? O la gelateria fondata...e più antica, cioè fissa, la è la data e di più credito gode?), un modo per sottrarlo al cosiddetto 'mercato del lavoro', blasfemia, dell'art.18, e contrattualismi vari, coi loro relativi salvatori speializzati del tipo sindacale,  perchè del lavoro umano che è sangue che pulsa e non denaro (alias carta), perchè non si commercia in sangue? Avete dimenticato come Gesù paghi i lavoratori della sua vigna (Matteo, 20)? 

Che adesso non può più Egli distribuire le Sue ricompense a piacer Suo? Certo Egli non è democratico, non scende a contrattare!