lunedì 19 novembre 2012

Italia, la nuova portaerei di Israele. Neutralità dei 'tecnici'.

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Caccia con la Stella di David in volo sulla Sardegna, Tornado italiani nel Negev, traffici d’armi benedetti dalla Nato. Ecco l’alleanza «a contratto» tra Roma e Tel Aviv
di Sebastiano Canetta e Ernesto Milanesi*
Roma, 27 ottobre 2012, Nena News - L’Italia è la nuova «portaerei» di Israele. In meno di dieci anni, un tassello alla volta, si completa il disegno del puzzle. Strategico, militare, commerciale e politico. Basta avere la pazienza di intrecciare notizie, protocolli, fotografie. Oppure seguire le scie degli aerei, degli appalti e della diplomazia formato Finmeccanica. Tutto funzionale alla guerra all’Iran?

Caccia israeliani in volo radente sulla Sardegna. Tornado italiani nel deserto del Negev. Scambi di “carte” tra mercanti d’armi, benedetti dalla Nato e dai governi (più o meno tecnici). Ecco l’alleanza «a contratto» fra Roma e Tel Aviv.


leggi:
http://www.associazionelatorre.com/2012/10/italia-la-nuova-portaerei-di-israele/
 

domenica 18 novembre 2012

Pedagogia.



Lo sappiamo, per i bambini tutto è un gioco. Ma gli adulti? Cosa passa per la loro mente? Ma cosa stanno facendo?
 E' questa la pedagogia dell' "unica democrazia del M.O."?



“Dio creò i non-Ebrei in forma umana così che gli Ebrei non dovessero essere serviti da bestie. Il non-Ebreo è di conseguenza un animale in forma umana, condannato a servire l’Ebreo giorno e notte”.
(Midrasch Taplhiot, p. 225) 

Se i precetti e gli insegnamenti sono questi, non c'è da stupirsi anche in queste ore continui a correre il sangue in una guerra infinita, ma c'è da stupirsi che non corra (ancora) ovunque vengano insegnati.

 

Coperta all'uncinetto del Tracciolino.

Ecco...  arriva l'inverno e per riscaldarsi dai primi freddi cosa c'è di meglio di una bella coperta di lana calda calda?...
Meglio ancora se oltre al suo "calore" ci dona anche tanto "colore" per rallegrare le giornate grigie e umide di fine novembre!
Eh si...richiede tempo e pazienza, ma...  ora sì... eccola....prende forma  e subito scalda anche le gambe durante le lunghe ore di lavoro...  Ancora non è finita, ma ve la voglio mostrare lo stesso: è la coperta "a quadrotti"!! la calda e colorata coperta del Tracciolino! 




venerdì 16 novembre 2012

La 'capra inutile' alla "Foir des Alpes", Aosta.




Alcune istantanee scattate, maldestramente, alla Fiera di Aosta. Il giorno è quello che la tradizione dedica a San Martino, centurione ragionevolmente generoso, che mai dimentica, neppure per un attimo di essere un soldato di Roma. Un uomo in armi, un soldato a cavallo per giunta, non un pacifista, 'senza se e senza ma' come recitano i mantra televisivi ripetuti un continuazione, fino a produrre uniformità di ebetudine. L'11 novembre, il giorno del rinnovo dei contratti agrari.
Una giornata fredda, ma andata verso un indubitabile miglioramento. Le cime dei monti che incoronano Aosta sono bianchi. A monito e memento di non farsi illusioni, di ciò che ci attende.


Le famiglie dei visitator si aggirano con le carozzine, rilassati, una volta tanto con le mani in tasca, una domenica diversa. Gli odori non sono proprio quelli delle corsie d'ospedale o delle nostre case e dei nostri bagni. Ma anche questo fà la domenica. Amici, curiosi, allevatori.

La fiera è anche mercato, non saprei dire quanti animali cambiano di stalla alla fine della giornata. Ma molti sicuramente ci penseranno, almeno per un baleno, la tentazione si presenta alla mente. Quella di chiedere, di informarsi, sulle caratteristiche sulle zone di provenienza, sui prezzi, sul brivido di intrapprendere una follia non del tutto razionale di un acquisto ingiustificale agli occhi della moderna ragioneria. Ma una bestia è per sempre. Nel bene e nel male.




Forte come una fulminazione, ci viene incontro l'immagine ieratica carica di fascino di qualcosa di diverso da noi, che tuttavia sentiamo ci appartiene: la fierezza e la caparbietà dell'affermarsi della vita. Ormai è impossibile staccare gli occhi da quell'impressione.



Ammansirlo non sempre è cosa ragionevole e possibile. Si vorrebe forse anche che il caprone debba collaborare alla riuscita della kermesse?


Di figura atletica, avvezza alle alture, la razza valdostana è perfettamente ambientata alle asperità del terreno. Quel che perde in produttività, lo guadagna in robustezza, rarità, eccentricità. Va dritto al cuore, al centro della terra, delle rocce alpestri. Non dominatelo, vi segue solo se lo rispettate. Come un falco nel cielo, vi ubbidirà se gi lasciate la sua libertà. Non prendetelo mai di petto, altrimenti vi costringerà lui a cambiare le vostre maniere.



La camosciata alpina è la regina dei picchi valdostani e di tutto l'arco montagnoso che cinge la pianura e le ricorda continuamente di che lì potrete ancora trovare le antiche radici profonde dela nostra gente, la sua volta di combattere e di non arrendersi.
Un giusto equilibrio, ragionevole, ben collocata tra le ragioni economiche dell'allevamento e la durezza che la vita alpine richiede. Una roccia sporgente è un riparo dalla pioggia, foglie e cortecce appetibili foraggi. I fieni ricchi di primavera e quelli estivi, un cibo aristocratico non adatto alla loro rustica vita. Esistenza non viziata, non più di tanto, equilibrata appunto, dalla convivenza millenaria con l'uomo.





Non chiedetevi cosa ci fanno lama e renne in Val d'Aosta, non esistono risposte incoraggianti. Curiosità? Esotismo? Possibile. Tutto quanto fa spettacolo, e nella 'società dello spettacolo' l'importante è fare audience.
Con l'economia alpina vera e propria, valdostana in particolare che vede sbiadere ogni anno sempre di più la sua immagine tradizionale a favore di  un turismo coatto e molto più remunerativo con fatica minore, non ha molto a che vedere.




Le capre vallesane no. Qualcosa con l'economia marginale caprina, ma quella di montagna è comunque marginale rispetto agli allevamenti a spietato razionalismo tecnologico, forse una certa pertinenza ce l'ha. Le vallesane col caratteristico manto bianco e nero a pelo lungo, sembrano dotate di una plusvalenza simbolica. Un'utilità che recede di fronte all'eleganza e alla nobiltà del suo manto. Smette quasi di essere un buon criterio. Marginalità per marginalità, tanto vale lasciarsi andare alle sue suggestioni.
Il loro manto richiama alla mente l'oriente e il suo yin yang. Si prestano, come poche cose, alla rappresentazione, a farsi oggetto di una contemplazione, a volta anche del tutto inconsapevole, 



La targhetta illustrativa, banalmente, sottolinea allo sbalordito ma incuriosito visitatore che sono capre adatte sia alla produzione di carne che di latte. E chi se ne frega! Ogni tanto magari liberarci dell'ossessione economicistica? 
Così tanto per trovare il bianco dentro il nero, ed il nero dentro il bianco. Come, abbiamo avuto modo di dire in passato, 'trovare l'albra dentro l'imbrunire'. L'alba dentro la sera. La luce nel momento del buio più profondo. Il nero della pupilla dentro il bianco dell'occhio. E il bianco senza meno conterrà le sue oscurità.
L'effetto ipnotico è assicurato.




La fragranza del becco quando la capra va in estro, e come un'onda si diffonde per tutto il gregge , che sia in stalla o meno, è qualcosa di molto strano. Impregnante. Amato o detestato; da evitare o da condividere nelle nostre stalle.
A volte costringe i veterinari ad usare i guanti, a non venirne contaminato tramite il contatto con gli abiti. Odore respingente. Carattere saliente. Richiamo della natura per tutti. Quando il becco annusa nell'aria il rpfumo di femmina, e arriccia il labbro superiore, come a captare segreti rivoli d'amore, di complicità cosmica, presenti nell'aria. Ormai illeggibili per la nostra specie.
Un pastore, prima di scendere in città e andare per uffici usl o associazioni contadine che fossero, si strofinava il becco e montone sugli abiti, peraltro già di loro non molto olezzanti di purfum raffinati, e l'impiegato dello sportello cerca di risolvere la sua pratica nel più breve tempo possibile!
Richiama il profumo della terra, del muschio, del legno di sandalo. Non lascia indifferenti. Prelude al latte, ai formaggi, al caldo profumo di fieno nell'inverno bianco, freddo sbuffante dalle froge. Ed infine, i travagli, i lamenti delle doglie,  gli emozionanti vagiti nel silenzio del coro gregale che assiste in religiosa quiete che irrompono a ricordarci il miracolo quotidiano della vita, a cui troppo spesso siamo diventati insensibili.



Un antico poeta cinese, allievo di Lao Tze, ci parla della sua preoccupazione per l' "albero inutile", "albero intile" detto anche "albero del cielo", a voi che vi dilettate nella ricerca del vero la scoperta della sua 'celestialità':
"Io ho un grande albero. La gente lo chiama albero del cielo. Esso ha un tronco così nodoso e storto, che non lo si può segare per lungo. I suoi rami sono talmente curvi e contorti, che non se ne può fare dei cerchi, nè li si può squadrare. Esso sta lì , sulla strada, ma nessun falegname lo prende in considerazione. Cosi sono le Vostre parole, o Signore, grandi e inutilizzabili, e tutti concordemente se ne allontanano."
"Voi avete un albero - gli fu risposto - così grande, e vi rammaricate che esso non serva a nulla. Perchè non lo piantate in una landa desolata, o lontano, in un campo vuoto? Li gli potreste girare intorno, senza fare nulla, e dormire sotto la quiete sotto i suoi rami. Scure ed ascia non gli procureranno una fine prematura, e nessuno potrà danneggiarlo.
"Ma che bisogno c'è di preoccuparsi di ciò che non ha utilità alcuna?" (M. Heidegger, Linguaggio tramandato e linguaggio tecnico, Pisa, 1997, pag. 30).




Si notino quegli spettacolari collari. Senz'altro sfoggiti per l'occasione, portati in bella mostra, con la evidente fierezza dell'allevatore, quasi fosse lui a protaarli. La musica risuona il suo inebriante incantesimo musicale, ipnotizzante, che fa volare la mente in alto, molto in alto, lassù tra gli alpeggi solitari freddi anche in estate col sole che brucia, dove i pascoli sono ancora utilizzabili, le pietre indistruttibile dei tetti e delle malghe con i liche arancione che disegnano macchie e geroglifici misteriosi, inquietanti, interroganti, come fossero le domande di sempre, quelle domande che vorremmo accuratamente evitare.
I collare spesso valgono molto di più dell'animale, a comprarli, per l'economia monetarista e la mentalità che ne segue e che ci oppire anche a nostra insaputa.
Per altre ragioni, il valore è inestimabile. Tutto è utile e tutto è inutile. Sembra una vellesana, bianco e nero insieme. "Ma perchè preoccuparci di ciò che non ha utilità alcuna?"
Sopra tutti aleggia San Martino, capace di tenere insieme le esigenze contrapposte dell'egoismo e dell'altruismo, dell'utile e della gratuità, del legittimo egotismo e il bisogno di darsi. La contraddizione e l'imperturbabilità. Tenere insieme vuol dire capire l'utilità dell inutile.
Mai farà, comunque, spettacolo della donazione del panno che il suo gladio fende in due. Nè ne farà una questione egualitarista.
Le parti si compenetrano, come i due lembi del mantello, come lo yin e lo yang. Che ragione vi è per preoccuparsi?













mercoledì 14 novembre 2012

Ordinaria politica estera?



Questi sono i 'nostri' governanti.



Ligi come non mai ai cosiddetti 'poteri forti'. Espressione che, al di là di ogni giro di parole, stento a capire. I tempi sono duri fratelli, Pellegrini dell'Ansia, stringiamoci insieme, vicini, per rafforzarci nell'animo, temprare le fibre e modellare il futuro.
Figli che vivete nell'Esilio, liberiamo la nostra patria dall'oppressione! Riuniamoci figli dispersi nella desolata landa del Regno dell'Usura! Dispersi nella rassegnazione e nel vuoto siderale del denaro falso... vanificatore di esistenze, volto soggiacente ad ogni forma di schiavitù.


Ecco alcune delle domande che nessun giornalista italiota porrà mai a questi signori che ci rappresentano politicamente:

Quale è l'unico paese del Medio Oriente a possedere armi nucleari?

Quale è l'unico paese del Medio Oriente che rifiuta di firmare trattati di non proliferazione nucleare e blocca le ispezioni internazionali? 

Quale paese del Medio Oriente si è impadronito della sovranità territoriale di un altro Paese con la forza militare e continua ad ocuparlo in ispregio alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?

Quale paese del Medio Oriente in ispregio  a 69 risoluzioni  del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ha goduto della protezione di altri 29 veti da parte SUA (Stati Uniti d'America)?

Quale paese del Medio Oriente viola di routine i confini internazionali di un altro stato sovrano con aerei da guerra, artiglieria e fuoco navale? Quale alleato degli Sua ha per anni mandato assassini in altri paesi per uccidere nemici politici (pratica talvolta definita 'esportazione di terrorismo')?

In quale paese del Medio Oriente si registrano ufficiali di alto grado che ammettono pubblicamente che prigionieri  di guerra sono stati giustiziati? 

Quale paese del Medio Oriente si rifiuta di processare i suoi soldati che hanno riconosciuto di aver giustiziato prigionieri di guerra?
Quale paese del Medio Oriente ha creato milioni di profugi e rifugiati e rifiuta loro di tornare alle loro case, ai loro campi, alla loro vita quotidiana?

Quale paese del Medio Oriente rifiuta di pagare indennizzi a persono cui ha confiscato terra, conti in banca e fnti di reddito?

In quale paese del Medio Oriente si è ucciso un diplomatico, alto funzonario delle Nazioni Unite?

In quale paese del Medio Oriente un uomo che ha ordinato l'uccisione un alto funzionario diplomatico delle Nazioni Unite è diventato poi Primo Ministro?

Quale paese del Medio Oriente consente ad assassini ebrei americani di rifugiarsi nel suo paese per sfuggire alla giustizia degli SUA e si rifiuta di estradarli una volta in sua custodia?

Quale paese del Medio Oriente predica contro l'odio e nel contempo erige un monumento-memoriale per un assassino che ha ucciso 29 palestinesi intenti a pregare nella loro moschea?

Quale paese del Medio Oriente, secondo la rivista Fortune, ha la seconda più potente lobby negli SUA a Washington?

Quale paese del Medio Oriente, nonostante sia il sedicemo paese in ordine alla ricchezza, riceve dagli Sua un terzo di tutti i suoi aiuti mondiali?

Quale paese del Medio Oriente ricve dagli SUA armi gratis e poi  ne vende la tecnologia alla Repubblica Popolare di Cina anche di fronte alle rimotranze degli SUA?

Quale paese del Medio Oriente ha un Primo Minitro che annuncia al suo staff di non preoccuparsi per gli SUA perchè "Siamo noi che controlliamo l'America"?

Quale paese del Medio Oriente è tato citato da Amnesty International per aver demolito più di 4000 case di palestinesi innocenti come mezzo di pulizia etnica?

Quale paese del Medio Oriente ha usato anche recentemente un'arma di distruzione di massa, una bomba intelligente da una tonnellata, cadendo in un centro altamente  uccidendo 15 civili inclusi 9 bambini?

 Quale è quel paese del Medio Oriente che regolarmente uccide bimbi palestinesi per aver lanciato pietre contro veicoli corazzat, rupe, o carri armati?

Quale paese del Medio Oriente ha sottoscritto gli Accordi di Oslo che lo impegnava a porre termine alla costruzione di nuovi insediamenti ebraici, mentre invec ne costruiva più di 270 nuovi insediamenti dopo la firma?

 Quale paese del Medio Oriente ha assassinato piùdi 100 rappresentanti politici dell'opposizione negli ultimi due aanni, uccidendo centinaia di civili in manifestazioni, inclusi dozzine di bambini?

Quale paese del Medio Oriente viola regolarmente la Convenzione di Ginevra imponendo rappressaglie punitive collettive su intere città, villaggi, e campi, per fatti attribuibili a pochi, e si spinge fino a demolire interi villaggi quando dentro vi si trovano ancora i loro abitanti?

Sarebbe il caso di approfondire prima di festeggiare con tagli di torta o no?




L'elenco delle domande è tratto da:
http://www.darkmoon.me/2012/facts-you-ought-to-know-by-digger-for-truth/



Denunzia e complicità.


Dal soglio pontificio, la più elevata espressione della Santa Sede, vennero queste parole:

7 dicembre 1968
   "La Chiesa si trova in un'ora inquieta di autocritica,  si direbbe meglio di autodemolizione. E' come un rivolgimento acuto e complesso che nessuno si sarebbe atteso dopo il Concilio. La Chiesa quasi quasi viene a colpire sé stessa."




30 giugno 1972
   "da qualche parte [pare] si entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio."
   "Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E' venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio."

30 agosto 1973
   "la divisione, la disgregazione ... purtroppo è entrata ora in non pochi ceti della Chiesa."
   "la ricomposizione dell'unità spirituale e reale all'interno della Chiesa è oggi uno dei più gravi e urgenti problemi della Chiesa."

23 novembre 1973
   "L'apertura al mondo fu ina vera invasione del pensiero mondano nella Chiesa."
   "Noi siamo stati forse troppo deboli e imprudenti."

Questo "noi" sembra avere più le caratteristiche di un plurale laico, da parte di una leadership mondana e secolarizzata come potrebbe essere un consiglio di amministrazione o un convegno partitico. Non avrebbe dovuto essere forse un "Noi", frutto ispirato alla infallibilità che gli compete, suggerimento e comunione dello Spirito Santo? O forse cò non era più in sintonia col vezzo democratico e modernista?

Si può al contempo denunziare il 'male' ed esserne 'veicolo'? Si, si può. Quando si devìa dalla Retta Via. Se ciò accade per un ultimo,  poche sono le conseguenze. Ma ciò accade al Sommo Pontefice, non ad un pontefice, al Buon Pastore, dove "buono" non afferisce ad una determinazione morale bensì alla qualificazione suprema, ben altre e incalcolabili sono le conseguenze. Corruptio optimi pessima, non vi è cosa peggiore della corruzione del migliore.




sabato 10 novembre 2012

Il sonno del pastore.

Il sonno coglie coi suoi modi suadenti il pastore, stanco per la giornata. Nel momento in cui rientra dai freddi e ventosi pascoli.
Il sollievo del tepore della casa, del fuoco. Lo coglie il sonno. E quello è il momento del lupo.
Nessun cane farà da solo quello che spetta al pastore di fare. Nessuno potrà sostituirsi al suo dovere. Nessun meccanismo sopperirà alla mancanza di pace nell'ovile. Se il pastore dorme, i lupi si fanno più aggressivi.
L'ovile è il luogo beato della convivenza, al riparo dai rigori e dalle crudeltà. Immagine della protettività materna, della Caverna uterina. E' la città, la sua possibilità di essere edificata e mantenuta nell'ordine e nel decoro con l'assiduo 'accanimento' del lupo.


E la città è la civis, la pòlis. Il sogno, bello e celeste, che la vita possa sottrarsi al barbaro gioco delle forze brute, che possa ritagliarsi uno spazio recintato, uno stallo, uno steccato, entro le cui mura si possa attuare la vita civile, la politica. Il sogno aggredito e deturpato dall'idea democratica del caos sistemico, della pluralità conflittuale delle idee e delle opinioni. Il sogno che le menzogne non reggano i governi e l'economia le menti degli esseri umani. Il Grande Falsario tira le file di questo discorso discorso. Non constiamo che

vinca la crudeltà che fuor mi serra
del bello ovile ov'io dormi' agnello,
nimico ai lupi che li danno guerra;
(Paradiso, XXV)                       

E chi saranno mai questi lupi, inimici dell' (a)Agnello? Provate a pensarci da soli, ascoltando il vostro cuore. E non l'opinione di accademici e 'dantisti'.
Ma che il Tutto si possa svolgere secondo un piano Altro. Un piano Altro significa un piano non umano, mai gregge si costruì da solo il suo ovile.
Anche una parte di noi si assume le cure pastorali di un'altra parte indomita e ribelle che la Legge teme ed odia. La vigilanza dell'anima tema sempre di offuscarsi ed impigrirsi poichè se il pastore dorme, il lupo non dorme ed attende in una veglia anch'esso per depredare l'ovile. E' una guerra. Un combattimento senza tregua, virile e fiero; mai illudersi che una tregua possa instaurarsi tra l'agnello e il lupo. Tra il denaro, il debito, gli interesssi e i ricatti con cui il lupo usuraio che attacca pollai ed ovili. Tra la finanza parassitaria e il lavoro, vera ed unica ricchezza dei popolosi stalli.
Quella irenica, ben potrebbe essere una voce propagata, pro-pagandististica, ad arte per attenuare la vigilanza e le difese.
Al contrario vigiliamo in armi e col cuore sereno e fermo, dolce e pronto al confronto, mai deporre le armi, anche gundo non si odono gli spari e i clangori. Non possiamo udirli ce li tengono lontani gli urli dei bimbi e degli innocenti che lacerano  ogni momento il colpevole silenzio in cui quaggiù tutto accade, in Asia o Africa come nei salotti davanti alle tivù, accese le loro fauci. E pensiamo che sia normale e giusto, Invece non è nè l'uno nè l'altro. 



mercoledì 7 novembre 2012

Abitanti del Tracciolino: chi c'era...chi è tornato...e chi è un nuovo nato!
















L'Estate di San Martino.


Eccola...in anticipo! L'estate di San Martino...  Sembra primavera qui al Tracciolino. Siamo a 950 mt. slm, ma di giorno è piacevolissimo stare all'aperto con solo un golfino leggero.. La pianura, appena ieri nascosta da spesse nuvole e nebbia, si svela a perdita d'occhio.. Si, lo sappiamo che l'inverno è alle porte, ma in questi giorni c'è già quasi un assaggio di primavera! Sono soprattutto i colori delle piante che ci ricordano la stagione autunnale: l'oro, il rame e il bronzo.. che a breve si vestiranno del bianco candore invernale...ma oggi no! oggi è l' Estate...   di San Martino!!

« La nebbia a gl'irti colli
Piovigginando sale, E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo Dal ribollir de' tini Va l'aspro odor de i vini L'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi Lo spiedo scoppiettando: Sta il cacciator fischiando Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi Stormi d'uccelli neri, Com'esuli pensieri, Nel vespero migrar. »
(San Martino; Giosuè Carducci)


martedì 6 novembre 2012

Povera Patria. L'Italia è sotto "occupazione straniera"?




Per essere precisi, ritengo che siano state Parigi e Berlino a prendere la decisione. Washington si è limitata ad intervenire per salvaguardare i propri interessi: Obama, in un colloquio telefonico col presidente Napolitano, gli avrebbe suggerito i nomi cui affidare i dicasteri della Difesa e degli Esteri (evidentemente più cari agli USA), ossia rispettivamente quello del presidente del Comitato militare della NATO ammiraglio Di Paola e dell’ambasciatore a Washington Terzi di Sant’Agata.
In sostanza, comunque, è avvenuto ciò che è avvenuto in Grecia: è stato imposto un “governo fantoccio”, che rende conto a potentati esterni anziché al popolo.


È paradossale che l’UE, in una situazione descritta come di piena emergenza, non trovi di meglio da fare che occuparsi delle golden shares italiane. Tanto più che Francesi e Tedeschi hanno meccanismi simili per proteggere le loro aziende strategiche. A breve scade l’ultimatum lanciato dall’UE all’Italia: senza una legge che sostituisca le golden shares e fornisca una protezione da scalate esterne, il settore strategico italiano (Telecom, Finmeccanica, ENI, Enel, ma anche le banche) sarà acquisito dagli stranieri per due soldi, complici le cadute nelle contrattazioni borsistiche. Facciamo qualche esempio. Le banche italiane hanno oggi una capitalizzazione che supera di poco i 30 miliardi di euro, ma gestiscono una quantità di denaro che è cinque volte superiore. Eppure, acquistarle tutte assieme costerebbe meno che acquistare la sola BNP Paribas. Finmeccanica ha una capitalizzazione di 2 miliardi, ma possiede beni immobili che da soli valgono 4 miliardi. Francesi, Tedeschi, ma non solo, si preparano a comperare i pezzi pregiati della nostra industria, e lo faranno anche per eliminare dei rivali. In fondo, la guerra in Libia non è servita a togliere interessi strategici all’Italia, e rimpiazzarla nel paese nordafricano? Vi sono due modi per togliere di mezzo un rivale: soffiargli i contratti, come in Libia, oppure comprarlo, farlo passare sotto il proprio controllo, come rischia di succedere alle aziende italiane.
Il negoziato per alleggerire i termini del rientro sul debito, chiesto dall’Italia all’UE, ci metterà di fronte ad un ricatto: svendere in cambio le nostre industrie pregiate



Il programma JSF avrebbe dovuto costare all’Italia, nei piani originari, 2 miliardi per lo sviluppo e 15 miliardi per l’acquisto di 131 aerei. Si tratta d’una cifra che è già oggetto di riesame: probabilmente ne compreremo solo un centinaio. In ogni caso, lo sviluppo dell’aereo è arrivato in ritardo rispetto alla tabella di marcia, ed il conseguente aumento dei costi è difficile da quantificare. In Italia ufficialmente si prevede d’acquistare ciascun velivolo al costo unitario di 78 milioni di dollari. I canadesi, però, calcolano che ogni JSF costerà loro 146 milioni.
Diciamo subito che gli aerei, dopo trent’anni, è normale vadano cambiati. Si può ovviamente decidere di cambiarli con meno mezzi, ed è già il nostro caso: i 131 F-35 daranno il cambio a 220-250 velivoli più vecchi. Ma all’Italia servono questi F-35? Servono se vogliamo continuare a bombardare in giro per il mondo a fianco dei nostri alleati. Quest’aereo sarà acquistato da altri paesi della NATO, e possederlo renderà le nostre forze integrabili con quelle alleate.
In ogni caso, l’aereo è statunitense: noi abbiamo un ruolo di sub-fornitori, e dunque deboli ricadute industriali. Acquistando l’F-35, rinunciamo alla capacità di produrre da soli i nostri aerei, come con l’Eurofighter, o come fanno i Francesi con il Rafale. Rinunciamo a sviluppare la versione d’attacco al suolo dell’Eurofighter, su cui invece investiranno i Tedeschi. Ciò ci condanna a lavorare su prodotti nordamericani per molti anni a venire.
I Francesi non riescono ad esportare il loro Rafale: esaurite le commesse interne, chiuderanno la catena di montaggio. Fra dieci anni in Occidente ci sarà una sola catena di montaggio: quella degli USA. Non è una scelta d’oggi: è stata presa nel 1996 e confermata nel 2002.
Se vogliamo continuare a fare la guerra (anche contro i nostri interessi, come talvolta accade) ci servono questi aerei. Andrebbero bene anche gli Eurofighter, in realtà, a maggior ragione visto che i nostri avversari sono guerriglieri o eserciti scalcinati. La sofisticazione è però utile all’industria, perché permette d’acquisire tecnologia assieme agli aerei.
Ma v’è infine un aspetto fondamentale di cui non si parla mai: gli F-35 costano molto, ma costa ancora più caro tenerli in linea. Il bilancio della Difesa sarà sempre più ridotto dai tagli finanziari: già oggi conta poco più dei soldi necessari a pagare gli stipendi. Dovremmo allora blindare i bilanci della Difesa per i prossimi 15-20 anni, o corriamo il rischio di ritrovarci con tanti moderni F-35, ma senza i soldi per fargli il pieno. Già succede in parte: la voce dell’esercizio è quella più colpita dai tagli. Se non garantiamo risorse alla Difesa, ha poco senso acquistare questi aerei. L’aeronautica italiana punta a mantenere una forza su due diversi velivoli, l’Eurofighter Typhoon per la difesa e l’F-35 per l’attacco. Anche la Gran Bretagna lo fa, ma ha molti più soldi di noi come del resto Francia e Germania che avranno invece un solo velivolo multiruol

Durante la Guerra Fredda, anche se la nostra sovranità era limitata, gl’interessi dell’Italia (e dell’Europa) e degli USA convergevano. Oggi la situazione è mutata, come dimostra il caso libico. Gli USA negli ultimi mesi hanno sacrificato molti regimi arabi loro alleati per rimpiazzarli con nuovi regimi a loro volta non molto democratici. Persino l’Arabia Saudita si preoccupa, tanto da intervenire in Bahrayn prima che lo facessero gli USA. Siamo sicuri che il Mediterraneo dominato dall’islamismo sia nell’interesse europeo? Io credo di no. Invece può esserlo in quello degli USA, che sono più lontani, al di là dell’oceano.
Bisogna rivalutare il ruolo italiano ed europeo rispetto ai nostri interessi. Gli USA hanno giocato un ruolo tutto sommato stabilizzatore fino a Bush, mentre ora ricoprono un ruolo palesemente destabilizzatore. L’Italia stessa è stata destabilizzata con la guerra di Libia. Berlusconi partecipò controvoglia all’intervento, inizialmente decidendo che i velivoli italiani non avrebbero lanciato bombe. Il venerdì di Pasqua Kerry, presidente della Commissione esteri del Senato statunitense, giunse in Italia per conferire privatamente con Berlusconi. La domenica successiva Obama telefonò a Berlusconi. Il giorno dopo, anche l’Italia diede il via ai bombardamenti. Questo significa avere sovranità limitata. Sovranità che oggi è proprio azzerata.
Bisogna riflettere sulle alleanze. La Francia e la Gran Bretagna, in Libia, hanno fatto i loro interessi. Parigi ha scelto di tenere la propria flotta fuori dal controllo della NATO, perché alla testa di quest’ultima c’era un ammiraglio italiano. Il mondo è cambiato, bisogna riconoscerlo e guardare al nostro interesse nazionale. Oggi ci sono paesi pronti a tutto per un contratto petrolifero. Quando Sarkozy decise d’attaccare la Libia, gli aerei francesi sorvolarono l’Italia senza nemmeno chiederci il permesso. Questi sono competitori, non alleati.


http://www.geopolitica-rivista.org/15559/litalia-e-sotto-occupazione-straniera-incontro-con-gianandrea-gaiani/



Ordinaria, intollerante follia.

Il mondo ordinario è un insieme di fatti orientati secondo una linea ben definita: l'intolleranza verso la società tradizionale, meglio sarebbe dire, quel che resta di essa. La società ispirata alla realizzazione dei princìpi non può esistere nei tempi moderni. Questa verità è pienamente compatibile e ne costituisce riprova con la legge ciclica. Qualcosa di simile al II principio della termodinamica in campo fisico. L'andamento dispersivo delle trasformazioni di energia procedono sempre ed inarrestabilmente in un'unica direzione quello dell'entropia. Dall'ordinato al caotico. Dal semplice al complesso. Dall'Uno al molteplice. Dalla Legge all'umano disposto legiferante.
Questa è anche la ragione per cui la Sapienza, la Sofia eterna ci insegna che le forze che militano nelle Sue schiere sono votate alla sconfitta. E, a sua volta, che la sconfitta della Sapienza è l'inveramento della Sua legge fondamentale (il ciclo), a conferma del motto Omnia vincit Veritas.

 




NON MI NASCONDO PIU’ – Come si e’ sentito, al processo, nel ruolo di ‘first lady’? gli chiede l’intervistatore. ‘Preferisco l’espressione ‘first gentleman’. In passato ho sempre preteso il rispetto più assoluto della mia riservatezza e della mia privacy. Ora non ho più intenzione di nascondermi. Ogni volta che potrò, e ogni volta che vorrò, sarò accanto a Nichi’. Come vi siete conosciuti? ‘E’ stato un incontro del tutto casuale, in un bar della Capitale in una caldissima serata di inizio settembre. Abbiamo cominciato a chiacchierare, Nichi si e’ subito offerto di accompagnarmi a scoprire alcuni angoli incantati della vecchia Roma. Davvero una bella passeggiata, non e’ mai piu’ finita’.
I FIGLI – Oggi dove vivete? ‘Nel borgo antico di Terlizzi… Tutti sanno di noi, ma mai un episodio spiacevole: siamo sempre accolti con grande cordialità. Il Sud Italia e’ molto, molto più aperto di quanto non si immagini. Io e Nichi ci sentiamo piuttosto discriminati da uno Stato che non riconosce i nostri diritti, che quasi non ci vede, e che sembra troppo condizionato da una classe dirigente ipocrita e arretrata’. Stiamo parlando di matrimoni gay? ‘Parliamo di stessi diritti per tutti’. Anche di avere dei figli? ‘Noi ne vorremmo più di uno. Non ci dica che in casa Vendola parla come ai comizi. Per me e’ sempre lo stesso Nichi. Spesso intona delle canzoncine che inventa li’ per li’, facendomi credere che si tratti di vecchie canzoni d’amore. E io ci casco’.
(ANSA).




http://www.giornalettismo.com/archives/584265/se-vince-nichi-saro-first-gentleman/

sabato 3 novembre 2012

Il bello del brutto (tempo): il ritorno in stalla.






Ogni cosa ha due lati. Uno bello e uno brutto. Prendiamo un cucchiaio. Somiglia alla spina dorsale. E' pieno di curve. E devono essere dove ci vogliono. Per la mano che lo impugna, per la capacità del vano che contiene la quantità giusta, per la bocca che attinge il sorso caldo ma raffreddabile con un piccolo soffio.
Così anche l'inverno qui in montagna.
I boschi vanno ingiallendosi in fretta. Le verzure orticole non sono più che un ricordo. La vegetazione si adagia in un meritato riposo. Il prato rallenta il metabolismo. E riposa, in attesa del velo bianco che qui si è già visto. I rumori si attutiscono.  Il sole diventa freddo, nero. Nero e freddo come la Madre terra. Ci si chiude nelle case. Ci copriamo più pesante. Stiamo attenti a passare senza preoccupazioni dal tepore di cucine calde dove ci si riscalda e vi si cucina. 
La gente sta rimpannucciata nelle case. Esce solo quando è necessario.
Le capre ritornano dalle loro peregrinazioni estive tra i boschi, gli alti pascoli, i ruscelli e gli alpeggi. La stalla non l'hanno per niente dimenticata.
Quando sono scese dal monte ho dovuto frenarle, erano loro a trascinare me. Volevano tornare alla casa, alla sicurezza, al teporino invernale del fieno tagliato, al tempo della stasi, della meditazione. Insomma alla casa del padre.


Madri e figlie si ricongiungono e si raccontano la storia.. la historìa, il pro-cedere e l'in-cedere degli eventi. Si tramandono le vicende della sacra normalità, del sacro quotidiano, che solo l'uomo pare aver dimenticato.
Le dice che anche essa sta per diventare ciò che lei è stata. Esattamente un anno fa, quando gravida attendeva in sacro silenzio il rivolvere della ruota. Mette in guardia dalle illusioni del progresso. Tutto ruota. Tutto ritorna.
In mezzo s'è svolta la vita. La vita di un anno. La primavera, il cibo, gli accoppiamenti, le foglie secche, le castagne, ed infine il ritorno alla stalla dove i frutti migliori attendono di maturare. Nei cuori il concepimento lievita le pance. A gennaio o febbraio nasceranno nuove sorelle e fratelli, nuove madri si faranno e le vecchie madri diverranno più formose (nigra sum sed formosa). Il tempo diventa simultaneo e non diacronico. I petti torneranno a gonfiarsi, mungeremo con i piccoli il sapore dolce del latte caldo, mentre fuori nevica. Le mammelle tengono calde anche le nostre mani. In qualche modo ci nutrono. Faremo formaggi.

L'uomo ha tutto da ap-prendere!