giovedì 29 aprile 2010

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI: QUESTO NON E' UN POST(O) PER ANIME CANDIDE, E' IL NOSTRO 1° MAGGIO

Ecco come si realizzano queste "pregiate" pellicce di agnellino appena nato o abortito

04/02/2009 - "Due lavoratori sono entrati nella stanza con una pecora gravida tenendola per le zampe anteriori e posteriori. L'hanno buttata a terra e tenuta giù premendole sulla schiena. Lei scalciava, nel vano tentativo di fuggire. Uno dei due ne teneva fermo il posteriore facendo pressione con un piede. Il macellaio le tagliava la gola con un lungo coltello. La pecora continuava a scalciare disperatamente. Poi un altro taglio sulla gola, questa volta più in profondità. Un fiotto di sangue è schizzato sul pavimento attorno a lei. Il macellaio le fatto passare il coltello attorno alla testa, torcendogliela fino a che non si è staccata dal corpo e gli è rimasta in mano."

"Due minuti dopo, l'altro ha preso il corpo decapitato e l'ha appeso per le zampe. Si vedevano chiaramente vigorosi movimenti all'altezza dell'addome del corpo senza vita. Evidentemente l'agnellino non ancora nato si stava dibattendo. Il lavoratore ha colpito l'addome della pecora morta diverse volte: dopo una trentina di secondi non si notava più alcun evidente movimento. Allora ha inciso la pelle della pecora e ha iniziato a scuoiarla."

"Infine, un altro le ha aperto l'utero e tirato fuori l'agnellino tenedolo su per farcelo vedere bene. Poi ha gettato a terra il feto ed è uscito dalla stanza."

Questi passi sono tratti da un rapporto dell'Humane Society of the United States sulla macellazione delle pecore Karakul a Bukkara, nell'ex repubblica sovietica dell'Uzbekistan.

Ogni anno quattro milioni di pecore karakul vengono macellate in questo modo in diverse regioni dell'Asia Centrale, Namibia e Sud Africa per produrre le rinomate e pregiatissime pellicce di astrakan. (Un olocausto all'anno...)

Ci sono diversi tipi di queste pellicce: vi abbiamo raccontato come si "produce" quella più "raffinata" e "ricercata". Sono fatte con feti di pecora, uccisi 15-30 giorni prima della nascita naturale. Altri tipi di queste pellicce sono invece ricavate da agnellini di pochi giorni. Uno, due, tre giorni e non di più perché altrimenti la loro pelliccia perderebbe quelle caratteristiche che la rendono tanto "affascinante". Una pecora viene fatta partorire da tre a cinque volte, poi viene uccisa essa stessa per ricavarne il prodotto più pregiato: il cadavere di suo figlio non ancora nato.

Queste pellicce, per il loro costo sono di pertinenza dell'alta pellicceria, quella che serve gente che può permettersi di spendere oltre 20.000 dollari per un cappotto di questo genere che costa la vita ad oltre 60 animali. Gente, per cui l'appellativo "mostro" suona come un tenero complimento.

Fonti: LaPecoraNera (Via The Humane Society of the United States, Mary Wore a Little Lamb: An Investigation into Karakul Lamb Fur Bont voor Dieren, Karakul lambs).

Nel civilissimo mondo occidentale e occidentalizzato 1,5 milioni esseri vengono strappati dai loro uteri, le culle cosmiche in cui tutti noi siamo stati cullati. Sto parlando di esseri umani. E ciò neppure per farne delle pellicce. Ma solo perchè infastidiscono ed intralciano il nostro egoismo idolatrico. Se poi, come giustamente si dovrebbe fare, si computassero anche le vite che vengono eliminate in questo olocausto democratico e politicamente corretto, attraverso la contraccezione - che al pari dell'usura, "offende Divina Bontade" - esseri uccisi allo stato preventivo per lo stesso motivo di egoismo idolatrico, ne uscirebbe un quadro assai eloquente del livello di degenerazione dell'Occidente.
Si sforza di ammantarlo di progresso, si sforza di propagandarlo con la globalizzazione, ma non ci credo nessuno in realtà. Tutti sappiamo dentro di noi di cosa si tratta. E' il grande Mattatoio Universale a cui siamo ridotti.

Non illudiamoci. Le vittime del Mattatoio Universale non sono solo quelle che vengono crudelmente eliminate, offende anche la natura di tutta l'Umanità, che lentamente si trasforma senza quasi accorgersene, in un normale macellaio. La spada offende tanto chi viene colpito, quanto chi la maneggia. E' bene conoscere chi siamo, senza infigimenti. E' il primo e necessario passo che fare di meglio; a partire da noi stessi.

La caratteristica più impressionante del Mattatio sembra essere il rosso del sangue che scorre a fiumi, arrossa i pavimenti e riempie gli scolatoi. Indelebile e ossessionante. Come sulle mani di Re Lear, un sangue irreversibile. Tuttavia non meno impressionante, ai nostri occhi è lo sforzo razionalizzante e organizzativo. con tutto ciò avviene. Da grande produzione in serie, su scala industriale. Questo aspetto non è il più cruento, ma forse è il più disumanizzante.
Oggi si celebra la Festa del Lavoro. La celebrano tutti. Con la fine dei blocchi contrapposti, comunisti e capitalisti. Soprrattutto oggi, che destra e sinistra sono travolti e uniti in un'unica creisi planetaria manovrata e orchestrata da quegli istituti e organizzazioni, più o meno occulte, che operano con le armi della finanza internazionale e le armi vere e proprie. Le Nazioni vengono travolte (Argentina, Grecia... e poi chi?) e coinvolte in avventure di sangue. Ma che cosa avranno da festeggiare? Le vittime del Lavoro, del Mattatoio siamo tutti. Capitalisti, lavoratori, siamo tutti vittime di questo Mattatoio. In genere, però siamo certi di poter affermare che siamo vittime meno innocenti di quelle evocate più sopra!
Non ha senso festeggiare 1° Maggio, se ci si rifiuta di capire che il sistema produttivo industriale, la Macchina Infernale, il Mattatoio Universale, è sempre lì ben oleata, a volte anche incensata, spesso portata a vanto e orgoglio dell'Occidente (termine sempre quest'ultimo non privo di ambiguità), difesa ottusamente ed esaltata. Predicata
Garden of  Earthly Delights Triptych (inner-right wing)

come
inesorabile destino. Incubo in cui crediamo e sciaguratamente riponiamo le nostre speranze. Forse le visioni esoteriche allucinate di Hieronymus Bosch possono darcene un'idea.

Finchè i più deboli e i più indifesi, animali e feti umani vengono macellati a milioni da una razza di vampiri assetati di vanagloria cosa abbiamo da festeggiare? La miglior difesa dalla Macelleria è lo Spirito. La ricerca dello Spirito è un cammino. Un cammino è anche una fuga dalla Macelleria. Sarà un puro caso che questo pittore fiammingo abbia messo in relazione due argomenti, la macelleria e la fuga in Egitto, in apparenza così lontani? Forse come prostestanti erano più avanti nella discesa agli Inferi? Più avanti qui significa più lontani dalla Tradizione, dalla Verità.

La nostra fuga non è in Egitto, luogo di salvezza e rifugio dalla macelleria di Erode, è il Tracciolino. Riusciremo in questo viaggio? Approderemo ad una meta?

Una cosa è certo: spero di tutto cuore di avervi guastato il piacere di augurarci un Primo Maggio!



Pieter AERTSEN, La bottega del macellaio e Fuga in Egitto, 1551





GIOCARE A FARE GLI DEI

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Sorte ben più triste è quella dell’Ibex dei Pirenei, una capra di montagna la cui specie è stata dichiarata estinta nel 2000, quando l’ultimo esemplare, una femmina conosciuta con il nome di Celia, è stata trovata morta dalle guardie forestali, con il cranio fracassato, sembra a causa di un albero che le è caduto addosso.

La specie di Celia era diffusa in Spagna e sui Pirenei francesi, ma per tutto il XIX secolo è stata intensivamente cacciata, fino a ridurne la popolazione ad un centinaio di esemplari. Solo nel 1973 sono stati dichiarati specie protetta, ma già nel 1981 ne rimanevano solo 30 esemplari, nel parco nazionale di Ordesia.

L’anno prima, il dottor Jose Folch, del Centro di Tecnologia e Ricerca Alimentare di Aragon (Saragozza), aveva prelevato dall’orecchio di Celia un campione di tessuto, tenuto sotto conservazione in azoto liquido.
Proprio da questo campione il team del dottor Folch, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Ricerca dell’Agricoltura di Madrid, ha estratto il DNA degli ibex dei Pirenei che, tramite un processo – di trasferimento nucleare – già utilizzato per la pecora Dolly, è stato successivamente inserito negli ovuli prelevati da capre domestiche. Dei 439 embrioni prodotti, 57 sono stati poi impiantati in femmine surrogate, e tra tutte queste solo 7 hanno avuto una gravidanza. E da queste sette, solo una ha partorito un piccolo cucciolo femmina di ibex, o bucardo, come viene comunemente chiamato.

E’ la prima volta che un animale estinto viene clonato. Ma purtroppo l’euforia non è durata molto: il piccolo è morto dopo sette minuti a causa di complicazioni respiratorie, probabilmente causate da debolezze intrinseche del DNA utilizzato. C’è anche da dire che questa tipologia di decesso sembra essere piuttosto comune negli animali clonati.

Commenta Jose Folch: “Il neonato era geneticamente identico al bucardo. In specie di questo tipo, la clonazione è l’unica possibilità di evitare la loro completa scomparsa.”

Come dire: "L'operazione è andata bene, ma il paziente è deceduto!"

Non sarebbe meglio evitare di provocarne l'estinzione? Non sarebbe meglio "acculturarci", noi che ci riteniamo tanto "civilizzati" al punto da voler propagare su scala mondiale la nostra civiltà, anche a costo di imporla con la guerra! Dotiamoci di una spiritualità permanentemente, questa si in guerra contro il materialismo e le metastasi che si sono irradicate nella nostra anima.
Se fossimo capaci di debellare questa mostruosità che accampa dentro di noi, forse un giorno saremo capaci di evitare di costruire nuovi mostri....
Riporremo le nostre speranze di salvezza ancora nella scienza?
Siamo certi che non stiamo confondendo il male con il rimedio?


Per ulterori dettagli si veda:
http://www.neurogrill.net/?p=879#comments
http://www.edicolaweb.net/oltre02a.htm

mercoledì 28 aprile 2010

Pastori e Artigiani: una "soluzione" (si fa per dire) da carta patinata...


Riporto un articolo pubblicato dalla rivista periodica Donna Moderna, mese di aprile, testata che già dal suo nome lascia presagire il peggio.
Titolo: Pastori e artigiani danno vita all'arte tessile, titolo totalmente collegato all'onnipotenza infantile di poter volare attraverso i secoli come un nuovo Peter Pan. L'autore, anzi l'autrice tale V. Cometti, definita quale "responsabile dei progetti educativi della Fondazione Slow Food", cioè responsabile di un irresponsabile sogno ad occhi aperti, propagandato da una certa moda "culturale" moderna.

Ecco il testo.
"Con l'arrivo della primavera per i pastori è tempo di tosare le pecore. In passato la lana era filata, lavorata o tessuta in famiglia. Quella in esubero si vendeva e serviva a fare materassi, tessuti e feltro. Della pecora non si buttava via nulla. Oggi per far tosare una pecora il pastore paga 1,40 euro e nel migliore dei casi, se riesce a piazzare la lana a un commerciante che la vende come isolante termico o la spedisce in Oriente per farne tappeti etnici, ne ricava 0,60 euro. Ovvero ci rimette. In alternativa, oltre alla tosa è per lui un costo anche l'agenzia che smaltisce la lana, la quale è diventata un "rifiuto speciale", Nel frattempo noi per un maglioncino di lana rigenerata sborsiamo circa 60 euro. Per fortuna c'è chi prova a ricomporre l'assurdo, a ristabilire un legame tra chi produce lana, chi sa trattarla e chi può lavorarla con arte. Accade a Biella, grazie al progetto di valorizzazione delle lane autoctone della Camera di commercio e dell'Agenzia lane d'Italia, sostenuto dalla Regione Piemonte. Qui gli allevatori di pecore delle razze autoctone forniscono la lana ai maestri artigiani tessitori per trasformarla in tessuti di qualità, soffici e setosi, a prezzi equi per tutti. Si ottengono plaid, guanti, portaoggetti in feltro, giacconi, mantelle e gilet che, oltre a ben rappresentare un terrritorio, ridanno vita ad un'economia e a un sapere locali. E alla scuola del Centro di Arti Applicate Kandinskij di Biella si può tornare a imparare un mestiere."

Questo insieme di luoghi comuni in burocratese che non ha alcuna relazione con la realtà , nè quella della pastorizia nè quella dell'industria tessile. Assomiglia ad un limbo di parole, un limbo culturale in cui a molti piacerebbe noi si vivesse. Sicuramente a coloro che sono convinti che ci siano armi di distruzioni di massa da cui difendersi tramite una guerra preventiva. A nulla sono valsi gli insegnamenti del Mahatma Gandi, la guerra genera solo odio ed altre guerre, mai la pace... altro che "ricomporre l'assurdo"! Coloro che amano le semplificazioni estreme, coloro che preferiscono le soluzioni facili.
Coloro che si affidano (suicidariamente) all'informazione quotidiana televisiva. Coloro che preferiscono i pensieri-vulgata ripetuti ed assimilati come uno spot pubblicitario - lo stesso "pensiero" che verrà dispegato, ad esempio, nei prossimi mesi e anni per convincere le masse al nucleare -, coloro che preferiscono non pensare, alla fatica di misurarsi con con i pensieri che si rapportano all'essere.
Invece a tutti coloro di voi che sono attratti dal fascino degli abissi simbolici, a tutti coloro che amano andare oltre il quotidiano tam-tam mediatico, e provano il gusto di respirare l'aria di territori inesplorati tra l'artefatto e l'autenticità, è dedicata questa immagine del Buon Pastore.
Il Tracciolino dello Spirito nasce per ribellarsi a questo limbo! Una battaglia degna di essere combattuta, non importa l'esito quale sia.

domenica 18 aprile 2010

MODERNO CANTICO DELLE CREATURE

Da Capre Ogm Ottenuto Latte Materno Umano

14 febbraio 2010 News, OGM/Biotecnologie Nessun commento

Fonte: AGI – Agenzia Giornalistica Italia 12 febbraio 2010

Un gruppo di ricercatori russi e bielorussi e’ riuscito a far produrre a due capre geneticamente modificate latte materno umano perfettamente compatibile con l’originale. Lo riferisce il

CAPRA MALTESE

quotidiano russo ‘Moskovsji Komsomolets‘, secondo i gli scenziati sono riusciti a riprodurre nel latte di queste capre ogm la proteina umana lattoferrina, indispensabile per la crescita del bambino. La ricerca e’ stata effettuata da specialisti dell’Istituto di Biologia dell’Accademia delle Scienze russe e dell’Istituto di Genetica di Minsk .

P.S.: PERDONACI SAN FRANCESCO! PERDONACI PER QUELLO CHE FACCIAMO! PERDONACI PER IL NOSTRO SILENZIO COMPLICE!

venerdì 16 aprile 2010

Pessimisti o ottimisti?

Pessimisti o ottimisti?

Credevo che scegliere tra queste due opzioni fosse una scelta, personale e libera, senza particolari implicazioni al di fuori del prorpio foro interiore. Un fatto del tutto affidato alle naturali inclinazione, ai sentimenti e perfino agli umori, del tutto soggettivo, che come i serpenti del caduceo si alternano in stati mutevoli, prima a destra poi a sinistra, alternati. In ciò è implicito una sintesi di un giudizio estremo della valutazione dell'esserci (nel mondo).

Ci sia consentito un breve inciso. Ho impiegato il termine "mondo" e mi piace ricordare che secondo l'iper-illuminista Kant questo termine è uno dei tre incriminati, insieme a "io" e a "dio", in quanto accesso alla fallacia del pensiero metafisico.

Tornando all'argomento; oggi sembra non sia solo così o non più così. Oggi sembra un'adesione ad un partito, ad un'ideologia, ad un tipo di realtà o il suo rifiuto. Il pessimista è uno scontento e un lamentoso, un rassegnato, un perdente. Uno per cui tutto è inutile. L'ottimista un seminatore di speranza, sfida coraggiosa alla vita, produttore di speranza anche a rischio di illusione ma audace nell'accettare la sfida del fare.

Certo. Questa dicotomia è sempre esistita. Voltaire, Schopenhauer o Leopardi. Tanto per fare dei nomi. Mai come ora, in questa crisi economica attuale, sembra sottratta all'ambito del soggettivo per ricadere in una sfera pubblica, politica, ideologica. Dobbiamo (o dovremmo) essere ottimisti! Il contrario profila un reato di lesa maestà! Di alto tradimento!

Non si capiscono questi toni, da "Gran rifiuto" (termine usato in senso rimprovero pieno d'orgogli da Dante, e in senso di contestazione fricchettona e feneantiste da Marcuse), se non ci si rende conto cheanche senza volerlo sottesa a questa scelta vi è sempre un fondo drammatico, estremo, assoluto. Non si sfugge. Un fondo 'apocalittico', nel senso letterale di 'visione finale, ultimativa'. Non perchè finisca il 'mondo' come ingenuamente si crede, ma perchè finisce il giudizio, in quanto diventa un giudizio ultimativo. Per questa ragione la visione apocalittica e sempre collegata a quella escatologica, cioè di visione ultima.

Nel mondo profano moderno questi termini 'puzzano' terribilmente di medioevo, di passatismo, di desueto, improponibile per le beffarde certezze dei nostri tempi!

Nulla di peggio che la banalizzazione priva di pathos, ma al contrario ridicolizzato, che se ne fa oggi, ricordiamo Umberto Eco, "apocalittici o integrati"! Il nichilismo si permette la più cinica delle ironie...
L'ammorbamento globale in una perdita di sapore (che è anche sapere) per la vita. Ma questo è solo un 'brillante' risultato del progresso, del superamento, del cammino che lascia alle spalle il vecchiume... E' sempre stata ben presente alla coscienza dell'uomo la precarietà del Tempo, l'inizio e la fine, l'alfa e l'omega, la chiamata in giudizio...Certo le medievali fiamme che ardono nell'infernale immaginario possono essere giudicate variamente. Terrorismo psicologico a fini di sfruttamento e ddi potere. Ma come negare che era un sapere tradizionale siffatto conferisse sapore all'esistenza umana un senso oggi del tutto smarrito nella narcosi globale della massa?
Siamo narcotizzati a tutto. La modernità ci vorrebbe dei morti viventi, incapaci di pathos. La nostra Patria spende 2,5 mln al giorno per i militari in Afghanistan, 1.5 mld annui in tutte le altre missioni. E tuttto per partecipare a imprese decise altrove da chissà chi e da quali perchè. In ossequio ai vincitori dell'ordine mondiale stabilitosi dopo la II Guerra Mondiale. Ma anche per viltà e per eclisse di vita interiore. Ci vediamo imporre la società multietnica come fosse una "ricchezza", invece è tutto tranne che un invito a nozze. Ci viene detto che siamo in pesante calo demografico, con conseguenti aumento dei costi fissi dell'invecchiamento sociale (i nostri vecchi sono un costo? ma quando mai? e ciò spiegherebbe tra l'altro anche il bisogno di mano d'opera straniera? Ma se oltre non a non riprodurci più, il mondo occidentale elimina 1,5 mln di feti ogni anno! Basterebbe consentir la questi esseri umani di vivere, che non avremmo bisogno di importarne dei surrogati! Se questo non avviene è perchè - si dice - i figli costano e le famiglie (superstiti) non sono aiutate. Ma se chiamare papà e mamma è diventato discriminatorio per quei bambini (poverini) che hanno genitori dello stesso sesso e le famiglie di fatto che sono sterili sono poste sullo stesso piano di quelle fertili tradizionali: che costi sono questi! Questi sono Segni dei Tempi, non risorse che scarseggiano! Siamo ad un punto che rimpiagiamo gli aborti, con le coppie di fatto non sarà neppure più possibile ucciderli, sono gia morti nelle nostre teste!

Ma i calcoli materiali rovinano, non si può negare che potrebbero dare un aiuto, come la mancanza di comunità e il senso reale di Patria, che non ammette calcoli interessati, uccidono la speranza: poi ci si meraviglia che non sappiamo pensare al "nostro" futuro?

lunedì 5 aprile 2010

Peccato che non sia una comica!


Le leggi ferree dell'economia politica (almeno quella ufficiale e ortodossa), ma anche il buon senso, a volte, favoriscono e selezionano la serialità nel produrre un oggetto. Ma non è la regola.

Se dovessimo fare un migliaio di chiodi, presumibilmente si procederebbe in questo modo. Il primo chiodo, lo faremmo dall'a alla z come pezzo unico: 1) ne taglieremmo nella sua lunghezza da un filo molto un segmento lungo quanto ci interessa; 2) poi, in una sua estremità, potremmo fare la capocchia ed infine, 3) potremmo concludere, dall'altro estremo, con la punta. Il secondo, probabilmente, potremmo farlo come il primo, però cercando di evitare gli errori eventualmente commessi nell'esecuzione del primo. Nel fare il terzo chiodo, probabilmente, constateremmo la efficacia della proceduta. Ma già col quarto, e poi con gli altri successivi, probabilmente cercheremmo di trovare il modo di velocizzare la produzione dei chiodi. Per abbreviare la noia e la fatica implicita nella ripetitività delle operazioni. Forse potremmo pensare di tagliare a centinaia i segmenti dei futuri chiodi di una lunghezza fissata, poi eseguire tutte le capocchie, ed infine tutte le punte alle centinaia dei pezzi mancanti. E' naturale. Finiremmo prima. Nulla di male. Sta nella perizia dell'artigiano, quella di trovare il sistema di far prima e fare bene quello che deve fare. E' anche nell'interesse del committente.

Passo successivo potrebbe essere quello di applicare un uomo all'operazone di taglio del filo, "un tagliatore"; un secondo uomo "capocchiatore", a far capocchie e un terzo a far solo punte, un "puntore". Si chiuderebbe il ciclo. Ecco: a questo punto l'uomo ha perso il senso di ciò che sta facendo. L'utensile, il chiodo o un numero di chiodi non gli servono per qualcosa d'altro; è diventato lo scopo ultimo del suo lavoro. L'utensile smette di essere il prolungamento della sua mano, e si fa macchina a cui si sottomette, ne diventa un'appendice, una parte di essa.
Non è una comica, purtroppo. Anche se è vero che ridere fa buon sangue (ma lo si dice anche del vino!) e si dice anche all'avversario che 'una risata vi seppellira'. Qui non mi sembra ci sia molto da ridere. Ben presto ci si accorge che lo svuotamento progressivo dell'uomo è totalmente impietoso. Basta l'infimo grado di alienazione l'essere stato ridotto a macchina applicato ad una macchina? No. Cosa ci si può aspettare di peggio? Che, come tutti i pezzi meccanici, anche questo 'pezzo', quantificato e privo di anima, diventerà sostituibile, intercambiabile. Anzi superfluo: robotizzato. L'uomo diventa un essere soprannumerario. Soprannumerario rispetto ai produttori di merci necessari di certo. Ma anche rispetto al numero necessario programmato (da chi?) di 'consumatori' e di 'tax-payers'. E si. Perchè se pochi producono molto, sia pure senza riguardi per la qualità, ci vuole anche un numero adeguato di 'consumatori' - che tristezza l'essere umano come 'consumatore' - che appunto consumi, altrimenti vi sarebbe crisi di sovrapproduzione. E questi non-produttori 'consumatori' chi li sostiene? Tutti. I tax-payers, che altri non sono che i cittadini a reddito fisso e pensionati (l'80% secondo statistiche recenti). E siccome non è pensabile fisiologicamente che consumino 24h non-stop, che fanno tra un consumo e l'altro? La televisione, naturalmente. Che se non è l'arma di distruzione di massa, di certo è il Gran Pifferaio di massa!

Sembra realizzarsi un antico sogno, mai completamente abbandonato, a volte si riaffaccia con rinnovata intensità.
Come pensava Aristotele, se le navette si muovessero da sole lungo la trama! L'antichità aveva gli schiavi. Macchine in ogni senso.

In epoca arcaica Omero descrivendo l'officina di Efesto, tra fuliggine e infuocati bagliori ravvivati dai mantici, il Grande Fabbro aveva tre serve metalliche, ancelle se preferite, o anche robot o golem, mettalliche e semoventi su rotelle! Automata in greco vuol dire che 'pensa da solo'. E cibernetica viene da gubernos, il timone (che 'governa la nave). Sempre più vero il detto: 'Nulla di nuovo sotto il sole'.
Eppure, stavolta, sembra esserci qualcosa di nuovo. Di nuovo sembra esserci il fatto che con la serialità industriale moderna sono gli esseri umani non solo si pensano come automi, ma applicano a tutto ciò che vedono e fanno questo automatismo.

Pensiamo agli animali negli allevamenti razionali (cioè quelli non assistiti artificialmente dall'euroeconomia), i cuccioli, siano vitelli o capre o altro, vengono saparati dalle madri appena dopo il parto. Non le conoscerenno . Dei padri non ne parliamo neppure. I piccoli non solo non li conosceranno mai, ma spesso neppure le madri lo conoscono, essendo inseminate artificialmente. Quando si segue la riproduzione naturale è solo perchè l'inseminazione tecnologicamente non è ancora competitiva.
Cosa s'è perso? Lasciamocelo suggerire da Giovanni Segantini (Le due madri, 1908), per scoprirlo ha dovuto rifugiarsi nelle Alpi svizzere, presso il Maloja, nella nicciana Alta Engadina. E' la sacralità materna eletta ad evento trascendente. Una via di uscita, la via della realizzazione spirituale più naturale e diretta per la donna.
Confrontate questo profondo sentire con ciò che si pensa, si dice e si diffonde nelle masse, costantemente ammaestrate alla 'sapienza' televisiva, sulla maternità e avrete solo una pallida idea di ciò che è andato perduto. Alla mentalità moderna suonerebbe offensivo questo accostamento proposto dalle Due madri, tra la mucca e la madre! Dove la mettiamo la carriera? Le pari opportunità? Le libertà sessuali? L'autodeterminazione della donna? Opinione eretica oggigiorno. Chi lo proferisce sarebbe linciato sulla pubblica piazza ... (televisiva ovviamente, rogo mediatico) od ivi comandato a chiedere pubbliche scuse.

Seguiamo piuttosto la lezione di Segantini, che ha trovato il suo Tracciolino dello Spirito in alta Valle Engadina ed ha putoto lanciare il suo grido appassionatoda quelle lontane montagne assediate dal vivere moderno! Ci ha ridato la possibilità di assaporare la bellezza primigenia della maternità prima che andasse in frantumi...scagliata lontano come un'onta! Invece in un'umile stalla di montagna per niente razionalizzata, per niente a norma con Asl e disposizioni comuitarie...si rinnova il miracolo del perpetuarsi dell'ordine naturale!

Eh si! E' terribilmente difficile ricomporre oggi questa immagine andata in frantumi. Riunire ciò che si è disperso è ancora possibile perchè si è sempre in tempo per attuare ciò che sta fuori dal Tempo!


Bea, mamma del Cuore (Um Fu'ad)!

domenica 4 aprile 2010

Cartolina di Buona Pasqua a tutti!

Un augurio Buona Pasqua a tutti!

Buon Rinnovamento nello Spirito, scenda su tutti la Luce e trovi casa nei vostri cuori!

Ve li porti questi narcisi, da pochi giorni sbucati nell'orto!
Ve li porti attraverso internet che metta in comunicazone uomini, esseri umani lontani che ricongiungono e lottano, o ci provano! Li avvicini e li metta in con-versione, in con-versazione, in comune-azione, in comunicazione!

E vi aspettiamo tutti! Anche Wolf vi aspetta! Al Tracciolino n.3 !

venerdì 2 aprile 2010

Una Torre...anzi, uno Specchio

L'immagine è di quelle celebri. La torre di Babele di Pieter Bruegel, 1563. Imponente per la sua complessa mole. non lascia indifferenti. Il celebre mito, tratto come è noto dal racconto biblico, racconta della dispersione sulla Terra, attraverso la diversificazione delle lingue. La nascita del multiculturalismo, oggi si direbbe, forse. Gli uomini non si capiscono più. E' persa ogni possibilità d'armonia. Ma questa è la punizione, non la causa che l'ha provocata. Ed ancora, l'esegetica della Torre di Babele, o Babil, o Babilonia, è divisa su interpretazioni di base discordi, per non dire contrapposte. Punizione per la superbia umana o benefica disseminazione della creatura prediletta sul creato che Dio gli avrebbe messo a a sua dispisizione? O forse ancora, le due interpretazioni non sono in fondo così incompatibili? E cioè, gli uomini si farebbero carico del creato (asteniamoci da commenti e terrorismo ecologici a buon mercato, condizionale quanto mai d'obbligo) solo in quanto macchiati da superbia e ambizione smodata di voler competere col loro Creatore. Anzi, ambizione e superbia ne potrebbero essere il movente.

Certo che l'ambivalenza è di casa in questa vicenda. Eccellenza e miseria, soddisfazione e incubo, edificazione e rovina, castigo e premio sono presenti con evidenza ed in egual misura. L'esegesi muta anche al mutare di chi si identifica nel popolo della Torre. In un momento sembra la genìa di Nabuccodonosor, il crudele despota della 'cattività'. Sembra la ziqqurath, la Torre, il simbolo dell'arroganza da abbattere. E se Dio sta con noi, Gott mit uns, non mancherà di intervenire con la sua punizione. In un'altra si identifica con l'umanità intera, anch'essa punita. In un'altra ancora, con il popolo del Libro, per cui dispersione si identifica con diffusione.

Il dispiego della potenziale tecnologico umano, forse oggigiorno metteremmo un po più di elettronica, di particelle sub-atomiche e DNA, sfoggia qui il massimo delle sue 'conquiste'. Il binomio scienza e tecnica, nella nostra epoca, prende rilievo a svantaggio di quel che una volta si chiamava l'arte, il mestiere, la techné, che non è un puro e semplice saper fare. Ma un avvicinamento attraverso il fare ai Misteri che legano l'umano al divino. Ciò che esce dalle mani dall'artigiano, la sua sincerità e purezza è d'obbligo, per cui si può propramente parlare di iniziazione visto l'impegno interiore che implica, non può non essere che bello. La bellezza era presente nell'operosità umana. Quanta miseria nel lavoro industriale! Quanta miseria nella sua ricerca, nella speranza che evitando la disoccupazione tout court si possa risolvere qualcosa. Sindacati e imprenditori uniti dalla comune preoccupazione per la ripresa dei 'consumi'. Quanta miseria! Fino a ieri sprezzato ingrediente della contestata 'società dei consumi'! La Torre si fa metafora dell'affaccendamento umano, dell'interrogazione sul non-senso della e di ogni civiltà umana che agisce nell'Oblio del trascendente. In diaferesesis diceva Nietzsche.
Rimane intatto comunque tanto lo spirito di superbia ed ambizione, quanto la disinvoltura nel padroneggiare del creato (forse la chiaremmo natura...?). Volontà di conoscenza e sconvolgimento ambientale si inseguono come la luce è inseparabile compagna dell'ombra. E' il ciclo che si insegue: impossibile spezzare il cerchio, si usa dire! Insaparabili come i poli magnetici.

Quel che si sa, tuttavia allunga ombre poco armoniose. Non è la sapienza greco-orientale la fonte. Siamo alla presensa delle ragioni d'essere di sem o shem, del semitismo mesopotamico. Le sue ziqqurath babilonesi, esattamente su sette livelli, come quella dipinta da Bruegel. Sembra che l'ambizione debordante del popolo della Torre fosse proprio quella di 'farsi un nome', cioè 'costruirsi' una fama. Una Gloria (che fu anche greca) sempre sul filo di tramutarsi in 'vana-gloria'.
E non è ovviamente una storia di 'altri tempi'. E neppure la questione è ormai più circoscritta alla regione mesopotamica. Ad una lontana provincia dell'Impero, sostanzialmente estraneo per cultura, religione, lingua e tradizione.
Il cristianesimo, piaccia o meno, lo ha esportato con tutte le sue contraddizioni. Uscendo dall'alveo antico e lontano, finì per identificarsi con l'intero Occidente, non solo regione geografica ma anche spirituale del termine. Ha diffuso a partire da Babele-Babilonia la molteplicità delle lingue. Un rivolo della genealogia di Sem, dalla Chiesa di Gerusalemme, dalla nuova diaspora paolina, si mette parlare greco, latino e poi varie lingue nazionali strane, barbariche...sempre più lontani dall'unica lingua di Dio, precedente alla distruzione della Torre. La perdita della lingua sacra, che prima diventa liturgica ed infine profana, non è più fatta con i Nomi di Dio. Ma nomi degli uomini. La storia sembra parlar chiaro. Sembra inverare il racconto della Torre.
In questa vicenda della Torre, vi è modo di vedere rispecchiata l'attualità ciclica dell'Occidente moderno. Come uno specchio, rimanda l'immagine di un'umanità smarrita, annichilita, sofferente, dispersa, dis-Orientata. E' lo smarrimento che ci coglie sul nostro volto quando i nostri nomi umani, la nostra scienza, ci fa paura. Fa paura la chimica, per quello che fa all'ambiente e alla salute di tutti, la fisica che non semette di bombardare le particelle sempre più remote e veloci con i suoi acceleratori. Fanno paura le Torri del nucleare che si vedono (anche) dal Tracciolino. Fanno paura coloro che non condividono questo smarrimento.
Cosa vediamo in questo specchio? Lasciamo in sospeso la risposta. Una sospensione non scettica, ma di giudizio. Pensimo piuttosto di dar senso al nostro esserci. Torniamo a frequentare i Nomi e la Legge che è fatta di nomi antichi, ma non vecchi. Torniamo a lavorare 'come Dio comanda'. A scambiare i frutti del nostro lavoro senza il timore di avvelenare il fratello. Un mondo senza paura è migliore.
A proposito di specchi. Il Reverendo Charles Dodgson, meglio noto come Lewis Carroll, autore e ideatore di quella Alice (nel Paese delle Meraviglie) molto attratta dagli specchi e di ciò che sta loro dietro, amava ambiguamente fotografare la Alice storica ed altre bambine che frequentava. Ricorda terribilmente la cronaca di questi giorni che si sta 'abbattendo' sulla Chiesa cattolica.
Vuol forse dire che il suo compito volge al termine? Par di sentire il fracasso dei massi e dei mattoni che rotolano giù dalla antica Torre...