venerdì 16 aprile 2010

Pessimisti o ottimisti?

Pessimisti o ottimisti?

Credevo che scegliere tra queste due opzioni fosse una scelta, personale e libera, senza particolari implicazioni al di fuori del prorpio foro interiore. Un fatto del tutto affidato alle naturali inclinazione, ai sentimenti e perfino agli umori, del tutto soggettivo, che come i serpenti del caduceo si alternano in stati mutevoli, prima a destra poi a sinistra, alternati. In ciò è implicito una sintesi di un giudizio estremo della valutazione dell'esserci (nel mondo).

Ci sia consentito un breve inciso. Ho impiegato il termine "mondo" e mi piace ricordare che secondo l'iper-illuminista Kant questo termine è uno dei tre incriminati, insieme a "io" e a "dio", in quanto accesso alla fallacia del pensiero metafisico.

Tornando all'argomento; oggi sembra non sia solo così o non più così. Oggi sembra un'adesione ad un partito, ad un'ideologia, ad un tipo di realtà o il suo rifiuto. Il pessimista è uno scontento e un lamentoso, un rassegnato, un perdente. Uno per cui tutto è inutile. L'ottimista un seminatore di speranza, sfida coraggiosa alla vita, produttore di speranza anche a rischio di illusione ma audace nell'accettare la sfida del fare.

Certo. Questa dicotomia è sempre esistita. Voltaire, Schopenhauer o Leopardi. Tanto per fare dei nomi. Mai come ora, in questa crisi economica attuale, sembra sottratta all'ambito del soggettivo per ricadere in una sfera pubblica, politica, ideologica. Dobbiamo (o dovremmo) essere ottimisti! Il contrario profila un reato di lesa maestà! Di alto tradimento!

Non si capiscono questi toni, da "Gran rifiuto" (termine usato in senso rimprovero pieno d'orgogli da Dante, e in senso di contestazione fricchettona e feneantiste da Marcuse), se non ci si rende conto cheanche senza volerlo sottesa a questa scelta vi è sempre un fondo drammatico, estremo, assoluto. Non si sfugge. Un fondo 'apocalittico', nel senso letterale di 'visione finale, ultimativa'. Non perchè finisca il 'mondo' come ingenuamente si crede, ma perchè finisce il giudizio, in quanto diventa un giudizio ultimativo. Per questa ragione la visione apocalittica e sempre collegata a quella escatologica, cioè di visione ultima.

Nel mondo profano moderno questi termini 'puzzano' terribilmente di medioevo, di passatismo, di desueto, improponibile per le beffarde certezze dei nostri tempi!

Nulla di peggio che la banalizzazione priva di pathos, ma al contrario ridicolizzato, che se ne fa oggi, ricordiamo Umberto Eco, "apocalittici o integrati"! Il nichilismo si permette la più cinica delle ironie...
L'ammorbamento globale in una perdita di sapore (che è anche sapere) per la vita. Ma questo è solo un 'brillante' risultato del progresso, del superamento, del cammino che lascia alle spalle il vecchiume... E' sempre stata ben presente alla coscienza dell'uomo la precarietà del Tempo, l'inizio e la fine, l'alfa e l'omega, la chiamata in giudizio...Certo le medievali fiamme che ardono nell'infernale immaginario possono essere giudicate variamente. Terrorismo psicologico a fini di sfruttamento e ddi potere. Ma come negare che era un sapere tradizionale siffatto conferisse sapore all'esistenza umana un senso oggi del tutto smarrito nella narcosi globale della massa?
Siamo narcotizzati a tutto. La modernità ci vorrebbe dei morti viventi, incapaci di pathos. La nostra Patria spende 2,5 mln al giorno per i militari in Afghanistan, 1.5 mld annui in tutte le altre missioni. E tuttto per partecipare a imprese decise altrove da chissà chi e da quali perchè. In ossequio ai vincitori dell'ordine mondiale stabilitosi dopo la II Guerra Mondiale. Ma anche per viltà e per eclisse di vita interiore. Ci vediamo imporre la società multietnica come fosse una "ricchezza", invece è tutto tranne che un invito a nozze. Ci viene detto che siamo in pesante calo demografico, con conseguenti aumento dei costi fissi dell'invecchiamento sociale (i nostri vecchi sono un costo? ma quando mai? e ciò spiegherebbe tra l'altro anche il bisogno di mano d'opera straniera? Ma se oltre non a non riprodurci più, il mondo occidentale elimina 1,5 mln di feti ogni anno! Basterebbe consentir la questi esseri umani di vivere, che non avremmo bisogno di importarne dei surrogati! Se questo non avviene è perchè - si dice - i figli costano e le famiglie (superstiti) non sono aiutate. Ma se chiamare papà e mamma è diventato discriminatorio per quei bambini (poverini) che hanno genitori dello stesso sesso e le famiglie di fatto che sono sterili sono poste sullo stesso piano di quelle fertili tradizionali: che costi sono questi! Questi sono Segni dei Tempi, non risorse che scarseggiano! Siamo ad un punto che rimpiagiamo gli aborti, con le coppie di fatto non sarà neppure più possibile ucciderli, sono gia morti nelle nostre teste!

Ma i calcoli materiali rovinano, non si può negare che potrebbero dare un aiuto, come la mancanza di comunità e il senso reale di Patria, che non ammette calcoli interessati, uccidono la speranza: poi ci si meraviglia che non sappiamo pensare al "nostro" futuro?

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