lunedì 31 gennaio 2011

La Campagna romana, ieri e oggi.


L'Arcadia felix è uno dei più praticati temi poetici a partire da Teocrito e Virgilio. E anche uno dei più longevi perché passò pressoché intatto dal periodo pagano a quello cristiano, quando fu impiegato come allegoria morale. Ripreso dagli Umanisti, sino al Settecento maturo rimase negli inventari dei poeti. L'Arcadia è un simbolo della terra felice e dell'Età dell'Oro, governata da re saggi, solcata da ruscelli puliti, punteggiata d'alberi che danno frutti spontanei. È la terra in cui tutti vorrebbero vivere, il paradiso ritrovato, fuori dalla corrente della storia; la terra dove, secondo una secolare codificazione poetica, si vive felici e si pensa unicamente ai piaceri, all'amore e all'amicizia. Ideale dell'otium romano, della saggezza secondo Ovidio.
Le menti più raffinate dell'epoca, come Goethe, amavano farsi ritrarre in atteggiamento rapito ed estatico, la "Capagna romana" era di per sè oggetto di un vero e proprio culto, ben molto tempo prima che gli squallidi e prezzolati tromboni del 150° dell'unità dell'Italia.
Gli sfondi dei dipinti che la celebrano sono popolati da pastori pensosi o estasiati, pecore pascolanti tra i fiori e i profume dei pascoli verdi per molti mesi all'anno, acquedotti e rovine magniloquenti della Gloria di Roma. Le unità agricole pontificie, le domuscultae, rendono fin troppo facile l'accostamento tra coltura e cultura. Inconcepibili i veleni dell'industria moderna, incubo tipicamente dei tempi nostri. Eppure nutrivano letteralmente la Città Eterna. Il pecorino, le vigne, il vino fluiva persino dale fontane pubbliche, frutta e verdura di ogni tipo. Le acque zampillavano nelle fontane che attiravano per le meraviglie gli spiriti europei provenivano dai monti vicini e attraversavano la Campagna.
Non vogliamo dilungarci in discorsi noiosi forsi per i nostri tempi affrettati, che non hanno 'tempo da perdere'. Vi proponiamo un moderno sui medesimi luoghi.

Solo pochi minuti per riflettere con questo video:
http://www.romatoday.it/cronaca/video-colleferro-pecore-morte-terreno-avvelenato.html

Cosa facciano le 'autorità preposte' un mistero. Intanto il Sindaco del paese non ha creduto di far meglio che denunciare il giornalista che ha realizzato l'intervista al pastore.

A voi le vostre riflessioni.



domenica 30 gennaio 2011

Non siamo soli...



La prima volta l'ho visto così, in tv. Nevicava e sullo sfondo c'erano le sue montagne e mentre il giornalista che lo intervistava cercava di mettere in luce tutto il suo essere anacronistico nel look e nella scelta di vita, dalla sua bocca uscivano parole come tradizione, montagna amica e luogo di rifugio e la mia attenzione è stata totalmente ipnotizzata. Un uomo di montagna a mezze maniche tra i fiocchi di neve ma con argomentazioni di livello e un linguaggio intenso e forbito.
Affrontava le tematiche dell'esaurimento delle risorse della terra, di un mondo che va in una direzione sbagliata, di un crollo ormai prossimo e annunciato ma di cui nessuno sembra accorgersene...poi l'intervista finisce e non capisco nemmeno il suo nome.
Oggi ho acceso la tv e trovo su canale 5 come sempre Fabrizio Corona che insulta l'avvocato di turno ma mentre sto per cambiare canale partono le istigazioni al consumo, anzi no scusate si chiamano consigli per gli acquisti, e noto la pubblicità di un libro dal titolo : "La fine del mondo storto" scritto da un autore insolito, chi? Mauro Corona alias l'uomo dell'intervista che tanto mi aveva colpito. Ironia della sorte lo stesso cognome associato ai due poli antitetici della società: uno l'"urban proof man", Re della società del gossip e l'altro l'uomo della montagna che ci insegna a vivere come una volta. Non ho letto questo libro anche se è mia intenzione farlo quindi non posso consigliarvelo, ma di certo quello che ho pensato è che nella nostra lotta al cambiamento e per la tradizione da oggi so che abbiamo un nuovo Soldato o meglio un Cavaliere tra gli Alleati: Mauro Corona.

sabato 29 gennaio 2011

Per non dimenticare.

Si consiglia a chi è di debole di memoria una cura al fosforo,
ma soffrono più di amnesia circa l'olocausto a Gaza o dalle parti di Tel Aviv?

La cura di fosforo bianco israeliano somministrato ai civili di Gaza due anni fa:




Vedasi:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7903


Mentre il Ministro Alfano promette che altre brutalità se dimenticate siano perseguite a norma di legge.

Segnalo anche l'ottimo articolo di Marcello Veneziani su "Il Giornale" in cui tra le altre cose si chiede allora perche' non carcerare chi nega il genocidio degli armeni e quello dei pellerossa.

Una legge liberticida e sbagliatissima, quando mai le verità storiche vengono sottratte al dibattito ed al confronto scientifico ed accurato per legge? Perchè mai dovrebbe esserci una interpretazione legale del Risorgimento e della Rivoluzione francese o d'Ottobre e punire le ipotesi divergenti? La caccia alle streghe al confronto passa per una questione da dilettanti!
Oscurantismo totale, in una società in cui si vorrebbe proibito proibire, vietato vietare...

Con questo principio non si potrebbe nemmeno discutere quanti morti abbiano fatto gli americani ad Hiroshima e a Nagasaky, una totale follia partorita solo grazie all'influenza della lobby ebraica (ah scusate mi sono sbagliato, la lobby ebraica non esiste e' solo un'invenzione dei soliti antisemiti, e' chiaro che le comunità ebraiche non hanno nessunissima rappresentanza né in politica né tantomeno nella finanza e nel mondo della cultura...).

Persino dalla comunità ebraica, non tutti sembrano essere d'accordo, Sergio Minerbi, docente all’università di Haifa ed ex ambasciatore israeliano a Bruxelles, spiega: "Molti giovani possono cadere nel negazionismo senza capire di cosa parlano, meglio spiegare invece di criminalizzare".

Spiegare e confrontare idee, da Socrate in poi, anche gli scolaretti lo sanno...


"Lasciate ogni speranza voi che votate"



Cultura

Gianna Nannini : "Per la mia bambina voglio un battesimo rock"

29 gennaio 2011

La cantante toscana non vede l’ora di organizzare la festa per la sua Penelope

“Per lei voglio organizzare un battesimo rock molto speciale, sto gia’ lavorando all’idea, non e’ cosi’ semplice. Parteciperanno un sacco di madrine e padrini del mondo della musica e si fara’ prima o durante il concerto”. Gianna Nanniniraccontando a Radio2 della sua piccola Penelope, anticipa l’idea di un “battesimo rock” che probabilmente coincidera’ con l’apertura dell’”Io e Te Tour”, il 29 aprile a Milano.



Questa la notizia. Notevole di essere rimarcato è che il pezzo giornalistico riportato, a sua volta pare un resoconto di un'intervista del TG2 (dicasi telegiornale della seconda rete!) venga rubricato sotto l'etichetta "cultura".

Il Rock pareva destinato alla 'normale' categoria della "contro-cultura" o "cultura maledetta", erede del ribellismo artistico ottocentesco, scapigliato ed anticonformista, invece no. Fa parte della "cultura" tout court a pieno titolo.

Ci compete solo evidenziare come l'idea di un "battesimo rock" - credo inedito nel Nostro Bel Paese, antico di millenni e non di un secolo e mezzo, di una storia non sempre degna di essere onorata, ma non mi stupirei già verificatasi in altri paesi occidentali apripista (vedasi ad es. la cerimonia matrimoniale gay) - non esprima un generico rifiuto e un atteggiamento di protesta, sotto una veste di riconsiderazione critica, per un che di ipocrita e farisaico che si potrebbe celare dietro certi cerimoniali, ma vada ben oltre.

Si esemplifica qui, a livello di masse enormi televisive, ciò che Guénon indicava come l'aspetto "parodistico" della anti-Tradizione, fino alle sue forme estreme tenenti a cristallizzarsi in una contro-Tradizione.

Forse, tutto ciò va al di là delle consapevoli intenzione dei soggetti in questione. L'accostamento sembra quasi nobilitare la dignità teorica dell'evento, ma è il destino di ogni piccolo fatto che possa aspirare a divenire un Segno dei Tempi.

Va ricordato, se ce ne fosse bisogno, che il "battesimo" è un sacramento della tradizione cattolica, il che implica che il concepirne uno specificamente "rock" ha un chiaro significato di un sacramento alternativo, di un momento "rituale" che lungi dall'essere quindi antireligioso, è contro-religioso, facente cioè parte di una religione marcatamente schierata contro quella tradizionale per l'Occidente, quella cattolica.

A questi nuovi idoli vengono educate le nostre giovani generazioni, ai riti sensuali, basati sulla fruizione musicale rock, orgiastica e gestuale, quando non si parli di alterazioni artificiali degli stati di coscienza. Questi nuovi riti giovanili si presentano col il volto allettante della mancanza del senso del sacrificio, forse non è un caso che il "battesimo" cattolico sia legato all'asceta Giovanni, detto appunto il "Battista", il quale proprio per il disprezzo per le danze e le musiche oscene ed orgiastiche di Palazzo, perse la testa, nel senso "sacrificale" come si è cercato di dimostrare altrove.

Quando si parla dei fenomeni satanici legati agli ambienti giovanili, mi riferisco a coloro che sono sedotti da queste "parodie", non certo agli attori, i quali sono consumati e astuti calcolatori agenti del male che sempre hanno ben presente la loro bussola di orientamento, cioè il proprio tornaconto economico e materiale sotto ogni forma, troppo spesso si tende a sottovalutare la loro portata ed a considerarli fenomeni innocui, un po' folcloristici, come fossero dei sempli mattacchioni. Così oggi i consuma, essendo in atto ora, il più grande genocidio che la storia umana ricordi, un figlicidio continuo e inconsapevole, nell'alveo di una famiglia distrutta, che va sotto il nome di progresso.

Le gerarchie ecclesiali, a loro volta, non sembrano più in grado di far fronte a questa offensiva contro-tradizionale, in quanto l'indebolimento di carattere che le pervade, dopo aver abbracciato il modernismo, le rende timorose di perdere consensi e di dispiacere a potenziali loro futuri "clienti", ma non effettivi aderenti ad una religione ancora viva, nonostante tutto.

Dopo essersi abbassatta a raccogliere le ansie e i timori della Storia, anzichè lenirli con la Luce che il Verbo le ha conferito, non ci si dovrebbe meravigliare delle preoccupazioni secolari per il consenso, le adesioni, il conto delle tessere, tanto cari al contro-rituale democratico, perchè meravigliarci delle soverchianti ed immanenti preoccupazioni democratiche?



Tuttavia, riaffiora a volte inconsapevole e carsico, un desiderio salvifico perfino nelle manifestazioni o, parodisticamente, "processioni" di devozione popolare del populismo progressista un grido sacro, tanto misconosciuto quanto irrefrenabile, rieccheggiante le parole, insieme poetiche e profetiche, della più autentica tradizione patria, di Dante, autore ampiamente dileggiato da (tragi-)comici televisivi progressisti osannati e superpagati come divi del rock ed ignorato e frainteso (?) persino nelle scuole pubbliche nazionali, autore di un meditato De Monarchia, di estrema attualità nei nostri tempi bui, e non di un De Democratia.

Il voto è il "battesimo" della contro-religione democratica, quanti sarebbero disposti a riconoscerlo? Espressione assoluta della libertà individuale, come ssi può dubitare di questa verità de fide?

Non vi è despota, antico o moderno, che non abbia usa o usi la 'volontà popolare' come una sua arma di potere. Non vi sarebbe problema alcuno a dimostrarlo.

Contraddizioni del process(i)o storico? Rigurgito reazionario? No. Mirabilia del manifestarsi dell'Aura, dove meno ce lo si aspetta.



mercoledì 26 gennaio 2011

Uccidere o sacrificare?

Lo spunto di partenza è tratto da Sir Gauwin and the Green Knight, quindi ci riportiamo al ciclo cavalleresco bretone e all'atmosfera della Corte di Re Artù e della chèrche del Santo Graal.

Messer Galvino, la meraviglia di Camelot, raccoglie la sfida lanciata da un misterioso cavaliere, vestiti, lui ed il cavallo, completamente di verde, proprio nel momento in cui alla sua Corte Re Artù si appresti alla festosa cena della fine dell'anno. Il Cavaliere Verde metteva alla prova tutta la Cavalleria radunata chiedendo chi avesse avuto il coraggio di decapitarlo, fatto certo che passato un anno lo stesso avrebbe subito la medesima sorte per mano sua. Messer Galvino dunque accettò la sfida, benchè la possanza del Cavaliere Verde non lasciasse dubbi che avrebbe tenuto fede alla parola data.



La testa ruzzola. Il Cavaliere Verde la raccoglie e dà appuntamento di lì ad un anno. Poi, visto il coraggio dimostato da Gawain, il Cavaliere Verde non gli richiederà quel supremo sacrificio.

Si vede prima di tutto, addentrandoci solo un pochino nella simbologia del racconto dietro le suggestioni illustri di un maestro come A.K. Coomaraswamy (1), notare che il Cavaliere Verde lungi dal morire, come ci si potrebbe aspettare da un decapitato, prosegue la sua vita come niente fosse.
Questo semplice fatto ci impone una riflessione. Il testo è palesemente incurante da preoccupazioni realistiche e storiche. Il fantastico erompe nel testo. Scandalosamente. Senza testa prosegue la sua vita.
La testa di Orfeo continua a cantare dopo essere stata straziata dal corpo. Più in sottotono, addiruttura anche sul luogo dalla decapitazione di San Paolo il linguaggio simbolico, come sue solito si fa beffe, dello storicismo. Sembra quasi che le interpretazioni razionalistiche rappresentono una forzatura o una eccentricità. A meno che...
A meno che non ci si voglia fideisticamente arroccare sul dogma modernista che esiste solo ciò che si vede e tocca, storicamente documentabile ed empiricamente verificabile. E per difendere queste posizioni, si devono fornire spiegazioni irrazionali, pre-logiche, primitive e selvagge per quei popoli "non progrediti" che vivevano in preda a pregiudizi, facili delle più fantasiose ed infantili immaginazioni a fronte di fenomeni che non sapevano spiegare. Ma che in realtà, non si preoccupavano di spegare. Non erano interessati alla ristrettezza delle visioni empiriche dei moderni.
Si pensi quanto questo pregiudizio modernista abbia nuociuto quando, a partire dal primo Ottocento, filosofi e persino teologi vollero passare al vaglio della 'critica storicistica'. Ovviamente i fatti miracolosi delle molteplici vite di Gesù, le Lebens Jesus. La mannaia materialistica si abbattè con conseguenze nefaste che ancora oggi si possono toccare con mano. Il prevalesere dell' "uomo" sul "dio", sta deturpando un'antica fede religiosa in una specie di multinazionale del bonismo incapace di orientarsi negli antichi orizzonti metafisici. Infine il Concilio Vaticano II, come una pietra tombale, sancisce la definitiva perdita del piano salvifico trascendente a tutto favore di una immanenza storica.
Pastori smarriti, greggi alla sbando.

Al contrario dovremmo occuparci prevalentemente, se non solo, degli aspetti 'strani', fantastici, laddove la poesia e l'anima di tanti si condensa in unico sentire. La testa di Orfeo continua il suo canto, ben oltre la morte. Perchè?
La testa di San Paolo rimbalzando sul luogo del suo martirio, al toccare terra fa nascere tre sorgenti. "S.Pauli Apostoli martyrii locus ubi tres fontes mirabiliter eruperunt".


Le tre fonti sono ancora visibili oggi, all'interno di una chiesa.

Il tema della decapitazione può far riferimento al sacrificio primario. Il sacrificio è il solo fatto che restituisce la vita, la rigenera, la restaura. Questo spiega come il decapitato lungi dal morire, in effetti raggiunga uno nuovo stadio. Uno stadio di reintegrazione divina che l'uomo, nella sua peregrinazione terrena nel molteplice, perde o meglio si disperde in una progressivo allontanamento dalla fonte originaria, dall'unica speranza di vita vera ed autentica per l'esere umano.
"... il sacrificio vedico è eminentemente magico. La vittima assicura - scrive Pio Filippani-Ronconi - la comunicazione fra il mondo profano dei 'fatti' e quello sacro delle 'energie', e al sacrificatore si riferisce come "questo prode mortale". L'uccidere nel nome di Dio, una responsabilità evocare il nome di Dio invano.
"Nella disputa - scrive il poeta mistico Rumi nel suo Diwan - fra l’anima sensitiva e l’Ego che tiene alta la testa è detto: «il significato della decapitazione sta nell'uccidere l'anima ed estinguere il suo fuoco nella guerra santa (Jihâd.

Nel sacrificio si estingue la materialità dell'Ego. Si brucia in una silenziosa guerra interiore, molto più aspra, di qualsiasi combattimento esteriore, nell'immobilità esterna della meditazione, dentro si combatte senza tregua, si brucia il fio di esistere, il fio dell'aver lasciato la sede dell'Essere.

Sarà stato un caso. Ma qualche sera addietro, al Tracciolino abbiamo cenato in bella compagnia, tra amici. Nella silenziosa e buia sera, solitaria, circondati da spiriti favorevoli, eravamo pronti a condividere. qualcosa di nostro, di inerente alla vita che abbiamo scelto, tra i monti, lontani dal rutilante molteplicità della pianura. Sulla tavola imbandita, faceva bella figura un robusto gallo ben cucinato.

Cercavamo da tempo la forza interiore ed esteriore, le ragioni che faticavamo a raggiungere per uccidere, eviscerare, e cibarci di un nostro animale da cortile. Una vita è una vita. E tingere il suolo di sanguigno comporta colpe e crudeltà. Poi, abbiamo capito che poteva essere sacrificato per restaurare un'armonia persa. Non avremmo potuto cibarcene isolatamente. Dovevamo condividerlo con spiriti amici, spiriti che sperano di camminare sulla medesima strada. Come per nutrirci di un unico spirito, che fa crescere fratelli. E l'uccidere quel gallo è stato quello che doveva essere, un momento di sacerdotalità che ci ha tutelato dalle insidie di un evento mangereccio e gaudente e fine a se stesso; lo ha magicamente protetto in un agape di "montanari reazionari" raccolti intorno ad un sogno comune.

Quella sera non era una cena normale, c'era invisibile, seduta tra noi, Armonia.




(1) Sir Gawin e il Cavaliere Verde, Edizioni Adelphi.

domenica 23 gennaio 2011

Riflessioni e Considerazioni


Ho letto su uno di quei quotidiani gratuiti che presto erigeranno una statua in onore del polpo Paul.

Per chi non lo sapesse è quella povera bestia a cui era stato affidato il compito di pronosticare l'esito delle partite dei mondiali...il Maurizio Mosca degli abissi.

Idea fantastica....ma vi sembra normale? Abbiamo i soldati che muoiono in guerra, forze dell'ordine che rischiano la loro vita ogni giorno per quattro spiccioli e, tanto per rafforzare i luoghi comuni, persone che muoiono di fame e noi facciamo la statua al polpo?

La vita è strana.. ogni volta che pensi di avere trovato un equilibrio o la tua strada tutto cambia, mi piacerebbe dire si evolve ma spesso si involve...pensi di avere dei problemi e poi ti imbatti in bambini con il cancro e ti ricordi di essere fortunato, tracci un progetto, una bozza e subito devi gettarli via e prendere un foglio nuovo. Vivere è la cosa più difficile da fare mentre sei in vita, tutto il resto è una conseguenza. Amare, odiare, scegliere sono sinonimi di vivere.

Ognitanto mi capita di essere disorientato e allora mi consolo con la tesi fatalista, andrà come deve andare.Quanto è vero. Non significa sedersi e aspettare ma vivere a pieno pensando che probabilmente la traccia è già scritta, a noi il comunque difficile compito di cesellerla e modellarla al meglio nei limiti delle nostre possibilità.

Erigete statue, adulate falsi miti, divoratevi l'uno con l'altro, l'inferno sarà non dopo la morte ma la vostra quotidianità e noi poveri sfortunati montanari reazionari di fatto o nel cuore assistiamo allo spettacolo ma è troppo presto per arrendersi, io fino a che avrò forza spingerò nel verso opposto a quello in cui va il mondo perchè probabilmente questa è la mia parte, il mio copione.

Concludo con un commento. Lo so i miei post non sono mai allegri o quasi mai. Non sono un essere privo di allegria ed ottimismo anzi...ma la mia creatività, la mia capacità espressiva viene fuori quando rifletto lontano da tutto e tutti e in queste condizioni, dove la razionalità mi domina mi viene difficile non lasciar trasparire le mie emozioni vere, quelle spesso celate dalla plastica di cui mi rivesto per sopravivere, non criticatemi dicendo che però mi piacciono le belle macchine o la vita agiata, non sono un sessantottino fuori epoca o un comunista arrabbiato, non lo sono mai stato, sono solo una persona che non vede più i valori in cui crede se non raramente in qualche eremo selvatico, selvatico come il mio animo addomesticato.

mercoledì 19 gennaio 2011

Il Vecchio (In)Continente.


Il Re è uno sporcaccione (forse più un caso umano, vista l'età del sovrano, che giudiziario), ma è in buona compagnia. Se si tiene presente il detto, mi pare di Malaparte, che "comandare è meglio che fottere", siamo alla fiera degli ipocriti e moralisti d'occasione. Primi di tutti i sinistri sinistrorsi, radicali compresi, che dopo aver sponsorizzato di tutto e di più in fatto di immoralità, e di distruzione del comune senso del pudore, della famiglia, della morale, ora si ergono a censori.
Non c'è scelta. A valutare dai pesanti giudizi di alcuni personaggi, soprattutto appartenenti al giornalismo televisivo nostrano e internazionale, si potrebbe supporre che si stanno movendo dei manovratori occulti, i soliti fedeli custodi del caos mondiale, nonchè difensori delle (social)democrazie a tutte le latitudini, insomma il "vecchio che avanza", più la banda Fini & C., arruolati di fresco e freschi di abiura solenne.

Che il potere regale quasi mai sia ben speso non è una novità. Tanto è vero che quando un "Capo", Re o Imperatore o Dux (in senso dantesco), sia tenuto per ispirato dall'Altissimo, si stenta a credere che muoia veramente, e i preferisce pensare che sia solo addormentato da qualche parte, sotto un monte granitico, in una grotta irraggiungibile, in sterminate lande fredde. Pronto a (ri)destarsi. Ma queste sono eccezioni.
Ricordiamo solo un paio di casi 'normali', en passant. Vogliamo dimenticare l'italianissimo Re Galantuomo eroe tanto massone e unitario quanto interclassista (sotto le coperte)? O il machismo mussoliniano, sempre diviso tra casa (Donna Rachele) e bordello, fino alla storia, quasi shakespearina di Claretta.

Questa volta si potrebbe ravvisare una lettura 'sintomatica'. Non è il solito Re che tradisce le Favorite mettendo incinta la domestica, pratica del resto un tempo diffusa di una nobiltà diventata alla fine ormai indegna di questo nome. Della Regina non se ne parla nemmeno, avrà i suoi passatempi.

Ci si incipria e ci si mettono moderni parrucchini, ora come allora, sembra una riedizione di massa dell'Ancien Regime, ma di una corte senza storia. Re, cortigiani e popolo finalmenti un cuore solo! La ghigliottina repubblicana, laica e illuminista è oliata.

Questo Re democratico sembra la parodia perfetta della Tradizione che vuole che il benessere del Re debba corrispondere al benessere del suo Regno e del suo Popolo. E viceversa, un Popolo senza benessere è malgovernato da mano incerta dal Re. Come un corpo solo, il "Capo" e gli organi tutti guartano insieme ad un Centro supremo, per il Bene comune. Ma dal caput mundi al bunga-bunga il cammino è cosparso da troppo dolore.

D'altro canto, la Chiesa, erede di Roma, come si sa è prudente. Ma anch'essa, "nel suo piccolo", si fa per dire, comincia ad ... alzare i toni, ma, visti gli interessi di alta finanzia in gioco, senza sbilanciarsi troppo.

Il Re si circonda di cortigiane e di yesmen proni all'inchino ininterrotto. Denaro e potere, un binomio che travalica ogni destra e sinistra, ogni governo ed opposizione (quei parrucconi che gridano allo scandalo da dietro pudibondi ventagli, non si sa se per finto pudore o per nascondere tra finti nèi, un malcelato compiacimento invidioso di vedere il Re infangato). Tutto uguale, dalle stelle alle stalle. Dai primi agli ultimi, tutti uguali. Siamo o no giunti all'apice della civiltà democratica che ci infervora fino ad imporla a tutto il mondo. Quasi tutto, insomma, tranne gli amici degli amici.

Che dire di questo anziano Re (più o meno giustamente) infangato? In lotta umana, direi troppo umana, contro l'invecchiamento e la morte, che pateticamente si 'giustifica' dicendo che invece lui ha una nuova Regina? Simpatizziamo con questa umanità straziata e stracciona molto di più che con la invidia corrosiva e nichilista dei perbenisti ipocriti, di qualsiasi colore, vecchi e nuovi.

E a fronte di questo spettacolo di decrepitezza dela nobiltà occidentale cosa troviamo? Una floridissima odalisca, bella come il sole e dalla pelle ambrata e dalle forme esotiche, appena uscita da un immaginario harem magrebino con una voglia di arrampicata sociale, di voglia di vita, di affermazione nel mondo moderno che le nostrane adolescenti possono solo ammirare ed invidiare. Paralizzate da un infausto morbo sessista, rivendicativo e impietoso, verso loro stesse in primis, e verso i loro omologhi maschi, credono che l'amore sia solo questa cosa qui. Se tutto è un contratto, perchè non attuare le condizione di massimo profitto? Se tutto è determinismo socio-psico-scientifico perchè resistervi con sogni 'romantici' destinarsi a presto infrangersi? Insomma, la nuova (de)Generazione Italia, disincantata, triste, incapaci di grandi sogni (che ci sta a fare la pcicoanalisi allora?), che si rappresenta senza futuro, massacrata dalla demo-tele-pluto-pornocrazia moderna.
Effetto collaterale di mondializzazione o, appunto, metafora, sintomo dei nostri mali?



Il torbido in cui ci vorrebbero vedere è sempre il solito. Produrre quella 'notte in cui tutte le vacche sono nere', di hegeliana memoria. Cioè confondere il contingente con il trascendente, un'arte consumata per fini intenditori.

Per dirla fuor di metafora, se il Re va puttane, non per questo dobbiamo diventare repubblicani!

Quando viene meno la sacralità, in generale, e del potere, in particolare, possiamo persino credere che Re Artù, in fondo, si meritasse, il Lancillotto di turno, vista la sua freddezza per una arruffata, esasperata e rivendicativa Ginevra, che sogna un bunga-bunga di borgata, in uno squallido privé per scambisti...

Triste, ma vero. Da qui si deve ripartire.


giovedì 13 gennaio 2011

In Memoriam del Cap. Magg. A. Miotto, alpino.

pubblicato sul Gazzettino il 7 gennaio 2011


È bella, commovente e significativa la lettera che Antonio Miotto, 24 anni, caporalmaggiore degli alpini della Iulia, ucciso il 21 dicembre in un conflitto a fuoco con un commando talebano, ha scritto al Gazzettino un paio di mesi prima di morire. Nella lettera di questo giovanottone veneto c’è tutto l’orgoglio per le proprie radici e la fierezza di appartenenza al corpo degli alpini, ma c’è anche la consapevolezza che lo stesso orgoglio per le proprie radici, le proprie tradizioni, il proprio modo di essere, di vivere e morire, appartiene anche al nemico, cioè non solo agli afgani in generale ma anche ai Talebani. Scrive Matteo: "Questi popoli hanno saputo conservare le proprie radici, dopo che i migliori eserciti, le più grosse armate hanno marciato sulle loro case, invano. L’essenza del popolo afgano è viva, le loro tradizioni si ripetono immutate, possiamo ritenerle sbagliate, arcaiche, ma da migliaia di anni sono rimaste immutate. Gente che nasce, vive e muore per amore delle proprie radici, della propria terra e di essa si nutre. Allora capisci che questo strano popolo dalle usanze a volte anche stravaganti ha qualcosa da insegnare anche a noi".
Proprio perchè è orgoglioso delle proprie radici il giovane Matteo capisce che questo sentimento può appartenere, e appartiene, anche ad altri popoli, ad altra gente che per difenderle è disposta a combattere e a morire.
I governanti dei Paesi occidentali che occupano da dieci anni l’Afghanistan si rifiutano di comprendere quello che il giovane Matteo, con le sue solide radici, con i suoi solidi valori, non lontani, quando si chiamano orgoglio, fierezza, disposizione al sacrificio, anche estremo, da quelli del popolo afgano, ha capito benissimo.

Come una rara stella
goccia di speranza
hai sacrificato il tuo fiore
per noi
vecchi aridi
che non ti meritiamo.
Accetta le mie lacrime
di padre dolorante.





P.S.: Non voglio commentare - non intendiamo avallare strumentalizzazioni di parte, almeno in questa circostanza - ma mi auguro che se ne possa trarre una lezione da non dimenticare. Empio è chi gioca con il sangue degli Eroi e su di loro Giustizia non tardi.

Entrambe le foto sono state diffuse dall'agenzia Ansa: quella con il tricolore repubblicano alle 15.51 del 31 dicembre, quella con il tricolore sabaudo alle 22.04 del primo gennaio. Si tratta palesemente della medesima foto e quella originale è quella con lo stemma monarchico.




La foto senza alcun simbolo era stata inviata dall'Esercito ai mezzi di comunicazione nelle ore immediatamente successive l'attentato del 31 dicembre, mentre quella con il simbolo sabaudo è stata fornita il giorno dopo all'agenzia Ansa dal papà di Matteo Miotto.

http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=133045&sez=NORDEST&ctc=60&ordine=desc

Spigolature VI : pecore e agnelli nella Terra di Nostro Signore.

E in effetti durante il periodo natalizio sia in West Bank che a Gaza si è registrata una escalation di attacchi contro i pastori palestinesi,

Il 15 dicembre il Palestinian Center for Human Rightsha denunciato come Ibrahim Hassan, 28 anni, è stato assalito da un gruppo di coloni israeliani mentre pascolava il suo bestiame a sud di Nablous. Hassan è riuscito a liberarsi e darsi alla fuga mentre 2 delle sue pecore veniva uccise dai coloni.

Sempre nei pressi di Nablous, 3 giorni dopo, il 18 dicembre, un gruppo di israeliani armati provenienti dalle colonie di “Eitamar” hanno attaccato Sameer Mohammed Bani Fadel, mentre stava pascolando le sue pecore a est del villaggio di Aqraba. Il pastore è scappato sotto le minacce degli estremisti israeliani che dopo aver raggruppato le sue pecore vicino a dei cespugli secchi gli hanno dato fuoco. Risultato: 12 pecore arse vive e altre 7 gravemente ustioniate, un atto abominevole e un grave danno economico per il pastore palestinese.

pecore arse vive dai coloni israeliani

Probabilmente il mio amico commenterebbe che i coloni si sono dovuti difendere, visto mai ci fosse stata una pecora kamikaze.

martedì 11 gennaio 2011

Spigolature V: Mamma e papà, nomi impronunciabili

‘Madre’ e ‘Padre’ verranno sostituiti da ‘Genitore 1′ e ‘Genitore 2′ nei moduli per i passaporti

Le parole “madre” e “padre” verranno rimosse dai moduli per i passaporti Statunitensi e sostituite con una terminologia di genere neutrale, ha dichiarato il Dipartimento di Stato.

“Le parole nella vecchia forma erano ‘madre’ e ‘padre’,” ha detto Brenda Sprague, l’assistente delegato della Segreteria di Stato per i Servizi sul Passaporto. “Adesso sono ‘genitore uno’ e ‘genitore due’.”


Una dichiarazione nel sito del Dipartimento di Stato ha aggiunto: “Questi miglioramenti vengono fatti per fornire una descrizione di genere neutrale dei genitori di un bambino e per riconoscere i diversi tipi di famiglie.”

.....

Il Dipartimento di Stato ha dichiarato che i moduli per i nuovi passaporti, non ancora disponibili al pubblico, saranno presto disponibili.

.....

I gruppi per diritti dei gay stanno lodando la decisione.

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I nuovi moduli di genere neutrale per i passaporti verranno introdotti a Febbraio.


Vedasi fonte:

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=36729


Questo accade dopo l'ingresso ufficiale dei gay nell'esercito USA (professionale, perchè si sa il denaro non guarda in faccia a nessuno), - triste e nefasta parodia degli omoiòi spartani e dell'amore cameratesco, perduto e lontano ricordo.
Traetene voi le dovute deduzioni!




Ossimori moderni: proiettili arricchiti con uranio impoverito

Il 65% degli allevatori ammalati di leucemia e molti gli agnelli nati deformi: sono alcuni degli elementi emersi dal rapporto effettuato da due veterinari della Asl che hanno esaminato tutti gli allevamenti di bestiame dell’area attorno alla base militare del Poligono di Quirra, sulle coste sud orientali della Sardegna.


Il Comitato scientifico responsabile del monitoraggio ambientale trasmetterà i dati al Ministero che potrebbe renderli ufficiali entro marzo. Pastori morti di tumore e agnelli deformi - Uno dei casi più inquietanti segnalati nel rapporto è quello della nascita di agnelli con gli occhi dietro le orecchie e capretti senza genitali, mentre i due fratelli che accudivano il gregge sono morti di tumore a distanza di otto mesi l’uno dall’altro.

Vedasi fonti:
http://blog.libero.it/lavoroesalute/9719904.html
http://sadefenza.blogspot.com/2011/01/monitoraggio-del-poligono-interforze.html
http://www.youtube.com/watch?v=Mv1buTLU3Bw&feature=player_embedded#!
http://www.youtube.com/watch?v=-7QvG2XqAZ4&feature=related

Le risorse finanziarie - mentre non si trovano per il latte ed i pastori sardi le cui rimostranze abbiamo visto come vengono accolte - sono stabilite ancora recentemente secondo l'accordo militare tra Italia e Israele come indicato dalla Legge 17 maggio 2005 n° 94 ed è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 7.6.2005 - in alcune sue parti mantenute segrete, ovvio, per sicurezza. Grazie, Presidente Napolitano, un motivo in più per festeggiare il 150°! È stata approvata dal Parlamento Italiano (anche con i voti dell’opposizione di centro-sinistra, per ancora chi si fa illusioni sulla 'democrazia') in piena epoca Berlusconi con Fini Ministro degli Esteri. Naturalmente, un lungo elenco di industrie nazionali ed estere, private e a partecipazione statale - leggi politici - si partiscono profitti; è strategico non disturbare questi interessi superiori!
Sui personaggi politici citati almeno di questo dovremmo ricordarci quando ci parlano di Gaza e di due Stati in Palestina, per capire da che parte veramente stanno.


Ma non voglio tediarvi con notizie tanto scoraggianti... godetevi pure il bel paesaggio sardo, divenuto emblema della novella e moderna Arcadia, tra verdi pascoli, non più Ninfe ma carri armati...

lunedì 10 gennaio 2011

Spigolature IV; 'Gemisto' come Battisti...

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Perchè venire a bacchettare chi non si senta molto toccato da uno strano anniversario (in realtà, di norma, si celebrano i centenari...) non dovrebbe spettare a chi abbia avuto come compagno di partito tal Palmiro Togliatti che, nel rinunciare alla cittadinanza Italiana per quella dell' URSS ebbe a dire: "il primo degli italiani non vale l'ultimo dei sovietici". A chi abbia avuto nel partito gente che abbia sventolato (e succede ancora oggi, vedasi studenti a Roma...) il tricolore violentato dalla stella rossa dei titini e filotitini oppure lo abbia bruciato molto tempo prima dei leghisti e con maggir diffusione e significato violento.
Ma qualcuno dovrebbe pure ricordargli che il partigiano Arrigo "Bulow" Boldrini, che ha voluto celebrare ieri per l' ennesima volta, nella sua quasi sessantennale attività di segretario dell' ANPI, volle battersi per la riabilitazione di Francesco "Gemisto" Moranino. La qual storia non si discosta di molto da quella di Cesare Battisti, compresa la fuga in Cecoslovacchia piuttosto che in Brasile...


http://santosepolcro.splinder.com/

venerdì 7 gennaio 2011

Spigolature III


"Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche."

Toro Seduto.

Era evidente fin da allora. E di Signoraggio ancora non si parlava... L'Onnipotente non ha lasciato neanche un popolo privo di parole profetiche.
Purtroppo Toro Seduto era una persona semplice, e quindi elevata, per capire le sottili crudeltà del denaro, che vanno ben oltre la sua non commestibilità. Un'anima cosi naturale, bella, pulita non era in grado di capire tanta bassezza, il fetore della putrescenza che il denaro è in grado di emanare. Ci sono persone superiori alla sensibilità comune.

Un conoscente ebreo mi disse un giorno: "Il denaro? Tutti lo odiano, ma tutti lo cercano!"

C'è voluto tempo per capire, ma forse non è così. E comunque non fa neanche più sorridere.
Come si fa a sorridere se solo pensiamo che tra entertainment, fiction, gameshow, soap opera, talkshow, e altri prodotti televisivo-escrementizi marcati Endemol, usciti dai denari di finanziarie tipo Mediaset (Forza Italia...degno coronamento del percorso del 150°-Risorgimento-Resistenza) e cosiddette banche d'affari tipo Goldman-Sachs (finanza internazionale ebraica, appena 'salvata' dal socialistoide Obama per l'ennesina bolla speculativa, ma a quei liveli non si sa chi salva chi, forse si è solo sdebitato, o più semlicemente ha fatto ciò per cui è stato eletto), si inghiottono quotidianamente l'immaginario dei nostri figli e quindi la speranza nel futuro?

Troppo. Anche per Toro Seduto...




giovedì 6 gennaio 2011

Attrazioni fatali, anzi epifaniche.


Sono felice che il primo scritto che qui appare nel nuovo anno sia opera di Alessandro. Un po' perchè scrive sempre riflessioni vere, autentiche, sentite ed appassionate. E quindi non sono mai banali. Ci offrono il privilegio di leggere dei sentimenti veri, sentiti, non esposti secondo l'uso della "società dello spettacolo", magari sofferti, ma che sgorgano da riflessioni del cuore. E non è poco, in tempo di fanatismo razionalistico, in un clima di asssedio alla fortezza della civiltà, faro del mondo... e scempiaggini simili. Un po' perchè i vecchi devono lasciar posto ai giovani qualificati...
Secondariamente, il 2011 si inaugura qui sul Tracciolino virtuale con energia nuova, giovane e rinnovata. Sembra cosa di buon auspicio.
Era da alcuni giorni che, pensando ad Alessandro, Bea mi aveva sottoposto una frase di George Moore, scrittore irlandese amico di Yeats ed eccentrico ricercatore anche nell'eccentrica cerchia del Celtic Revival: "Un uomo gira tutto il mondo in cerca di quello che gli occorre, poi torna a casa e lo trova". Il riferimento di Bea era evidente. Conoscendo l'amore di Alessandro per la sua 'casina-rifugio' di montagna, l'avrebbe apprezzata sicuramente.



Ci voleva una foto di Rialmosso o almeno della Valle Cervo. Trovo queste. Sono panorami tracciolineschi, e spero che possano consolare coloro che vivono laggiù, dove ora si trova, anche Alessandro, nella chiassosa bolgia. Tanto più triste perchè avviene dopo una vacanza, più o meno felice e spensierata, ma sempre troppo breve.
Notate la contraddizione? Una cosa chiamata "vacanza", cioè un vuoto, un'assenza, di cui ci si lamenta per la brevità! Ci dovremmo lamentare per la brevità dei "pieni", non dei "vuoti". Dei "vuoti", delle cose che fanno la "vacanza", dovremmo augurarci la brevità. Sono le sorprese che a volte il linguaggio quotidiano, come una spia, fanno breccia involontariamente a smascherare le illusioni di cui è fatta la "vita ordinaria".
La sua riflessione sul "tutto scorre", potrebbe sembrare un cosa scontata. Certo, come tutto le vacanze passano. Come passa anche il sapore di nostalgia che lascia in bocca. Poi una parola cambia tutto. La prospettiva diventa un'altra. Dal sentimentale passiamo al metafisico. La parola in questione, 'incriminata' potremmo dire visto i tempi, è "perno".
La situazione iniziale è del tipo "sabato del villaggio". Leopardi docet. Il sabato come "metafora della vita". Metafora forte, pregna. Prima si attende una settimana, così, vissuta come si può, nell'attesa dell'agognato sabato, vigilia del "dì festivo". Poi, ci sono le vacanze di capodanno. Poi quelle estive. Poi, dopo una vita in attesa di una vita festiva, si guarda alla pensione come al giorno, al momento tanto atteso... Una vita profana in attesa che si manifesti il divino... che non arriva mai...
Ma ci sono alterntive forse? "Alternative? - ci dice Alessandro - Si, tante...ma nessuna fattibile. Ho provato a fare due conti ma il bilancio non pareggia mai." Ecco, i conti non tornano mai. Con il Centro, il "Perno", con l'Eterno i conti non tornano mai. Come con il Tempo. Gli esseri umani sono sempre "in perdita". Equivarrebbe a volerlo fermare. Tutta la Sapienza Tradizionale ce lo insegna, nei mille rivoli in cui si sono riversate e suddivise le Sue acque primordiali.
Questo "perno" assomiglia terribilmente a ciò che nella Scienza Sacra viene chiamato axis mundi. Come per tutti i centri di rotazione, ci avverte Alessandro, si corre il rischio di chi è sottoposto alle tensioni terrene centrifughe e centripete. E dunque, ancora una volta è questione di equilibrio 'orbitale'.
"Da domani si riparte, verso cosa non lo so anche perchè forse si percorrono migliaia di chilometri, ma in senso circolare intorno ad un perno dal quale però non bisogna mai allontanarsi troppo se non si vuole essere sbalzati fuori orbita".
Ed infine la domanda retorica: "voi sapete qual'è il vostro centro? voi sapete perchè vivete?" Si. Il Centro, il Perno per dirla diversamente, è uguale per tutti. E si trova ovunque intorno a noi. In città come in montagna. Beh certo, un monastero non assomiglia, in genere, ad una discoteca. Solo che il nostro destino pare sia quello che ci condanna all'attesa, l'attesa del "dì festivo", dominicale, quello solo che è in grado di dar senso a tutta la ferialità dell'esistenza pro-fana.
L'epi-fania invece esplode quasi a nostra insaputa, ovunque, non dipende da noi. Il "Regno" è dentro di noi, nella segreta cavità del "Cuore", nostro centro di rotazione.





Panta rei


Eh si tutto scorre....ma più di tutto scorre il tempo. Con oggi si concludono le feste...già le feste e chi le ha viste? Fino all'anno scorso trascorrevo 15 giorni di fila a casa e poi ogni scusa era buona per ritardare la partenza verso la bolgia urbana, poi succede che si diventa grandi, si inizia a lavorare e a lottare con la vita che spesso sembra essere quella di un altro che tu sei obbligato a seguire, un canovaccio sul quale improvvisare ma dalla trama già scritta.
Incontri così ogni mattina sulla metro volti sconosciuti e pensierosi, copertine di turbamenti e preoccupazioni su cui cambia il titolo, ma la storia è sempre la stessa.
Budget da raggiungere, fogli da stampare, persone da deludere e tu impotente osservi come uno spettatore di una realtà virtuale che sembra non appartenerti ma che ti circonda e difficilmente può lasciarti indifferente. Ricordo ancora i miei natali da piccolo, la neve fuori, i regali, i giochi e le corse a perdi fiato fino a che le guance diventavano rosse come la giacca a vento. Qualcuno ha visto le mie Feste? no perchè a parte qualche giorno trascorso in piacevole compagnia tutto sembra essere trascorso dannatamente in fretta. Porto dentro di me ancora la voglia di cantare una canzone di Natale, ma ormai è tardi e rifletto. Non è che questa è la metafora di una vita vissuta male? Aspetti tanto un momento che poi non solo passa in fretta ma la frenesia che ti circonda nemmeno ti permette di apprezzarlo. Alternative? Si,tante...ma nessuna fattibile.
Ho provato a fare due conti ma il bilancio non pareggia mai.
Da domani si riparte, verso cosa non lo so anche perchè forse si percorrono migliaia di chilometri ma in senso circolare intorno ad un perno dal quale però non bisogna mai allontanarsi troppo se non si vuole essere sbalzati fuori orbta. Io credo di sapere quale sia il mio perno e voi, si voi che siete tanto e solo preoccupati dall'andamento dei mercati, da cosa dice Berlusconi e da cosa risponde Bersani, da Fabrizio Corona e dalle lacrime di chi condivide sui media le proprie sofferenze, dalle puttane agli angoli e dall'i-pad, voi sapete qual'è il vostro centro? voi sapete perchè vivete?