mercoledì 19 gennaio 2011

Il Vecchio (In)Continente.


Il Re è uno sporcaccione (forse più un caso umano, vista l'età del sovrano, che giudiziario), ma è in buona compagnia. Se si tiene presente il detto, mi pare di Malaparte, che "comandare è meglio che fottere", siamo alla fiera degli ipocriti e moralisti d'occasione. Primi di tutti i sinistri sinistrorsi, radicali compresi, che dopo aver sponsorizzato di tutto e di più in fatto di immoralità, e di distruzione del comune senso del pudore, della famiglia, della morale, ora si ergono a censori.
Non c'è scelta. A valutare dai pesanti giudizi di alcuni personaggi, soprattutto appartenenti al giornalismo televisivo nostrano e internazionale, si potrebbe supporre che si stanno movendo dei manovratori occulti, i soliti fedeli custodi del caos mondiale, nonchè difensori delle (social)democrazie a tutte le latitudini, insomma il "vecchio che avanza", più la banda Fini & C., arruolati di fresco e freschi di abiura solenne.

Che il potere regale quasi mai sia ben speso non è una novità. Tanto è vero che quando un "Capo", Re o Imperatore o Dux (in senso dantesco), sia tenuto per ispirato dall'Altissimo, si stenta a credere che muoia veramente, e i preferisce pensare che sia solo addormentato da qualche parte, sotto un monte granitico, in una grotta irraggiungibile, in sterminate lande fredde. Pronto a (ri)destarsi. Ma queste sono eccezioni.
Ricordiamo solo un paio di casi 'normali', en passant. Vogliamo dimenticare l'italianissimo Re Galantuomo eroe tanto massone e unitario quanto interclassista (sotto le coperte)? O il machismo mussoliniano, sempre diviso tra casa (Donna Rachele) e bordello, fino alla storia, quasi shakespearina di Claretta.

Questa volta si potrebbe ravvisare una lettura 'sintomatica'. Non è il solito Re che tradisce le Favorite mettendo incinta la domestica, pratica del resto un tempo diffusa di una nobiltà diventata alla fine ormai indegna di questo nome. Della Regina non se ne parla nemmeno, avrà i suoi passatempi.

Ci si incipria e ci si mettono moderni parrucchini, ora come allora, sembra una riedizione di massa dell'Ancien Regime, ma di una corte senza storia. Re, cortigiani e popolo finalmenti un cuore solo! La ghigliottina repubblicana, laica e illuminista è oliata.

Questo Re democratico sembra la parodia perfetta della Tradizione che vuole che il benessere del Re debba corrispondere al benessere del suo Regno e del suo Popolo. E viceversa, un Popolo senza benessere è malgovernato da mano incerta dal Re. Come un corpo solo, il "Capo" e gli organi tutti guartano insieme ad un Centro supremo, per il Bene comune. Ma dal caput mundi al bunga-bunga il cammino è cosparso da troppo dolore.

D'altro canto, la Chiesa, erede di Roma, come si sa è prudente. Ma anch'essa, "nel suo piccolo", si fa per dire, comincia ad ... alzare i toni, ma, visti gli interessi di alta finanzia in gioco, senza sbilanciarsi troppo.

Il Re si circonda di cortigiane e di yesmen proni all'inchino ininterrotto. Denaro e potere, un binomio che travalica ogni destra e sinistra, ogni governo ed opposizione (quei parrucconi che gridano allo scandalo da dietro pudibondi ventagli, non si sa se per finto pudore o per nascondere tra finti nèi, un malcelato compiacimento invidioso di vedere il Re infangato). Tutto uguale, dalle stelle alle stalle. Dai primi agli ultimi, tutti uguali. Siamo o no giunti all'apice della civiltà democratica che ci infervora fino ad imporla a tutto il mondo. Quasi tutto, insomma, tranne gli amici degli amici.

Che dire di questo anziano Re (più o meno giustamente) infangato? In lotta umana, direi troppo umana, contro l'invecchiamento e la morte, che pateticamente si 'giustifica' dicendo che invece lui ha una nuova Regina? Simpatizziamo con questa umanità straziata e stracciona molto di più che con la invidia corrosiva e nichilista dei perbenisti ipocriti, di qualsiasi colore, vecchi e nuovi.

E a fronte di questo spettacolo di decrepitezza dela nobiltà occidentale cosa troviamo? Una floridissima odalisca, bella come il sole e dalla pelle ambrata e dalle forme esotiche, appena uscita da un immaginario harem magrebino con una voglia di arrampicata sociale, di voglia di vita, di affermazione nel mondo moderno che le nostrane adolescenti possono solo ammirare ed invidiare. Paralizzate da un infausto morbo sessista, rivendicativo e impietoso, verso loro stesse in primis, e verso i loro omologhi maschi, credono che l'amore sia solo questa cosa qui. Se tutto è un contratto, perchè non attuare le condizione di massimo profitto? Se tutto è determinismo socio-psico-scientifico perchè resistervi con sogni 'romantici' destinarsi a presto infrangersi? Insomma, la nuova (de)Generazione Italia, disincantata, triste, incapaci di grandi sogni (che ci sta a fare la pcicoanalisi allora?), che si rappresenta senza futuro, massacrata dalla demo-tele-pluto-pornocrazia moderna.
Effetto collaterale di mondializzazione o, appunto, metafora, sintomo dei nostri mali?



Il torbido in cui ci vorrebbero vedere è sempre il solito. Produrre quella 'notte in cui tutte le vacche sono nere', di hegeliana memoria. Cioè confondere il contingente con il trascendente, un'arte consumata per fini intenditori.

Per dirla fuor di metafora, se il Re va puttane, non per questo dobbiamo diventare repubblicani!

Quando viene meno la sacralità, in generale, e del potere, in particolare, possiamo persino credere che Re Artù, in fondo, si meritasse, il Lancillotto di turno, vista la sua freddezza per una arruffata, esasperata e rivendicativa Ginevra, che sogna un bunga-bunga di borgata, in uno squallido privé per scambisti...

Triste, ma vero. Da qui si deve ripartire.


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