giovedì 6 gennaio 2011

Attrazioni fatali, anzi epifaniche.


Sono felice che il primo scritto che qui appare nel nuovo anno sia opera di Alessandro. Un po' perchè scrive sempre riflessioni vere, autentiche, sentite ed appassionate. E quindi non sono mai banali. Ci offrono il privilegio di leggere dei sentimenti veri, sentiti, non esposti secondo l'uso della "società dello spettacolo", magari sofferti, ma che sgorgano da riflessioni del cuore. E non è poco, in tempo di fanatismo razionalistico, in un clima di asssedio alla fortezza della civiltà, faro del mondo... e scempiaggini simili. Un po' perchè i vecchi devono lasciar posto ai giovani qualificati...
Secondariamente, il 2011 si inaugura qui sul Tracciolino virtuale con energia nuova, giovane e rinnovata. Sembra cosa di buon auspicio.
Era da alcuni giorni che, pensando ad Alessandro, Bea mi aveva sottoposto una frase di George Moore, scrittore irlandese amico di Yeats ed eccentrico ricercatore anche nell'eccentrica cerchia del Celtic Revival: "Un uomo gira tutto il mondo in cerca di quello che gli occorre, poi torna a casa e lo trova". Il riferimento di Bea era evidente. Conoscendo l'amore di Alessandro per la sua 'casina-rifugio' di montagna, l'avrebbe apprezzata sicuramente.



Ci voleva una foto di Rialmosso o almeno della Valle Cervo. Trovo queste. Sono panorami tracciolineschi, e spero che possano consolare coloro che vivono laggiù, dove ora si trova, anche Alessandro, nella chiassosa bolgia. Tanto più triste perchè avviene dopo una vacanza, più o meno felice e spensierata, ma sempre troppo breve.
Notate la contraddizione? Una cosa chiamata "vacanza", cioè un vuoto, un'assenza, di cui ci si lamenta per la brevità! Ci dovremmo lamentare per la brevità dei "pieni", non dei "vuoti". Dei "vuoti", delle cose che fanno la "vacanza", dovremmo augurarci la brevità. Sono le sorprese che a volte il linguaggio quotidiano, come una spia, fanno breccia involontariamente a smascherare le illusioni di cui è fatta la "vita ordinaria".
La sua riflessione sul "tutto scorre", potrebbe sembrare un cosa scontata. Certo, come tutto le vacanze passano. Come passa anche il sapore di nostalgia che lascia in bocca. Poi una parola cambia tutto. La prospettiva diventa un'altra. Dal sentimentale passiamo al metafisico. La parola in questione, 'incriminata' potremmo dire visto i tempi, è "perno".
La situazione iniziale è del tipo "sabato del villaggio". Leopardi docet. Il sabato come "metafora della vita". Metafora forte, pregna. Prima si attende una settimana, così, vissuta come si può, nell'attesa dell'agognato sabato, vigilia del "dì festivo". Poi, ci sono le vacanze di capodanno. Poi quelle estive. Poi, dopo una vita in attesa di una vita festiva, si guarda alla pensione come al giorno, al momento tanto atteso... Una vita profana in attesa che si manifesti il divino... che non arriva mai...
Ma ci sono alterntive forse? "Alternative? - ci dice Alessandro - Si, tante...ma nessuna fattibile. Ho provato a fare due conti ma il bilancio non pareggia mai." Ecco, i conti non tornano mai. Con il Centro, il "Perno", con l'Eterno i conti non tornano mai. Come con il Tempo. Gli esseri umani sono sempre "in perdita". Equivarrebbe a volerlo fermare. Tutta la Sapienza Tradizionale ce lo insegna, nei mille rivoli in cui si sono riversate e suddivise le Sue acque primordiali.
Questo "perno" assomiglia terribilmente a ciò che nella Scienza Sacra viene chiamato axis mundi. Come per tutti i centri di rotazione, ci avverte Alessandro, si corre il rischio di chi è sottoposto alle tensioni terrene centrifughe e centripete. E dunque, ancora una volta è questione di equilibrio 'orbitale'.
"Da domani si riparte, verso cosa non lo so anche perchè forse si percorrono migliaia di chilometri, ma in senso circolare intorno ad un perno dal quale però non bisogna mai allontanarsi troppo se non si vuole essere sbalzati fuori orbita".
Ed infine la domanda retorica: "voi sapete qual'è il vostro centro? voi sapete perchè vivete?" Si. Il Centro, il Perno per dirla diversamente, è uguale per tutti. E si trova ovunque intorno a noi. In città come in montagna. Beh certo, un monastero non assomiglia, in genere, ad una discoteca. Solo che il nostro destino pare sia quello che ci condanna all'attesa, l'attesa del "dì festivo", dominicale, quello solo che è in grado di dar senso a tutta la ferialità dell'esistenza pro-fana.
L'epi-fania invece esplode quasi a nostra insaputa, ovunque, non dipende da noi. Il "Regno" è dentro di noi, nella segreta cavità del "Cuore", nostro centro di rotazione.





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