domenica 15 luglio 2012

Una buona nuova, anzi antica: il male avrà fine!



Il divorzio, l’aborto, la promozione dell’omosessualità e tutte le battaglie contro la vita e per la sponsorizzazione di tutto ciò che è trans e meticcio, dalle perversioni dell'intimità delle persone a quella dell'identità dei popoli e delle nazioni, di ogni senso di dignità virile, è l'opera elettiva di quel partito radicale e del suo 'carismatico' leader sono impregnate da quella cultura del male che si contrappone al bene, alla Verità. 

Uno dei principali attuatori del nichilismo moderno nelle nostre lande italiote devastate. In caduta libera, come e peggio del resto del continente europeo. Siamo certi che su di loro si sta preparando un'accoglienza terribile nel mondo negletto che ci sta di fianco, quello eterno, che ci attende tutti!
Sono gli argomenti principali delle tematiche democratiche progressiste, che si intrecciano a conquistare un consenso universale imperante, sono nutriti da una autentico lavaggio del cervello tramite un'incessante martellamento mass-mediatico (a proposito, mica male, in momenti di spending revew, quei 14 milioni di euro a radio radicale! Considerato il veleno che diffonde...li vale) questi tabù modernisti sembrano godere del vento favorevole: fior fior di forze intellettuali da manipolate e manipolanti 'scienze umane e sociali' in genere vengono dispiegate in questa battaglia quotidiana. Ma sarà il peso stesso dell'assurdità che propagano a fermarli. Non la crisi economica. Non si creda che i rimedi vengano dalla malattia! Il loro pride li seppellirà.
Il male avrà fine sicura perchè è esso stesso a non prevedere l'Eterno!




Luca, 6, 39-45: "Disse loro anche questa parabola: "Può forse un cieco fare da guida ad un altro cieco ? Non cadrebbero tutti e due in una buca ?" 





martedì 10 luglio 2012

Il mantra demoniaco: "L'utile (anche se falso), prima di tutto!"



"... quanto poi i vantaggi pratici derivati dlle applicazioni della scienza, lo sviluppo delle cosiddette civiltà occidentali ne é la dimostrazione più concludente. Si pensi alla miseria, alla precarietà, alla frivolità dell'esistenza attuale e si comprenderà a quali risultati può condurre la scienza applicata alla vita. Non è permesso insistere su ciò senza cadere nella constatazione che ogni uomo ragionevole può fare attualmente considerando l'accorciamento della durata della vita, il suo carattere sussultorio, la devirilizzazione dell'umanità, la precarietà di ogni cosa, la spasmodicità d'ogni vincolo, l'insicurezza di ogni sistema, infine l'instabilità che è indice di un processo abortivo permanente dovuto all'assenza di fissità tradizionale".

Con pochi tocchi magistrali, da 'iniziato selvaggio', Guido De Giorgio (La Tradizione Romana, ed. Mediterranee, pag. 152) tratteggia da par suo il volto deturpato dell'umanità moderna e postmoderna. Ammaliata da quel potente artificio, i prodigi della scienza, soprattutto quelli in campo medico e tecnologico, in nome del quale ogni sacrificio, ogni privazione della memoria, diventa accettabile e non addirittura auspicabile. E' il gioco dell'utilità, del progresso. O, se si preferisce, della sofferenza inferta per la sua non accettazione. Ma non è un innocuo behaviourismo economico e psichico-cognitivo, come vuol far sembrare: attenta a reltà ben più profonde.

Quando non si conosce esattamente il valore di ciò che si perde, ogni cambio può sembrare vantaggioso, ogni cambiamento positivo, progressivo, ineludibile. Un vero affare da non perdere! Ma per chi?  La nostalgia del passato, a questo punto, potrebbe farsi imbarazzante scandalo per chi voglia e abbia coraggio di guardare avanti ed ergersi sopra, e fors'anche contro, il Tempo e il suo tempo.

Il prof. De Giorgio, presumo con allievi, sulle montagne piemontesi.
Come un eremita tibetano, come Zarathustra, visse e morì, tra quegli spuntoni rocciosi alpestri e solitari, roventi e gelidi, la sua avventura terrena.


Sarebbe un po' come giocare con carte truccate. Ed il trucco consiste veramente nll'accettare un certo tipo di mazzo. Il resto viene da sè. Questo tipo di mazzo di carte è truccato perchè esclude, a priori, ogni possibilità di esiti non economici, non attinenti alla convenienza utilitaristica profana. a razionalità del pensiero è affidata alla probabilità del riskio. Così facendo la razionalità diventa uno strumento di limitazione delle possibilità umane. Le potenzialità umane vengono circoscritte entro i limiti di una prigione gratificante perchè si definisce razionale, ma culmina con il far passare in sordina le 'perdite' non computabilime non compatibili. La celebre 'Theory of Games and  the Economic Behaviour' sfoggia un notevole apparato logico-matematico basato su di una mutilazione inaccettabile di base, che, se opportunamente considerata, vanificherebbe ogni gioco di previsione del comportamento. L'amputazione di cui si tratta non è altro che l'Altro. Dio. l'Assoluto. Ciò che sostiene e non è sostenuto. E noi ne siamo sostenuti. Ciò di cui esattamente la modernità pretende di potere fare a meno. Il decision maker è l'indivuo moderno di massa che attua il processo strategico tramite cui si imprigiona, votato al suicidio.



Di Giorgio parla perciò di "carattere sussultorio" per definire uno degli aspetti della vita moderna, non facilmente comprensibile, se non si considera lo choc del rischio probabilistico, l'azzardo che incombe sul quotidiano; il terrorismo di perdere la scommessain cui la posta, poca o tanta, è tutto. Un 'tutto' gabellato per Totalità.

Mentre la "frivolità", la "devirilizzazione", la "precarietà", l' "insicurezza" e l' "instabilità" appaiono oggi in tutta la loro relativa evidenza nella pratica sociale che ci circonda, senza motivi di particolare acume per rendersene conto, ancorche ampiamente mistificati alle masse, potrebbe forse destare una certa perplessità parlare di "accorciamento della durata della vita".

Ma come? Come supporta De Giorgio questa valutazione che in apparenza contraddice una delle lusinghe più allettanti ed eloquenti della modernità, al punto tale da far accettare qualsiasi rischio pur di ottenere l'agognato prolungamento della durata dell'aspettative di vita? Ampliare il desiderabile non significa solo drogare il mercato, 'demone malinconico', ma gettare le premesse perchè la paura del sdolore, della insoddisfazione del desidero possa allignare florida. "...come coloro che, con il loro elogio dellacastità, invitano segretamente alle voluttà!" dice Nietzsche nel suo Zarathustra (ed. Adelphi, pag.366).
Se si considera il punto di partenza tradizionale da cui parte il Nostro, sarà facile osservare come l'esistenza moderna spinga la vita umana verso connotazioni  di omologazione, di ugualitarismi, indifferenziazioni che fanno apparire l'esistenza umana assai monotona - cosa che d'altro canto rende più accettabili i rischi "sussultorii", come ciclisti drogati in una corsa folle, che tuttavia sogna e spera sempre in una competizione ideale e disinteresata, un àgon eroico che non arriverà mai - priva di stagioni e di sapori che ne rendono il suo protrarsi un non-sense. Quindi se si considera impoverita e ridotta a pochi eventi significativi, rispetto ad una quantità di eventi programmati ed imposti, questi individui possono a buon titolo considerare la loro esistenza come "accorciata", breve, ridotta.

urlo di munch - il gridoQuanto all'espressione di "processo abortivo permanente" suona come un colpo di cesello magistrale. Da vero Maestro Di Giorgio con questa formula sintetica racchiude l'esperienza comune di provvisisorietà e di precarietà tipica della conoscenza scientifica. Il sapore amaro del nichilismo che si presenta come conoscenza, ma si rivela, in un secondo tempo, 'superata' da ipotesi che si susseguono in modo, appunto, "permanente". Promette la vita, ma realizza un "aborto". 
"L'umanità si è lasciata deviare da spiegazioni facili, da applicazioni pratiche immediate...[per dotarsi invece] di una creatività fallace nel mondo dell'esteriorità che dura quanto la vita [breve] sua e si prolunga quanto la sua ignoranza [glielo consente]."
Il fulcro, ribadiamo, è la paura. La paura che la scienza accresce, alimenta, nonostante come un 'mago' blandisca attravero le sue melodie, le sue lusinghe e i suoi raffinati inganni. "Tu - Nietzsche lo addita - o falso e raffinato, seduci a ignoti desideri... Guai a tutti gli spiriti liberi, che non stanno in guardia contro questi maghi!" (op.cit.). La paura che questo utile, chimera che intossicaa gli intelletti deboli, possa venire meno. Pushers che profittano di una dipendenza che hanno coltivato ad arte (maligna). Il loro turpe commercio è troppo consilidato ormai. "La paura ... infatti - questo è il sentimento fondamentale... con la paura si spiega ogni cosa". Provate a spiegarvi, con l'aiuto delle suggestioni di Di giorgio e di Nietzsche, le paure instillate senza posa da fictions, notiziari televisivi e e prodotti cinematogafici, spacciate 24h no stop!, e si apriranno scenari nuovi. Questi 'maghi' cominceranno ad prendere un volto riconoscibile! Dall'ombra emerge il monstruum, come dice la parola stessa, si mostra e, per ciò stesso, comincia a diventare vulnerabile!
"Proprio la paura delle bestie feroci - fu quella ch per tempo lunghissimo fu instillata nel'uomo, compresa labelva che egli porta e teme dentro di sè: - Zarathustra la chiama 'la bestia interiore'.
Questa lunga antica paura, divenuta infine raffinata, spirituale, intellettuale, - oggi, mi sembra, si chiama: scienza" (op.cit. pagg. 367-8).
Ameno noi, Fratelli del Tracciolino! Vi supplico! Stacchiamo gli occhi  sbarrati di questa Medusa!











In fondo un candelabro serve a portare 'luce'.





 


I lavori di riassetto della piazzale antistante il Parlamento italiano hanno messo in evidenza una singolare circostanza 'costruttiva'. Il lastricato marmoreo della pavimentazione della piazza mostra un disegno che può lasciare pensare, in maniera abbastanza chiara, alla menorah ebraica, il candelabro delle luci, dalle sette braccia, conservato nel Tempio di Gerusalemme, fino al momento della sua (seconda) distruzione.

Non sappiamo se una tale rappresentazione rientrasse nelle intenzioni coscienti degli architetti preposti ai lavori, o di quei politici che li hanno commissionati, per festeggiare degnamente il cinquantesimo della nascita della Repubblica italiana.






Il risultato sembra lasciar pochi dubbi.
L'ideale politico repubbicano, come è noto, permea tutta la storia del Risorgimento, pur, ovviamente, entrando in contraddizione con le aspirazioni politiche della monarchia sabauda. La vicenda della Repubblica Romana sta alla base degli ideali moderni che non solo videro  lo storico processo che condusse all'unità del Paese, inestricabilmente si dipana, come in un doloroso contrappeso, doloroso ovviamente dal punto di vista della tradizione, si intreccia con la perdita del potere temporale della Chiesa di Roma. Basti accennare qui, come il processo risorgimentale fosse profondamente intriso di motivazioni anticlericali, di cultura laica, progresta, illuministica e positivistica. Animata da ansie innovatrici e riformitrici. Tutto ciò, in fondo, appartiene a sviluppi storici ormai ben sviluppati in tutta Europa, con la nascita degli stati nazionali, all'indomani delle antichissime architetture politiche imperiali, di provenienza orientale, che ancora il Medio Evo teneva in vita tramite la Chiesa universale di Roma, che in qualche modo perpetuava la vicenda della Roma imperiale antica. Insomma i Papi tenevano ancora alto il vessillo pontificale che era portato dai Cesari e dalle loro legioni a fondamento di gran parte della civiltà europea. Finchè 'la sacra militia', cioè l'Ordine ei Sacri Cavalieri del Tempio poté tener a bada i banchieri, finché non scoppiò guerra aperta tra i 'due soli' come Dante chiamava il potere temporale e l'autorità spirituale.
Sembrava un diritto che finalmente anche nella penisola italica dovesse dare aalla luce quella meraviglia della modernità nata dalla frantumazione della struttura imperiale. Anzi sembrava che i fosse già in ritardo rispetto alle altre nazioni europee.  Ma Roma, non era una città come altre. Diversamente da Parigi, Berlino, Londra o Madrid. In un modo o nell'altro, tra alti e bassi, Roma continuava, fino a quel momento, ad essere un centro spirituale in cui si riconosceva un intero continente. Alludiamo a quella coiné che si intende quano si parla di 'cristianità'.


centro2


Un possibile significato della presenza di un forte simbolo ebraico, cosi esplicito e cartteritico,  di inequivocabile identificazione, che sta alla base della 'diaspora' delle tribù islaelite, simbolo identitario per il popolo ebraico  dotato a sua volta di un centro fondante, Gerusalemme ed il suo Tempio, nel cui santa santorum trovava posto il celebre candelabro. Quest'altro asse spirituale, un altro centro cosmico, nonostante quel pensano i sostenitori delle radici cristiano-giudaiche dell'Europa, che vorrebbero vedere sancite in documenti e  in atti politici formali di quest'Europa fallimentare, sul piano storico e nella dimensione mondana, non tardava ad entrare in un conflitto secolare, sia perchè profano sia perchè millenario, con quello precedentemente menzionato.

arco di Tito


 Tale conflitto, un coacervo inestricabile di questioni di diversa natura, randeva possibile quella storia del 'popolo errante'immerso in una società più ampia, fondamento della civiltà ebraica, con tutti i problemi di convivenzache ne derivano, come quella che spiegava la la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio come un castigo divino per il ben noto ruolo svolto nella storia sacra cristiana in generale e della Redenzione in particolare. L'imperatore Tito impersonava agli occhi della cristianità la mano secolare di cui si serviva la Provvidenza per realizzare il Suo piano di una Storia universale e divina, l'unica che possa avere un senso compiuto per un popolo degno di questo nome. 
L'altorilievo proveniente dall'Arco di Trionfo di Tito, ancora una volta, naturalmente, a Roma, a due passi dal Colosseo raffigura la celerazione deil trionfo imperiale nella 'Città Eterna', con tanto di bottino e prigionieri come era uso all'epoca. 


menorah

La menorah, portata a Roma dalle legioni di Tito,  possiede un potere simbolico cosi pregnante che il moderno Stato irsaeliano l' ha presa, nella sua versione come viene rappresentata nell'altorilievo romano,  a suo simbolo nelle raffigurazioni ufficiali.
Gli ebrei della comunità romana, tra le più antiche 'tollerate' in Europa, per ovvie ragioni, non hanno mai mostrato grandi simpatie per questo monumento. Usavano evitare di passarci sotto. Ma alla fine della seconda guerra mondiale, si riunirono precisamente sotto di esso, quasi a celebrare la liberazione, il riscatto, la rivincita 'democratica' su Tito e le sue legioni, dopo la 'sfuriata' storica in cui soffiava un forte vento 'antisemita'.
Va sempre ricordato tuttavia che parlare di conflitto tra più tradizioni,  al di là delle passioni e delle ideologie con cui la storia anima o fuorvia, a secondo dei punti di vista, è qualcosa di estremamente paradossale ed improprio, per la semplice ragione che le tradizioni autentiche non possono che essere le manifestazioni esteriori, diversificatesi col tempo, di una unica tradizione primordiale ad esse pre-esistente. Nel caso contrario, una tradizione usurpa ed abusa di questa definizione, giacchè porrebbe al suo centro dei suoi interessi finalità mondane e contingenti, snaturandosi nella sua medesima essenza. 
Può sembrare paradossale, ma una simile concezione della tradizione potrebbe fare a meno, in linea di principio, delle conversioni, dei convertiti e del proselitisimo, poichè l'unica conversione profittevole per l'essere umano non consiste nel passare da una tradizione ad un'altra, bensì dal passare da una posizione immanente e profana, presente in una forma religiosa, ad una posizione trascendente e sacra della medesima. Quindi, più una tradizione riesce a vivere la sua intima e più riposta verità entro la sua Parola, e meno sente la necessità intrinseca di intervenire, manipolare o condizionare, per non dire di peggio, un'altra parimenti degna.
Ciò che costituisce un fatto preoccupante non dovrebbe quindi essere tanto la presenza di un elemento simbolico spurio in sè entro una tradizione che le è estranea, poichè molto probabilmente, non venendo neppure inteso in modo corretto,  la sua azione si rivelerebbe pressoché priva di effetti intellettuali, quanto il fatto che in un luogo in cui, in teoria almeno, si dovrebbero prendere decisioni riguardanti delle funzioni di guida, o pastorali, per una massa di persone, vengono invece deliberate decisioni che anzichè tracciare un cammino trascendente, porti verso direzioni del tutto mondane, che nulla hanno a che vedere con le vere finalità tese alle realizzazioni spirituali pertinenti alla frammentarietà dell'esere umano.

Se, da una parte, risulta difficile capire come un simbolo, che  voglia autenticamente dirsi religioso, possa costituire un bottino di guerra, come fosse un normale oggetto materiale, senza scadere in un feticismo spiritistico, d'altro canto, risulta altrettanto incomprensibile come possa erigersi a simbolo religioso un elemento culturale esclusivamente finalizzato a finalità identitarie. In quanto, dovrebbe esser chiaro da quanto detto in precednza, la la vera identità umana non coincide con la relizzazione di finalità sociali, politiche, etniche o economiche e di potere, essendo dalla sua 'vocazione' chiamato a guardare ben al di là del visibile e del contingente. Se poi un gruppo di massoni repubblicani interpreta come 'spinta ascendente' la direzione, dottrinaria e costruttiva, che guarda l verso la politica, la questione riguarda, in ispecial modo, solo il deprecabile livello di degrazione e deviazione della Massoneria moderna.

In fondo, l'essenza di un candelabro è quella 'luciferina', in altri termini quella di portare la 'luce', allo stesso modo delle lampade buddiste tibetane alimentate col burro di yak, lampade proibite dal regime comunista cinese, o al modo del culto solare patrocinatore di tante professioni monoteistiche di vario successo sul piano delle contingenze storiche, da Akenaton ad Augusto, dal sol invictus al sonnenrad.

Non fu forse il Pontefice romano Augusto che edificò nel 9 d.C. sull'antico Campo Marzio, l'obelisco egizio di un Faraone 'costruttore' proveniente da Heliopolis, a sua volta, sacerdote del sole, a funzionare da 'meridiana' di un 'horologium augusti'? Un altro Pontefice lo riedificò dopo essere andato a rotoli per il palazzo berniniano. Infine, dei 'Consoli', polemicamente paganizzanti, della Repubblica romana, embrione di quella italiana, padri risorgimentali vi stabilirono il Parlamento col nome di Montecitorio. Ma, come in una sacra danza shivaita, fu un Pontefice paganizzante, Giuliano, che volle cimentarsi nella inutile ricostruzione del Tempio, e i cristiani, da poco differenziata la loro Chiesa dalla Sinagoga, salutarono come 'divina' la scossa di terremoto che fece rovinare ancora il Tempio a terra, a diventare un resto archeologico idolatrato come 'muro del pianto'.
Il farsi e il disfarsi del ciclo cosmico sul palcoscenico di un teatro di maschere.






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