mercoledì 28 aprile 2010

Pastori e Artigiani: una "soluzione" (si fa per dire) da carta patinata...


Riporto un articolo pubblicato dalla rivista periodica Donna Moderna, mese di aprile, testata che già dal suo nome lascia presagire il peggio.
Titolo: Pastori e artigiani danno vita all'arte tessile, titolo totalmente collegato all'onnipotenza infantile di poter volare attraverso i secoli come un nuovo Peter Pan. L'autore, anzi l'autrice tale V. Cometti, definita quale "responsabile dei progetti educativi della Fondazione Slow Food", cioè responsabile di un irresponsabile sogno ad occhi aperti, propagandato da una certa moda "culturale" moderna.

Ecco il testo.
"Con l'arrivo della primavera per i pastori è tempo di tosare le pecore. In passato la lana era filata, lavorata o tessuta in famiglia. Quella in esubero si vendeva e serviva a fare materassi, tessuti e feltro. Della pecora non si buttava via nulla. Oggi per far tosare una pecora il pastore paga 1,40 euro e nel migliore dei casi, se riesce a piazzare la lana a un commerciante che la vende come isolante termico o la spedisce in Oriente per farne tappeti etnici, ne ricava 0,60 euro. Ovvero ci rimette. In alternativa, oltre alla tosa è per lui un costo anche l'agenzia che smaltisce la lana, la quale è diventata un "rifiuto speciale", Nel frattempo noi per un maglioncino di lana rigenerata sborsiamo circa 60 euro. Per fortuna c'è chi prova a ricomporre l'assurdo, a ristabilire un legame tra chi produce lana, chi sa trattarla e chi può lavorarla con arte. Accade a Biella, grazie al progetto di valorizzazione delle lane autoctone della Camera di commercio e dell'Agenzia lane d'Italia, sostenuto dalla Regione Piemonte. Qui gli allevatori di pecore delle razze autoctone forniscono la lana ai maestri artigiani tessitori per trasformarla in tessuti di qualità, soffici e setosi, a prezzi equi per tutti. Si ottengono plaid, guanti, portaoggetti in feltro, giacconi, mantelle e gilet che, oltre a ben rappresentare un terrritorio, ridanno vita ad un'economia e a un sapere locali. E alla scuola del Centro di Arti Applicate Kandinskij di Biella si può tornare a imparare un mestiere."

Questo insieme di luoghi comuni in burocratese che non ha alcuna relazione con la realtà , nè quella della pastorizia nè quella dell'industria tessile. Assomiglia ad un limbo di parole, un limbo culturale in cui a molti piacerebbe noi si vivesse. Sicuramente a coloro che sono convinti che ci siano armi di distruzioni di massa da cui difendersi tramite una guerra preventiva. A nulla sono valsi gli insegnamenti del Mahatma Gandi, la guerra genera solo odio ed altre guerre, mai la pace... altro che "ricomporre l'assurdo"! Coloro che amano le semplificazioni estreme, coloro che preferiscono le soluzioni facili.
Coloro che si affidano (suicidariamente) all'informazione quotidiana televisiva. Coloro che preferiscono i pensieri-vulgata ripetuti ed assimilati come uno spot pubblicitario - lo stesso "pensiero" che verrà dispegato, ad esempio, nei prossimi mesi e anni per convincere le masse al nucleare -, coloro che preferiscono non pensare, alla fatica di misurarsi con con i pensieri che si rapportano all'essere.
Invece a tutti coloro di voi che sono attratti dal fascino degli abissi simbolici, a tutti coloro che amano andare oltre il quotidiano tam-tam mediatico, e provano il gusto di respirare l'aria di territori inesplorati tra l'artefatto e l'autenticità, è dedicata questa immagine del Buon Pastore.
Il Tracciolino dello Spirito nasce per ribellarsi a questo limbo! Una battaglia degna di essere combattuta, non importa l'esito quale sia.

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