CAGLIARI
- Un vecchio ostinato pastore contro un grande gruppo immobiliare che
va a costruire albergo e ville sul mare rompendo la solitudine della sua
casetta e cancellando anche il sentiero che il padre e i nonni hanno
percorso per arrivarci. «Prima di fare l' albergo - si è ribellato
Ovidio Marras, 82 anni, fisico asciutto come il ginepro piegato dal
vento - dovranno passare sul mio corpo». E ha respinto tutte le offerte
per farsi da parte: «Ci metto l' avvocato». La magistratura gli ha dato
ragione; a maggio una prima ordinanza: l' albergo va demolito. Qualche
settimana fa la conferma in appello. La guerra del pastore
«ecologista» che si batte e per ora la spunta contro la Sitas (società
alla quale partecipano colossi come Sansedoni-Montepaschi di Siena,
Ricerca Finanziaria spa- Benetton, Claudio Toti e la famiglia veneta
Toffano) è diventato un caso internazionale. Il quotidiano inglese The
Guardian gli ha dedicato ieri un' intera pagina. La posta è altissima:
il futuro della costa fra Capo Malfatano e Capo Spartivento, l'
incantevole spiaggia di Tuerredda, 35 chilometri di litorale, Sardegna
sudovest, arrivati fino ad oggi miracolosamente intatti. Vegetazione
mediterranea millenaria, spiagge e scogliere che per le associazioni
ambientaliste è indispensabile tutelare. Infatti parallelamente a Ovidio
Marras si sono mossi il Gruppo di Intervento Giuridico Amici della
Terra e Italia Nostra: una barriera di ricorsi giudiziari. Ambiente
da tutelare? Il vecchio pastore, una vita quasi da eremita, non capisce o
fa finta: «Questo è mio». Sono: sei pecore, un orticello con pomodori,
un tetto per dormire. Si chiama «furriadroxiu», parola impronunciabile
per chi non è sardo e che più o meno significa «casetta con intorno un
cortile». Marras parla a stento l' italiano, gli anni hanno accentuato
la sordità, il sole e il vento salmastro hanno scavato la faccia di
rughe: «Qui sto bene da solo. Ho vinto la causa e rivoglio la strada
dov' era prima. Ora è troppo vicina al fiume e devo fare un giro lungo»
scandisce, deciso, in dialetto. Ogni tanto vanno a trovarlo i nipoti.
«Lui sta bene qui, altrove proprio non ce lo vedrei - Maria Consolata
gli è molto affezionata e traduce dal sardo all' italiano - al mattino
bada alle sue cose, il pomeriggio fa un riposino e poi scende al mare.
Ha una barchetta, ma non si spinge al largo. Ogni tanto prende qualche
pesce e se lo arrostisce». Il furriadroxiu di Marras è nel comune di
Teulada, a 400 metri dal mare e in mezzo a una grande proprietà passata
di mano in mano negli anni fra diverse società immobiliari e finita alla
Sitas, che sta cercando di realizzare un hotel 5 stelle (300 camere,
centri termale, sportivo, piscine) e una trentina di ville, volumetrie
per 140 mila metri cubi. Il progetto Sitas ha avuto un premio che fa
inorridire gli ambientalisti, il «Mattone d' oro 2010», e ha ottenuto il
via libera del comune di Teulada, dopo la promessa di 500 posti di
lavoro. L' hotel dovrebbe essere gestito da Mita, gruppo Marcegaglia,
che in Sardegna ha già Forte Village a Santa Margherita di Pula e a La
Maddalena un resort extralusso con porto turistico costruito per il G8
poi dirottato all' Aquila. La Sitas ha realizzato il rustico dell'
albergo, ma ha cancellato il sentiero sul quale Marras ha una sorta di
diritto di copossesso. Il pastore si è ribellato rifiutando le offerte
(in denaro) per cedere il terreno o almeno consentire lo spostamento del
sentiero. Il giudice monocratico e il tribunale hanno deciso che ha
ragione lui: la Sitas dovrà «reintegrare immediatamente Marras nel
compossesso dello stradello che conduce alla sua casa - prescrive l'
ordinanza - e al mare, demolendo cancelli e strade costruite sul
tracciato originario e astenendosi in futuro nel turbare il ricorrente
nel pacifico e pieno godimento». Il rustico dell' albergo è proprio sul
sentiero: dovrà essere demolito. La Sitas ha confermato la validità
del progetto: «Ordinanza sproporzionata, presenteremo ricorso». Le
associazioni ambientaliste insistono e annunciano battaglia: «È un
ecomostro, una speculazione immobiliare: non ci sarà tregua» afferma
Stefano Deliperi, Gruppo di Intervento Giuridico. Marras tace e chissà
se conosce la storia di Paolo Murgia, come lui pastore e ostinato,
arrivato dalla Barbagia con le pecore nei terreni di Capo Ceraso (sud di
Olbia) più di 40 anni fa e andato via dopo una lunghissima causa
giudiziaria per usucapione soltanto quando Edilizia Alta Italia (gruppo
Berlusconi) ha staccato un assegno di 891.812 euro. Alberto Pinna
RIPRODUZIONE RISERVATA **** La vicenda La proprietà
Il pastore Ovidio Marras, 82 anni, vive a trecento metri dalla
spiaggia di Tuerredda (nella foto Rosas qui sotto è ripreso nella sua
proprietà) . Da sempre lui, come avevano fatto i suoi avi, per arrivare
al mare si serve di un sentiero che oggi non c' è più, cancellato dal
rustico di un albergo in costruzione L' immobiliare Il
terreno sul quale passava Marras è oggi di proprietà di una grande
immobiliare, la Sitas (società alla quale partecipano colossi come
Sansedoni-Montepaschi di Siena, Ricerca Finanziaria spa-Benetton,
Claudio Toti e la famiglia veneta Toffano) La disputa Sul
diritto di passaggio Marras ha aperto una lite giudiziaria e finora ha
vinto in primo grado e in appello: il rustico va demolito Il progetto
milionario
E ora vi racconto una storia.
E’ la storia di Paolo Murgia, (W PAOLO MURGIA) il pastore sardo che da trent’anni fa impazzire Berlusconi.
Lui porta tutti i giorni da tutta la vita le sue pecore a pascolare su
una parte dei terreni del premier dalle parti di villa certosa e, visto
che fino a poco tempo fa nessuno le ha reclamate, sostiene (a ragione)
di avere l’usucapione.
E non si sposta. E non cede ai soldi in
contanti. Non se ne và. Potrebbe dormire fino a tardi la mattina,
vendere le pecore e godersi la pensione per poter far costruire una
nuova attrazione per divertire gli ospiti di villa Certosa sui terreni
che da sempre danno da mangiare al suo gregge.
Paolo Murgia è l’opposto del pazzesco sistema finanziario del nostro paese e in generale del mondo occidentale.
Non liquida la sua attività, non accetta soci che portano capitale e si prendono i guadagni senza fare niente.
Speriamo che in tanti non cedano alle lusinghe dei pochi soldi maledetti e subito.
This entry was written by
anonimo, posted on
25 marzo 2010 at 11:06
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