venerdì 3 febbraio 2012

Soliloquio di un inter-naufrago.



18 dicembre 1943. Questo grido sdegnato.

"E' dunque Italia quella che egli [chi?] rappresenta? Dominata da quei popoli [quali?] che, non contenti di aver distrutto le nostre case, ora vogliono i nostri uomini per portarli nelle loro miniere, i nostri figli per educarli al perfetto bolscevismo? E' dunque Italia quella (di coloro) che...rifiutano di difendersi e temono impugnare le armi per scacciare il nemico che invade il nostro suolo [banchieri europei e mondiali], minacciando le nostre famiglie?"

Solo una donna, eroica, poteva pronunciare queste parole. Le ricordiamo qui, oggi. I riferimenti sono ancora quelli di allora. Nulla è cambiato. Semmai tutto si sta per compiere. Molto si è realizzato di quello che allora era solo paventato. 


Il grido materno che urla per difendere,  madre orgogliosa,  i suoi uomini e i suoi figli. I primi mandati a lavorare come schiavi "nelle loro miniere". E i figli educati, cioè tirati su dal nemico, ai dogmi del "perfetto bolscevismo", vale a dire, nel linguaggio di oggi, al modernismo materialistico-economicisa imperante, monoteismo idolatrico. 
Non viviamo oggi in una profonda ed oscura"miniera" finanziaria? Non siamo invasi ancora da un governo straniero e sovranazionale, non votato, ostile, che non fa altro che chiederci alienazioni di sovranità? Sempre più schiavi?  Una oscura tenebra avvolge il futuro degli uomini. Il tunnel dei debiti, dei titoli di stato, dei debiti sovrani ei relativi interessi: Questa è la miniera in cui come in una bolgia da solfatara, azzittiti dal parlare vano nei social network. Compreso questo. Vaniloquio impotente. Vani anche gli appelli ad  agire. Siamo imprigionati in una realta virtule, dalla sbarre impalpabili. Mentre i nemici vedono le loro quotazioni dei titoli di Facebook crescere miracolosamente. Ci credo! Si ricompensa una tale impresa di incatenamento delle masse laggiù nelle "miniere" e nella desolazione dei ""figli" rieducati alle logiche dei vincitori.


La voce amica mi sussurra di non crucciarmi per tutto ciò. Intanto non  possiamo farci nulla. Gustati - mi dice - la solitaria montagna, incontaminata, pura, estatica. Estraniante. Non ce la faccio. Essa i placa. Ma non la posso strumentalizzare per comodo personale. Ha il sapore di un orribile incubo. Qualcun altro mi parla di una pillola rossa di Matrix. atico a cogliere il riferimento hollywoodiano. Non fa parte del mio mondo ddi vinti. Anzi Hollywood sta dalla parte degli "alleati" invasori , è un invasore. Come facebook.



Cerco e grido anche come quella donna, condannata solo dopo qualche mese, a catastrofe consumata, per quelle parole, a ben tre anni sette mesi e otto giorni di carcere. Una delle tante micro-Norimberga, che ci fanno sentire vigliacchi, codardi silenziosi, testimoni pavidi, vergonosi. No non im cruccio, voce amica. 
Non si perdona di pensarla diversamente. La fessura di una diga è pericolosa alla dittatura democratica. Eravamo agli albori del dopoguerra. La premessa promette bene. Si capisce perchè colpire la femminilità, ovunque si celi, nella donna ovviamente, ma anche nel'uomo, diventa una condizione necessaria al vivere "nelle loro miniere". I figli e le figlie "educati al perfetto bolscevismo" si vergonano delle loro virtù, pensano a diventare funzionali e asessuati "minatori". Uomini effeminati, donne virilizzate, omosessualità e transgenericità  a piene mani. Il caos si fa titanico. Il Demiurgo assurge a dimensioni mai viste prima.

Per reagire a tutto ciò ho sofferto molto. Ho scombussolato vite. E non ho finito. Voce amica, come faccio a consolarmi con le visioni delle vette, se queste non sconfinano nei destini spirituali della nostra civiltà che va dissolvendosi? Se on sconfinano nella rivolta metafisica? Non è politica. E' una necessità vitale.
Cara voce amicaa non riesco a seguirti. Soffrirò da esule in questo mondo, sognando la speranza di un possibile avvenire. Non riesco a far diversamente. Solitudine, mia fedele consorte. Gli occhi dolci di un di forze giovani, forti e speranzose, allieterebbero i miei  stanchi incubi di vecchio che si siede ad aspettare, e rimugina, chiuso nella sua cella di monastico internaufrago  nel mare di un network.





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