martedì 8 novembre 2011

Cani e parassiti.



Per li occhi fora scoppiava lor duolo;
di qua, di là soccorrien con le mani
quando a’ vapori, e quando al caldo suolo:

non altrimenti fan di state i cani
or col ceffo or col piè, quando son morsi
o da pulci o da mosche o da tafani.


Con questi versi di terrificante realismo e forte impatto emotivo, Dante descrive nel III girone del VII cerchio dell’Inferno, si rappresenta la punizione degli usurai, di coloro che cedono denaro in prestito ad interesse (qualsiasi sia il tasso).
Un tormento che fa uscire di senno il povero animale che lo subisce. Può portarlo alla vera morte. Il morso o la puntura di un insetto, specialmente in estate può portare ad una sofferenza inemendabile. Nessun rimedio sembra più possibile.

Abbiamo perso anche noi sul Tracciolino una pecora questa estate a causa di una infezione. Il suo vello, vanto e gloria del suo essere, che candido punteggiava di un biancoimmacolato, spiccando ben visibile a distanza, ornamento del pasco, la rigogliosa erba smeraldina nella cristallina aria montana. Ezra Pound sembrava estasiarsi nel pensare alla funzione sana del denaro, cioè legato al lavoro, quando si rifaceva al 'monte dei paschi', toscano come la cambiale. I montani pascoli ricchi di erba.
Il suo vanto si trasformò nel suo tallone d'Achille. Come il cane sula cui simbologia bisogna soffermarsi - nel girone dantesco, l'infezione si moltiplicò a dismisura. Come in un incubo. Tagliavamo il vello e ripuntavano grappoli di uova dell'insetto infestante. Il calore della lana li incubva alla perfezione.

pompei


Come per i prestiti, che creano i debiti, creano altri debiti, nella speranza - antica virtù teologale surrogata e capovolta - di coprire il precedente, in una cascata a grappolo. Come nel gioco d'azzardo che spera la puntta successiva potrà ribaltare il suo destino. Per coprire il debito pubblico (chissà poi perchè lo chiamano 'sovrano'; forse per 'responsabilizzare' il cittadino che - si dice - essendo anch'egli 'sovrano' lo si convince più facilmente a riconoscerlo come suo, che ha vissuto 'al di sopra delle sue possibilità' e che ora 'giustamente' paghi) stiamo ansiosamente implorando che il F.M.I. ci degni una sua 'attenzione'. I politici fanno a gara, in una ridicola corsa a chi sgomita di più, per presentarsi come il debitore più 'credibile'. I più colti, gli 'intellettali' si lanciano in ardite speculazioni etimologiche: il termine credito risulta connesso alla credibilità.
Il denaro, come quelle larve non può stare fermo. Time is money. Ora assaporiamo bene, fino in fondo, il significato di questo detto. Un assioma. Il tempo, time, altro non è che lascadenza temporale di un prestito ad interesse. E poi? E poi, non resta che pagarlo o rinnovarlo. Sono stati inventati i mutui intergenerazionali.


Sfruttatori del lavoro altrui, avidi di denaro e di potere, se ne stanno - moltitudine indistinta e belluina - muti, racchiusi nel loro dolore espresso attraverso le lacrime che sgorgano dagli occhi. Come i cani d’estate dimenano il muso e le zampe quando sono tormentati dalle pulci, dalle mosche e dai tafani, così anch’essi agitano convulsamente le mani per pararsi dalle fiamme e dalla sabbia ardente.
Lo riecheggiano i predicatori, specialmente i francescani, creatori di infuocate quanto ispirate omelie, trattati di economia e attori socio-economici nei 'Monti di Pietà': "cani selvaggi e sporchi, che hanno succhiato e continuano a succhiare il nostro sangue". Concilii Lateranensi si occupavano della materia periodicamente e comminavano condanne, rifiutando i conforti religiosi e la sepoltura in terra consacrata ai cristiani che si dedicavano a questa pratica 'contro-natura'.
Il Corano assimila l'usuraio al cannibale che si nutre del fratello. La Bibbia, Deuteronomio XXIII, 19-20, proibisce l'usura da parte di un ebreo nei confronti di un altro ebreo, ma non rispetto ad un goym, un gentile.

Richiama alla mente il calco in gesso pompeiano. Bruciato tra i pormenti dell'ardente magma vesuviano. Bloccato da una catena. Una catena resistente all'infuocata lava. Un destino lega il debitore alla catena. Una catena invisibile, angosciosa. Un ricatto morale. O piuttosto una truffa? Una menzogna? Un inganno?

La condanna dell’usura faceva parte della la legislazione ecclesiastica del tempo. Paragonava l’usura all’eresia e condannava al rogo chi si macchiava di tale colpa. Ma ben presto cominciarono a crearsi una piccola falla. Il Vangelo era anche più drastico. Se dàì, non pretendere nulla indietro drastico, una spada affilata. Mutuum date, inde nihil sperantes (Lc, 6 35).
Pricolosissimo! Potrebbe rendere lecita l'insolvenza. Non sta forse scritto che "la Verità vi renderà liberi?"
Nel contempo, quel "nulla" ridesigna un nuovo profilo alla speranza, nihil sperantes. Non è questa la speranza per il kristiano. Per il kristiano, la spes è legato alla salus, la salvezza, non al rientro dello 'scoperto'. E poi, importante, in tempi come i nostri, alla salute, integrità armonica corpo-spirito. Al saluto, ave, accoglienza dell'Altro, il Nuovo, il Diverso, non nel senso sociale moderno e progressista del termine, bensì nel senso di Oltre-umano, il Divino.
E ancora la speranza, la prima vittima dell'usura "....a quibus speratis recipere, quae gratia est vobis?" (Lc, 6 -34). Che merito c'è a rivolere indietro ciò che si e dato? Ciò che si è dato è veramente donato, ci resta veramente ciò che si dona, l'Altra parte del mantello che San Martino si taglia, non quella che gli rimane, il 'tesoro nel Regno dei Cieli'. Pericolosissimo!


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