Altri invece, e sono i più, ne subiscono pesantemente le conseguenze. Ma non voglio qui concentrare l'attenzione sugli effetti occupazionali in senso economico. La mancanza del lavoro umilia l'essere umano, rende la sua vita insignificante, priva della gioia fondamentale di poter dare un tetto e un pezzo di pane ai figli e alla moglie (prima che si perdesse sulla strada della "emancipazione"). E qui si profilano due possibili atteggiamenti.
Nelle parole di Marx, e poco importa se si tratta di lavoro alienato o lavoro assente (l'invenzione della disoccupazione nasce col mercato e si accentua con l'epoca industriale), si va a colpire l'essere umano nella sua essenza. La sofferenza è talmente profonda che spinge ancor oggi molti a non credere , nonostante tutte le evidenze, nel fallimento del comunismo reale. Lungi dal riconoscerne gli errori di base, cioè il materialismo storico (e dialettico), si affannano con linguaggi "nuovi" a restaurare il vecchio. Altri ancora, distinguendo tra un Marx giovane ed uno maturo e 'scientifico', pretendono di essere più marxisti di Marx!
Ma non dimentichiamo che il tragico XX sec. ha conosciuto regimi politici e ideologie che reagirono alla sofferenza del lavoro industriale. Utopisti e socialisti. Il Fascismo è nato in un alveo socialista, non di classe ma corporativo (almeno nelle intenzioni). Chi non ricorda la Rerum Novarum? Cioè il cristianesimo a fronte della disumanità dell'uomo asservito alla macchina nell'epoca moderna. L'hitlerismo si proclamava nazionale al pari di socialista. Per essere sintetici al massimo.
E oggi? Oggi non reagiamo più, la cangrena ci immobilizza. Come cani che mangiano le briciole che cadono dal banchetto dei crapuloni di ogni risma e livello, sociale e morale, ci si accontenta di tutto, purchè si mangi. Ghiande per i porci. Produciamo veleni e armi se questi creano posti di lavoro! Il nucleare darà posti di lavoro, dicono. E se la nostra coscienza si fa inquieta...disponiamo di mille modi per tacitarla. Schedine e lotterie statali, fabbriche di illusioni, servirebbero a restaturare opere d'arte, la finanza del non-sense si combina all'oppiaceo sogno del win for life. Montagne di psicofarmaci, alcool e droghe vengono ingurgitati quotidianamente da quel che resta di questa Imago Dei. E come non gli bastasse, vorrebbe ergersi ad esempio di civiltà da esportare, disseminando invece corruzione! Non c'è limite al peggio. E di fatto, la sua portata è tale da scuotere l'intero edificio su cui l'Occidente, da secoli anche se in modo contrastato, ha creato le sue certezze; in primis l'idea di progresso.
La questione è di quelle basilari. Talmente radicale che spesso si preferisce evitarla, con mille escamotages, che affrontarla. Un modo per disattenderla è quello di dire: 'Troppo grossa per essere credibile!' In altre epoche, non è mancato il coraggio di affrontarla. Sottoponiamo alla vostra attenzione un affresco proveniente dal Duomo di Biella. Dio, che ha assunto fattezze, immagine diremmo noi, umane soffre per gli attrezzi del lavoro e le attività umane. La denominazione di questo Uomo paziente divino correntemente impiegata è 'Cristo della Domenica'. Dio soffrirebbe per il lavoro, o il suo abuso, che impedirebbe la santificazione della Domenica, giorno dedicato al rito principale da sempre per il cristiano, la celebrazione della S. Messa. A parte il fatto che i Padri Conciliari, proni ai compromessi con la modernità, avrebbero provveduto a spostare la celebrazione del Santo Precetto al sabato e reso vano dunque questo monito, resta il dubbio che questa contrapposizione tra lavoro e domenica, tra profano e sacro, sia la più aderente interpretazione. Fortemente sospetta, troppo facile, immediata, riflette i pregiudizi della mondo moderno.
Per cui, se si soppesano giustamente gli elementi interpretativi, diremmo volentieri che la denominazone del 'Cristo della Domenica' ci sembra viziata da un'impostazione sociologica e, in ultima analisi marxista, che vede nella 'contraddizione socio-economica' tra la nascente classe borghese e la classe delle forze clericali arroccate nella difesa del sistema feudale. Sappiamo come Marx elegga la borghesia a grande motore della Storia attribuendole una funzione rivoluzionaria, sia al suo sorgere nel Basso Medioevo, sia negli eventi del '1789'. Se cosi fosse, più che un 'Cristo della Domenica' si tratterebbe piuttosto di una teoria da 'cristiani della Domenica'!
Gli elementi simbolici di questo tipo iconologico indurrebero piuttosto a pensare ad una valutazione qualitativa del lavoro, alla distinzione teologica e Scolastica, reggentesi su elementi metafisici, secondo cui in discussione non è tanto il lavoro, in quanto tale, che offende la divinità. Fatto per altro al limite della credibilità questa vulnerabilità dell'Essere Supremo! Ma la Qualità del lavoro, o meglio il suo venir meno, a tutto vantaggio di una visione Quantitativa, insita nelle primi sistemi manifatturieri, con i relativi banchi di credito, ed il loro pervertito uso del denaro. Questi si che trasgredisce la regola del lavoro "fatto come Dio comanda", cioè quello eseguito a "Regola d'Arte". Non si tratta solamente della trasgressione della Regola della Corporazione, che sarebbe affare profano. si tratta piuttosto di un 'lavoro qualificato'. Il 'mestiere quantificato' e meccanico che sottopone l'artigiano alla macchina, offende la Legge divina del Lavoro ispirato a vocazione (su chiamata; quale lavoratore o mestiere moderno può misurarsi con la vocatio? La prospettiva moderna materialistica è incline a credere, addirittura, che la chiamata venga dal proprio interno 'io' psicologico!), ad imitazione del Grande Artigiano-Creatore dell'Universo.
La cacciata dei mercanti o nummularios, i cambiavalute, non è più ritenuto tema cristiano su cui riflettere, nonostante i Vangeli e nonostante la voracità della finanza attuale su scala planetaria non abbia pari con il passato. Nonostante mai le banche e gli istituti finanziari siano stati siano state così impopolari. L'espressione "finanza etica" un ossimoro per ingenui. Il silenzio complice del cristianesimo di oggi ha i suoi motivi.
Se qualche pittore medievale oggi dovessse dipingere l'icona del cosiddetto 'Cristo della Domenica' siamo certi aggiungerebbe un'altra ferita, quella dovuta al mestiere dei nuovi farisei in veste talare, i banchieri del Vaticano, l'Opus Dei. Eloquente segno dei Tempi di contro-Tradizione che stiamo vivendo. Ma se dalla Sinagoga ci pensò Cristo a scacciarli, chi pensa oggi alla medesima o simil bisogna? Chi avrà la forza sovrumana di scacciarli dal Soglio di Pietro? Tragica, ma condivisibile e attuale la valutazione di Dante "non siate come pecore matte". Purtroppo chi si guarda intorno ed ha occhi per vedere, vede solo "pecore matte" e pastori smarriti, che conducono il gregge a "pascersi di vento", incapaci cioè di sacerdozio (termine, ricordo, che viene da sacer ducere, condurre al sacro).
Concludo. In un mio mosaico, la cui composizione risale ormai a qualche anno fa, negli anni '90, che ho chiamato 'Autoritratto', riportavo la scritta "Ars sine scientia nihil". Rappresenta un mosaicista anonimo al lavoro, con alcuni dei suoi strumenti di lavoro. Dico anonimo perchè mi sono imposto di evitare qualsiasi rassomiglianza realistica con la mia persona fisica. La lezione è sempre la stessa: negandoci al visibile, all'inddividuale al sè corporeo, si avanza verso l'invisibile. E noi si perde i nostri connotati, perchè non ci hanno mai appartenuti, e come una 'goccia che raggiunge il mare' perdiamo la nostra precedente identità. Ci si deve estinguere per abbracciare l'Altro! I protagonismi dei nostri artisti contemporanei sono quanto di più contrario alla vera Arte, Ars o Mestiere, che richiede l'anonimato. "L'artista non è uno un genere speciale di uomo, ma ogni uomo (nel suo lavoro quotidiano) è un genere speciale di artista"! Faccia ciabatte, coltivi patate o intrattenga con canti e racconti!
Il motto, tardomedioevale, che si è voluto fissare sul mosaico si potrebbe tradurre così : "il mestiere senza intelletto non vale nulla". Qui scienza è reso con intelletto, perchè l'unica vera Via della Conoscenza del Sè Divino, ossia la Metafisica o anche la Teologia, richiede la facoltà dell'intelletto. Supera e comprende la Ragione. Essa non ha il senso moderno di intelligenza razionale o calculus. Come potremmo usarlo noi nelle correnti espressioni, di 'lavoro intellettuale' come contrapposto a 'lavoro manuale', altro non ci riferisce che la nostra difficoltà o, peggio, incapacità, tutta moderna, di coglierne il vero significato. Testimonianza del declino irreversibile, ma non incontrastabile, in cui si sta precipitando.
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