sabato 27 febbraio 2010

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Non vorrei aver dato l'impressione al lettore che nei miei post abbia voluto far sfoggio di cultura, o addirittura, il che è peggio, che il blog stesso abbia finalità culturali, e quindi da una parte ci si rivolgerebbe ad un'élite (nel senso quantitativo nel termine) e, dall'altra, consisterebbe in un'accademico esercizio, che la scia il tempo che trova.

Ecco noi non vorremmo lasciare il tempo che abbiamo trovato. Ed è ovvio che questo 'modo di dire' non si riferisca, non solo almeno, al tempo meteorologico, ma, ci piace almeno pensare così, al tempo come 'segno dei Tempi'. Non vorremmo che tutto si esaurisse in parole, magari anche meravigliosamente disposte ad arte. Parole gettate nel mare magno del web.

Al contrario vorremmo che l'agire, il fare, non certo spontaneo ed anarcoide, ma ben meditato, retto ed efficace possa riassumere il senso di quante più esistenze possibili esplicantesi in attività, operosità, possa necessariamente seguire ma anche essere intriso da quelle valenze culturali, che cultura non vuol essere.

Il richiamo costante ad un centro ben definito, il Tracciolino, ha appunto questo significato reale, concreto. Lavorarci sopra con l'energia, la passione e l'anima. Sedimentare materiale che possa, in un momento successico, strutturarsi in un progetto fattibile di vita, di operosità, di condivisione. Una specie di Ora et Labora, sottratto ad un certo sequestro schizofrenico di autenticità. Sia detto senza irriverenze anti-ecclesiastiche o benedettine, ma vorremmo che ogni nostra attività fosse retta, e quindi una preghiera, in diversa forma. Chi lavora non dovrebbe essere esente di porsi nella sua azione in relazione al sacro. Quanto mai attuale è questo discorso penso ovunque, ma soprattutto in Occidente e nel nostro Paese in particolare che vediamo sprofondare in un abisso buio ogni gorno di più, lasciando in vedovanza la rettitudine e unendosi alle meretrici più corrotte...."povera Patria!"

Fin troppo ovvio che dovremo ritornare a ragionare su questi argomenti.

Per ora vi lascio ad un mio mosaico che cerca di lavorare intorno a questi problemi e i sentimenti che evoca. Il fatto che il monito venga da una capra (spiritualizzata) significa, tra l'altro, che noi non ci si identifica nelle posizioni degli animalisti e nemmeno in quelle degli ecologisti, di cui per altro li differenzia solo lievi sfumature, irrilevanti dal nostro punto di vista, poichè entrambe scaturiscono dal comune senso moderno di una mentalità macchinica priva di anima.
Vorremmo che il mosaico, di piccole dimensioni, possa porci interrogativi, far una minima breccia nell'orgogliosa ignoranza di voler essere, gli Occidentali moderni, la guida nella fase più inquietante di questa globalizzazione. Essenzialmente esprime un bisogno di reale comunicazione, per reale intendo disinteressata, onesta, recta, visto che anche e soprattuto della comunicazione nel mondo ordinario di oggi, si fa d'essa un business, uno dei maggiori e cinici busniss.

Capra ammonitrice, marmi e smalti, 2009, opera esposta all'ingresso del Bar Alimentari di Balma, Quittengo, Val Cervo (Prov. di Biella).



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