Oggi è il 2 giugno, si festeggia l
a ricorrenza dell'affermazione della forma repubblicana italiana, nata sull'onda della "rossa primavera", più realisticamente dalla sconfitta dell'Italia monarchica e fascista nella tragica Guerra Mondiale. Nessun sconto abbiamo ottenuto dagli "Alleati" (tra loro, si intende, non con noi), perchè ai perdenti non si fanno sconti.
L'americanizzazione del paese non poteva essere più totalizzante e onnipervasiva. Perdita della libertà di una politica autonoma, legati sempre al carro dei vincitori americani in primo luogo. imposto una ricostruzione ed un boom economico basato sul debito che ora sta cominciando a mostrare il suo vero volto. La sesta potenza industriale del mondo (ahimè! l'ebbrezza degli scarpari di Vigevano, del tessile biellese, la Manchester d'Italia, migrazioni bibbliche, saccheggi urbanistici, ebbrezza da mattone facile), il suo ingresso tra i popoli piu progrediti occidentali (ma ci pensate l'Italia che entra in Occidente grazie ai vincitori della Grande Guerra! Vedete la Grecia di oggi, dicono che si potrebbe farla uscire dall'Europa! Ma vi sembra normale tuttto ciò?), il cui costo in termini di civiltà ce l'ha spiegato bene P.P. Pasolini, ora è chiamato a guardarsi allo specchio, e ciò che vi vede è di quelle che mettono paura, un terrore, un panico da paralisi, come lo sguardo di Medusa. Politicanti pavidi e servili, curanti solo di se stessi, sempre pronti a lasciare la "nave sanza cocchiere" con la scusa della democrazia o proni come lacchè a servire il potente di turno e a reclamare servigi indebiti dal sottoposto. Vili senza alternative. Non avere alternative, in un mondo sempre più globalizzato, può essere l'invevitabile; lo stare a gioco è vile, se lo fa lucrandoci è colpevole obbrobrio.Epurazione da una parte e massificazione democratica, dall'altra. La retorica della Resistenza, che di per sè non avrebbe spostato una virgola il destino del conflitto mondiale, pretenderebbe addirittura di aver riscattato, salvato l'onore della patria! Inutile sprecare troppe parole. L'Italia del dopoguerra, l'Italia democratica, fiaccata da generazioni di politici infami, prezzolati senza dignità, ladri e boiardi di Stato, lenoni e meretrici del potere economico fine a sestesso, è diventata l' "Azienda Italia"! Azienda, capite? Ma cosa centra l'amore per il patrio suolo, che ci ha visti nascere nei, i nostri padri, e in cui ahimè vivranno i nostri figli, il nostro sangue i nostri idiomi, i comuni sentimenti, con l'Azienda?
Terra di ogni sopruso, ricettacolo di arbitrio. Terra devastata dal dolor, dove gente di potere grossa e senza finezza interiore fa il bello e il brutto tempo, e tutto gli va bene, tutto gli permesso. Bell'esito questo riscatto della Patria! Da rimpiangere che sia avvenuto un simile riscatto.
D'altro canto, non siamo certo qui a sostenere le posizioni monarchiche, a maggior ragione quelle sabaude. Che dell'unificazione, non vedeva altro che un'opportunità di allargarsi territorialmente e accrescere il prestigio dinastico. Campione di un tempo in cui i connubi innaturali, frutto della confusione e dell'ignoranza dei princìpi anche più elementari che caratterizza l'epoca moderna. Un Papato che si allea ad un fantomatico e neonato Regno d'Italia, a dispetto della potenza austriaca, erede del grande Impero, paladino millenario della Cattolicità. Una monarchia quella sabauda modernista, illuminista, alleata ai poteri massonici internazionali, dei giacobini, figli dei livorosi rancori della rivoluzione francese, pur di ottenere le sue ambizioni "gli gitta dentro". Da queste alleanze contronatura cosa pretendete potesse nascere? Uno spirito adamantino di assoluta dedizione alla Patria o piuttosto una sordida bettola in cui si incontrano furfanti della peggiore risma per concordare i loro progetti criminaloidi in tutti i campi, da quello economico a quello morale , religioso e spirituale?
Ma che le monarchie nazionali fossero "picciol cosa" era già chiaro a Dante, il quale con chiaroveggenza di iniziato aveva esposto i principi dei due "Soli", nel suo De monarchia. Ancora oggi negletto ai nostalgici della monarchia ciascuna intenta a praticare il suo egoismo famigliare, ed inviso, in quanto ghibellino, da quelle ambizioni innaturali neoguelfe, che non sembrano mai morire. Dino innaturali per non dire insane. Se l'Ordine spirituale attende "ai lor vivagni", alle questioni temporali, e il Potere temporale rinuncia alla giustizia più non bada e i potenti "come a la morte, la porta del piacer nessun disserra", il nostro destino è ormai segnato. Un dualismo che Dante auspicava complementare, ma che di fatto non ha fatto altro che vedere le due parti, più che partiti facolta dell'anima umana, il bene, la giustizia e la salvezza, in continua e tremenda lotta , sorda e senza regole, senza esclusione di colpi bassi, ambiguità doppi giochi e tradimenti dei più spudorati.
Quanto poi a vedere la Resistenza e la Repubblica come compimento del Risorgimento, meriterebbe da sola un serio approfondimento.
Ma la vera questione non era e non è quella del se la Legge sacra vada abolita in favore di quella moderna, la di Legge divina e legge umana, ma di come attuare la Legge divina, superiore in tutto all'altra. Oppure, se la Chiesa Cattolica detenesse ancora la Legge divina, e a maggior ragione la detenga oggi, impegnata a trasmetterla immutata come l'ha ricevuta dalla Rivelazione divina e Apostolica. Se sia ancora parte della Tradizione, e in caso negativo, eventualmente, quale stadio la secolarizzazione si sia impadronito della Ciesa di Roma.
Ero fuori al pascolo con le mie capre e, riflettevo su queste cose. Una bella giornata di sole, sui prati del Tracciolino.
Ero incline a credere, come fanno molti, che la situazione del corso storico-politica sembrerebbe irrimediabilmente pregiudicata, insanabile. Una china storica di proporzioni tali da apparire al di là della portata umana. E per certi versi è così. Ma a volte, certe pensieri si presentano come lampigigantescaalla misteriosa arte imperiale della politica, in senso dantesco. E cioè come il Potere potesse esercitare la sua forza senza che, ad arte o per destino delle cose, non finisse per suscitare quelle invidie, seti di giustizia artatamente o meno alimentate, ribellioni e disordine, infine. Facile soffiare sulle braci dell'inuguaglianza e della mancanza di libertà per attizzare il fuocoprima e appiccare incendi dopo. E' la nostra storia, della nostra Europa. Se poi anche questo sconquasso incendiario non funziona, allora vuol dire che è proprio colpa della natura umana ingestibile e totalmente refrattaria a ogni politica che non sia la dittatura...
Da un paio di giorni avevo un problema con il cane. Nulla a che fare con la Repubblica e con il Risorgimento, almeno in apparenza. Wolf, il nostro cane, un cucciolone grande e grosso di razza dicono. Pastore d'Oropa. Ci sono delle sue foto in uno dei precedenti blog. E' bello affettuoso e simpatico. Un giuggiolone. Pigro e sempre affamato, ma...
Ultimamente ha mostrato, in più di un'occasione, lo hanno visto anche gli amici Elena e Gigi, una debolezza di carattere che sembra tipica delle persone, mi si passi l'espressione, timide. A volte, in certe circostanze, scatena una violenza incontrollabile. Con le capre dico. E in quei momenti a nulla valgono i richiami. Niente da fare. Diventa un altro. Dr Jekill e Mr. Hyde.
Certo ha fatto sanguinare due volte la stessa capra, Augusta, alla zampa posteriore, la stessa. Ma il danno maggiore, non era questo. Gli animali guariscono in fretta. L'ho capito i giorni successivi, quando le caprette terrrorizzate dopo aver trascorso la notte in stalla, fresca, ma non sembravano gradire il mattino di uscire a distendersi al sole e solcare il mare verde dell'erba.
Non capivo. Una spiegazione possibile, l'unica, era la paura per Wolf.
Tutti i tentavivi per spingerle fuori fallivano. Percosi cinquanta o cento metri, bastava un gesto improvviso, un rumore imprevisto che subito correvano a spron battuto a ripararsi in stalla.
Per giunta, anche Tito, l'altro nostro cane, che fino allora aveva tenuto un comportamento normale, collaborativo, obbediente e sempre in ascolto di ordini da parte del pastore, se posso fregiarmi del titolo. Anche lui, sembrava esser diventato agressivo, come liberato dalle inibizioni che gli avevo imposto per essere temuto senza essere violento. Era come se stesse pensando, se lo fa Wolf perchè non posso farlo io?
Ecco, in altri termini, mi resi conto che gestire la situazione era diventato complicato, terribilmente faticoso e frustrante. Mi venne spontaneo pensare di avere un probema politico nella mia piccola comunità, mi trovavo di fronte a disordine nel gregge e nei suoi custodi. ed a me nessuno pià mi obbediva. C'era anarchia. E l'anarchia non porta a nulla di buono.

L'americanizzazione del paese non poteva essere più totalizzante e onnipervasiva. Perdita della libertà di una politica autonoma, legati sempre al carro dei vincitori americani in primo luogo. imposto una ricostruzione ed un boom economico basato sul debito che ora sta cominciando a mostrare il suo vero volto. La sesta potenza industriale del mondo (ahimè! l'ebbrezza degli scarpari di Vigevano, del tessile biellese, la Manchester d'Italia, migrazioni bibbliche, saccheggi urbanistici, ebbrezza da mattone facile), il suo ingresso tra i popoli piu progrediti occidentali (ma ci pensate l'Italia che entra in Occidente grazie ai vincitori della Grande Guerra! Vedete la Grecia di oggi, dicono che si potrebbe farla uscire dall'Europa! Ma vi sembra normale tuttto ciò?), il cui costo in termini di civiltà ce l'ha spiegato bene P.P. Pasolini, ora è chiamato a guardarsi allo specchio, e ciò che vi vede è di quelle che mettono paura, un terrore, un panico da paralisi, come lo sguardo di Medusa. Politicanti pavidi e servili, curanti solo di se stessi, sempre pronti a lasciare la "nave sanza cocchiere" con la scusa della democrazia o proni come lacchè a servire il potente di turno e a reclamare servigi indebiti dal sottoposto. Vili senza alternative. Non avere alternative, in un mondo sempre più globalizzato, può essere l'invevitabile; lo stare a gioco è vile, se lo fa lucrandoci è colpevole obbrobrio.Epurazione da una parte e massificazione democratica, dall'altra. La retorica della Resistenza, che di per sè non avrebbe spostato una virgola il destino del conflitto mondiale, pretenderebbe addirittura di aver riscattato, salvato l'onore della patria! Inutile sprecare troppe parole. L'Italia del dopoguerra, l'Italia democratica, fiaccata da generazioni di politici infami, prezzolati senza dignità, ladri e boiardi di Stato, lenoni e meretrici del potere economico fine a sestesso, è diventata l' "Azienda Italia"! Azienda, capite? Ma cosa centra l'amore per il patrio suolo, che ci ha visti nascere nei, i nostri padri, e in cui ahimè vivranno i nostri figli, il nostro sangue i nostri idiomi, i comuni sentimenti, con l'Azienda?
Terra di ogni sopruso, ricettacolo di arbitrio. Terra devastata dal dolor, dove gente di potere grossa e senza finezza interiore fa il bello e il brutto tempo, e tutto gli va bene, tutto gli permesso. Bell'esito questo riscatto della Patria! Da rimpiangere che sia avvenuto un simile riscatto.
D'altro canto, non siamo certo qui a sostenere le posizioni monarchiche, a maggior ragione quelle sabaude. Che dell'unificazione, non vedeva altro che un'opportunità di allargarsi territorialmente e accrescere il prestigio dinastico. Campione di un tempo in cui i connubi innaturali, frutto della confusione e dell'ignoranza dei princìpi anche più elementari che caratterizza l'epoca moderna. Un Papato che si allea ad un fantomatico e neonato Regno d'Italia, a dispetto della potenza austriaca, erede del grande Impero, paladino millenario della Cattolicità. Una monarchia quella sabauda modernista, illuminista, alleata ai poteri massonici internazionali, dei giacobini, figli dei livorosi rancori della rivoluzione francese, pur di ottenere le sue ambizioni "gli gitta dentro". Da queste alleanze contronatura cosa pretendete potesse nascere? Uno spirito adamantino di assoluta dedizione alla Patria o piuttosto una sordida bettola in cui si incontrano furfanti della peggiore risma per concordare i loro progetti criminaloidi in tutti i campi, da quello economico a quello morale , religioso e spirituale?
Ma che le monarchie nazionali fossero "picciol cosa" era già chiaro a Dante, il quale con chiaroveggenza di iniziato aveva esposto i principi dei due "Soli", nel suo De monarchia. Ancora oggi negletto ai nostalgici della monarchia ciascuna intenta a praticare il suo egoismo famigliare, ed inviso, in quanto ghibellino, da quelle ambizioni innaturali neoguelfe, che non sembrano mai morire. Dino innaturali per non dire insane. Se l'Ordine spirituale attende "ai lor vivagni", alle questioni temporali, e il Potere temporale rinuncia alla giustizia più non bada e i potenti "come a la morte, la porta del piacer nessun disserra", il nostro destino è ormai segnato. Un dualismo che Dante auspicava complementare, ma che di fatto non ha fatto altro che vedere le due parti, più che partiti facolta dell'anima umana, il bene, la giustizia e la salvezza, in continua e tremenda lotta , sorda e senza regole, senza esclusione di colpi bassi, ambiguità doppi giochi e tradimenti dei più spudorati.
Quanto poi a vedere la Resistenza e la Repubblica come compimento del Risorgimento, meriterebbe da sola un serio approfondimento.
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Perchè non è finita. Ora ci costringeranno ad assistere alle celebrazioni del 150 dell'unità d'Italia, sperperando denari per il Nulla. in non-Senso. Risorgimento a cui si sono interessate tante potenze europee, massoneria e finanza, per il solo motivo che ad esso si sovrapponeva un boccone prelibato: liquidare uno degli ultimi bastioni di presenza medievale in Europa, il potere temporale della Chiesa. Che i Poteri, secolare e spirituale, si fossero stati contrapposti e separati da tempo, era 'traguardo' raggiunto ormai da tempo. Ma in un Europa liberale, insofferente di ogni freno, si aggirava lo spettro di un'anacronistica sopravvivenza, antica e intollerabile alla modernità. Che da qualche parte potesse, o si presumesse potesse ancora governare in nome di una Legge divina: lo Stato Pontificio. Quale infamia! La Legge proveniente dall'Alto e non dal basso - come ci compiacciamo noi oggi noi di dire, meschini oppressi dalle idee democratiche. Inaccettabile! Ricordate quel feretro di un "porco di cento chili"che i nostri Eroi risorgimentali volevano buttare nel Tevere? Era Pio IX! Questo il clima.Ma la vera questione non era e non è quella del se la Legge sacra vada abolita in favore di quella moderna, la di Legge divina e legge umana, ma di come attuare la Legge divina, superiore in tutto all'altra. Oppure, se la Chiesa Cattolica detenesse ancora la Legge divina, e a maggior ragione la detenga oggi, impegnata a trasmetterla immutata come l'ha ricevuta dalla Rivelazione divina e Apostolica. Se sia ancora parte della Tradizione, e in caso negativo, eventualmente, quale stadio la secolarizzazione si sia impadronito della Ciesa di Roma.
Ero fuori al pascolo con le mie capre e, riflettevo su queste cose. Una bella giornata di sole, sui prati del Tracciolino.
Ero incline a credere, come fanno molti, che la situazione del corso storico-politica sembrerebbe irrimediabilmente pregiudicata, insanabile. Una china storica di proporzioni tali da apparire al di là della portata umana. E per certi versi è così. Ma a volte, certe pensieri si presentano come lampigigantescaalla misteriosa arte imperiale della politica, in senso dantesco. E cioè come il Potere potesse esercitare la sua forza senza che, ad arte o per destino delle cose, non finisse per suscitare quelle invidie, seti di giustizia artatamente o meno alimentate, ribellioni e disordine, infine. Facile soffiare sulle braci dell'inuguaglianza e della mancanza di libertà per attizzare il fuocoprima e appiccare incendi dopo. E' la nostra storia, della nostra Europa. Se poi anche questo sconquasso incendiario non funziona, allora vuol dire che è proprio colpa della natura umana ingestibile e totalmente refrattaria a ogni politica che non sia la dittatura...
Da un paio di giorni avevo un problema con il cane. Nulla a che fare con la Repubblica e con il Risorgimento, almeno in apparenza. Wolf, il nostro cane, un cucciolone grande e grosso di razza dicono. Pastore d'Oropa. Ci sono delle sue foto in uno dei precedenti blog. E' bello affettuoso e simpatico. Un giuggiolone. Pigro e sempre affamato, ma...
Certo ha fatto sanguinare due volte la stessa capra, Augusta, alla zampa posteriore, la stessa. Ma il danno maggiore, non era questo. Gli animali guariscono in fretta. L'ho capito i giorni successivi, quando le caprette terrrorizzate dopo aver trascorso la notte in stalla, fresca, ma non sembravano gradire il mattino di uscire a distendersi al sole e solcare il mare verde dell'erba.
Non capivo. Una spiegazione possibile, l'unica, era la paura per Wolf.
Tutti i tentavivi per spingerle fuori fallivano. Percosi cinquanta o cento metri, bastava un gesto improvviso, un rumore imprevisto che subito correvano a spron battuto a ripararsi in stalla.
Per giunta, anche Tito, l'altro nostro cane, che fino allora aveva tenuto un comportamento normale, collaborativo, obbediente e sempre in ascolto di ordini da parte del pastore, se posso fregiarmi del titolo. Anche lui, sembrava esser diventato agressivo, come liberato dalle inibizioni che gli avevo imposto per essere temuto senza essere violento. Era come se stesse pensando, se lo fa Wolf perchè non posso farlo io?
Ecco, in altri termini, mi resi conto che gestire la situazione era diventato complicato, terribilmente faticoso e frustrante. Mi venne spontaneo pensare di avere un probema politico nella mia piccola comunità, mi trovavo di fronte a disordine nel gregge e nei suoi custodi. ed a me nessuno pià mi obbediva. C'era anarchia. E l'anarchia non porta a nulla di buono.
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