sabato 5 giugno 2010

Ma vi sembra normale?




Sono capre di razza saanen, di orgine Svizzera. Sono geneticamente programmate a produrre un latte abbondante e senza quel (caratteristico) sapore selvatico e pungente, ma naturale, di capra. La deambulazione dell'animale viene compromessa, come si vede. La perversione tende sempre più a farsi "normalità". Ma vi sembra normale?


La democrazia dei colpi alla nuca
Maurizio Blondet
Nessuna solidarietà nè domanda sui corpi gettati a mare, sulla decina di scomparsi di cui non si sa più nulla, feriti lasciati dissanguare. L’aggressione israeliana è scomparsa dai notiziari, sicuramente da quelli in sciopero. Una classica storia di colpi alla nuca da KGB: i personaggi sono gli stessi (Nirestein, Ferrara) e la voglia è rimasta. La bandiera è cambiata, ma l’insensibilità e la crudeltà sono le stesse.
Il regime può rispondere con la solita arroganza alle «condanne» verbali della comunità internazionale, e ridere della rottura con la Turchia. Ci sono forti sospetti che la strage sia stata un atto deliberato, non una sbavatura o una reazione, ma un'azione programmata di criminalità internazionale che ha reso possibile alcuni successi politici di Netanyahu.

http://www.effedieffe.com/





E tutto questo per prevenire e scoraggiare ogni possibile futuro tentativo di portare soccorsi alle popolazioni di Gaza. Ma vi sembra normale?




4 commenti:

  1. la risposta è si, è tutto normale e se non fosse che la normalità è relativa non ci sarebbe alcun problema peccato che come sempre influisca il sistema di riferimento, il punto da cui si releva il fenomeno e allora la risposta cambia quindi se analizziamo il tutto dal sistema di riferimento delirio e società contemporanea è tutto assolutamente normale mentre se provassimo per un istante a guardare il tutto "dall'alto" forse ci si accorgerebbe che qualcosa che non funziona c'è o forse la domanda vera e spontanea è: ma c'è qualcosa che funzioni davvero?

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  2. Si Ale c'è! Lo dicevamo anche parlando di fisica e conoscenza empirica. Platone dice che oltre questo mondo visibile, vi è quello ideale, degli "idola". Cristina Campo usava questa espressione che ho fatta mia: lottare contro la "dittatura del visibile". E' proprio perchè tutto ciò che è visibile è caduco e provvisoria che Parmenida affermava il suo "ananche stenai", occorre fermarsi. Ci vuole un punto fermo.
    Tu dici: se provassimo per un istante a guardare il tutto "dall'alto". Ecco questo fatto di "provarci" è ciò che c'è. Il quel momente l'uomo esiste come essere e non come persona o maschera o incidente (consumatore, cittadino, votante, fidanzato, marito, disoccupato, ecc.)
    Benchè non possieda strumenti idonei, nutro forti sospetti sulla teoria della relatività,nelle specie semplice e generale. Ma anche le monzogne, come anche i bambini sanno, possono avere una loro coerenza.
    Anche l'attuale Santo Padre, e la Chiesa di Roma quindi, insiste molto sulla precarietà e i mali del "relativismo". Ma i guai tremendi in cui si trova, per colpe e per fato,l'ha resa ceca. Resta una una parola senza contenuto, un guacio vuoto.
    Tu chiedi "ma c'è qualcosa che funzioni davvero?" La mia risposta è: si! Anche se, citando chi è molto meglio di me, "non è di questo mondo!"

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  3. certo il nostro punto fisso, di riferimento è il "provare ad osservare" per relazionarci per un attimo con i mondo degli "idola", uscire dal vortice che trascina laggiù nel baratro e trovare un appiglio ma non dobbiamo dimenticare che è dal centro del vortice che si ha una visione chiara di ciò che ci circonda e lì in quell'istante il cielo è sereno anche se intorno si sta scatenando una tempesta tremenda e proseguendo sulla metafora dell'uragano il difficile è convincere chi è risucchiato dalla tempesta ad inoltrarsi più al centro per trovare la pace all'interno dello stesso sistema riferimento, della stessa esistenza che ci accomuna tutti. Per quanto riguarda la teoria della relatività subito si pensa a quella elaborata da Einstein che però molti esperimenti stanno mettendo altamente in discussione, a livello fisico mio stretto parere personale, verrà presto messa in discussione con il raggiungimento della velocità della luce in laboratorio, tuttavia la teoria relativistica dei sistemi di riferimento calza perfettamente nel contesto sociale attuale in quanto lo stesso fenomeno (le capre geneticamente modificate) può essere interpretato in modo diverso a seconda del sistema di riferimento,a seconda che lo si valuti da dentro il vortice o dall'occhio del ciclone...

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  4. Dunque, se capisco bene, tu designi una duplice posizione quella del vortice e quella dell'ochio del ciclone. Attraverso la metafora dell'uragano, rappresenti la dimensione del percorso e del peregrinare umano sulla terra. Il vortice rappresenta, se capisco bene, la dimensione profana (che descrivi come un inabissamento, uno sprofondamento, che curiosamente ricorda molto da vicino il destino della nave dell'Ulisse dantesto, inghiottita dal gorgo o Gorgone negli inferi), che rappresenta il destino moderno di laicità, 'in diaferesis' diceva Nietzsche, cioè in lontananza, si intende dal divino, dalla trascendenza. Nel senso proprio del pro-fano, letteralmente ciò che resta fuori e davanti alla manifestazione del divino oppure, che è la stessa cosa, pro-fano, inteso come favorevole al manifesto, al(l'inganno del) visibile e quindi al caduco, al transeunte, al temporale.
    Tutto ciò contrapposto alla dimensione di chi si pone dal punto di vista dell' "occhio del ciclone", punto di vista privilegiato.
    A costo di sfidare il rischio di sembrarti ripetitivo, l'immagine dell'uragano assomiglia molto a quello che avevo scritto parlando del mozzo infuocato della ruota del carro che porta il nostro filosofo alla soglia del mondo dell'Essere, della onto-logia o metafisica. Tu lo chiami "occhio del ciclone". E' il punto che ruota rimanendo fermo.
    Comunque hai colto nel segno.
    Tu scrivi: "il difficile è convincere chi è risucchiato dalla tempesta ad inoltrarsi più al centro", indubbio opera improba. Ma tieni presente che due elementi giocano a nostro favore. Primo, che la centralità. il punto fermo, o "occhio del ciclone" vive in una dimensione implica una posizione di imperturbabilità e ci esonera, ci esime dal preoccuparci del destino degli altri. Di lasciarci turbare dal proselitismo salvifico.
    O forse meglio, come insegna la storia dell'illuminato Buddha o anche nella Bagavad-Gita, si va verso coloro che sprofondano nel vortice, ma senza attese sull'effetto di quest ‘azione. Non è cinismo o indifferenza, bensì realismo verso le ambizioni di onnipotenza che possono far perdere il contatto o il desiderio di contatto con l'Essere (Dio, centro o occhio del ciclone, come si voglia dire).
    Secondo, sai come in realtà molto spesso chi vuol dare, donare o donarsi, sacrificarsi, in realtà attuano dei sentimenti di basso egoismo, di compiacimento inconfessato di riconferme, ecc. Ricordo che Giovanni Paolo II, in visita in India, da cristiano, parlò dell'indifferenza verso il dolore nelle religioni orientali (si alludeva a buddismo e induismo, vi è da supporre, dimostrava quell'incomprensione fatale di quella resa al trascendente, per Nietzsche "amor fati". Incomprensione che condanna la spiritualità occidentale cristiana, forse nella variante ortodossa si richiederebbero differenti precisazioni, ad essere imprigionata nel mondo (vortice), mentre l'inviato Figlio di Dio ci parla, ripeto, dicendo che "non è di questo mondo"!
    Questo significa ovviamente, che anche i nostri affetti più cari non devono costituire remore o impasse. E' scritto chiaro su questo punto nei testi sacri di diverse Tradizioni. Non che debbano essere sacrificati ad un aut-aut, come del resto il sacrificio del sè significa solo autodiscilina e non suicidio, ma possono ben essere coltivati, a condizione che le aspettative derivanti da questi affetti non assurga impropriamente a dimensioni assolute tali da impedire lo sviluppo del "terzo occhio", della frequentazione del mondo spirituale.

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