domenica 20 febbraio 2011

Dialogo orfico.










Era un bel giorno. Ieri, sabato. Un sole primaverile. Anticipatore. Promettente. Dopo giorni e giorni di neve, piogge e nebbie, talmente pesanti da opprimere e corrodere i pensieri della solitudine e i silenzi anacoretici.
Li trasforma in accidia, noia, malinconia.
Il sole spazza via gli spiritelli nefasti che animano certi giorni oscuri in montagna d'inverno. Ombre senza luce lasciano il posto a vere ombre. Consequenza della luce. Oggi è un giorno speciale. Un ladro gentile, mercuriale, viene a commerciare le sue cose, sfuggendo ai rigori di inverno.
Non ci sarà molto da mangiare. Il pascolo è ancora arso, brullo. Erba scapina, dicono qui. Ma sotto sotto, scava solo un pochino e si scopre che la terra è umida, fertile, che giovani steli di erba si affacciano al primo teporino. Le capre lo sanno. Non sfugge loro.
Se a noi sfugge, il debito verso la terra, a loro no.
Eppoi, c'è il sole e l'aria pungente e morbida, al tempo stesso. Carezza e sferza. Ombra tagliente e sole bruciante. Che contrasti! Che vitalità! Che ristoro per lo spirito!
Non ci vogliono tranquillanti o sonniferi, che a mucchi grandi come montagne vengono quotidianamente ingoiati da questa civiltà che, con un'ostinazione incomprensibile, continuiamo a difendere e a propagare. Imbonitori di piazza di elisir di lunga vita: il migliore dei mondi possibile! Il dialogo orfico con gli animali, le capre, il cane, altri ancora, mi suggerisce toni più sommessi. Più pacati. Umili e dimessi, più in amonia col resto del Vivente. Accettiamolo, anche quando non lo capiamo. Avrà cosi modo di salvarsi. Non abbiamo già distrutto abbastanza?
Fermati mi dice Bruna. E si ferma e mi osserva. Ha da dirmi qualcosa.


Ha, insieme con le altre, appena finito di sgranchirsi le zampe, con dei salti acrobatici e ruzzoloni pieni di gioia. Pericolosamente instabili anche per le capre. In verticale, come sanno fare loro. Quando si dice "saltare dalla gioia". Solo che , finora, lo avevo visto fare sola dalle caprette giovanissime e ben più agili. Ma no! Sembra dirmi. Tutte lo facciamo. Non è legata all'età, la gioia. Neppure all'agilità. E' legata alla mente. E' uno stato del tuo essere. E se pensi troppo lo perdi.
Il cammino dell'amore non è sempre agevole. La sospirata meta è Amore. Ma siile sempre fedele. Sconfiggerai i limiti umani. Varcherai le soglie. Le Simplegadi del visibile, del piano manifesto. Ti stringerai alla tua amata che ti attende. Euridice. Beatrice. Madonna Povertà che 'di dì in dì abbracciò più forte'. Fedele d'Amore. Sempre. Non indugiare a prestar orecchio al vociare caotico del mercato. Sembra echeggiare Zaratustra.
Oggi ci nutriamo di sole e di aria, più che del pascolo. Sanatorio ed elioterapia, quasi ricordi della Belle époque. Ecco il mio pascolo, ieri. Manco fossimo stati a Karlsbad o al viscontiano Lido di Venezia. Siamo in pace, in armonia. Per l'erba verde, fresca, nutriente aspetteremo il giunger della primavera. E Amore in cuor mi dice che arriverà. Fedele alle sue promesse, se io sono fedele a lei.
Viatico alla più alta Luce. Mi dice: sono madre, anche grazie a te! Vedi la mia piccola Brunilde come salta per i prati scoscesi che dalla bianca veste va spogliandosi? Non è stato solo per il mio bianco latte che è cresciuta. Anche per il tuo fieno, le tue cure. Buono dei sapori estivi, che hai accumulato in fienile. Le tue ansie a volerci proteggere dal freddo inverno. Sei anche tu un po' suo padre. E il pensiero mi commuove. E la piccola Brunilde si avvicina in cerca di coccole ... e di pane.
La pazienza di aspettare che la Grande Trottola faccia una parte del suo corso e trascini con sé nuovi germogi e il risveglio della terra era implicito nella gioia delle capre e al contempo estendeva una calma serena sui cuori tumultuanti degli uomini. In guerra con sè stessi solo a causa dell'esser nati. Esser nati invece è ragion di gioia, non fosse altro che per ricevere le carezze di questo sole. Che stringe e chiama a sè come Amore. Non resistergli, gioisci con noi. Non lo sai, ma sei già uno di noi. Vedo Augusta che si compiace silenziosa della polverosa liquirizia di un umile ceppi di frassino ormai infradicito. Sembra gustarlo: un po' stopposa ma buono! Diverso dai soliti sapori!

Mentre parlo con Bruna e Augusta, una lama gelida mi entra nel fianco. L'avevo dimenticata. Ma è tornata a farsi sentire.
Il sole ci saluta e si intiepidisce al suo calar tra i rami. Amiche mie è ora di rientrare. Siamo fuori da ore. La stalla ci parrà caldo ricovero per la notte. Domani vedremo. La conversazione è solo sospesa e rimandata. Non conosce interruzioni definitive. Morti inguaribili. E' un altro giorno, domani...


L'importante è che il dialogo tra gli esseri continui....magari si faccia, potendo, più intimo, stabile, durevole.
Come avere un'Amante lassù al pascolo. Che fedele mi aspetta. E come un vizioso vecchio o un giovinetto adolescente innamorato... non riesca a pensare ad altro che al prossimo appuntamento!




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