sabato 16 aprile 2011

L'Eterno ritorno dell'Agnus Dei.



In questi giorni una questione mi ronza per la testa. Devo dire in modo piuttosto ricorrente negli ultimi tempi.
Vivere in montagna, e la montagna, non certo per ragioni turistiche, ma neppure per realizzare sogni romantici di fumosi spiritismi ispirati al wilderness, più o meno cinematografico e, per dei colonizzati che hanno perso la guerra - come gli indiani nord-americani - hollywoodiano ci accontano come noi siamo e come potremmo essere o essere stati, significa immergersi nel connubio alch emico tra solitudine e silenzio. Nella quotidiana prossimità con gli animali, il dialogo, che altrove ho chiamato 'orfico', si fa serrato, stringente. La solitudine lo rende ineludibile. Il silenzio un'emozione ininterrota, un alternarsi di alti e bassi, come in un autentico combattimento.
E tutto sembra fuori di posto. Ma il disordine non ha nulla della situazione che formula una nuova prospettiva, una luce infatti si dice, nuova. Come nel momento che precede l'attimo creativo, in cui tutto si ricompone. La ricomposizione ha una sua logica, certo, ma capovolta .
Il canto quotidiano del gallo. Le capre che conosci una ad una. E mangiano dalle tue mani. Come puoi recidere la giugulare dei loro capretti pasquali? Galline, valgono le stesse consideraazioni. Il coniglio, con il suo mando candido, puro, una lembo del mantello celeste trapuntato di batufoli immacolati. Conosco le erbe che preferisce, se è sornione o affamato. Come potrei macchiare di rosso il suo abito di calda neve?
Nel descrivere le possibili conseguenze perverse del cammino iniziatico dell'Amore, le possibili cadute, in senso esoterico quello tra Paolo e Francesca, forse non a caso Dante usa l'espressione "noi che tignemmo il mondo di sanguigno". Il manto immacolato del mondo è stato profanato dall'ignornza e dalla caduta, ed ora va risanato.
Il sacrificio rituale non solo va compiuto, ma anche perennemente ripetuto, tanta è la miseria umana. tanta è la presunzione umana di credersi, per antico retaggio anche se ormai tradito, la creatura prediletta.
Il sacrificio di Kristo, della Sua parola, va riscattato in continuazione . Grave errore sarebbe quello pensare che tramite la sua venuta 'storica' l'Agnus Dei abbia per sempre lavato i peccati dal mondo. Perchè questi si perpetuano, con il rinnovarsi dell'uomo.


Nei tunnel di Gaza, presso Rafah, per accerchiare il blocco economico totale israeliano passa di tutto. Gli uomini là sotto continuano a morire per i crolli (vedasi CNN, 14 aprile 2011). L'esercito israeliano bombarda i tunnel, e certo questo non rafforza la loro sicurezza, tuttavia non sono al corrente di quel che accade sotto terra ("These tunnels have sometimes been targeted by the Israeli military, but an Israel Defense Forces spokesman said the IDF was not aware of the tunnel incident").

Ma alla pecora da sacrificare rinuncia, anche al prezzo della vita.
A Gaza, non c'è spazio per per le perone, figuriamoci per i pascoli. Questi animali vengono introdotti per essere sacrificati. Le ragioni alimentari sono secondarie, anche se ai nostri occhi cechi di materialistiente occidentali, è difficilmente credibile. E quanto puerili e ridicole ci appaiono, in questo contesto, le spiegazioni pietistiche e boniste dei raffinati cultori europei dell'animalismo!

L'Agnus Dei rituale e abitudinario della quotidianità non esime dal continuare nel sacrificio. Chi afferma ciò contraddice la sua funzione sacerdotale.

Mentre il Cardinal Martini si diletta comodamente nelle sue speculazioni teologiche 'progressiste' a Gerusalemme, c'è chi, come Vittorio Arrigoni si sacrifica e col suo sangue arrossa la terra di Palestina, una volta "Terra Santa" anche per noi occidentali.



Mai come in guerra è assurda la ricerca delle singole responsabilità e la prima regola, comunque dovrebbe essere buona norma quella di nutrire qualche sano dubbio sulle versioni "ufficiali".

Arrigoni è morto, anzi si è sacrificato perchè era un 'folle' di Kristo. E basta.

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