lunedì 25 novembre 2013

Immobile

Tutto appare immobile. Come ogni anno è arrivata la neve, copiosa e inaspettata ha ricoperto ogni cosa. E' come la consegna del compito in classe, quel che fatto è fatto, non importa se hai finito o no, il tempo è scaduto e ormai si ricomincia il prossimo anno. Il silenzio mi avvolge, il vento taglia la pelle della mia faccia e mentre osservo le stelle accendersi in cielo, una dopo l'altra, il termometro scende sotto zero.
Forse è tempo di bilanci, forse i trenta si avvicinano e penso a quante cose sono cambiate e quante no.
Quando ero piccolo sognavo di poter avere un lavoro che mi permettesse di poter vivere qui, si proprio qui dove la crisi era iniziata ben prima del 2008.

Se mi guardo alle spalle sono riuscito a conquistare il mio sogno, oggi grazie ai miei sforzi, alla mia determinazione,posso accendere il computer e lavorare dove voglio, mi sono slegato da muri, uffici, certezze e all'insegna dell'incertezza ho realizzato quello che sognavo.
Eppure non sono felice. Perché?
Perché il mio sogno è in Italia. Un paese dove i sogni non possono che infrangersi. Io quel che potevo fare l'ho pensato e l'ho fatto, ma per colpa di una massa di ladri e strozzini, il mio sogno è un'amara utopia realizzata.
Ora che ci sono, ora che potrei, ho solo voglia di andare via. Andare via da questo mondo in cui non c'è posto per gli onesti, i precisi, i puntuali.
La parola data conta eccome. Conta come i nostri stipendi, i nostri guadagni. Nulla.
Sono stufo di aspettare i "prego" dopo il mio grazie e di pregare perché arrivi un "grazie".
Posso pensare di vivere in un paese dove i soldi dei terremotati vanno alle fondazioni bancarie? Un Paese in cui i miei figli non avranno più scuole, ma forse io dei figli non potrò mai averli, o forse si e li manderò a chiedere l'elemosina. Gli insegnerò a rubare, a farsi arrestare, per poi avere la certezza di un programma di reinserimento che gli procuri un lavoro.
Questo non è il mio mondo, fatto di arroganza e di soprusi, di ingiustizie e di disumanità.

Evviva le bestie.

30 anni passati a provare a cambiare le cose, forse ce la potrei fare ma l'inerzia è troppa, a questa velocità, ai primi barlumi di speranza, sarò già morto.

Un caro amico mi ha detto di prendere esempio dall'ingegner Vichi, patron di Mivar.
"Una vecchia quercia", spende un milione di euro all'anno per mantenere in vita la sua azienda e non farla crollare sotto i colpi di questa crisi. Sostiene sia giusto ridare ciò che ha avuto in altri tempi.

A lui va la stima più profonda, ma noi trentenni che cosa abbiamo da restituire, lui ha ricevuto l'acqua e il sole necessari per diventare una grande quercia, ma noi in questo sottobosco buio non abbiamo nulla da restituire e a stare qui mi sa tanto... che si rischi di morire come fili d'erba che si erigono moralmente a vecchie querce.

Vorrei dare tanto e a tutti, ma tra poco avrò finito tutto quello che avevo da spartire e se non si cambia sarò sempre e solo un filo d'erba seccato in questa buia palude.

Forse a guardar bene l'unica cosa immobile è il mio Paese, la mia Patria per cui dieci anni fa sarei stato anche disposto a sacrificare il bene supremo.

Sotto la neve in fondo qualcosa si muove, qui no.

3 commenti:

  1. Qualche tempo fa hai preferito tacere piuttosto che dire il tuo pensiero pacatamente ma senza cedimenti, ricordi? Dicesti, più o meno, che è già dura così per andarti a cercare altre rogne... E capisco.

    In questo post sviluppi alcune riflessioni amarissime, partendo da spunti inoppugnabili. Capitano questi giorni neri. Ti sei rintanato, invece di attaccare, ora, ahimè inevitabile conseguenza,paga il piombo nemico che credevi di sfuggire! Potrebbe essere giusto e perfino eroico. Ma non consentire mai al nemico di colpirti alle spalle, questo sia che tu decida di 'resistere' o di andartene.

    Questa durezza te la devo.

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  2. Non mi ero sbagliata, hai una bella testa e sei una bella persona. È di gente come te che ha bisogno il ns paese per uscire da questo marasma, abbiamo bisogno di serietà, onestà e coerenza e tu hai tutte queste qualità. Semmai decidessi di buttarti in politica ,sappi che avresti il mio voto. Chiara

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    1. Grazie Chiara, è ad Alessandro che vanno le tue parole, giovane quercia che si crede secco filo d'erba, solo perchè la quercia non cresce con la stessa rapidità del filo, con la fretta che vorremmo tutti...

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