martedì 30 marzo 2010

Il Tracciolino ed i suoi crocchi.


Tutti gli uomini sono legati al Tempo.


Tutti, o quasi. Poichè è doveroso menzionare le rare persone eventualmente non più condizionati da tale legame. Tutti seguiamo il percorso discendente del cammino della Storia, lo si sappia o meno, ci piaccia o meno.
Oggigiorno, questa legge è assai negletta. In altri momenti della Storia umana, quando la gente leggeva meno o non sapeva leggere (giacchè molti sono i pregiudizi sulla presunta superiorità dei popoli alfabetizzati su quelli illetterati!), ma pensava di più - e dunque sarebbe necessario capirci anche su cosa significhi pensare, poichè non tutto ciò che ingombra la nostra mente è degno di essere chiamato pensiero (ci si conceda la segnalazione, v. Cosa significa pensare? di M. Heidegger) -, la oramai perduta e lontana Epoca Aurea, paradiso della Perfezione in Terra, o comunque un'Età meno imperfetta della nostra, la serena accettazione di questa Legge del decadimento cosmico era un dato acquisito e normale.


Ai tempi nostri, si vive una sottomissione rassegnata, quando è in qualche modo cosciente, a questa terribile Legge. I "Moderni" nell'accettare i legami del Tempo sentono confusamente che potrebbero essere liberi da esso, ma trovano sia troppo difficile provare a liberarsi; sanno per esperieza diretta che mai ci riuscirebbero, anche se ci provassero. Ciò sta alla base di quella incurabile infelicità dell'uomo. Lamento doloroso di questa sofferenza si trova nelle tragedie greche, e anche prima che iniziasse a scrivere.


L'uomo è infelice perchè sa, perchè sente - in generale - che il mondo in cui vive e di cui è parte, non è quello che dovrebbe essere, quello che potrebbe essere, quello che di fatto è stato all'alba del Tempo, prima che la decadenza si verificasse e prima che violenza e ingiustizia diventassero inevitabili.


Di tutto questo la politica è solo una medicina presunta (e presontuosa).


Violenza e ingiustizia che sono per noi condizione naturale, irrinunciabile. inelibinabile, neanche a volerlo. Non possiamo pensare che le cose vadano di male in peggio ed esserne contenti. Non possiamo esimerci da quell'invincibile sentimento, struggimento per le vestigia auree rimaste nel fondo del nostro cuore. Non possiamo volere il mondo come è. Non possiamo mentire a noi stessi.


La presunzione della politica, nel migliore dei casi poichè escludo a priori la sua connaturata degenerazione umana "moderna" (ricordo che la "democrazia" creazione del cosiddetto 'miracolo greco' è parte iniziale di questo decadimento, e non meta progressiva additata a miraggio delle massa, privazione di libertà per l'individuo), sta proprio nel riconoscere la Legge terribile del Ciclo come 'una malattia' guaribile, anzichè un fatto la cui coscienza può esserci indifferente. La sua accettazione non vuol dire rassegnazione. Possiamo (e/o dobbiamo) ergerci contro l'ineludibile? il (cosiddetto) destino? contro il Tempo?

Sospendiamo la risposta, ma non il giudizio. Non siamo scettici di fronte a questi interrogativi. Godiamoci il risveglio della natura, l'opportunità che il ciclo ancora una volta ci porge. I crocchi del Tracciolino, il loro candore virginale ci parla di valori antichi, ma non vecchi. Un respiro dalla Terra si eleva a scaldare la vita delle creature... un respiro silenzioso, imbarazzante e assordante: sempre 'in controtendenza'.

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