sabato 9 ottobre 2010

Vermi e farfalle: Europa delenda est





"L'Europa, da vari secoli, è giunta a questo strano risultato, di fare cioè dell'uomo un cadavere intercettandogli tutte le possibilità più alte di sviluppo nel campo superumano e divino tradizionalmente espresse da Dante:

non v'accorgete che noi siam vermi
nati a formar l'angelica farfalla.

In questi due versi l'uomo è considerato come un nulla che è un tutto". Guido de Giorgio (La Tradizione Romana, p. 254).
Il verme è termine legato una un giudizione, pesantezza, negatività. Legato anche terreno, al terrestre, allo strisciare serpentino, al viscido. Questa è la condizione umana. Anche nel significato di larva, le cose non vanno meglio. Semmai l'idea di larva rispetto a quella di verme aggiunge la sfumatura dell'incompletezza. La larva è comunque destinata a scompare. Rimanda al suo stato superiore per essere, altrimenti non è. Il suo riscatto avviene poichè si pone in relazione ad una meta: quella di diventar angelica farfalla.
Di per sè il percorso metamorfico è difficoltoso, irto di pericoli ed insidie. Prove da superare in un itinerario iniziatico, secondo il quale si muore e si rinasce. Per questo spesso viene accostato ad un viaggio, un peroro, un cammino. Ma a che servono tanti Santuari e altrettanti pellegrinaggi,in tutte le fedi, se non a rappresentare l'esperienza della metamorfosi? Metamorfosi vuol dire cambiare forma. Il cambiare richiama la morte e la possibile resurrezione. Unendo le due cose si ottiene il viaggio nel regno dei morti. Dante come Orfeo. Ma a morire veramente è l'errore!
Ora, pensate a cosa resta dell'uomo, se al verme togliamo anche la prospettiva di diventare farfalla. Cioè se gli togliamo anche l'aspirazione a poter diventare eventualmente ciò che in potenza è: l'angelica farfalla, la realizzazione spirituale del suo essere. Resta un "piccolo uomo detritico" come lo chiama de Giorgio, un uomo fatto di, e sommarso da, macerie.
L'Europa è divenuta la Patria dolorosa di queste macerie, popolata di uomini macilenti. Uomini che idolatrano:
1) loro stessi in un cosiddetto umanesimo che li pone al centro, copernicani ipocriti, poichè il sole è sempre stato il centro di ogni verità, in torno cui ruota;
2) alla loro moralità, che vorrebbero svincolata, libera da qualsiasi norma che non sia inventata dall'uomo altro che per sè stesso;
3) la scienza, con le sue concatenazioni deduttive ed induttive rigorosamente circoscritte all'esteriorità ed alla molteplicità, profana e quantificatrice;
4) all'estetica, talmente legato all'impermanenza del sentire, aisthésis, al cangiamento perpetuo dei sentimenti che la interminabile analisi di questa ci obbliga a vivere in un mondo a parte, anestetizzato;
5) il progresso, idolatria 'ambientale' di massa, rende possibile, contro ogni evidenza, pensare l'ordine manifesto in modo inverso cioè evoluzionistico, summa parodistica del capovolgimento per cui l'acqua non è tanto più pura quanto più si avvicina alla sorgente, ma quanto più si avvicina alla foce;
6) la filosofia, dove la saggezza, sofìa, viene amata e cercata per sè stessa con mezzi razionali che si dissolvono in linguaggi labirintici, in percorsi dolorosi che si autogiustificano in quanto coraggiosi perchè non consolatorii.

Non vogliamo tediare con schematismi, che possono sembrare perentorii. I sei punti sopra elencati sono liberamente (e molto succintamente) estrapolati dal Cap. IV, del libro di de Giorgio già menzionato.

Teniamone conto come un suggerimento di lettura.

Da una sua lettera, come da una testimonianza di un naufrago in un'Europa violentata nel suo spirito più intimo, si può dire ancora a macerie fumanti, come uccede ancora oggi, col ferro e col fuoco veniva a dettar legge l'impostura democratica (Cèline diceva non resisterebbe a sei mesi di verità) datata 3 aprile 1954 traggo dei brani, per aiutarci a capire l'uomo e la sintonia che riverbera tra i solitari monti del Tracciolino:

"...qui, in questa vecchia canonica [si era stabilito nella canonica abbandonata di Montaldo di Mondovì] che un giorno o l'altro ci cadrà in testa, c'è praticamente il caos, un ammasso, un accumullarsi d'oggetti più disparati... Se conoscete gli Arabi, c'è più o meno il loro ordine [aveva in gioventù vissuto in Tunisia, e qui era entrto in contatto con il tasawwuf, il sufismo] un disordine epico: ci sono delle ragnatele annerite dal fumo che pensolano a un metro un metro e mezzo dal soffitto... Innfine l'inverno, il grande inverno è passato e noi siamo ancora in piedi: attualmente piove a dirotto e da un'ora cade la neve... Non ci sono tegole sul tetto: delle pietre mal messe, e ciò fa si che piova da tutti i lati e bisogna dislocare tutto un esercito di vecchi recipienti di ogni tipo [per ora anche noi abbiamo secchi e tinozze sotto il tetto, ma Dio ci assiste l'anno prossimo potremo contare sul rifacimento della copertura!]... Le mie mani sono straziate dalle screpolature, dalle ferite, è deplorevole.. Nel pomeriggio m'è toccato lavare e stendere: ho un braccio rovinato... Insommma sono ancora in piedi... Non posso dirvi tutto quello che mi succede, queste brutte cose. Il padre di mia moglie,uno sporcocomunista, mi ha denunciato al Tribunale di Torino e questi giudici, irritati a causa di una lettera che avevo scritto loro, in seguito al rapporto dei gendarmi - che avevano interpellato dei furfanti, i quali hanno rilasciato una falsa testimonianza - hanno ordinato ai gendarmi di togliermi la ragazza che doveva essere affidata a sua nonna insieme agli altri due miei figli... Il comunista, nel frattempo, è morto... E' una specie di persecuzione contro di mesi dicono cose fantasiose, abominevoli... Mi succede, all'incirca, ciò che succedeva a Guénon - lo conoscevate allora? - prima della sua partenza per Il Cairo [i Guénon e i de Giorgio si erano incontrate nel 1927; successivamente i de Giorgio furono sul punto di trasferirsi dagli amici francesi per dare un sostegno visto il momento critico attraversato da Guénon, dopo la pubblicazione de La crise du monde moderne, da parte di ambienti cattolici, senonchè intervenne l'occasione di un viaggio di sei mesi in Egitto, come noto, Guénon non tornerà mai più in Europa]...La mia famiglia è dissolta, non so più cosa succede a questi ragazzi [anche su questo doloroso punto, quanta sintonia!]... Per la pensione [di insegnante] (8, 9 mila lire al mese...) ancora niente... A Roma c'è il caos [ed anche epurazioni per gli 'irriducibili!]... Insomma, ho ancora dei soldi per qualche mese, ed è terribile perché mi sembra, con i mali che ho, che non mi resti da vivere dall'oggi al domani... Alcuni vecchi allievi mi hanno aiutato, le persono qui miaiutano un pochino, mi hanno regalato dei legumi secchi... del formaggio, un poco di cioccolato, dell'elemosina; è molto bello ricevere l'elemosina soprattutto quando si appartiene a una famiglia che un tempo era circondata da un alone di zolfo... Dal mese di novembre, ho fatto dell'inglese con un universitario: diecimila lire, delle uova, del lardo... Ora attendo i gendarmi che mi toglieranno la ragazza, perché sono molto strano (è l'espressione usata dai giudici...), amo la solitudine, sto a gambe nude otto mesi l'anno, giudico molto male la civilizzazione attuale. Voi capite, tutto ciò li fa imbestialire..." (G. de Giorgio, Prospettive della Tradizionepagg. 168-70).

Mi onora esserne stato collega; e di aver vissuto, come lui, l'amara intensità dell'ombra, quella zona d'ombra tra luce e tenebre, tra verme e farfalla!

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