mercoledì 6 aprile 2011

Le forsizie di Gigi





Domenica siamo andati a trovare un vecchio margaro, Abita "da sempre" dove abita ora. Ultrasettantenne, da solo. Gigi era 'armato' di tutto punto con le sue apparecchiature fotografiche.
Il vecchio montanaro ha la stessa durezza e tenacia del castagno e la stessa leggerezza delle betulle. I suoi occhi mobili come le foglie leggere dell'albero vestito di bianco. Un sorriso felice, sazio dei suoi giorni, una sottile vena di malinconia.
Ha visto tutta la sua vita trascorrere in montagna. Dei fratelli e delle sorelle è rimasto solo lui. Con un paio di cani e qualche vacca, tanto perchè rompere di continuità con il passato è sempre doloroso.
La cascina così carica di ricordi e di vita passata e vissuta era una po' triste. Il vecchio margaro non c'era. Fogli di plastica alla rinfusa, quasi un presagio di morte. L'ordine degli attrezzi vari e degli oggetti quotidiani posti come se non vedessero un domani, come se per loro i progetti di essere riutilizzati volgessero ad esaurirsi. Nel volgere lo sguardo dai prati ai boschi, sicuramente il pensiero di chi lascia il testimone, dove andrà tutto quel passato, gli sarà balenato pesante e triste come un boccone amaro duro a mandar giù. Anche per lui, che i sacrifici certo mai lo hanno spaventato.

Un'occhiata furtiva alla stalla. L'unica vitellina nata era stata venduta. Lui, forse per pudore di non essere perfettamente in ordine, ha preferito non mostrarcela, nonostante una certa insistenza. Forse avrebbe voluto mostrare alla fotografia una gioia maggiore, d'altri tempi o comunque ancor vitale e speranzosa.
Non si poteva evitare cosa sarebbe stato di quel posto, una volta protetto dal provvido manto della Madonna Nera, dopo che a quelle poche vacche più nessuno avrebbe badato. Svenduto e il tutto liquidato e suddiviso tra i nipoti e parenti vari. Forse una seconda casa, più o meno di lusso. Per essere abitata qualche giorno all'anno. Per venire a prendere una boccata d'aria fresca e sfuggire alla calura estiva. Senza condividere più nulla del ventre oscuro e fertile della Montagna nera. Ritratta e pudica la Madonna Bruna andrà a dormire dentro la montagna. Chissà per quanto tempo...




Scendevamo un po silenziosi. Scherzavamo come per esorcizzare la paura. Di notte i margari, per farsi i dispetti, escono con della biacca e coi pennelli per dipingere i castagni dei confinanti e trasformarli in betulle. Ma a bruciarci dentro erano gli occhi del vecchio margaro che avevamo appena lasciato lassù, da solo, a poche centinaia di metri dal Tracciolino.
Poi Gigi dice: "quando vado a casa cambio l'immagine del blog". Così, tutto d'un punto. Qualcosa gli era balenato per la testa.
- "Cosa ci metti?"
- "Lo vedrai".
- "Un collage di tue belle foto?"
- "No, no, lo vedrai".
Non ci ha voluto anticipare nulla. Forse sentiva che le parole gli sarebbero uscite pesanti.
Poi vedo la sua esplosione dorata della fioritura primaverile. Avevamo e abbiamo bisogno tutti di quell'oro.
Me l'immagino, Gigi in certe cose è sempre di poche parole, ma mi pare di sentirlo: "Forza ragazzi, andiamo avanti lo stesso!".




1 commento:

  1. Franco, vedo con immenso piacere che il tuo vivere al Tracciolino ha acuito la tua sensibilità a 360 gradi.
    Hai capito perfettamente le intenzione dell'esplosione di giallo dei fiori fotografati.
    Aggiungerei "Forza ragazzi è arrivata la primavera è ora di godere di felicità, di voglia di vivere, di godere della natura che in questo e prossimo periodo, tanto ci offre per vivere di felicità.Poi tornerà l'utunno e l'inverno e torneremo a meditare...... adesso ........ vita.

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