sabato 12 gennaio 2013

"Qualcosa di bello è una gioia per sempre".


Può darsi che  l'illustratore e raffinato disegnatore Beardsley, quando affermava che 'l'Arte è difficile', volesse riferirsi ad una qualche forma di sfuggevolezza e precarietà del sentitmento estetico, per sua natura fragile e momentaneo. Platone usava dar più peso al suo ricordo che alla sua realtà. Eppure anche solo un ricordo di ciò che è accaduto dentro di noi tramite la presenza estetica della Trascendenza, quell'attimo eternizzante, è tutto quanto noi possiamo possedere. Soprattutto in tempi in cui questo verbo, possedere, sembra  assurto a dogma, questa goccia di Eterno ci è più che mai necessaria, insostituibile.
Detto con le celebri parole di John Keats:
 Una fontana inesauribile di una bevanda immortale
Si riversa su di noi dagli abissi del Cielo.

Se da una parte, dunque, 'Arte è difficile,  l'opera - che sia di artista o di artigiano pienamente consapevole delle ingannevoli seduzioni della serialità tecnologica della ri-produzione industriale - contiene abbondanti antidoti alla banalità ed alla ferialità della vità, ad un vivere quotidiano indegno dell'essere umano ridotto ad ente privo di qualità. Da un'altra parte, la quieta gioia del cuore emana dai versi di Keats: 
A thing of beauty is a joy for ever.

Senza scomodare le inutili angoscie per 'la perdita dell'Aura' di cui parla Walter Benjamin, forse perchè non ha mai mai sofferto un giorno di lavoro in un laboratorio, conforta il parere di Keats che tutto sia assolutamente e per sempre a portata di mano.





Nella nostra età oscura, una sottile polvere nera si deposita su ogni cosa che tocchiamo, ogni oggetto, utensile, prodotto. E non è la pesantezza del fare, No. E' una plumbea coltre che possiede il provvisorio maleficio di far apparire le cose prive della Luce della bellezza. Ma è solo un abile trucco con cui il Demiurgo ci inganna e ci vuole figli delle tenebre, piuttosto che figli della luce.
Questa coltre si chiama usura. Una ragnatela posta sul denaro che si fa pagare ma non conosce che sforzi ne sacrifici. Ragnatela che imprigiona e paralizza. Non centra nulla con le cose, ma cerca di inghiottirle e di impadronirsene, impadronirsi delle cose e dei suoi artefici.
L'usura è quindi non solo il nodo cruciale per comprendere la storia e le guerre, ma anche per sviscerare il cammino artistico dell'occidente: "Europe built her cathedrals during an age when usury was classed with the vices" [L'Europa costruì le sue catedrali in un'epoca in cui l'usura veniva messa tra i vizi] (1).


Passando dinanzi a queste icone di ceramica che ritraggono momenti della nostra vita in montagna, sul Tracciolino, non si pensa più agli esotici e costosi pigmenti, ai soldi impegnati nell'acquisto dei forni di cottura, ai costi dell'energia elettrica per azionarli, ci si può sentire sollevati da tutto ciò, liberati grazie alla dolce fatica dell'artigiano, cui dovrà in qualche modo essere espressa la gratitudine.



I prati verdi come gli sguardi degli animali, innocenti e puri, ricordano qualcosa di vero. Di autentico, di buono accaduto. Qualcosa che non potrà mai essere cancellato. Il gesto di porgere un pezzo di pane, un pezzo di fiducia che colloquia tra sempici, umili e fragili creature. Esseri effimeri che si incontrano per un attimo nel cielo notturno del buio. Cielo che metterebbe paura se non fosse per le stelle che lo trapuntano come in manto di una Dama.

L'arte 'da appendere' non sempre è un inutile non-sense. Non sempre è un oggetto d'arredo per una parete che appare spoglia. Per noi è un supporto che aiuta l'Idea, la meditazione. Un'icona, in altri termini. Un arredo dell'anima pià che il vezzo frivolo e vuoto di 'architettura per interni'. La nostra casa è diventata più bella dentro a noi stessi, più accogliente. Basta lanciar loro uno sguardo. Anzi, anche se volti le spalle a queste presenze ceramiche, sembra sentirle vivere alle nostre spalle. Presenze divenute compagni di vita. Devozioni.

Anche nei momenti più tristi, quando le fiamme più infernali divampano per i boschi lasciandosi dietro una scia di caliggine rovente che prende la gola e soffoca, quando le fiamme scacciano i sereni elfi che abitavano il bosco  verde e ombroso, quei colorati tratti di pennello dal disegno semplici come l'animo della gente di montagna sembrano restaurare la vita. Un sentire le cose tornare al loro giusto posto; un sentirsi di nuovo veramente a casa, nella nostra vera dimora, quella dello spirito, bello per sempre.




(1) Citaz. di E. Pound dall'intruduzione di A. Colombo "Pound radiscorsi", ediz, del Girasole, Ravenna 1998, pag. 23.


 

Nessun commento:

Posta un commento