mercoledì 15 maggio 2013

Il Gulag del debito e le sue catene.

"Erriamo non perché la verità sia difficile da vedere. Essa è visibile al colpo d’occhio. Erriamo perché la bugia è più confortevole". (Alexander Solzhenitsyn).
 
Avete notato la solerzia e la concordia all'unisono con cui i partiti dell'establishment PD+PDL hanno modificato la costituzione pur di incorporarvi il 'fiscal pakt', cioè una versione moderna dell'antica 'schiavitù perdebiti'? Per ogni altro motivo la modifica della Costituzione avrebbe comportato procedure faragginose, a dir poco. In questo caso sono stati rapidi, uniti e discreti. 
Le 'soluzioni'  scorciatoie purtroppo non sono praticabili; quelle proposte dalla politica, dibattiti televisivi e congressi e raduni partitici men che meno.
 Esiste tuttavia la strada per uscirne: si comincia col chiedere l'uscita dall'euro, dai suoi debiti elargita a coditte operazioni 'salva-Paesi', che creano catene che si vorrebbero indistruttibili con interessi inestinguibili, lmeno entrola logica del pagatore fedele,  scontro con FMI e BCE, libertà monetaria, una politica sovranista vera poi che fa tremare le vene ai polsi, ma da farsi. Ripudiare, o il semplice progetto di ridiscuterne le modalità, il ricatto del debito implica il problema di ricollocarsi nell'ambito delle strategie politiche internazionali. Lasciare i vecchi 'Alleati' - e quindi addio alle servitù militari del tipo 'Sigonella' - per crearci nuove alleanze indipendenti (Cina, Iran, Venezuela, Islanda, Russia, PIGS, ecc). Perchè la 'benzina al distributore' la devi avere. E commercio estero pure.
Occorre preparare il terreno per una nuova cultura politica identitaria nazionale comunitarista o sociale e superare tanti individualismi che ci sono stat imposti in questi decenni per comandarci meglio. Ruralismo e corporativismo, difesa nazionale, rilancio della committenza pubblica (non assistenzialismo ma operosa, per il bene comune). 
Ed infine essere ottimisti, non cedere alla disperazione per nessun motivo, e lottare, credere, organizzarci, impegnarci contro il nemico numero uno la finanza internazionale e i monopolisti dei mercati delle materie prime, denaro compreso. La disperazione, come l'individualismo è frutto di una cultura che si è arresa, che ritiene non ne valga più la pena di opporsi, l'ineluttabilità dell'economia, del progresso, dei ricatti moralistici sull'indebitato, de-virilizzato, de-moralizzato, ludopatico, drogato da vari sistemi messi in campo.
 
Questa arida materia da prigionia, da gulag, da sindrone di imprigionamento rassegnato, visto con il più totle distacco dagli avvenimenti decisi altrove. Il sovranismo implica una forte decisione, incurante delle ritualità democratiche, boniste,  diritti umani, promiscuità multietniche, spacciate per opportunità, e formalismi paralizzanti, implica una disciplina viva di lotta, un kaempfende Wissenschaft, 'scienza, cultura e spirito in lotta'.
 
 
 
 

 

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