sabato 8 maggio 2010

Pellegrini e montagne...

Subito a valle, un laghetto, inabissato fra rupi immani, ci nasconde le acque sotto uno strato di ghiaccio che nessun sole riesce a sciogliere.
E' il Gaurikunda , il "lago sacro a Gauri" come lo chiamano gli Indiani: se è vero che sulla cima abita il sommo dio dell'olimpo indù, è naturale che qualche luogo sia pure consacrata alla ua fedele compagna... Ma i Tibetani lo chiamano Cagrò zimbù, "il bacino delle fate". E di fate il Lamaismo è pieno: ce ne sono a migliaia. Mentre per i non iniziati esse stanno a significare le diverse forze che reggono le vicende di questo mondo, ora propizie e ora insidiose, ora benevole ed ora insidiose, per coloro che non ignorano i segreti della mistica rendono più agevole il cammino della salvazione: esse sono energie spirituali che rendono più agevole il cammino della salvazione. Del resto i pellegrini vivono in um mondo fantastico: nelle rocce noi ammiriamo l'ardimento delle linee, il disegno delle strutture e il gioco inatteso dei colori; o se siamo geologi, vorremmo studiare la qualità delle pietre e il sovrapporsi dei loro strati, e leggere, nelle loro forme e disposizioni, la storia dei cataclismi che trassero dal caos questi giganti marmorei; ma i pellegrini pensano di vivere quasi in una proiezione terrena del cielo, o credono davvero, montando verso l'alto, di essere saliti, come per incantamento, in regioni non più umane. Sassi, dirupi e cime sono dimore degli dèi...

Rileggendo queste parole di Giuseppe Tucci, risalenti agli anni Trenta, quando la cultura accademica - sebbene non esente da contraddizioni, anche clamorose - non era ancora stata arruolata ai valori della cultura dei vincitori, alla cultura democratica si direbbe in sintesi, è difficile non sentirsi invasi da una sincera curiosità che va ben oltre i limiti dell'indagine "scientifica", dal gelido sguardo delle cosiddette "scienze sociali". La narrazione di Tucci è empatica, non finge una "osservazione partecipante", ingannevole e falsa poichè sottintende che la "partecipazione" al solo scopo di poter "osservare". Scienze per voyeurs accademici, portate in dote come bagaglio post-bellico, truppe da sbarco della cultura per rendere più completa per rendere più durevole e propizia l'americanizzazione delle menti. A scapito delle tradizioni europee.
Mi piacerebbe sapere quanti giovani oggi conoscono Giuseppe Tucci o qualcuna delle sue opere. Temo ben pochi: è lo scotoma, la censura, l'epurazione, un po' tutte queste cose insieme, della cultura del Ventennio, che va ben oltre quella prettamente fascista, strettamente politica. Anzi direi che con la politica avesse ben poco a che spartire.
La rievocazione dei pellegrini in cammino tra le aspre cime del Tibet, tra India e Cina, vale a dire tra spirito della Tradizione e ideologia della Rivoluzione, due dirimpettai che si giocano la scena della cultura contemporanea, è ricca di suggestioni. Tra tutte ne scelgo una.
L'immagine dei pellegrini, cercatori di verità, nè più nè meno di Tucci, provenienti dai climi caldi delle pianure indiane, i sadhu, i rinuncianti di tutte le fedi, che immaginiamo infreddoliti. Gli abiti consunti. Confidenti nel valore catartico dell'abluzione rituale con l'acqua, che spezzsano il ghiaccio pur di attingerla anche a temperature prossime allo zero e immergervisi. Acque solitarie di alta quota, fredde come lame di coltelli di acciaio sui corpi macilenti dei ricercatori di Dio. Risaliti dalle calde foreste subtropicali lussureggianti...terra di opulenza e di generosità. Come la catena delle Alpi, corona e chioma della nostra Patria si diceva una volta, si erge a fronte della grassa piana del fiume Po, terra ricca e lussureggiante, rurale e poi industriale ed ora in crisi mortale...
Non crediate che la foto che mi è balenata per la mente ritragga qualche angolo asiatico himalayano. No. E' il lago della Vecchia, bacino e culla del rio Cervo che scava l'omonima Valle, e la fotografia è dell'amico Gigi Ghiardo che, con Chiara Fiorina, è risalito al monte in cerca di vette di verità - lo testimonia il loro libro I Custodi dell'Acqua, Ediz. Lerro, 2009 - e, forse, con la segreta speranza di incontravi, lungo il cammino, gli occhi spiritati di qualche pellegrino con gli occhi pieni di cose che non si vedono...oppure che vedono i pellegrini allucinati e visionari, assetati di presenze trascendenti...e anche i fotografi curiosi e impertinenti...
Che ci facciamo anche noi qui, sul Tracciolino? Terra in quota, avara di frutti, fredda per otto o nove mesi l'anno, dura, severa e inospitale...ma frequentata, oh! si molto frequentata, da spiriti assetati di acque pure e purificatrici, scrutatori dell'Invisibile! L'acqua scende verso le Grandi Valli, gli spiriti risalgono alla ricerca delle orgini, delle fonti, dell'Uno da cui tutto nasce e diviene... Ma le masse idolatre scelgono la Pianura...

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