lunedì 21 marzo 2011

La luce di San Giuseppe, nel giorno di sabato 19 marzo 2011.





Sabato si ricordava San Giuseppe. Non sempre semplice depurare la sua immagine dalle contaminazioni moderne che ne hanno deformato l'immagine. Destino ingrato che condivide, ad esempio, con San Valentino. Quanto a San Francesco, patrono d'Italia, si è giunti ad abolirne la festività; forse non aveva il sostegno dell'industria dolciaria.
Il punto dolente per San Giuseppe è la sua antica connessione con la paternità. Figura ampiamente svalutata e sbiadita in un'epoca di vociante emancipazione femminile.


Non vogliamo certo favorire la già fiorente, nonché blasfema e dissacratoria, notorietà che ha circondato il Santo, visto quel "putativo" e quel matrimonio con Maria, che meriterebbe ben altra considerazione. Tempi duri, anzi durissimi, per chi la Tradizione cristiana ha deputato a patrono della famiglia, protettore della Chiesa universale, dei falegnami, degli artigiani, dei lavoratori in genere, ed infine è invocato dai moribondi per una buona morte.
Difficile mettere insieme una schiera di obiettivi sventurati più colpiti dalla malasorte del mondo moderno.
Abbiamo altri ricordi, meno ecclesiologici ma più decisivi.
Un sogno, tanti anni fa, ma mai dimenticato, me lo ha reso caro, indimenticabile.
Mi avvicinavo ad un giovinetto vestito di una lunga veste bianca immacolata. Emanava luce, benchè fosse ancora adolescente; mi trovavo lì per ricevere una specie di giudizio, forse solo un responso. Ero come morto, ma di una morte provvisoria, che però avrebbe anche potuto divenire definitiva. La Sua età era come bilanciata dal Santo padre putativo, che fermo da dietro gli poggiava la sua mano sulla spalla, quasi un'energia di giutizia infallibile dovesse uscire da quelle mani fatte belle, giuste, sante, o 'solo' paterne dal lavoro quotidiano. "L'elogio della mano" di Focillon vede bene la potenza di questa semplicità nei lavori dei maestri romanici e gotici, che dal medioevo non smettono ancora di interrogarci.
Mi presento. Il Ragazzo si concentra sul mio nome, se lo fa rimbalzare nella Sua testa. Quasi se sfogliasse un brogliaccio che teneva in mente. Per me furono attimi infiniti di sofferenza, di attesa interminabile: forse non c'ero scritto su quello speciale libro. Era come il Libro della Vita, vi erano iscritti coloro che in qualche misura avevano partecipato al Vivente. Sarebbe stato come se fossi vissuto invano.
L'ansia e l'apprensione si fa dolore, acuto, insopportabile. Lacerante. Al di là di ogni umana comprensione. Quando....tutto sembra precipitare in un insanabile, inaudito dolore, ecco che d'improvviso il divino Fanciullo si sofferma, sembra rifletta su uno spunto, un appiglio di memoria, un accenno, forse c'era un brandello di possibilità...per me era la vita vera, la speranza che il buio baratro, forse, non mi avrebbe inghiottito.
Ed infine...parole proferite con indicibile dolcezza suonano: ""Si...si, ma certo, ora mi ricordo di te!" e ripete il mio nome. Mi nomina. Un vero battesimo, senza immersione. Una gioia indescrivibile si sta impadronendo di me. Ero salvo. Iniziato, illuminato. I miei giorni non erano trascorsi invano. Avevo lasciato una traccia, sia pur minima a malapena percettibile, forse nel mondo che coincide con la memoria divina che tutto registra, cui nulla sfugge, non una pagliuzza di bene. Sul male finge di dimenticarsene, e gli uomini la chiamano misericordia.
San Giuseppe, alle sue spalle, era tutore e garante, padre non-padre di quel figlio che non era un figlio, che però avrà educato nella sua bottega. E come?
Non si sa. Possiamo supporre, alla fatica, alla forza, alla tenacia, a chiedere da sè il meglio, la perfezione, a non essere avido, a servire più che a comandare, leale, sincero, nei lavori che gli venivano commissionati. I materiali non falsi, gli utensili non sbrigativi, la procedura non approssimativa, mai! Un odio giurato per l'ozio. Che non è solo svelamento dell'inganno del "dolce far niente", è soprattutto maledizione per la mala azione. Spreco della preziosa occasione che Dio continuamente ci offre di recte agere, un agere che suona come un agro-coltura dell'anima. Un'offerta troppo spesso non riconosciuta, non raccolta.

Un caro e giovane amico sale da noi tra i boschi e i prati del Tracciolino. Un caso che sia il giorno di San Giuseppe? Ma neanche a provarci per ipotesi. Il caso è per gli sciocchi.

Disponiamo la recinzione elettrificata per il gregge, affinchè possa lasciare gli animali liberi di pascolare e noi liberi, volendo, di poterci dedicare ad altro.


Una luce spirituale ci fa subito capire che il lavoro è ben fatto, che funziona. Quello che ci si attendeva, solo come mera aspettativa astratta, era diventata realtà. Era entrato nel mondo delle cose manifeste una goccia di bellezza. Forse era la luce di San Giuseppe.

Ci siamo seduti noi di qua e le capre di là, in un equilibrio assai poco terreno. Uno di quei rari attimi in cui viene spontaneo interrogarsi da dove provenga tanta dolcezza.

Allora una domanda percorre i cuori. Gli occhi si incrociano pudichi, increduli, quasi che potessero per un eccesso di esteriorità visibile, rompere quell'incantesimo.
Perchè non rendere partecipi altre persone sensibili più alle visioni notturne dell'anima, quando è assente o compromessa l'azione razionale normale della mente, che a Freud. A chi ancora crede che l'uomo non sia condannato alla sua crudele malattia dell'anima che è la solitudine cosmica cui la scienza fatalmente lo conduce. A chi crede che "il baconiano scire est posse [conoscere è potere] è la mostruosa involuzione di una verità tradizionale autentica... [che] tende a superare la condizione umana redimendo l'uomo dalla sua umanità". A chi ha anche un dubbio che l'umanità moderna stia scambiando l'illusione caduca con il Permanente, e cieco d'orgoglio non voglia ammettere che quel scire est posse, quella potenza che gli viene dalla scienza, altro non è che "una barbarie organizzata"(G. De Giorgio).

Perchè non aprire a chi lo desidera l'impegno di un cammino? Semplice ma serio. Perchè non fare del Tracciolino un luogo in cui s'appunta la speranza? Offrire un po' del proprio tempo e un po' della propria sapienza, umiltà, benevolenza, amore, gentilezza, per metterlo in comune, poterlo condividere? Almeno provarci? Perchè non mettere tutti un piccolo mattone che possa contribuire ad erigere la gioia di vivere, l'orgoglio di esserci-nel-mondo e, per quel che si può, sfuggire alla rassegnazione di essere quella cosa che finiamo inevitabilmente di pensare che siamo anche se non ci sentimo bene in quel vestito stretto?


Perchè non farci muro solido e solidale, con gesto piccolo ma concreto, contro l'interminabili carambole di Torri babeliche a cui forzosamente ci arruolano il corpo, ma forse non l'anima?

Coagulare gli Spiriti è sinceramente l'opera alchemica più difficile. E' l'Opera, per antonomasia. Mettiamo insieme pochi spiccioli e compriamo una "Capra comune della Speranza". Magari domani ci darà del buon latte, sano e disintossicante, per lo Spirito, la mente ed il corpo. Oppure, potrebbe esserci chi vuol vedere se ce la fa a far crescere patate, cavoli, o pomodori o zucchine, senza usare veleni chimici. Qui ci sono orti per la Speranza!
Ma anche solo per stare insieme un pomeriggio a goderci la frescura montana, in buona compagnia a parlare del Tempo del Sogno, anche solo a re-imparare a parlare con un alfabeto e una lingua cui ormai siamo disabituati.
Qui abbiamo una sorgente di acqua pura e fresca che toccherebbe il cuore anche al Fratello di "Sorella Acqua". Quando ci siamo stabiliti qui, portandoci appresso ancora troppe paranoie, preferivamo l'acqua minerale 'naturale', e guardavamo con sospetto quella che sgorgava dalle viscere della terra. Ci abbiamo provato, ora beviamo solo quella, fluisce fresca tutto l'anno e nessuno (per ora) ci manda la 'civile e giusta' bolletta per un servizio (sic!).
Questi sono pensieri che lanciamo nell'aria, il vento spargerà il mantra.
Se passate di qui, provate a fermarvi, siete invitati. Perchè nella vita, almeno una volta, "bisogna fermarsi" (ananche sténai) diceva Parmenide.
Provarci ci renderà più felici.



Se non mi giudicaste presuntuoso, ci verrebbe da aggiungere anche: "Parola di San Giuseppe!" Riformulazione del Grande Artigiano del mondo che dovrà venire!





2 commenti:

  1. Vincenzo A.: Caro Franco, questo luogo che non ho mai visitato, il Tracciolino, è già un pò Casa mia, vi faccio ritorno spesso utilizzando questo strumento elettronico che ha il pregio di unirci in una comunione autentica di condivisione e di Speranza. La vostra Speranza è anche la mia Speranza, spero che riusciremo ad incontrarci, siamo già uniti nella condivisione dell' orgoglio di stare al mondo liberi dalle catene del materialismo imperante.
    Grazie per le tue splendide parole ed il tuo sguardo serafico sulla Vita. A presto.

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  2. Siamo onorati che tu possa sentirti ddi casa qui al Trcciolino.
    E' per noi lusinghiero sapere di contare su di un lettore di qualità.
    I tempi sembra accelerare la fase ciclica che tiamo attraversando, e prevedibilmente, tra le cose nefaste che purtroppo accadranno, ed in parte accadono (guerre, radiazioni e invasioni), dobbiamo anche registrare una certa spinta "a coagularsi" delle forze spirituali più sensibili.
    Tale azione credo proprio sia da intendersi in senso non profano, e quindi lungi da atti programmabili o addirittura organizzati dalle facoltà inferiori dell'essere umano.
    Avrà pittosto il senso di una "chiamata" superiore, e potrà solo a quel punto compieri con la medesima determinazione con cui ci appare il destino.
    Il tuo esserCi, qui tra noi, è già un fatto di codesta natura.
    A presto, con affetto,
    Franco.

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