martedì 30 agosto 2011

Tra le osservazioni sviluppate da Don C. Nitorglia, che abbiamo riportato in precedenza, mi si è subito evidenziata la seguente:

Il fatto che ci si serva di islamisti radicali contro regimi baathisti nazional-popolari significa che il nemico del teoconservatorismo israelo-americano non è l’islam teologico, ma il mondo arabo non ancora corrotto dai principi della Rivoluzione inglese (1642), americana (1776) e francese (1789).


Essa sembra avere quella chiarezza e sinteticità necessaria a raggiungere una notevole profondità di comprensione.
Innanzi tutto, pur rimanendo in un ambito di un discorso politico e militare, presenta un potenziale di comprensione che si dilata al di là dei 'tempi storici'. Giacchè prende in considerazione tre eventi 'rivoluzionari' che, secondo il nostro autore, con tutta evidenza, sono stati in grado di incidere profondamente sugli eventi contemporanei in discussione, fino trasfigurarne il significato, diciamo così diacronico degli sviluppi storici.
Se vengono usati eventi storici avvenuti secoli prima per rendere conto di una situazione attuale, non è solo questione di dilatazione del tempo o di profondità o di prospettiva. Occorre necessariamente rilevare che l'elemento 'tempo', come quello di 'spazio', sembra dotato di una dimensione parallela a quella rigidamente cronicistica. Il fluire del tempo, quantificabile secondo le misure empiriche e materiali contenute nei secoli, nei decenni, nell'anno, nei giorni, perfino nei minuti, e così via. Improvvisamente un evento inserito in questa narrazione si si riconfigura entro una nuova ed inattesa dimensione simbolica, dotata di un'apparente vita a sé stante, una simbolizzazione completamente diversa.
L'uno vede il sanguirario terrorista, lo mette a fuoco (a volte anche troppo), lo indicaa come bersaglio, avversario da abbattere, il male ecc. E ciò, comprensibilmente, accredita una visione all'interno della quale comprendere asserzioni e azioni. L'altro evidenzia, gli elementi più resistenti al tempo empirico e contingente, le permanenze. In questo caso, il tempo lungo rimarcando la resistenza o impermeabilità di certi atteggimenti agli attacchi o spinte rivoluzionarie, finisce per disegnare uno scenario aalquanto divero. Quello di non aver subito tali influenze, nocive o meno, e perciòstesso esseri ora resi meritevoli di azioni storiche brevi, accellerate, rapide, a supplire i tentativi storici in precedenza faliti, o non andati completamente a buon fine, secondo gli intendimenti dei loro promotori.

Questo nuovo significato dice, in pratica, una narrazione completamente diversa.

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