martedì 22 maggio 2012

'Arnèis', utensili anamnestici dell'Anima.


Un operaio fermo riflette sul senso del suo operato. Alla ricerca del movente primo del suo agire e del suo essere. Si interroga su di sè, se le sue fatiche, che gli consumano le mani come la schiena, ne valgano la pena. A che pro i suoi strumenti fedeli? Amici complici, sicuri, affidabili. Altre voltre volte da ritoccare affinche meglio compiacciano la mano.

Qual'è il peso maggiore da reggere, la fatica o il rischio che il suo 'passare orma non lascia'?
Per le ricompense economiche? Morali? Paghe effimere, certo doveroso prendersi cura del nostro essere fisico. Compiacersi di piccole, meschine vanità, effimere e inconsistenti soffisfazioni?

Oggi sembra uscire il Sole... ci porta linfa. Non reca con sè solo la sua 'alta Significazione', ma ci rende partecipe dell'Essenza divina, ne siamo parte, al di là del dualismo, materiale e/o spirituale, entro cui cerchiamo il senso del nostro operare. I due volti dell'utile. Mentre l'azione acquista un vero senso quando cessa di nutrirsi di dualità, per recuperare quell'anamnesi divina il risveglio iniziatico dal torpore.

"Gli utensili, - scrive Guido de Giorgio - gli oggetti dell'uso più comune, non sono stati creati per la soddisfazione dei nostri bisogni, ma unicamente per esprimere i rapporti analogici tra la parvenza e la realtà, tra ciò che appare e ciò che è, tra il mondo e Dio" (La Tradizione romana, ed. Mediterranee, pag. 147). La gelida lama della mentalità moderna, ispirata alla formula marxiana, li chiama "mezzi sociali di produzione" ed infine "merci per la produzione di merci". Parole del tenebroso Demiurgo.

Parole che bisbigliano nei fragili cuori umani l'ombra. Come ci ricorda il poeta Pound, un peccato del mondo priva gli operarii dei suoi utensili l'utensili anamnestici:
.....
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio
CON USURA
la lana non giunge al mercato
e le pecore non rendono 




Nella 'vita semplice', ma non disarmata dell'intelletto, è nascosta la risposta. Non sarà la risposta che i fallimentari modelli economico-finanziari ci propongono. Ma forse proprio per questo, quella giusta.





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