domenica 6 maggio 2012

Eroi?





Così scriveva Giuseppe Verdi il 16 giugno 1867:
 


"Cosa faranno i nostri uomini di Stato? Coglionerie sopra coglionerie! Ci vuol altro che mettere delle imposte sul sale e sul macinato e rendere ancora più misera la condizione dei poveri. Quando i contadini non potranno più lavorare ed i padroni dei fondi non potranno, per troppe imposte, far lavorare, allora moriremo tutti di fame. Cosa singolare! Quando l’Italia era divisa in piccoli Stati, le finanze di tutti erano fiorenti! Ora che siamo tutti uniti, siamo rovinati"
Come si suol dire, 'si facevano i conti senza l'oste!' Chi è l'oste?
 
Giuseppe Verdi: furioso con Quintino Sella
Considerazioni di straordinaria attualità, quelle di Verdi, alla luce non solo della recente ondata di suicidi dovuti alle politiche governative ma anche all’analogia, già riscontrata nel 2011 di fronte alla prime mosse del governo in carica, tra Mario Monti e Quintino Sella!

Giuseppe Garibaldi: deluso dalla conquista del Sud


Nel 1868, lo stesso Garibaldi, in una lettera a Adelaide Cairoli, si era già espresso nel modo seguente:


"Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò, non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio".

Vedasi: http://andreacarancini.blogspot.it/2012/05/gli-eroi-del-risorgimento-contro-il.html

Quanto a Mazzini, considerando che non si accontentò di operare per l'unità d'Italia ma vedeva quest'azione politica in un più ampio disegno di unità dell'Europa, e tenendo conto di come la sua realizzazione abbia condotto al quel mostruoso apparato burocratico-finanziario alle dipendenze del nuovo ordine mondiale, non si può non considerare quanto fosse lungimirante il Papa che lo definì "agente di Satana".
Il tempo di crisi sollecita ripensamenti. Non ci si faccia sviare da finti eroi che si profondono in finte autocritiche.


L'auspicio è che siano profondi, radicali e coraggiosi. Si evitino ideologismi, e non ci si accontenti di rattoppi storiografici, al fine di salvaguardare, alla fine dei conti, la concezione profana soggiacente. 

L'auspicio è che una ripresa cosciente e determinata di un fronte della Tradizione possa ricomporsi all'interno dei popoli d'Europa, che mai hanno vissuto per la realizzazione di fini materialistici, se non, sistematicamente, a partire almeno da un certo momento del Medio Evo, e rivolga il suo sguardo alla rivivificazione delle dottrine metafisiche e sapienziali che sempre li hanno nutriti e da cui si sono di fatto sostanzialmente discostati.



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