venerdì 14 settembre 2012

L'Amore per un sogno antico.




Il volto fiero del poeta braccato. Aveva osato, in epoca moderna, ciò che per un intellettuale medioevale sarebbe stato scontato fare, naturale, ovvio: criticare il sistema usurocratico.
Pratica 'diabolica', quella dell'usura, del prestito a interessi (fissi, variabili o dietro pegno), così si esprime il Corano. A ragione lo paragona al cannibalismo. Contro natura per Dante, accostata alla sodomia. Per secoli, il Cristianesimo cercò di porre argine al fenomeno. Esaltò la Povertà, anche se nella fattispecie, la Navicula Petri impietosamente andò a sbattere contro questo scoglio esiziale. Si inventò i Monti di Pietà, vi scagliò contro Santi, Predicatori e Padri della Chiesa. Istituì il Ghetto, a circoscrivere il contagio.
La tradizione ebraica lo proibisce se praticato tra ebrei, ma lo consente se ad indebitarsi è un goym, un gentile. Può darsi che l'universalismo cristiano sia una forma primitiva di ciò che viene chiamato oggi 'mondializzazione', ma ci rese immune da simili barbarie entro la famiglia umana. Forse ne avremmo avuto ripugnanza a prescindere.



Spirito nato lontano dall'Italia, vi si stabilì nel 1924. Migrò come un uccello al suo nido, verso il suo amato golfo del Tigullio. Aveva 39 anni. Amava troppo la poesia cortese. Detestava l'assordante civiltà delle macchine. Lontana dalle cose celesti.
Vi lasciò il seme dell'amara sconfitta che sembra quasi essere aleggiato e respirato da Montale, anni dopo. Amò questo paese che in altre epoche aveva dato molto al mondo ed all'Occidente in particolare. In quegli anni sognava la grandezza antica. Perseguì quel sogno di rinnovamento contro la modernità non solo a parole.
Molti lo vorrebbero, ancora oggi, un innovatore del linguaggio poetico e basta. Un po' come Céline, che ammirava. Ma aveva la passione che gli ardeva dentro il cuore.
Forse, anzi, sicuramente vi è anche questo. Il novatore letterario. Ma vi è molto altro. 
Seguì, dopo il tradimento dell'8 settembre, la sua lotta. Aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Fu onorato di battersi da 'repubblichino' - come sprezzantemente ancora oggi vengono definiti coloro che scelsero di riscattare l'onore della Patria, così vilmente ferito, dagli storici embedded - per il suo paese elettivo, che amava più di molti altri italiani.
L'ideale emerge con un'evidenza abbacinante, come cosa certa, come un'epifania del sacro, nel momento in cui non conviene più perseguirlo, o non vi sono più 'ragioni' utilitaristiche dietro le quinte. Questa Patria era amata da Pound per lo meno quanto quella in cui era nato. Culla della democrazia moderna, che si mostrò così matrigna, almeno il suo establishment, da condannarlo al manicomio criminale dal 1945 al 1958 reo di aver fattivamente collaborato col 'nemico'. Aveva dato la sua anima appassionata e la voce ai microfoni dell' EIAR, l'antenata della RAI. Per due anni, due volte la settimana, dal 1941 al 1943, tuonava i suoi pensieri forti come strali, alti come aquile, solidi come la roccia, rivolti alle forze alleate anglofone. Soprattutto americane. Difese l'Italia, difese l'Europa, difese le cose che amava. Fatto imperdonabile. Così singolare, così fuori dal coro. Tant'è che i suoi detrattori lo trattano da 'eccentrico'. I suoi occhi guardavano solo il suo cuore; l'Amore della sua Vita Nova. Solo questo! Solo?
Ancora oggi temibili quei discorsi, perchè troppo sinceri ed onesti. Si rivolge a tutti i radioascoltatori, non più dalle isolate cime dei suoi Cantos, ma da un microfono. Le sue parole gli verranno rinfacciate dal tribunale militare di guerra come tante 'prove'. Sono le registrazioni effettuate dalla base inglese di Malta. Riscoperte, è materiale che scotta ancora oggi, a distanza di tanto tempo. Nessuna edizione integrale di questi suoi discorsi, nessuna casa editrice italiana mostra la dignità dell'onore, di restituirgli, almeno da morto, un briciolo di riconoscenza. Occorre depurarlo, addomesticarlo, interpretarlo, giustificarlo attraverso selezioni e esegesi opportune. Delle trasmissioni radiofoniche effettuate dopo il 1943 dalla sede di Milano non resta traccia. Distrutte, si pensa.
Come i grandi non smette di far discutere, di inquietare le coscienze  dei dormienti e dei venduti. La vicenda della sua damnatio memoriae lo insegue anche nell'oltre tomba. Cosa di cui, suppongo, andrà fiero e lo divertirà.

Diceva: "Le guerre vengono scatenate per indebitare. La nostra guerra civile [quella americana] era collegata al debito. Christopher Hollis lo sa, leggete il suo libro, Two Nations,  che parla dei debiti del Sud verso la città di New York. La Grecia [incredibile, ancora la Grecia!]  spende il 54 per ento della sua ricchezza per pagare gli interessi sul debito. Fino a quando non saprete chi ha prestato che cosa a chi, non potrete mai capire nulla della politica, della storia, delle truffe internazionali. E' da vent'anni che mi occupo di queste cose, ma non mi leggerete. Le giovani generazioni non leggeranno dopo essere state messe a ferro e fuoco e seppellite da tonnellate di bombe. Potrebbe essere la vostra ultima possibilità."

Oggigiorno, i prestiti - che se visti dall'altra parte non sono che debiti - oltre che personali, famigliari o delle imprese, sono soprattutto degli Stati e delle Banche. Vanno alla grande. Imperversano. Tutti sono pronti ad offrire soldi in prestito, persino lo Stato. Arrivano messaggi in tal senso nella cassetta della posta o via sms sui telefoni cellulari. L'insolvenza un ricatto quotidiano. Vogliamo capire se è "la nostra ultima possibilità"?

Nessun commento:

Posta un commento