sabato 29 settembre 2012

Mondi Paralleli





Lo spunto nasce da un viaggio recente in Francia, Arlanc, in alta Loira.
Il motivo del viaggio è totalmente irrazionale, immateriale, un po' di sana compagnia e trovare più funghi possibile.
Lo so, può sembrare assurdo fare più di 500 km per cercare i funghi ma è una sorta di rito che si ripete da anni e io per la prima volta sono riuscito a parteciparvi.
L'invito è di un caro amico, una persona che stimo e senza sapere neanche bene i programmi mi sono aggregato.
In tutto siamo in cinque di diverse età e tutti con realtà quotidiane in qualche modo legate in gran parte alla vita moderna ma con quel sano desiderio di libertà che ci accompagna nelle scelte.
Arrivati sul posto siamo immediatamente partiti con la nostra battuta di caccia al porcino.
 L'organizzazione iniziale è notevole ma dopo pochi minuti siamo un branco sciolto, guidato dalle passioni e dai profumi, nulla ci guida se non l'istinto. Piove, il freddo taglia la faccia ma nulla ci ferma nella nostra impetuosa ricerca, sembriamo una truppa di alpini che cerca di stanare il nemico in terre sconosciute.
Nel bosco ci si muove lontani ma sempre a vista e se qualcuno manca ci si chiama, un appello costante perchè perdersi è un attimo e in queste situazioni capisci come la parola sia un dono, ma l'essenzialità e l'immediatezza di un verso, secco e deciso, porti gli altri a capire dove sei più facilmente e rapidamente, una sorta di emozione tribale e ancestrale emerge, siamo un branco unito da un obiettivo.
Dopo una giornata al freddo e il nostro bottino al sicuro ci siamo ritirati per un bagno e una doccia calda in un piccolo albergo del paese. L'accoglienza è ottima e il cibo ancor di più.
Dopo cena due passi per digerire in un paesino fantasma, case antiche, screpolate eppure sane, sagge.
Storia che emerge timida dagli angoli, dalle insegne dei vecchi negozi, dalle strade. Eppure i segni di contemporaneità non mancano, qualcosa non mi torna.
Passa qualche macchina ma tutto ha un sapore gotico e spettrale e un po' di malinconia cresce in me, un altro piccolo mondo abbandonato per i vizi moderni, per il caos, il delirio, le grandi città. Un pensiero va immediatamente alla mia casina sperduta nei boschi, circondata da pietre a forma di case, ma ormai solo pietre che testimoniano una vita antica, perduta.
E' tardi ed ora di dormire, un "fungiatt" (cercatore di funghi) si alza presto la mattina, è ora di andare a riposare.
All'alba ci svegliamo pronti per una nuova battuta di caccia e dopo colazione andiamo subito a comprare pane e formaggio per la giornata.
Ancora stordito di sonno uscendo dall'albergo si para davanti ai miei occhi uno spettacolo inatteso: le strade brulicano di persone, le vecchie insegne dei negozi prendono luce e colore mentre le serrande salgono, un fermento pazzesco, macchine, biciclette, persone!
Siamo in montagna lontani, lontanissimi da una città che possa offrire comodità o scomodità a seconda delle scuole di pensiero, ma non manca nulla e soprattutto non manca nessuno. Si vive di economia locale, pastorizia e agricoltura principalmente, piccole botteghe e tante persone che alle otto di mattina erano già pronte a mandare avanti quel piccolo eppur grande mondo.
Ho provato una tale gioia nel vedere una realtà così che ho avuto il sorriso stampato in faccia per tutto il giorno, ciò che sogno da qualche parte nel mondo esiste, non è una mia divagazione inutile, non è un sogno che non sta in equilibrio sui pilastri della realtà.
Neanche a farlo apposta qualche giorno prima ero stato un po' di tempo a guardare le gru che a Torino stanno incessantemente elevando il grattacielo progettato da Renzo Piano per la nuova sede di Banca Intesa San Paolo. Fiumi di cemento che scorrono e che snatureranno completamente un profilo assai caro ai torinesi con la loro mole, un mostro "parcheggiato" in doppia fila a ricordarci ogni istante, quasi non lo sapessimo, che mentre ci vengono richiesti sacrifici e viene criminalizzata sempre più la ricchezza per cui ormai bisogna vergognarsi a priori se si possiede qualcosa, c'è qualcuno che ci sbatte in faccia con disprezzo lo spreco e noi quasi come fosse un film in tv, sdegnati guardiamo e basta senza fare nulla e magari andando a metterci in fila per un iPhone nuovo.


1 commento:

  1. Complimenti Ale,
    bello l'elogio che fai del buon mondo antico, del paesino francese. Vivo nonostante di montagna. Ed è difficile a volte, a fronte di ecomostri come il grattacielo di Torino, non cadere nell'esterofilia. Scritto ben partecipazione!
    Doveroso rimarcare che il panorama delle città che ami e odi, Torino, verrà modificato. Misoneismo? No, conoscendoti. Il fatto è che queste modifiche avvengono non per opera di uomini operosi, virtuosi e saggi, ma di debosciati banchieri, abili solo nel gabbare il prossimo, come la committenza Intesa Banca San Paolo e colleghi vari. Ma anche la Mole antonelliana non era da meno.
    Nata come sinagoga nel 1860, pegno da pagare per il riscatto illuministico e risorgimentale della Casa Regnante, nella persona di Carlo Alberto. Monarchia rea di molte 'colpe antisemite', cioè debiti da ripianare..
    Poi passata di mano. Quando i costi assumevano l'aspetto di uno spreco, le casse comunali si sono mostrate generose 'comme Il faut', anzi 'comme Il Fiat', generosamente tenuta in piedi pro-Agnelli con soldi pubblici (nazionali, vorrei dire) per poi passare alla famiglia ebrea Elkann.
    Il paesaggio inevitabilmente si fa cupo, tetro. Speculativo, cinico, barbaro, brutale, disumano.
    Il paesaggio architettonico e umano ne risente: le travi di pietra antica diventano di cemento armato, e, come per coprirsi le vorgogne, vengono rivestite di finte pietre sintetiche e allucinate, che simulano senza essere. Bugiarde e false, inautentiche come ormai sono divenute le mani, una volta operose secondo virtù, che le posano.
    Siamo lontani mille miglia dall'incanto che hai saputo rievocare, da quella gioiosa operosità viva, a dimensione umana, di vita 'degna di esser visuta'. Grazie.

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