martedì 5 marzo 2013

Due righe di Guénon.

Due righe di Guénon:

"...a rigore, non esiste un ambito realmente profano, ma soltanto un punto di vista profano, il quale diventa di giorno in giorno sempre più invadente, fino ad inglobare, in definitiva, tutta quanta l'esistenza umana."*



Riflessione mattutina, antelucana, nel senso che precede l'apparire della luce. L'albeggiare ai suoi primissimi esordi. E' l'ora di una delle preghiere giornaliere, nella tradizione islamica: Ma se non andiamo errati anche nella pratica cristiana. Ormai decaduta nel mondo profano e secolarizzato, ma in vigore ancora in monasteri ed eremi.
E' l'oro del mattino, quello che salva la giornata, o ne predispone le condizioni migliori per salvarla.
In primo luogo, a proposito del profano, si deve continuamente riaffermare, o ricordare - verbo caro a Platone, anamnesi -  che "un ambito realmente profano" non esiste, e non potrebbe esistere. Si deve parlare solamente, circa qualcosa di esistente riguardo al profano, di "un punto di vista".
L'esistenza  possibile del profano sta dunque solo dentro un punto di vista umano. La sua dimora è il molteplice, il cangevole, impermanente, il precario e provvisorio essere, che il Corano definisce essere 'sempre in perdita'; si potrebbe pensare anche per questo motivo. Un'ombra. Ricordiamo, al proposito, il mito della caverna di platonica memoria.
La realtà è estranea al profano, non può esistere l'Essere in quanto essere tangibile, mutevole, nella spazio e nel tempo, diceva Parmenide. Il mio Regno non è di questo mondo. E, dunque, occorre ribadire che il Reale non coincida affattocon il manifesto, cioè l'insieme delle cose visibili, la limitata visione umana, poi umanistica, dell'empirico. Ciò che non si tocca, non si vede, non si ente, non ricade sotto i nostri sensi non esiste.
Quanto mai riscontrabile nei fatti, poi, la seconda parte del rilievo guénoniano in questione. Vale a dire il prevalere del punto di vista profando, poco a poco, è andatto affermandosi in tutti i campi, consolidando una realtà che col tempo ha acquisito un carattere dogmatico e indiscutibile, 'chiaro e distinto' fondante sulla sua autoevidenza.  La scienza, in particolare, ha svolto, e tuttora svolge, una funzione importante nella costruzione di un senso di 'vita ordinaria', profana ed esclusiva, grazie all'umanesimo, razionalismo, materialismo e, infine, il positivismo. 

La crisi del mondo moderno 

Sappiamo come anche la Chiesa,  cioè quel che resta del centro spirituale unico dell'Occidente, tema il conflitto tra fede e scienza, perennemente in atteggiamento di scuse dopo l'abiura galileana e il ricorso a roghi, ghetti e ipocrisie per appianare sue eventuale responsabilità. Avrebbero contraddetto palesemente la sua natura divina, sempre più costretta a misurarsi con il mondo temporale. Alti Prelati e Papi sono giunti al punto di considerare questo declino cosmico come un privilegio, un dono dello Spirito Santo.
Senza minimamente porre in discussione la funzione antimetafisica che la scienza svolge come attore principale. Ci sono fisici, matematici, astrofisici che si organizzano in comitati atei attivi in un campo non propriamente consueto per la ricerca scientifica. Questo a livello mentale, a livello più basso, la medicina svolge una funzione ancor più efficace nel 'convertire' alla mentalità moderna il mondo intero. E ciò grazie alla sua efficacia, alla sua forza persuasiva, nell'agire sulle forse più primitive e istintive dell'uomo, come la sopravvivenza e la lotta alle malattie. Le voci critiche che si levano, e non sono poche, che mette in discussione il processo tecnologico e scientifico, fino addirittura a ipotizzare scenari apocalittici di autodistruzione, in realtà non fanno altro che confermarne la forza, poichè se ne dimostra la capacità di affrontare liberamente le eventuali soluzioni alle contraddizioni che le vengono contestate.
Accomunate da un identico destino, legate per sempre come dalle origini, la scienza e la democrazia mostrano anche un carattere simile: non saranno perfette, ma sono gli unici strumenti di cui l'uomo moderno sembra possa dotarsi.
La perdita del senso ciclico ben noto a qualsiasi società tradizionale, a favore di una visione lineare progressista, tocca tutti i campi, con analoge conseguenze di dissolvimento, di annichilimento.
Non fa eccezione l'economia, divenuta oggi grazie ai puntelli sensisti e materialisti, in cui il denaro dopo aver perso le 'tutele' spirituali in cui godeva in passato, visibili ancora oggi nella forte presenza del simbolismo sacro impresse sull monete, si vede ora totalmente sparire dalla circolazione, riducendosi al nulla, cioè alla pura quantità, una sotto-vita, e una non realtà.

E' incredibile pensare a quante osservazioni possano scaturire da due righe. Ma che senso di sollievo, inusuale e ironico, pensare che ci si preoccupa tanto per ciò che non esiste!





* "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi",ed. Adelphi, Milano 1982, pag. 102.






Nessun commento:

Posta un commento