mercoledì 8 maggio 2013

Nobiltà e aristocrazia.



"E' universalmente riconosciuto che il benessere ed il progresso, sia fisico che morale, di un popolo sono intimamente legati alla saldezza della sua nobiltà. Un'aristocrazia sana è in grado di condurre un popolo al più alto fiorire dello Stato e dei costumi, ma l'avvenire di un popolo è condannato dal momento in cui si trova nelle mani di una classe dirigente agonizzante, a meno che questo popolo non riesca in tempo utile a trovare in se stesso un nuovo ceppo di dirigenti."



Nobiltà salda e aristocrazia sana vengono coltivate nelle "famiglie di valore riconosciuto, senza alcun privilegio particolare che le differenzi dalle altre famiglie della comunità popolare" (W. Darré, La nuova Nobiltà..., Milano 2010, p. 23 e 25).

In sintesi, questa sembra la ragione, materiale e morale, per cui la famiglia è sotto attacco da decenni da parte di coloro che da tale attività traggono profitto.

Il primo passo? Liberarci dal condizionamento di mentalità che i concetti di 'nobiltà' ed 'aristocrazia' abbiano a che vedere, se non per ragioni fortuite, con ragioni di censo, di classe o privilegi. Aggredire cioè quel risentimento tanto profondamento radicato nell'invidia coltivata delle rivalità intrasociale, tutto ciò che impedisce di pensarsi come comunità.

  







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