domenica 28 febbraio 2010

Panoramiche e Tracciolini...

Dal Tracciolino, in una di queste giornate, in cui si alternano neve e sole, nubi e squarci di di sereno, ecco apparire inatteso un squarcio panoramico, una di quelle visioni cui sono abituati coloro che frequentano la montagna. Lo sanno beneGiustifica i camminatori solitari che le prospettive cangiano incessantemente. Anche dopo pochi passi ci si può trovare di fronte ad una visione nuova.
Gli alberi spogli lasciano intravedere la 'bassa', appena al di là della Serra, il lago di Viverone e oltre ancora la pianura purificata dal candido manto nevoso. Non si notano più i segni dell'affaccendamento umano. Capannoni industriali, strade di tutte le dimensioni, niente. Persino le case sembrano attenuare la loro presenza. La neve ha operato una catarsi. L'inquinamento stesso, che dall'alto ci appare come un mare brumoso, molecole malate pesanti di minacce per la salute di chi vive sul fondo di quel mare, sembra aver concesso una tregua.
Una sorta di Tregua di Dio, come si usava in altri tempi, quando le bellicosità venivano sospese (e non poste termine) per ragioni di Ordine Superiore, cioè trascendenti. In questo caso, la neve che ci ricorda che è sempre possibile tornare ad una pagina bianca e riscrivere il Tutto daccapo.

Ma questo, si dirà, è qualcosa che da sempre si verifica. Dove sta la novità? Ebbene, guardate con attenzione, dal mare bianco emergono due puntini scuri. Il mare bianco della bruma non è riuscito a imbiancarlo. L'hanno vinta loro. Per loro non c'è catarsi, possibilità di redenzione che tenga. Svolgono giustamente una funzione (nigra sum ricordate?) che deve essere adempiuta. Una nigredo che trafigge l'albedo. Un indomito prodotto umano, più pertinace e prepotente di ogni altro: sono le Torri nemiche, residenza del Male, secrezione maligna che si ammanta di progresso e mette un'ipoteca sul nostro futuro per millenni a venire...sono le ciminiere della centrale tremonucleare di Trino Vercelese. Tornata tristemente d'attualità.
Guastafeste queste Torri per chi vien quassù per godersi un panorama unico! Un po' di aria buona. Il fresco dei monti, quando giù è calura oppprimente. Invece ecco il Memento mori nascosto trale pieghe della boria tecnologica. Cerchiamo di allontanarcene, e ce lo ritroviamo anche qui. La nube nera ci segue. Qui, sulla Panoramica, non sul Tracciolino. La differenza è chiara.
Chi sa che non ci si può allontanare da ciò che si porta dentro, questi può percorrere la salita al Tracciolino. Gli altri fuggono in un disperato tentativo di lasciarsi indietro la contaminazione che erroneamente si crede non ci appartenga. E difatti, presto o tardi, torna a riaffacciarsi alla nostra coscienza. L'incubo si ripresenta. E' il sapore angoscioso della modernità. Sono gli scienzati stessi che ci prospettano continuamente, a volte senza neppure accorgersene, che non avremo futuro. Non si può chiudere fuori ciò che sta in casa nostra...tanti thrillers sfruttano questo seduceente equivoco.

Allora traghettiamo dalle 'Panoramiche' al Tracciolino! Si può! E non c'è altra strada per le nostre malattie morali, sociali, economiche, politiche ed anche ambientali.

Descrive bene questa situazione una litografia di Eric Gill, artista artigiano inglese dei primi decenni del Novecento. Non la voglio commentare oltre il minimo necessario, mi sembra di togliervi il gusto di osservarla nei suoi particolari. Non è una rivisitazione del più noto San Cristoforo. Richiama la simbologia delle due rive unite dal Pontefice, Pontifex, costruttore di ponti tra la Terra e il Cielo. Titolo di sommo sacerdote conferito alla Maestà Imperiale. Da una parte, le ciminiere industriali, luogo dell'abominio e teatro della corruzione dell'ora et labora, dall'altra l'Hortus conclusus, inquinamento e Spirito Santo.
Il Giardino o Roseto è la dimora divina, Cittadella turrita perchè va conquistata col percorso tortuoso del Tracciolino, e noi in cammino, sempre, carichi della Parola riportata nel cartiglio, un viatico, non molto leggibile: "Tu mi hai fatto"! Il sottinteso è: "E a Te ritorno"!

Da non dimenticare mai, neppure per un attimo.

2 commenti:

  1. Salire al Tracciolino è come lasciarsi alle spalle il campo di battaglia, all'orizzonte e anche tristemente più vicino si scorgono i resti dello scontro, i cadaveri ammassati e le spoglie del nemico vinto o forse che si finge solamente morto perchè quelle due torri che la coltre nevosa non ha saputo nascondere sono il simbolo della battaglia, il "progresso" ci ha dato l'illusione di aver sconfitto quel nemico e ora, epoca di decadenza totale, qualcuno accenna ad un fluido letale, un siero che potrebbe ridare vita a quel mostro.
    Meditare adagiati sulla schiena del Tracciolino mi permette di riscaldare l'anima in genere ma, a scrutare bene la carcassa, mi terrorizza l'idea di non essere lontano abbastanza neanche qui e mi conforta solo l'idea di essere più vicino a qualcos'altro...all'impercettibile, al senso della vita, di una vita vera, vissuta come tale.
    A.Boggio

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  2. Ben detto Ale!
    Si è vero, a volte 'atterrisce', "terrorizza l'idea di non essere lontano abbastanza" (terrore-terreno...). La Cittadella-Roseto precisiamo che non è un arroccamento difensivo,lo è anche, ma non solo. Gli spiriti anti-moderni, ovunque nel mondo, intrecciano una fune resistente, un Cordone Dorato che dota di rinnovate energie gli eroici combattenti, o almeno quelli che ci provano...impavidi affrontiamo terreni di battaglia senza scoramenti, non siamo mai soli e ci attendono le Sacre promesse. Ponti e arcobaleni ci collegano, terra al cielo, il caduco all'imperituro.
    Vediamoci su questo Telaio per lavorare su trame e orditi tessuti e velli che vesiranno gli uomini contro il Tempo.
    Vediamoci noi cospiratori del Tracciolino!
    Franco.

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