martedì 1 maggio 2012

Fra tragico e frivolo.

«Il divorzio è un flagello»: qualcuno lo dice. Nella protestante Londra.
 
«Oggi avere il divorzio è più facile che ottenere la patente». La frase l’ha pronunciata un importante esponente dell’alta magistratura, Sir Paul Coleridge, giudice della Corte Suprema: «La rottura del matrimonio e delle famiglie è uno dei flagelli più distruttivi del nostro tempo. Da anni ormai cerco di sollevare il problema dovunque mi capiti di parlare in pubblico sull’argomento. Ora sono convinto che è venuto il momento di non parlare soltanto, ma di agire».

Uscita del tutto insolita per un magistrato del suo livello. E ancor più, il fatto che Sir Coleridge, 62 anni, sposato da 40, tre figli e 5 nipoti, abbia fondato la Mariage Foundation, un’istituzione indipendente che si propone di ristabilire il matrimonio come «il tallone aureo delle relazioni fra uomo e donna».
La questione è seria, serissima. Costituisce uno degli aspetti imprescindibili del declino dell'occidente. La questione è evidentemente connessa alla 'liberazione sessuale', alle promiscuità omosessuali in via, più o meno in diverse forme, di legalizzazione. In altri termini, a quella cultura giovanile degli anni '60 e successiva, contestatrice, ben istruita dalla 'Scuola di Francoforte' di cui non può sfuggire l'esclusiva matrice ebraica dei suoi storici componenti. Poi emigrati in massa nella 'terra promessa' statunitense.
Tra emancipazioni ed acting out i risultati si fanno palpabili. Le conseguenze sembrano soft, e si vedono solo a distanza. Ma egualmente devastanti. Riguardano coloro che al momento dei fatti meno hanno voce in capitolo: i figli, la loro educazione, il futuro delle nuove generazioni.

Eppure la tradizione è così chiara, sintetica, facile, benchè non ascoltata e subissata da un flusso di parole assordanti che la disperdono nella società della comunicazione: "il divorzio tra uomo e donna è tra le cose più detestate agli occhi di Dio". "Il divorzio è tale da far tremare il Trono di Dio". 

Nè più nè meno.
Temo che le cose vadano ben oltre il sensato, ma sporadico, grido d'allarme del buon giudice inglese, destinato ahimè a lasciare le cose come stanno.

5 commenti:

  1. Condivido il post, ma le ricordo che il matrimonio nell'ebraismo è fondamentale, quindi non capisco proprio la sparata sulla matrice ebraica della scuola di Francoforte.
    Anche io sono stato attratto dall'ebraismo, e allora ho studiato, e alla fine ho capito che non si può generalizzare anche se è la cosa più facile. più facile sempre demonizzare qualcuno: la massoneria, il giudaismo internazionale, le banche etc. sono stufo di questo atteggiamento che purtroppo aleggia fra i cattolici. ritorniamo al significato originario di cattolicesimo : UNIVERSALE.
    Distinti saluti,
    Ermanno Landi

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  2. Egregio Signor Landi,
    La ringrazio per l'attenzione che ha avuto la bontà di dedicare al rapido cenno, un po' corsaro, sulla questione del divorzio, e anche a certe sue implicanze. Ma soprattutto la ringrzio per le Sue osservazioni, su cui ora avanzerò dei rilievi, ma che credo animate da buona fede.
    Lei dice di condivedere il contenuto generale, poi però avanza dubbi e critiche che lasciano piuttosto supporre il contrario.
    Mi permetta di rammentarLe il ruolo svolto dagli intellettuali raccolti intorno all'istituto di studi per la ricerca sociale, di ispirazione socialista e marxista, istituto legato al movimento sindacale e operaio della Germania 'rinata' dopo il tremendo conflitto bellico, che sbrigativamente chiamiamo 'Scuola di Franoforte', che in questa città aveva sede,nei sommovimenti degli anni '60 nel mondo occidentale, il '68, la contestazione studentesca, la rivoluzione ('liberazione') sessuale, il femminismo, i conflitti generazionali e i riflessi che tutto ciò ha avuto nel distruggere, tanto nel privato quanto nel pubblico, quanto rimaneva della tradizione in questi ambiti (dopo tanto illuminismo libertino ereditato dai progressisti gauchistes, ricorderà Sade come andava di moda in quegli anni) e sono qui a riconfrmarLe la mia "sparata", come la definisce Lei. Che tali intellettuali fossero tutti ebrei, da Adorno a Marcuse, da Horkheimer a Habermas è un dato di fatto. Come un dato di fatto e non un sintomo patologico registrare come di fatto le più note bance d'affari e istituti di rating siano diretti e nei loro assetti proprietari legati ad ebrei.
    Mi limito a rimadarLa, se ne avrà la pazienza di sopportarmi, a tanti scritti apparsi su Civiltà Cattolica, almeno fino agli anni '50 e '60. A leggere gli scritti di don Curzio Nitoglia, su giudaismo, massoneria e anche sulla 'Scuola di Francoforte'. Il cattolico Maurizio Blondet ad esempio potrebbe pure esserLe di interesse. Tutto reperibile in rete. Non è molto è solo un inizio questo. Spero che volia perdonarmi la presunzione.
    Quanto all'importanza del matrimonio nell'ebraismo, non ho mai pensato nè sostenuto il contrario. Come però accade per l'usura, ad esempio, la buona regola divina ha validità solo tra ebrei e nei non riguardi degli 'altri' (goym). La cosa è testualmente dimostrabile con riferimenti biblici che qui ometto. Così per la sacrialità in genere, penso quindi al possente processo storico di secolarizzazione che ha avuto luogo in Occidente e che da qui si va diffondendosi nel mondo intero, e per il sacramento matrimoniale, vale la stessa considerazione.
    Concludo, poichè la sua nota mi solleciterebbe parecchie altre considerazioni, a cui devo rinunciare per ragioni di spazio e per non annoiare, concordando con Lei sulla 'universalità' di ciò che è cattolico, con l'avvertenza però di non considerare in senso quantitativo il concetto di universalità, bensì di tenere in primis in debito conto della dimensione qualitativa. Vale a dire non accontentarci di considerare l'universalità come la mera inclusione del numero totale degli esseri umani (che equivarrebbe ad un generico ed eretico sincretismotanto tato caro all'attuale Chiesa post-conciliare - e se me lo consente giudaizzata, ma non vorrei confermarle i Suoi sospetti che sia affetto da paranoia complottista), di cercarla invece nella verità eterna del Logos, o Legge divina, come insegna anche Gesù non figlio di un determinato ambiente storico e sociale, ma dello Spirito (Eterno) proveniente da Dio, e di respingere coloro che la negano, la alterano o la manomettono per fini estranei che ci interessano relativamente (senza 'demonizzare' - termine quanto mai pertinente in un simile contesto devo riconoscere - nessuno).
    Spero di averLe chiarito qualche Sua perplessità, ma temo di averLa anche rafforzata nei Suoi convincimenti. Dio, per certo ne sa di più! Almeno su questo possiamo convenire, spero.
    Franco C.

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  3. Divorzio in tempi di crisi economica?
    Chi ci guadagana, primi tre classificati:
    1° Uno o due studi legali (da 1.600 a 13.200 €)
    2° I gestori dei servizi essenziali (Acqua Luce e Gas)
    3° I comuni che potranno applicare ben 2 IMU, di cui una senza sconto famiglia.
    Seguono in ordine sparso:
    Psicologi, farmacisti, servizi di assistenza all'infanzia se ci sono dei minori, ecc. ecc.
    A conti fatti l'andar d'amore e d'accordo fa bene al corpo, allo spirito e all'economia.
    ... basta poco, come dicevano dalle nostre parti: "venta nèn dè an causc a tute ai musche!"

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  4. La ringrazio per la puntuale e cortese risposta.
    Prescindendo dal singolo post sul divorzio, le rinnovo la mia stima per il sito, in particolare ho apprezzato i riferimenti a De Giorgio e a Guenon. Anche io amo molto la montagna, e un giorno magari mi piacerebbe andare a viverci, ma ahimè per adesso devo rimanere nell'Urbe,a Roma.
    La invito(ma è solo un consiglio personale)a continuare a leggere con profitto Civiltà Cattolica ( lasci perdere i gufi, ci sono ancora ottimi gesuiti) ed evitare invece o ridimensionare almeno figure come Nitoglia e Blondet. Un caro saluto in Cristo

    Ermanno Landi

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  5. Egr. Sig. Landi,
    La ringrazio sentitamente per la Sua attenzione che mi lusinga.
    Non Le nego che ho letto, con una certa sorpresa mista a curiosità, il Suo suggerimento di "evitare o almeno ridiminionare figure come Nitoglia e Blondet". Pur essendo vero, dal mio punto di vista, che se non tutto, ma almeno in buona parte, le posizioni espresse dai due autori sopra citati, siano abbastanza condivisibili, quanto meno rappresentino delle voci 'vive' - fra altre - provenenti dal mondo cattolico. Evitarli o ridimensionarli mi sembra sinceramente implicahi un giudizio molto severo nei loro confronti. Mi piacerebbe dunque, non per Suo dovere, ma per mia curiosità a questo punto, saperne di più circa le motivazioni che La spingono a formulare le Sue motivazioni.
    Se vorrà illuminarmi, Le sarò riconoscente e nel salutarLa e ringraziarLa sentitamente.

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