sabato 31 agosto 2013

"Rosa camuna" o swastika?

Nell'Ahnenerbe facevano anche parte seri rappresentanti del mondo scientifico come Wolfgang Krause, principale esperto di 'runologia' o Franz Altheim e Erika Trautmann, che su commissione di  H. Himmler avevano tra l'altro svolto ricerche sulle iscrizioni  rupestri in Val Camonica.
 
Bibliografia essenziale:  F. Altheim, E. Trautmann "Nordische und italische Felsbildkunst", in "Die Welt als Geschichte" 1937; Id. "Keltische Felsbilder der Val Camonica" in "Mitteleilungen des Deutschen Archaeologischen Instituts", 1939; Id. "Grundsaetliches zur Runen- und Felsbildforschung", in "Germanien", 1939; Id. "Vom Ursprung der Runen", Frankfurt a.M., 1939; Id. "Kimbern und Runen. Untersuchungen zur Ursprungsfrage der Runen", Berlin 1942. 
Fin qui un po di storia, ora veniamo all'oggi. Confronti sulla qualità degli studi e dele ricerche sula simbologia runica-camonica sono lasciati alla riflessione del lettore.
Come è noto, la Regione Lombardia, entità burocratica di recente concezione, che della modernità mostra tutte le caratteristiche negative, nota anche come 'Formigonia', ha adottato come suo 'logo' la cosiddetta 'Rosa camuna'.
Perchè  una rosa e non un quadrifoglio o una farfalla?
 La rosa, forse più adatta ad un utiizzo simbolico in un altro contesto, ricordiamoci dell'uso esplicito ed esoterici viene fattadalla mistica e dalla poesia, un nome per tutti Dante Aighieri, ci pare  d'altroanto del tutto inappropriato a spiegare in termini convincenti e seri, e non floreali. 
La cosiddetta 'rosa camuna' sembra più affine a rientrare nel complesso simboico della 'croce'. I tempi assai remoti a cui risalgono queste incisioni dovrebbero suggerire una maggiore attenzione al linguaggio metafisico primigenio (non primitivo). La riflessione metafisica dei nostri antenati potrebbe aver avuto come riflessione i fondamenti stessi del procedere di una forma di intelletto molto più confidente e aduso a frequentare i concetti base della metafisica. 
Da qui adatto a spiegare una condizione 'statica' di atemporalita dell'immanifesto, anteriore nel tempo e nello spazio, dell'essere, come i greci avrebbero detto poi chiamato 'apeiron', ritratto nel potenziale momento del passaggio dell'essere in via-di divenire-ente. Descrivere quindi non un movimento, ma il movimento che è al contempo, causa e origene de movimento.
Dall'indistinto e immanifesto deriva il distinto e il manifesto. Una forza, una dinamica, un movimento viene come sua immagine impresso al cosmo, sicchè la croce che ne rappresenta lo spazio e il tempo, ben prima del tentativo cartesiano di imbrigliarne la potenzialità prendesse corpo nel corso della storia dell'Occidente.
Sotto l'impulso della velocità, della materia movimentata in senso rotante intorno al suo asse le quattro direzioni della croce si flettono in conseguenza, rilevando del verso rotatorio. Nascono cosi sulle braccia della croce del flessioni dinamiche, le quali benchè definisca un processo primordiale riesce ancora con evidente facilità a portare le tracce, a delineare quella che venne chiamata 'croce uncinata' o 'gammata'. o a braccia flesse, per così dire. 
Il verso della rotazione differenzia le due possibilità: destrogiro o levogiro. Rimando qui necessariamente, anche per brevità, alle riflessioni di Guénon esposte nel suo Simbolismo della Croce.
Una versione 'dinamica', a swastika, destrogiro, della cosiddetta improriamente 'Rosa camuna' compare tra le incisioni rupestri a testimonianza della parentela indo-ariana.
 


Non è privo di interesse notare la perfetta e razionale disposizione degli oggetti disposti nel sistema in rotazione, roppresentati dai punti. Tavolta denominate, alquanto misteriosamente, coppelle. 
Se ne contano nove, tutti occupanti posizioni simmetriche; di speciale rilievo, ovviamente, è l'elemento in posizione centrale, mediana e in diagonale comune ai restanti elementi disposti a quadrati, inscritti uno nell'altro. Di grande interesse principiale crediamo possa essere la considerazione che degli otto elementi - escludiamo quello centrale che, va da sè, occupa un significato meritevole di considerazioni particolari - siano quattro inscritti nella 'croce', e quattro nello spazio circostante esterno, ma perfettamente armonizzato nel movimento stesso, quasi a descrivere la condizione di integrazione, ad incastro perfetto, tra l' Essere e i Non-Essere, in altri termini i Tutto.


La singolarità dell'elemento centrale designa il punto in cui si incentra l'assialità di rotazione del Tutto e l'unico che ruota su se stesso. In termini principiali, potrebbe indicare la condizione statica all'interno del Tutto in movimento, nei termini aristotelici si potrebbe dire, un simbolo del 'motore immoto'. Egualmente gli si potrebbero al proposito rammentare i celebri versi danteschi,  come quel luogo "u’ ben s’impingua se non si vaneggia", dove o ci si nutre o ci si distrugge spirituamente.

Dunque, il micro e il macrocosmo che sono parte della danza del mondo visibile, a distanza variabile dal centro originario, la modernità ne è così distante che ne è dimentico, lo ha perso di vista, da qui il nome di età oscura, e al centro cui spetta il compito anamnestico,  il 'ricordo' dell'Asse, che di per sè è, in accordo coi principi metafisici tradizionali, ad un tempo, necessario e invisibile.


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