mercoledì 22 settembre 2010

Guénon, Eastman e Indios.

A volte è veramente difficile disctricarsi nella Babele moderna. A volte penso che era meglio quando a parlare e scrivere erano solo persone qualificate a farlo: i Bramini, la casta superiore, o gli appartenenti alla Chiesa, in Occidente. Lo stesso termine geroglifico lascia intendere che solo la casta sacerdotale nell'antico Egitto ne aveva accesso. E non credo proprio che la scrittura a glifi gli ideogrammi mesoamericani, fosse appannaggio del 'popolo'.
La mentalità moderna, che spesso e giustamente viene stigmatizzata, molto spesso viene criticata per motivi che in realtà, a guardare ben le cose, urtano la mentalità moderna stessa. Richiedendone un aggiustamento che superi paradossi e contraddizioni, ma che alla fine la conservi e la rinnovi sotto una forma più aggiornata.
La mentalità moderna è essensialmente tale e si identifica per la sua quasi totale essenzialità con la democrazia. Cioè con la più assurda e insostennibile idea che gli esseri umani siano uguali. Che la verità discenda dalla maggioranza, che dal 'meno' venga il 'più', dal 'ventre' vengano i 'principi', dalla 'parte' il 'tutto'.Queste nozioni, degradate e degradanti, non si sono imposte tanto rapidamente. Solo un lungo processo ha consentito che potesse divenire un'ideale plausibile per le masse. Come naturale, venivano respinte. La loro affermazione, com'è noto, è potuta venire sviluppandosi solo in tempi relativamente recenti, se si esclude per la 'democrazia antica', vale a dire quella greca.
Analogamente, s'è dovuto costruire l'idea di una ipotetica superiorità della scrittura, per poterla successivamente democratizzare, e perciò stesso, sradicarla dal suo alveo naturale, che è quello sacerdotale.
Alle masse cinematografiche piace assistere à pensées sauvages del tipo di quella esposta ad esempio, in "Balla coi lupi" dove si coniugano come piace all'industria hollywoodiana delle assurdità: vi trovate le idee moderne più diffuse trasfigurate in forma contestativa e di apparente ribellione. Vi potete trovare l'ecologismo e gli indio pellerossse tesserati di fatto nel 'partito dei verdi', wwf e green peace,contro la caccia indiscriminate ai bisonti (rifiutando l'essenza metafisica dell'animale, che continua ad arrossare i torrenti nei giorni di mattanza, nei notri civilissimi macelli). Vi potete trovare donne indiane femministe o proto-femministe. Battagliere ed emancipate che consigliano sul da farsi i loro uomini. Sessualità a libera scelta, naturalmente. Guerre giuste e vere (l'etologimo e l'evoluzionismo del diktat della difesa territoriale) non certo un dato tradizionale. Persino il culto del nemico esterno, i Visi Pallidi, che tanto piace ai guerrafondai moderni esportatori, appunto, di democrazia. Ma questo ci porterebbe lontano da ciò cui voglio limitarmi qui.
Sappiamo che Omero non 'scrisse' mai nulla. Che la cosiddetta filosofia delle origini, consisteva di inni orfici su laminette dorate o enigmatiche incisioni rupestri.
Nessun frammento 'filosofico', cioè tardo sapienziale, veniva messo per iscritto. Sono tutte testimonianze tardive quelli da noi possedute.
Ancora, l'ateniese Platone metteva in guardia dai rischi del libero uso, che sarebbe diventato un abuso, della scrittura. In qualche modo percepiza ancora il senso di profanazione sotteso in questa trappola 'democratica'. Mentre la parola si faceva impotente, nell'agorà, nei tribunale e nelle 'scuole', ma soprattutto nella politica (come a dire nella città, da pòlis, come è noto), i discorsi (politici = cittadini), pura misura dell'impotenza ad accogliere le verità essenziali, la scrittura diventerà sempre di più terreno di battaglia sociale, di rivendicazione e di emancipazione dall'analfabetismo, al punto da diventare essenziale alla battaglia modernista e progressista.
Garanzia dell'allargamento della partecipazione nei suffragi democratici. Il risultato lo vediamo sotto i nostri occhi. Politici senza morale che si auto-assolvono sistematicamente. Altro che 'casta'! Almeno fossero una casta! Si tratta solo di una banda di criminali organizzati. Ed in giro per il paese, individui con due lauree in tasca o senz'altro alfabetizzati ma dotati di uno spietato cinismo messo in cima ai 'valori' irrinunciabili, e della famosa quanto celebrata Res pubblica fanno quotidiano scempio.
Eppure sulla democratica e antitradizionale scrittura non si discute. Un dogma intoccabile, nella civiltà in cui è vietato vietare.
Esattamente come non si discute sulla metafisica dei cosiddetti popoli primitivi, appunto cosiddetti 'senza scrittura', nel senso di mancanti di qualcosa. Mai una parola sulla nobiltà dell'oralità. Dei nostri nonni che mettevano la croce, laddove noi mettiamo arzigogoli. Ma con tempre morali e spirituali simili a quercie maestose, laddove noi inetti e insicuri di tutto, su tutto in preda a dubbi e confusioni, relativismo e individualismo assoluti. La Sapienza, sofìa, può far a meno della scrittura, non è possibile il contrario.
Ma come è geniale lo 'spirito greco' inventore della democrazia ed altre creazioni tanto celebrate quanto fraintese dalla vulgata progressista, come ad esempio la geometria ed il pensiero razionale e filosofico. La meraviglia del teorema di Pitagora, la perfezione della legge dei lati del triangolo rettangolo.
Poi si scopre che la stessa persona era vegetariana (stranezza del genio?), logica conseguenza del fatto che, come nell'India di ieri e di oggi, la reincarnazione (irrazionale, roba da sottosvluppo) gli appariva, appunto, una cosa logica. Per noi incomprensibile. Come i matrimoni combinati. Come il sati o sacrificio della sposa (tranne poi a commuoverci per Giuletta e Romeo, o più semplicemente per Vianello e Mondaini). Come i bambini che nascono sotto i cavoli. E chi ci crede a 'ste cose? Preferiamo i cassonetti per i non desiderati (quando sempre più raramente vengono concepiti). O tagli cesarei di massa su primipare attempate e timorose della loro santità d'essere: la maternità.
Non credereste che se fossero opera 'della cicogna', o semplicemente della 'divina provvidenza', nessun bimbo sarebbe un figlio di n.n., rifiutato prima ancora di vedere la luce? Ma figlio dello Spirito?
Nel Vangelo è scritto "Nessun uomo chami un uomo padre, perchè il solo Padre sta nel Regno dei Cieli"? Parole che, come accade per tante altre forme di civiltà tradizionale, il nostro razionalismo e materialismo non ci consentono più di comprendere.
Il Dr. C. A. Eastman scriveva giusto un secolo fa: "personalmente credo che ciò che va sotto il nome di civiltà cristiana non esista. Io sono convinto che il cristianesimo e la civiltà moderna siano contrapposti e inconciliabili, e che lo spirito del cristianesimo, e della nostra antica religione sia essenzialmente lo stesso". Quando dice "la nostra antica religione" intende dire quella dei Sioux santi, indiani delle praterie nordamericane di cui faceva parte. Per fortuna la razza l'ha avuta vinta sulla sua laurea alla Boston University! E il suo sangue gli consentì di salvare quel sostrato di fondo, sopravvissuto nei secoli, ancora tradizionale, che è rimasto al cristianesimo.


Coperta degli indiani Sioux, motivi tradizionali.


Se lo sioux Eastman, con tutta la sapienza del suo antico e nobile sangue, riconosce una antica dignità, senz'altro depurpatasi nel corso dei secoli, a quel figlio del monoteismo mesopotamico, che poi si è diffuso in tutto l'Occidente, ciaoè al cristianesimo, mi viene poi difficile pensare ad una contrapposizione tra la "religiosità indiana" da una parte e le tre religioni del Libro. A meno di non credere che si possa facilmente pensarlo se si viene catturati dalle moderne ideologie terzomondiste o indigeniste tout court, sostanzialmente orientate in modo pregiudiziale contro l'Occidente. Alludo a quanti (vedi commento di Indio al mio precedente post) vorrebbero ergersi a vindici delle ingiustizie subite dai popoli nativi di tutto il mondo a causa dell' "invasione" materialista perpetrata dall'Occidente in tutti gli angoli del globo.
Altrove, in altri continenti, negli anni '30 del secolo scorso, Guénon scriveva: "Si dice che l'Occidente moderno sia cristiano, ma è un errore: lo spirito moderno è anticristiano, perchè è essenzialmente antireligioso ... è stato cristiano nel Medioevo, ma non lo è più; si dice che un giorno potrà ridiventarlo, nessuno più di noi si augura che possa essere così ... ma non ci si illuda: quel giorno, il mondo moderno avrà cessato di esistere".
Purtroppo questa illusione dimora ancora tranquilla nella mente di molti occidentali, che, come dire, sono sempre in prima fila a voler servire e conciliare, per loro stessi, "Dio e Mammona".

Ci si contesterà il fatto che però, alla fin fine, sia Eastman che Guénon, lungi dal dedicarsi all'oralità si sono dedicati, e con successo, alla scrittura anziché ripudiarla. Vero.
Tuttavia vogliamo precisare alcuni particolari biografici dei due su cui sarà bene soffermarsi ariflettere.
Riguardo a Eastman, il curatore del volume L'anima dell'indiano ci informa che "si rifugia in una regione remota del Wisconsin, Stony Lake. Abbandona anche l'attività letteraria e appare in pubblico sempre più raramente. Gli ultimi due decenni di vita - scompare nel 1939 - sono anni di silenzio: biografia e 'narrazione' lasciano il posto alla ricerca di visioni".
Quanto a Guénon, è noto che negli stessi anni lascia la Francia, divenuta per lui inospitale, per rifugiarsi nel mondo islamico in Egitto, nella pratica sufi di cui fu maestro, nell'Oriente culturalmente più vicino.
Insomma, con coerenza entrambi conobbero una profonda identità tra dottrina e vita.
Fatte de debite proporzioni, ragioni analoghe sono quelle che ci hanno spinti noi quassù, al Tracciolino.




http://leucodermis.blogspot.com/2009/08/wakan-tanka-e-la-ruota-della-medicina.html

A.K. Coomaraswamy, L'illusione dell'alfabetismo in "Sapienza orientale e cultura occidentale", Rusconi Editore, Milano.

1 commento:

  1. Caro Vincenzo,
    rapidamente un paio di ulteriori indicazioni per la messa fuoco del centro dei tuoi interessi intellettuali come mi pare, se intendo bene, emergano dal tuo commento.
    1) Per quanto riguarda Padre Pio, ti suggerisco un libriccino che si legge in un attimo ma che ti apre i cuore a lavacri purificatorii, Guido de Giorgio, "Ciò che sussurra il vento del Gargano"; si trova liberamente in commercio, insieme con un altro titolo dello stesso autore presso le ediz. Mediterranee. Mi proponevo un post su de Giorgio, vedremo.
    2) No certo il sacerdote che tu indichi. Forse puoi leggere con certo interesse il sito di don Curzio Nitoglia dove trovi alcuni suoi scritti interessanti anche se non sempre pienamente condivisibili, a mio avviso.
    3) Credo a questo punto, che possa essere per te, come a suo tempo lo è stato per me, e continua ad essere fonte di riflessione tutt'oggi, R. Guénon, "L'esoterismo cristiano" e i suoi scritti su Dante e su S. Bernardo.In cui la domanda centrale è proprio quella che tu poni nel tuo commento. E' presente ancora una possibilità di aprtura del mondo cristiano sulla verità esoterica, la 'sapientia perennis'? Come è noto G. dà una risposta negativa all'interrogativo, comprovata dalla sua 'conversione' all'islam esoterico-sufi. Siccome quel che conta più che l'approdo è la sua motivazione, si possono applicare a G. medesimo le perplessità che lui stesso avanza a proposito delle conversioni. A proposito della quale mi piace sottolinearti che la conversione non è mai, contrariamente a qunto comunemente si crede, da religione a religione, ma dal profano al sacro. E siccome questa vena scorre incorruttibile nella sua esitenza oggi eclissata, sarei più ottimista di G. circa le potenzialità di un cristianesimo esoterico, emendato da scorie e incrostazioni andatesi accumulando nel corso dei secoli. L'esistenza di G. stessa è fonte di ottimismo, quello che ha lasciato, in una terra che sembrava definitivamente desertificata e priva di vita.
    Un auspicio favorevole e benevolo per la tua 'cherche'.
    Cordialmente,
    Franco.

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