lunedì 31 gennaio 2011

La Campagna romana, ieri e oggi.


L'Arcadia felix è uno dei più praticati temi poetici a partire da Teocrito e Virgilio. E anche uno dei più longevi perché passò pressoché intatto dal periodo pagano a quello cristiano, quando fu impiegato come allegoria morale. Ripreso dagli Umanisti, sino al Settecento maturo rimase negli inventari dei poeti. L'Arcadia è un simbolo della terra felice e dell'Età dell'Oro, governata da re saggi, solcata da ruscelli puliti, punteggiata d'alberi che danno frutti spontanei. È la terra in cui tutti vorrebbero vivere, il paradiso ritrovato, fuori dalla corrente della storia; la terra dove, secondo una secolare codificazione poetica, si vive felici e si pensa unicamente ai piaceri, all'amore e all'amicizia. Ideale dell'otium romano, della saggezza secondo Ovidio.
Le menti più raffinate dell'epoca, come Goethe, amavano farsi ritrarre in atteggiamento rapito ed estatico, la "Capagna romana" era di per sè oggetto di un vero e proprio culto, ben molto tempo prima che gli squallidi e prezzolati tromboni del 150° dell'unità dell'Italia.
Gli sfondi dei dipinti che la celebrano sono popolati da pastori pensosi o estasiati, pecore pascolanti tra i fiori e i profume dei pascoli verdi per molti mesi all'anno, acquedotti e rovine magniloquenti della Gloria di Roma. Le unità agricole pontificie, le domuscultae, rendono fin troppo facile l'accostamento tra coltura e cultura. Inconcepibili i veleni dell'industria moderna, incubo tipicamente dei tempi nostri. Eppure nutrivano letteralmente la Città Eterna. Il pecorino, le vigne, il vino fluiva persino dale fontane pubbliche, frutta e verdura di ogni tipo. Le acque zampillavano nelle fontane che attiravano per le meraviglie gli spiriti europei provenivano dai monti vicini e attraversavano la Campagna.
Non vogliamo dilungarci in discorsi noiosi forsi per i nostri tempi affrettati, che non hanno 'tempo da perdere'. Vi proponiamo un moderno sui medesimi luoghi.

Solo pochi minuti per riflettere con questo video:
http://www.romatoday.it/cronaca/video-colleferro-pecore-morte-terreno-avvelenato.html

Cosa facciano le 'autorità preposte' un mistero. Intanto il Sindaco del paese non ha creduto di far meglio che denunciare il giornalista che ha realizzato l'intervista al pastore.

A voi le vostre riflessioni.



3 commenti:

  1. Conosco molto bene i dintorni di Roma ed è stato sconquassato tutto. Da padrone la fanno gli speculatori edilizi: restano dei ruderi di casali e cascine in mezzo a prati pieni di erbacce e spazzatura, vicino a palazzoni anonimi di periferia, all' asfalto e al cemento...

    RispondiElimina
  2. Vincenzo A.:Caro Franco qualche tempo fa ho visto un documentario che raccontava come la Roma papalina fosse una città di giardini e di parchi, luoghi che frequento quotidianamente e che oggi sono ingorghi perenni di auto sovrastati da palazzoni squallidi erano giardini fioriti ammirati da tutti gli intellettuali europei. In questi 150 anni si sono compiuti scempi in nome del Progresso superiori a quelli dei 2000 anni precedenti. Unica eccezione parziale l' Eur che mantiene anche oggi una buona vivibilità e un pò di verde, che possono purtroppo godersi solo le persone abbienti...

    RispondiElimina
  3. Caro Vincenzo,
    non conosco bene Roma come te. Non so dirti quindi dell'EUR. Non faccio fatica a crederti quando mi dici della Roma papalina.
    Della millenaria storia d'Italia, perchè festeggiare questi ultimi 150 anni che senz'altro sono stati i peggiori che abbia conosciuto, distruttivi e avvilenti? Il meglio della nostra storia, come in quella di tutti, sta nel nostro (grande, questo forse non di tutti) passato. Quando non era unita o era unita veramente facendo corpo unico con tutta l'Europa, dalla Antichità al Medio Evo, ha saputo dare il meglio di sè.
    Queste celebrazioni, proprio per il loro intrinseco progressismo, sono un ulteriore passo sulla via della sovversione moderna.

    RispondiElimina