sabato 13 novembre 2010

Grazie per l'iscrizione di Indio.

Il Tracciolino ha un nuovo, che poi tanto nuovo non è, amico e iscritto al nostro punto di incontro sulla rete: Indio. Lo ringraziamo, e se vorrà contribuire ne saremmo felicissimi. Una sorta di gemellaggio tra il Pollino, la più grande area naturalistica protetta d'Italia ed il Tracciolino, luogo dello Spirito, a due passi dalla Serra e dall'imbocco della Val d'Aosta, con il suo anfiteatro morenico che sta lì a ricordarci che i tempi dello spirito hanno dimensioni non afrettate, se non proprio geologici.
Questo breve intervento glielo dedichiamo con piacere, Indio sa cosa significa vivere la montagna in inverno.
Si approssima l'inverno. Lo spaventoso inverno. Giorni corti e notti lunghe. I prati diventano sterili, gli animali anch'essi vanno verso stalle fredde e foraggio non più sovrabbondante. Ora si tende a risparmiarlo, e viene perciò razionato. La legnaia profuma dei castagni e faggi accumulati in buon ordine. Ed il fienile è pieno. Arriverà il gelo. E rimarrà fino febbraio o marzo. Come l'estate ebbra il tempo fugge veloce, così l'inverno lo dilata, lo rallenta. E' come se il metabolismo della natura rallentasse fino rasentare la morte. Comunque della morte ne è l'immaggine, altrimenti come potremmo gioire della primavera?
Lo spavento per la morte c'è. Il Walmaennchen, gli uomini del bosco, nella vicina Svizzera, si precipitano fuori dai loro boschi e raffigurano questo spavento. I campanazzi fanno un baccano indiavolato che squarcia i religiosi e aqquietanti silenzi montani. Sorprendo alle spalle. Inattesi, come la morte, l'inverno che essi annunciano coglie sempre ddi sorpresa e on siamo mai del tutto preparati.


Da questo nasce lo spavento. Il ciclo stagionale, rammemora il Grande Vortice dell'universo, il Mulino, il gorgo della Gorgone. La Trottola degli Dei, in eterno movimento. Galassie che disgnano con le stelle la croce rotante intorno ad un Punto supremo, Polare. I Walmaennchen non sono del tutto creaure umane. Popolano i boschi con Elfi, Troll e altri fiabesche figura dell'immaginario.
Sia chiaro. Non cose per bmbini, ma per uomini. Non cose per studiosi del folclore, eruditi universitari, ma per intelletti ancora sensibili al canto della natura, disposti a mettere in gioco le cose più preziose, a partire dalla propria vita.
Appena sopra di noi, abita un vecchio margaro, dagli occhi vispi e indagatori, sveglio, curioso, forte nello spirito. Vive solo. Con le sue sei vacche. Ogni tanto, quando scende a prendere il paane fresco, si ferma a salutarci. Beviamo un bicchierino. Poi se ne torna su. Nel suo silenzio.
In questi giorni penso a lui. Non lo vedo fragile. Prende una pillolina per la pressione e alza le spalle se gli parli di colesterolo. intanto lui del burro e formaggio è fatto...per quale ragione non dovrebbe esserci nel suo sangue. Ma il montanaro vero, tra le prime cosa che impara, è a cconoscere i suoi limiti e a non abusarne.
Andro a restituirgli la visita quando la montagna si farà bianca, e il vento ed il sole scolpiranno nel cielo turchese emozioni vive riservate solo che in montagna ci sta. Fisicamento o col rimpianto di non esserci.
Sono certo che nelle sue orecchie risuona il frastuono dello spavento per la morte, freddi i corpi come la coltre gelida dell'inverno in montagna. Terribili! Sentiamo carambolarci addosso, travolgente ci atterrisce (ci fa terra) la loro immagine vecchia, sono i Waldmaennschen! Promessa di Resurrezione certa, promessa di discorsi che si intrattengono con l'Eterno. Discorsi aperti a tutti coloro che la modernità non ha ancora accecati completamente, sanno ancora volgere lo sguardo fermo e deciso alla Tradizione immutabile.
Per noi in montagna è più facile... lei ha selezionato i nostri cuori e messo a prova le nostre carni. Ci insegna costantemente i Misteri.
Ora vado in lavorare, la stalla è da pulire ... così anche mi scaldo.



2 commenti:

  1. Grazie a te, Franco. Suggestivo anche quest'ultimo post. Se dai un'occhiata nel mio blog ho scritto una specie di recensione su un libro postumo di Giuseppe Tucci, il grande orientalista che conoscerai,visto che ti interessi di culture tradizionali. In queste materie io sono un profano, no n avendo nessuna competenza... ma il libro di Tucci(una raccolta di articoli divulgativi) mi è piaciuto perchè parla di quel rapporto spirituale con la natura e la montagna...
    Indio

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  2. In virtù della frase "...emozioni vive riservate solo a chi in montagna ci sta. Fisicamento o col rimpianto di non esserci." mi permetto di esprire un parere.
    Io in montagna ci sono fisicamente più che posso ma mentalmente in ogni mio singolo respiro. Purtroppo o per fortuna è vero, è la montagna che seleziona il tuo cuore e te lo riempie di sensori dell'emozione differenti dagli altri. Le stagioni e i colori che cambiano, la legna o un camino acceso, fare le provviste per l'inverno e il primo ficco di neve che cade. Le nuvole basse che ti avvolgono come una carezza e il dolce suono di un torrente che scorre. Questa è la fotografia di ciò che mi emoziona veramente. Un alieno in un mondo di Ipad e e hi-tech ma non è colpa mia. Mi piace il benessere, la tecnologia e la bella vita, non voglio fare il sessantottino in ritardo, ma come placebo alla frenesia della modernità. Il mio cuore batte solo per la vita vera a contatto con il simbolo della vita, la Natura. Non voglio dilungarmi in un elogio alla montagna perchè risulterei poco originale ma se devo dirla tutta per me l'arrivo dell'inverno non è un evento sgradevole, è vero le difficoltà sono tante ma adoro questa stagione che sembra ripulire tutto ogni volta per un nuovo inizio. Il silenzio è sovrano e mentre tutti lamentano disagi e implorano il ritorno dell'estate, io dalla mia tana esco, vado nei mie boschi e come un orso che si aventura sicuro di non incontrare nessuno mi godo quello spettacolo meraviglioso che è l'inverno perchè io sto bene e non mi interessa se tanti lo odiano.

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