sabato 27 novembre 2010

Un pezzo del Tracciolino



E' sabato mattina e la sveglia suona, ma oggi ha un suono più gradevole perchè non devo andare nella giungla bancaria ma posso finalmente tornare a casa. Raduno velocemente due o tre cose e con la gioia di un bambino che va a scartare i pacchi sotto l'albero di Natale prendo l'autostrada e via, senza pensare più a nulla. Finalmente alla mia sinistra vedo scintillare le cime cariche di neve e tutto ad un tratto il paesaggio cambia. La grigia monotonia lascia il posto alle tanto agoniate distese di verde. Oggi però prima di andare a casa ho deciso di passare a salutare i miei amici Franco e Bea e mentre la strada si stringe non vedo l'ora di poterli rivedere e riassumo mentalmente tutte le cose che devo raccontargli per non rischiare di dimenticare qualcosa. Ora sono sulle pendici delle mie montagne e curva dopo curva raggiungo l'eremo felice dove l'inverno è alle porte molto più che in pianura. L'accoglienza è la solita e si respira l'aria di festa solo perchè sono andato a trovarli, mi sento a casa e i vizi si susseguono fino a regalarmi la pace dei sensi. Dopo pranzo per digerire una bella passeggiata con le caprette che sembrano riconoscermi e anche per loro è subito festa. Mi seguono, cercano attenzioni e mi siedo con loro intorno guardando la pianura sconfinata immersa in una nube grigia, che tristezza non mi appartiene proprio quel mondo. Fino a ieri sera ero solo una pecora del gregge bancario e ora sono il bambino che c'è in me, ancora vivace e spensierato. Mi arrampico su un albero per cogliere due mele e penso se mi vedessero i miei clienti. Il sole è caldo e due ore scorrono in fretta tra i discorsi più vari... quanto è bello chiaccherare con Franco, capirsi e non giustificarsi. Ad un tratto una lama gelida sfiora il mio collo. Cos'era? mi domando sorpreso e la risposta è davanti ai miei occhi. Il sole è tramontato, l'inverno non è alle porte...è arrivato. Il cielo si fa scuro e l'aria profuma di neve, meglio rientrare, qui non si scherza. Le bestie sono in stalla e felici entriamo in casa. Il calore della stufa ci accoglie meglio di una banda trionfale e una tazza di tè preparata da Bea ci scalda le ossa.
Ora devo proprio tornare a casa, accendere la stufa e prepararmi alla prima di tante notti gelide e come trofeo porto con me uova fresche e del pane fatto da un panettiere vero, non di un rivenditore al dettaglio, squisito!
Grazie della bella giornata ma soprattutto grazie di darmi ogni volta la possibilità di vivere anche se per poco la vita che mi appartiene, fatta di cose concrete che odio quando vengono definite semplici e di emozioni vere che solo chi sa ascoltare davvero la natura può capire.
Metto sul fuoco la minestra, la notte è calata è ora di rintanarsi fino all'alba e spegnendo il computer guardo quella pietra che ho raccolto per portare con me un pezzo di Tracciolino, un pezzo di me, un pezzo delle mie montagne dove anima e corpo si uniscono sempre in una danza che ha un nome solo :vita, non sopravvivenza.

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